La domanda di lavoro dell’impresa concorrenziale Nelle lezioni precedenti abbiamo fornito un quadro di riferimento per l’analisi dei MERCATI DEI PRODOTTI.

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Transcript della presentazione:

La domanda di lavoro dell’impresa concorrenziale Nelle lezioni precedenti abbiamo fornito un quadro di riferimento per l’analisi dei MERCATI DEI PRODOTTI. Consideriamo adesso il MERCATO DEGLI INPUT – o MERCATO DEI FATTORI PRODUTTIVI, ovvero gli elementi della teoria di base che permette di analizzare questo mercato, con particolare riferimento al mercato del lavoro.

Consideriamo la DOMANDA di fattore produttivo di un’impresa perfettamente concorrenziale che massimizza il profitto. Notiamo che la DOMANDA di un fattore produttivo è una DOMANDA DERIVATA – ovvero è derivata dalla domanda per il prodotto del fattore produttivo stesso.

LA DOMANDA DI LAVORO DI UN’IMPRESA Innanzitutto, consideriamo un’impresa: Che ha l’obiettivo della massimizzazione del profitto, come differenza tra ricavi totali e costi totali Che è perfettamente concorrenziale, sia sul mercato del bene che produce, dove vende, sia sul mercato dei fattori produttivi, dove acquista. In quanto tale, prende sia il prezzo del bene, sia il prezzo dei fattori produttivi – del salario per il fattore lavoro – come DATI

Come abbiamo detto prima, la differenza tra mercato del lavoro e mercato dei beni sta nel fatto che la domanda del fattore produttivo è una domanda ‘derivata’, ovvero le imprese attribuiscono valore al lavoro perché serve a produrre.

Anche alla decisione relativa al fattore da impiegare si applica il principio del ragionare ‘al margine’: l’impresa che decide quanto lavoro impiegare deve pesare il costo addizionale di un lavoratore aggiuntivo con il beneficio addizionale derivante dal vendere l’output prodotto da un lavoratore aggiuntivo.

Ovvero, si applica la regola generale di agire fino a quando il beneficio marginale è almeno uguale al costo marginale. Nel caso del mercato del lavoro, questo significa continuare a impiegare lavoro aggiuntivo fino al punto in cui l’aumento di costo è minore dell’aumento di ricavo.

Ma cosa sono costo e ricavo in questo caso? In un mercato concorrenziale, il COSTO addizionale di un lavoratore aggiuntivo è semplicemente il salario, ovvero quanto costa all’impresa una unità di lavoro in più. Il RICAVO addizionale è il valore monetario del prodotto/output del lavoratore aggiuntivo.

A questo punto dobbiamo fare un passo indietro, e ricordare come l’impresa mette in relazione quantità di fattore produttivo impiegata e quantità di bene prodotta. Il rapporto tra quantità di fattore produttivo impiegata e quantità di bene prodotta è definito dalla FUNZIONE DI PRODUZIONE.

Un esempio è dato dalla seguente tabella e dal grafico che ne deriva – In questo caso il fattore produttivo è il lavoro. Gli altri fattori vengono tenuti costanti (breve periodo)

L Q ………………………

L Q Il grafico rappresenta la funzione di produzione corrispondente

Dobbiamo ora considerare l’incremento di bene prodotto generato da un incremento unitario del fattore produttivo lavoro impiegato, ovvero il PRODOTTO MARGINALE DEL LAVORO. L Q PML Da 0 a 1 da 0 a Da 1 a 2 da 100 a Da 2 a 3 da 180 a Da 3 a 4 da 240 a PML =  Q/  L = (  Q/1) = prodotto marginale del lavoro

Come sappiamo,: il prodotto marginale del fattore produttivo DECRESCE all’aumentare della quantità del fattore produttivo impiegato, e la funzione di produzione diventa sempre meno inclinata all’aumentare della quantità di fattore.

Il prodotto marginale è decrescente Ovvero, la quantità aumenta all’aumentare dell’impiego del fattore lavoro, ma in modo decrescente L’incremento di prodotto per 1 lavoratore in più è tanto più piccolo quanto più sono i lavoratori impiegati Questo fenomeno è denominato del prodotto marginale del lavoro decrescente

L Q

Questo fenomeno è tipico del breve periodo, in cui il L aumenta tenendo fissi i fattori capitale e terra…. Ovvero tenendo fissa la dimensione dell’impresa

Ora, l’impresa deve uguagliare il costo marginale dell’utilizzo del fattore al suo ricavo marginale. Per ottenerlo, dobbiamo trasformare il prodotto marginale in valore, misurarlo, per esempio, in euro.

Questo ricavo addizionale è noto come il VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE del lavoro, VPML. Il valore del prodotto marginale è pari al prodotto tra PRODOTTO MARGINALE e PREZZO DEL BENE VPML = P x PML

L QPMLVPML ……………………… Dalla tabella vediamo che, se il prezzo del bene è =10, e se 1 lavoratore aggiuntivo produce 60 unità di bene in più, il valore del prodotto marginale, del ricavo in più a cui contribuisce, è di 10  60 = 600 euro p x PML = VPML

Notiamo che il valore del prodotto marginale comincia a decrescere quando comincia a decrescere il prodotto marginale stesso, visto che il prezzo non varia.

