Dipartimento di Psicologia Laboratorio sull’Identità di Genere Prof. Piera Brustia Torino 17 Maggio 2016 Mariateresa Molo e Damiana Massara ONIG.

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Dipartimento di Psicologia Laboratorio sull’Identità di Genere Prof. Piera Brustia Torino 17 Maggio 2016 Mariateresa Molo e Damiana Massara ONIG

In genere il sesso, l’identità di genere e il ruolo di genere sono congruenti, cioè un uomo ha un senso di sé come uomo e lo comunica al mondo esterno agendo da uomo; lo stesso vale per la donna, cioè una donna ha un senso di sé come donna e lo comunica al mondo esterno agendo da donna.

Non conformità di genere Esiste una minoranza di persone che vive una disarmonia completa tra gli aspetti biologici (SESSO) e l’identità di genere (GENERE). La loro identità di genere si differenzia dalle norme culturali comuni per una persona di un determinato sesso, pur presentando un quadro di normalità dal punto di vista cromosomico, ormonale e somatico. Parliamo allora di Non-conformità di Genere

Disforia di genere L’incongruenza fra il sesso di nascita e l’identità di genere e/o il ruolo associato a quel sesso e a quelle caratteristiche sessuali può generare malessere o stress, con la costante consapevolezza di appartenere al genere opposto. Questa condizione è definita Disforia di Genere. Può comparire in età infantile, in adolescenza o in età adulta, presentando rispettive caratteristiche specifiche.

I bambini sono ancora in una fase evolutiva, possono fare fantasie od essere convinti che crescendo diventeranno come sentono di essere, i caratteri sessuali non sono ancora o sono solo in parte sviluppati. Il 20%-30% dei bambini con organizzazione atipica dell’identità sperimenterà crescendo una remissione spontanea, un 20% svilupperà transessualismo, negli altri permane orientamento omosessuale o transgenderismo

Gli adolescenti vivono cambiamenti nel contesto sociale, la femminilizzazione o mascolinizzazione dei corpi ora reale, le prime esperienze di innamoramento e l'attrazione sessuale: ciò influenza gli interessi, il comportamento e l'identificazione di genere, l’eventuale disagio. Ne possono derivare difficoltà di inserimento e integrazione sociale, timore di ostracismo, di prese in giro, di aggressioni, evitamento delle amicizie anche se desiderate.

Nell’età adulta l’identità di genere si è consolidata, le persone si confrontano con la società e decidono della loro vita. La disforia si accentua. Le femmine di nascita si sentono maschi e vivono con disagio il ruolo di genere femminile, la presenza del seno, il ciclo mestruale e i genitali femminili. I maschi di nascita si sentono femmine e vivono con disagio il ruolo di genere e l’aspetto maschile, la barba, i peli, l’assenza del seno e la tonalità bassa della voce. Non esistono dati certi e aggiornati sull’incidenza del disforia nell’età adulta. Le statistiche riportano 1:30.000, con un aumento degli FtM (1/2 delle MtF).

La disforia di genere è sempre esistita nel tempo ed anche in ogni cultura. Prove di ciò si rintracciano sin nei più antichi miti documentati. Gli studi antropologici su popoli di diverse parti del mondo forniscono un materiale molteplice riguardante l’identificazione col genere opposto. Il fenomeno è stato integrato nelle culture con diversi gradi di accettazione sociale. E’ un tema sviluppato in campo artistico, dalla letteratura al teatro e al cinema.

DSM V Criteri diagnostici per la Disforia di Genere negli Adolescenti o negli Adulti A.Una incongruenza marcata tra il genere esperito/ espresso e quello assegnato, di una durata di almeno 6 mesi, come manifestato da almeno due dei seguenti elementi: 1. una marcata incongruenza tra il genere esperito/ espresso e quello assegnato e i caratteri sessuali primari e/o secondari (o, nei giovani adolescenti, i caratteri sessuali secondari previsti) 2. un forte desiderio di liberarsi dei caratteri sessuali primari e/o secondari a causa di una marcata incongruenza con il genere esperito/ espresso e quello assegnato (o, nei giovani adolescenti, il desiderio di prevenire lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari previsti)

3. un forte desiderio per i caratteri sessuali primari e/o secondari dell'altro genere 4. un forte desiderio di essere dell’altro genere (o di qualche genere alternativo diverso dal genere assegnato) 5. un forte desiderio di essere trattato come uno dell'altro genere (o di qualche genere alternativo diverso da quello assegnato) 6. una forte convinzione di avere sentimenti e reazioni tipiche dell’altro genere (o di qualche genere alternativo diverso da quello assegnato) B. La condizione è associata a un disagio clinicamente significativo o ad una menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

Criteri diagnostici per la Disforia di Genere nei Bambini A. Una incongruenza marcata tra il genere esperito/espresso e quello assegnato, di una durata di almeno 6 mesi, come manifestato da almeno 6 dei seguenti criteri (uno dei quali deve essere il Criterio A1) : 1. un forte desiderio di essere dell’altro genere o una insistenza di essere dell’altro genere (o di qualche genere alternativo diverso da quello assegnato ) 2. nei bambini (di genere assegnato ), una forte preferenza per il cross -dressing o per il simulare un abbigliamento femminile, nelle bambine (di genere assegnato ), una forte preferenza per indossare solo abiti tipici maschili e una forte resistenza all'uso di un abbigliamento tipicamente femminile 3. una forte preferenza per i ruoli cross-gender nelle finzioni o nei giochi di fantasia

4. una forte preferenza per i giocattoli, i giochi o le attività che in base agli stereotipi sono utilizzate o svolte dall’ altro genere 5. una forte preferenza per i compagni di gioco dell’ altro genere 6. nei bambini (di genere assegnato ), un forte rifiuto di giocattoli, giochi e attività tipicamente maschili e una forte avversione per i giochi violenti, nelle bambine (di genere assegnato ), un forte rifiuto di giocattoli, giochi e attività tipicamente femminili 7. una forte avversione per la propria anatomia sessuale 8. un forte desiderio per i caratteri sessuali primari e/o secondari che corrispondono al genere sperimentato B. La condizione è associata a un disagio clinicamente significativo o a una menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.

E’ giustificato un intervento sullo sviluppo atipico dell’identità di genere dato che ci possono essere difficoltà transitorie che si risolvono spontaneamente? Innanzi tutto è importante non patologizzare e assistere lo sviluppo dell’identità di genere, non dirigerlo. Solo un rifiuto forte e persistente del proprio genere richiede di esser preso in considerazione da parte di un esperto. Intervenire nei confronti del disagio che ne consegue è un compito primario che coinvolge tutti, in modo da assicurare uno sviluppo psicofisico armonico.

Il Ministero della Salute (2000) sostiene la tutela della salute dalla nascita all’adolescenza anche mediante l’integrazione con i servizi territoriali. Il coordinamento di forze diverse (consultori familiari, medici di base, pediatri, istituzioni scolastiche, servizi di salute mentale) crea qualcosa in più della somma delle forze. Un intervento preliminare può consistere in segnalazioni, accompagnamenti, informazione su punti di riferimento, identificazione di fattori di rischio, inserimento di fattori di protezione.

Un intervento psicosociale col bambino può aiutarlo a sentirsi più a suo agio col proprio genere. Comporta l’individuazione di aree di interesse condivise con i pari e l’incoraggiamento ad attività alternative che consolidino un’identificazione positiva nel proprio genere. Una limitazione del comportamento “cross”, che non riceve rinforzo sociale e non è tollerato è suggeribile in quanto evita di perpetuare la condizione. La scuola può essere un riferimento per la famiglia.

In ambito scolastico la classe dovrebbe essere vissuta come sicura, come contesto che non mette in crisi. Ciò significa favorire l’accettazione e l’integrazione del diverso mediante la pianificazione di attività neutre rispetto al genere, non tipiche di un sesso, evitando di sottolineare le differenze fra maschi e femmine. E’ indispensabile assicurare la sicurezza personale limitando i comportamenti di irruenza e sopraffazione.

Uomini e donne sono diversi in molti modi. Queste differenze includono sia fenotipi biologici che tratti psicologici. La genetica e la combinazione cromosomica determinano il sesso di nascita ma non le caratteristiche di personalità maschili o femminili. Ogni individuo si crea dei modelli interni di appartenenza al sesso maschile o femminile. Questi modelli sono appresi fin dalla nascita attraverso l’osservazione del comportamento altrui, l’educazione e l’esperienza. Si determina così un sentimento di appartenenza al proprio sesso biologico.

Se questo è inadeguato possiamo trovarci di fronte a una mancanza di fiducia nella propria femminilità/mascolinità, ad una confusione sull’essere veramente femmina/maschio o all’ambiguità se ci si presenta agli altri come una femmina o un maschio. Nei casi estremi si arriva all’incongruenza fra mente e corpo. Oggi il concetto di un’identità di genere binaria è stato soppiantato da quello di un continuum, di uno spettro di diversità di genere.