La decisione dell’impresa l’impresa uguaglierà il costo marginale al ricavo marginale, ovvero il salario al valore del prodotto marginale CM = RMw = VPML

L QPMLVPMLwπ L’impresa impiegherà tra 3 e 4 unità di fattore produttivo lavoro Consideriamo - come nella tabella - che il salario sia pari a 500. Per i primi 3 lavoratori, il ricavo marginale è maggiore del costo marginale, per unità aggiuntive di lavoro, il costo marginale è maggiore del ricavo marginale, e il profitto diventa negativo.

Graficamente, il valore del prodotto marginale del lavoro è rappresentato da una curva negativamente inclinata, dal momento che il VPML decresce all’aumentare della quantità di lavoro utilizzata… Poiché il PML decresce all’aumentare di Q… E il prezzo è sempre lo stesso (concorrenza perfetta) Il salario è rappresentato da una retta orizzontale È sempre lo stesso indipendentemente dalla quantità di lavoro utilizzato

L’impresa impiega la quantità di L che corrisponde al punto in cui W = VPML = P x PML W L* VPML

Perché L* è la quantità che massimizza il profitto? W L* VPML Se L > L* W > VPML, ovvero CM > RM Conviene ridurre L per aumentare il profitto L

W L* VPML Se L < L* W < VPML, ovvero CM < RM Conviene aumentare L per aumentare il profitto L

Notiamo che…. Se la domanda di lavoro ci dice la quantità di fattore produttivo lavoro che l’impresa domanda per ogni dato livello di salario e L’impresa impiega la QUANTITA’ DI LAVORO CHE UGUAGLIA SALARIO E VPML Allora La curva di domanda di lavoro dell’impresa è la curva del valore del prodotto marginale Che ci dice la quantità domandata di L per ogni livello di w

La domanda di lavoro Dal momento che l’impresa che massimizza il profitto è disposta a impiegare lavoro fino al punto in cui il SALARIO (il prezzo del lavoro) è UGUALE al VALORE DEL PRODOTTO MARGINALE, il valore del prodotto marginale è la CURVA DI DOMANDA DI LAVORO.

W1 L1 VPML Se w = w1, l’impresa domanda L1

W1 L1 VPML W2 Se w = w1, l’impresa domanda L1 Se w = w2, l’impresa domanda L2 L2

W1 L1 VPML = D L W2 Se w = w1, l’impresa domanda L1 Se w = w2, l’impresa domanda L2 Se w = w3, l’impresa domanda L3 L2 W3 L3

I punti che danno la quantità domandata di lavoro per ogni livello di salario Ovvero i punti della domanda di lavoro Non possono che stare sulla curva del valore del prodotto marginale del lavoro, Che è quindi anche la curva di domanda di lavoro dell’impresa perfettamente concorrenziale

EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO Per il mercato del lavoro, il salario è il prezzo del lavoro, e si aggiusta per portare in equilibrio domanda e offerta di lavoro Inoltre, il salario deve sempre essere uguale al valore del prodotto marginale (situazione di equilibrio).

Rappresentiamo graficamente il mercato del lavoro in equilibrio L* W* L W D O

Quindi, ogni cambiamento nell’offerta e nella domanda che ha effetti sul salario deve anche cambiare il valore del prodotto marginale dello stesso ammontare. Ad esempio, se l’offerta di lavoro diminuisce, il salario aumenta.

Esempio – l’offerta di lavoro diminuisce L* W L W D O O’ La quantità di L domandata eccede la quantità offerta l’eccesso di domanda spinge il salario verso l’alto

Esempio – l’offerta di lavoro diminuisce L* W L W O’ Le imprese assumono meno lavoratori. Il prodotto marginale aumenta. L’intersezione tra la vecchia curva di domanda e la nuova curva di offerta si troverà ad un punto sulla curva di domanda con un più elevato salario e valore del prodotto marginale. W’ L’

Esempio – il valore del prodotto marginale del lavoro aumenta, per un aumento della produttività o per un aumento nel prezzo del prodotto L* W L W D O D’

L* W L W D La quantità di L domandata eccede la quantità offerta l’eccesso di domanda spinge il salario verso l’alto Aumenta L D’

L W L W D Lo spostamento verso destra della domanda di lavoro aumenterà il salario e l’occupazione di equilibrio Ancora, il valore del prodotto marginale e il salario crescono insieme. L

Riassumendo In un mercato del lavoro concorrenziale Il salario viene determinato dall’incontro di D e O di lavoro I fattori che provocano spostamenti di D e O fanno variare il salario Il salario è sempre uguale in equilibrio al valore del prodotto marginale del lavoro, che varia nella stessa direzione

Relazione in concorrenza perfetta tra domanda del fattore produttivo e offerta del prodotto (che quel fattore produttivo concorre a produrre….) 1) Relazione tra PML e CM Se w è il salario e l’unità di lavoro aggiuntivo produce una quantità pari a PML, allora il costo marginale dell’unità prodotta è CM=w/PML Esempio: se w=600 e PML=60, produrre 60 in più costa 600, quindi il costo marginale (di 1 unità in più) è = 600/60=10=CM

2) il CM è legato al PML decrescente Se CM = w / PML Quando diminuisce PML – a parità di salario – aumenta il costo di produrre una unità in più 3) l’impresa sceglie quella quantità di lavoro per cui W = p x PML Se dividiamo entrambe per PML otteniamo

w/PML = p x PML / PML w/PML = P, ovvero CM = P dato che CM=w/PML Allora, w=PxPML CM=P Se l’impresa impiega lavoro nella quantità che eguaglia VPML a w, produrrà quella quantità di prodotto a cui P è uguale al costo marginale

Quindi, domanda di fattore e offerta di prodotto sono due aspetti dello stesso fenomeno