La differenziazione psicosessuale è definita in tre componenti: l’identità di genere, il ruolo di genere, l’orientamento sessuale. identità di genere ruolo di genere orientamento sessuale identità (Zucker e Bradley,1995)

La formazione dell’identità di genere comporta un duplice processo: Mascolinizzazione + defemminilizzazione per M Femminilizzazione + demascolinizzazione per F Reciprocazione: conferma di ciò che non si è Identificazione imitazione M F Le convinzioni che compongono la struttura mentale dell’identità di genere sono relativamente permanenti dopo i 4 o 5 anni di età.

Il Medical Center del Università della California – Los Angeles avviò negli anni ‘50 il "Gender Identity Research Project" per lo studio sugli intersessuali e transessuali. I risultati sono riportati dallo psicanalista Robert Stoller nel libro Sesso e genere (1968). Robert Stoller

Identità di genere Stoller la definì « un complesso sistema di credenze su se stessi, un senso della propria mascolinità e femminilità (1992)”. E’ la risultante da un processo di identificazione e di differenziazione dal padre e dalla madre in quanto maschio /femmina, dalla percezione dei genitali esterni e di una forza biologica derivante da cromosomi, gonadi, ormoni, strutture riproduttive accessorie interne e genitali esterni. Non implica nulla sulle origini di quel senso, ha soltanto connotati psicologici, il proprio stato soggettivo.

John Money Lo psicoendocrinologo John Money ebbe un ruolo importante nello sviluppo delle prime teorie sull’identità di genere. Fondò nel 1965 all'inter- no dell’Università Johns Hopkins di Baltimora la "Clinica per l'Identità di Genere" per pazienti con sintomi transessuali.

Ruolo di genere Money introdusse il termine ruolo di genere (1975). Rappresenta tutto quello che una persona fa o dice per indicare agli altri e a se stesso il grado della propria mascolinità, femminilità o ambivalenza. E’ l’espressione esteriore dell’identità di genere e riflette quei comportamenti imposti direttamente o indirettamente dalla società.

Immagine corporea Costitusce un elemento cardine dell’identità di genere. E’ un’immagine mentale, la rappresentazione del nostro corpo nella nostra mente. Comprende le emozioni e i sentimenti riferiti alla percezione di sé. Si sviluppa partendo dall’iniziale schema corporeo in base a fattori socioculturali ed esperienze interpersonali. Recepisce le reazioni sia positive che negative manifestate dal mondo esterno.

Orientamento sessuale L’orientamento sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale) è indipendente dall’identità di genere. Riguarda la meta dell’interesse sessuale. L’attrazione sessuale può rivolgersi verso un membro dello stesso sesso o del sesso opposto o di entrambi i sessi. Esistono anche persone che non provano attrazione sessuale. Il ruolo nell’accoppiamento può essere tipico del proprio sesso o del sesso opposto. Necessità di distinguere tra preferenze sessuali e sociali.

Harry Benjamin ( ) era un sessuologo e endocrinologo tedesco che trasferitosi a San Francisco svolse un lavoro pionieristico nel campo del transessualismo. Autore del primo libro fondamentale sull’argomento: The Transsexual Phenomenon(1953).

Eziologia della Disforia di Genere L’ipotesi più accreditata sull’origine della disforia di genere è quella di una pluralità di fattori, di ordine biologico, psicologico e socio-culturale, che agiscono in specifici periodi critici per la formazione dell’identità di genere.

Cause biologiche della Disforia di genere Le ricerche di cause biologiche si basano sul confronto fra gli individui con DG e la popolazione normale. Si è esaminata la genetica, l’effetto degli ormoni prenatali e dello stress materno prenatale sul dimorfismo cerebrale, l’ordine di nascita, la fratria. Altri studi riguardano gli animali o gruppi patologici che presentano caratteristiche specifiche. Con i primi sono possibili manipolazioni ormonali o creazione di condizioni di stress di cui si possono osservare le conseguenze. La tipizzazione sessuale del corpo e del cervello del feto avvengono in tempi diversi.

Cause psicologiche della Disforia di genere Sono state fatte parecchie ipotesi, ma nessuna è specifica per questa condizione, infatti può generare problemi psicologici di altro tipo. Fra quelle più accreditate vi è la preferenza prenatale per un sesso specifico, l’assenza concreta o emotiva della madre, l’assenza del padre, un’intensa conflittualità coniugale, madri che rifiutano l'aggressività maschile, padri che disprezzano le donne, conflittualità tra fratelli.

Cause socio-culturali della Disforia di genere Ogni contesto storico culturale riconosce come propri dei maschi o delle femmine un insieme di comportamenti e di attitudini, che definisce tipicizzati o inappropriati per genere. Inoltre una specifica identità di genere può essere ricercata perché si associa a privilegi e vantaggi o permette di svolgere un ruolo riservato ad essa. O ancora le caratteristiche personali sono più rispondenti ad uno specifico stereotipo di genere.

Teoria della Neutralità del Genere Afferma che l’Identità di Genere si sviluppa come risultato dell’apprendimento sociale dalla prima infanzia e può esser modificato con interventi comportamentali. Presuppone una neutralità sessuale per la quale la natura è irrilevante, ciò che conta è come ci sentiamo e come vogliamo essere.

Gruppi Minoritari Oltre agli studi sull’identità personale si è anche considerato il concetto di identità di gruppo elaborato da Erikson nel Attualmente è particolarmente interessante il riferimento ai Gruppi Minoritari. Questi si distinguono all’interno della società a causa di una non uniformità, i membri sono legati da somiglianza di costumi, di modi di pensare e di agire, unita ad un sentimento d’appartenenza condiviso. Sono considerati gruppi minoritari anche le minoranze sessuali e di genere.

Minority Stress I Gruppi Minoritari sono svantaggiati o discriminati in quanto divergenti dalla norma maggioritaria dominante e vittime di esclusione e marginalizzazione nella vita economica, sociale, politica e culturale. Verso di loro esistono molti pregiudizi. Se si aggiunge anche lo stigma la situazione di stress di tali gruppi si aggrava. Gli effetti negativi dello stigma sulla salute mentale possono comportare depressione, tentativi anticonservativi, ansia.

Gli effetti della disforia di genere non si limitano solo alla persona che la sperimenta ma si riflettono anche sui familiari e sugli amici. Anch’essi possono sperimentare emarginazione e rifiuto dal loro ambiente. Particolarmente difficile è la situazione dei genitori che si vedono costretti a confrontarsi con sentimenti di colpa, di fallimento, di rifiuto nei confronti del loro figlio/figlia. Oltre ad una profonda incertezza sul suo futuro.

Possono sentire disagio e vergogna per gli interessi e i comportamenti di un figlio, soprattutto inizialmente. Importante allora capire da dove provengono i sentimenti negativi. Potrebbe essere necessario modificare i sogni di come da genitori avevano previsto che fosse la loro famiglia. Se devono avvenire queste modifiche, si possono sperimentare alcune delle emozioni associate alla perdita, come shock, negazione, rabbia e disperazione. Questi sentimenti sono tutti parte del processo verso l'accettazione del bambino nella sua unicità.

Intervento con i genitori/con la famiglia Prendere in considerazione la loro preoccupazione e sostenerli nell’incertezza dello sviluppo dell’identità di genere. Sensibilizzarli alle dinamiche fra di loro e promuovere fisiologici processi di separazione- individuazione. Interrompere il circuito dei “segreti”. Illustrare un loro ipotetico ruolo nella genesi e nel mantenimento dell’identità atipica. Suggerire una gestione del comportamento atipico che impone limiti (diminuisce la confusione sull’identità) e favorisce gli incontri con pari (offrono un modello di riferimento)

Eventi importanti Harry Benjamin International Gender Dysphoria Association (HBIGDA): 1979 World Professional Association for Transgender Health (WPATH): 2007 The Standards of Care for Gender Identity Disorders, Seventh Version, 2011 Documento originale Revisioni : 1980, 1981, 1990, 1998, 2001

E’ un’associazione professionale internazionale multidisciplinare dedicata alla comprensione e trattamento dei disturbi di identità di genere e alla salute transgender. La missione di WPATH è di promuovere la cura basata sull'evidenza, l'istruzione, la ricerca, la difesa, l'ordine pubblico e il rispetto della salute transgender.

WPATH Standards of Care per la Salute di Persone Transessuali Transgender e di Genere Non-Conforme 7° Revisione 25 settembre 2011 Atlanta

Scopo e uso Applicazioni Generali Differenza tra Non Conformità e Disforia di Genere Considerazioni Epidemiologiche Panorama degli Approcci Terapeutici Valutazione e Trattamento di Bambini e Adolescenti Salute Mentale Terapia Ormonale Riproduzione Voce e Terapia della Comunicazione Chirurgia Cure Postoperatorie e Follow-up Cure Preventive e di Base a Lunga Durata Applicabilità alle Persone in Strutture Istituzionali Applicabilità alle Persone con DSD

Sono Linee guida cliniche, stabiliscono requisiti minimi di terapia. Enunciano il Principio di Depatologizzazione e quello di Autodiagnosi. La finalità è quella di raggiungere un adattamento soddisfacente all’identificazione. La Psicoterapia non è un requisito assoluto ma uno strumento utile per arrivare a uno stato di benessere. E’ richiesta la certificazione di due esperti. Sono possibili tre livelli di terapia: T.O., R.L.E., R.C.S. Si suggerisce il lavoro in gruppo e si evidenzia l’ importanza del chirurgo

Inoltre questo documento riconosce che il benessere non si ottiene attraverso la sola assistenza sanitaria di qualità, ma con un clima sociale che elimini pregiudizio, discriminazione e stigmatizzazione e promuova una società positiva e tollerante che abbraccia la diversità sessuale e di genere.

In Italia Legge n° aprile 1982 DLT settembre 2011 Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere (O.N.I.G.): 1998 Standard sui percorsi di riattribuzione nel disturbo dell’identità di genere (DIG): 1997

O.N.I.G. Si propone di approfondire la conoscenza di transgenderismo e transessualismo e favorirne la libertà di espressione in tutti i loro aspetti. Si adopera per la definizione di linee guida di intervento medico, chirurgico, psicologico, legale. Mira a realizzare interventi integrati in tutti i processi di adeguamento.

Standard sui percorsi di adeguamento nel DIG Premesse Criteri di intervento : - Analisi della domanda e valutazione di eligibilità - Iter di adeguamento Follow-up Considerazioni finali

Premesse La ricchezza di una cultura si fonda sulle differenze individuali e sul principio di non discriminazione. La persona ha il diritto di vivere in relazione con il proprio contesto secondo la propria identità. Le scelte individuali di condizioni esistenziali e di modalità di vivere e di operare trovano il loro nucleo essenziale nel principio di autodeterminazione e nel rispetto dei diritti e della libertà altrui.

L. 14 aprile 1982, n. 164 art. 34 co 39 del D.lgs 150 (1/9/2011) Norme in materia di rettificazione di attribuzione di sesso. Delle controversie in materia di rettificazione di attribuzione di sesso ART. 1 La rettificazione si fa in forza di sentenza del tribunale passata in giudicato che attribuisca ad una persona sesso diverso da quello enunciato nell'atto di nascita a seguito di intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali.

ART. 31 D.lgs 150 del 1/9/2011 (sostitutivo degli artt. 2 e 3 della L. 164/1982 ora abrogati) 1. Le controversie aventi ad oggetto la rettificazione di attribuzione di sesso ai sensi dell‘ articolo 1 della legge 14 aprile 1982, n. 164, sono regolate dal rito ordinario di cognizione, ove non diversamente disposto dal presente articolo. 2. È competente il tribunale, in composizione collegiale, del luogo dove ha residenza l'attore. 3. L'atto di citazione è notificato al coniuge e ai figli dell'attore e al giudizio partecipa il pubblico ministero. 4. Quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico, il tribunale lo autorizza con sentenza passata in giudicato. Il procedimento è regolato dai commi 1, 2 e Con la sentenza che accoglie la domanda di rettificazione di attribuzione di sesso il tribunale ordina all'ufficiale di stato civile del comune dove è stato compilato l'atto di nascita di effettuare la rettificazione nel relativo registro. 6. La sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso non ha effetto retroattivo. Essa determina lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione del matrimonio celebrato con rito religioso. Si applicano le disposizioni del codice civile e della legge 1° dicembre 1970, n. 898.

Principi di Yogyakarta (2006) Principi di attuazione della Legislazione Internazionale sui Diritti Umani (ONU 1948), relativi all’Orientamento sessuale e all’Identità di Genere

I Principi di Yogyakarta, ribadiscono i diritti umani, uguali e inalienabili, relativi all’orientamento sessuale e all’Identità di genere. I SOC WPATH includono una chiamata ad advocacy per gli operatori affinché si promuovano politiche pubbliche e riforme giuridiche che promuovano la tolleranza e l'equità di genere e della diversità sessuale.

Commissario europeo dei Diritti Umani (2009) Il Consiglio d'Europa rivolge le seguenti raccomandazioni : Gli Stati membri dovrebbero attuare le norme internazionali sui diritti umani senza alcuna discriminazione, e vietare esplicitamente la discriminazione sulla base della identità di genere nella legislazione nazionale contro la discriminazione. I Principi di Yogyakarta devono essere utilizzati come guida per implementare la legislazione nazionale in questo campo