1 LAVORO PRECARIO E GIOVANI Antonella Pirastu UIL Servizio Politiche del Lavoro 2 Dicembre 2010 Antonella Pirastu UIL Servizio Politiche del Lavoro 2 Dicembre 2010
2 IL LAVORO FLESSIBILE E PRECARIO IN ITALIA
3 La nascita del “dualismo” del mercato del lavoro La concorrenza dei mercati, la globalizzazione ed un diverso modello di produzione, hanno determinato negli anni un cambiamento nella organizzazione del lavoro delle imprese. La flessibilità del lavoro e della sua organizzazione sono diventati i principali strumenti per adeguare il lavoro ai mutamenti del sistema produttivo. In Italia, accanto al tradizionale contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno, si viene ad articolare una sempre più ricca galassia di nuove tipologie di rapporti di lavoro, di natura temporanea ed atipica, tali da rendere più dinamico il turn over dei lavoratori in funzione delle più disparate esigenze aziendali.
4 Tipologie di contratti presenti in Italia Contratti di lavoro subordinato Contratto a tempo indeterminato Contratto a tempo parziale Contratto a tempo determinato Contratto di apprendistato Contratto di inserimento Contratto a chiamata (job on call) Contratto ripartito (job sharing) Telelavoro Contratto di lavoro in somministrazione (a tempo determinato e a tempo indeterminato) Contratto di lavoro a domicilio (sarta) Socio lavoratore di cooperativa Contratti di lavoro parasubordinato Collaborazione a progetto Contratti di lavoro autonomo Collaborazioni occasionali Partite IVA (self employed) Associato in partecipazione Non considerato rapporto di lavoro Tirocinio (stage) formativo e di orientamento Lavoro occasionale accessorio
5 Tipologie maggiormente applicate ai giovani in Italia Contratti di lavoro subordinato Contratto a tempo determinato Contratto di apprendistato Contratto a chiamata (job on call) Contratto di lavoro in somministrazione (a tempo determinato e a tempo indeterminato) Contratti di lavoro parasubordinato Collaborazione a progetto Contratti di lavoro autonomo Collaborazioni occasionali Partite IVA (self employed) Associato in partecipazione Non considerato rapporto di lavoro Tirocinio (stage) formativo e di orientamento Lavoro occasionale accessorio
6 Lavoratori tipici e lavoratori atipici: due differenti tutele Ma tale continua metamorfosi del mercato del lavoro si è, purtroppo, tradotta in conseguenze sociali e culturali rilevanti la cui portata è stata sottovalutata o addirittura ignorata. Si è, paradossalmente, creato un mercato del lavoro a doppio binario, che è più comunemente definito con l’espressione “sistema duale” in cui convivono lavoratori con tutele (soggetti impiegati attraverso forme di lavoro “standard” che godono di sufficienti tutele, anche grazie ad un sistema di ammortizzatori sociali che li sostiene nella fase di uscita dal mercato del lavoro) e lavoratori privi o con scarsissime tutele (sono i lavoratori atipici, per lo più giovani e con contratti temporanei, caratterizzati invece da un basso livello di tutele, spesso insufficienti, ed in molti casi strumenti di sostegno al reddito del tutto inesistenti).
7 LA DISPARITA’ DI PROTEZIONE SOCIALE CHE HA DATO VITA NEL NOSTRO PAESE AD UN “SISTEMA DUALE”, E’ LA CONSEGUENZA DEL NECESSARIO ADEGUAMENTO DEL NOSTRO SISTEMA PRODUTTIVO ALLE ESIGENZE DI MAGGIORE FLESSIBILITA’ DETTATE DALLA COMPETIZIONE GLOBALE. NEL NOSTRO PAESE LA ESIGENZA DI FLESSIBILITA’ SI E’ SCARICATA QUASI INTERAMENTE SUI GIOVANI.
8 Una involuzione nei diritti in continua ascesa. Nella categoria dei lavoratori atipici, è possibile ulteriormente differenziare chi è più forte e chi è più debole a seconda del grado di tutele e di tipologia contrattuale applicata. La progressiva espansione di questo fenomeno ed il ricorso sempre più frequente nell’ultimo decennio a tipologie contrattuali alternative ai contratti di lavoro subordinato “standard”, ha realizzato un’involuzione del nostro mercato del lavoro, contribuendo a creare un “esercito” di manodopera a basso costo (soprattutto giovani), e spesso sostitutiva, dei lavoratori “standard”, producendo quella flessibilità che, il più delle volte, si traduce in senso di precarietà per chi la vive. Quello che si presenta oggi ai nostri occhi, è un mercato del lavoro estremamente frammentato, complicato, fino al punto in cui si crea una impropria e “troppo comoda” confusione tra “autonomia” e “subordinazione” come nel caso delle collaborazioni a progetto.
9 Gli effetti della crisi economica hanno ulteriormente mostrato tutti i limiti di un mercato del lavoro che ha basato la propria crescita sul lavoro flessibile e precario nel quale si concentrano i soggetti più penalizzati: i lavoratori con contratto a termine (a tempo determinato, i collaboratori a progetto, la galassia di lavoratori parasubordinati). I rischi connessi ad un utilizzo non regolato della flessibilità appaiono, oggi, ancora più evidenti in virtù del forte deterioramento subito dal mercato del lavoro a causa della crisi economica, i cui effetti si sono fatti sentire maggiormente proprio sugli impieghi flessibili e temporanei con ripercussioni sul tasso di disoccupazione giovanile (nella fascia anni, 1 lavoratore su 4 è disoccupato).
10 La ormai fisiologica necessità di flessibilità delle aziende, si sta sempre più concentrando in tipologie, più o meno “famose” che si caratterizzano per il basso costo e la “debolezza” di uno dei due contraenti (è il caso, ad esempio, delle collaborazioni a progetto e dei contratti a tempo determinato) ed in altre, altrettanto discutibili dal punto di vista delle eque tutele per il lavoratore: i tirocini (stage) e il lavoro accessorio. Tipologie, anche legali nella forma, ma che non sempre, anzi quasi mai, rispondono agli scopi per i quali sono state introdotte nel mercato. Per superare il concetto di precarietà, è fondamentale stabilire quali siano le forme di flessibilità realmente necessarie ed efficaci al fine di garantire, nel contempo, una “buona occupazione” unita ad adeguati sistemi di sicurezza sociale per realizzare un moderno sistema di flexicurity con cui superare, di fatto, il costante ricorso ai contratti atipici.
11 La flessibilità non si misura sul numero di strumenti di cui si può disporre, ma sulla qualità degli stessi. La flessibilità, quella che non genera precarietà, potrebbe essere garantita da buone tipologie contrattuali oggi esistenti quali il lavoro a termine stagionale (vero), il lavoro in somministrazione, l’apprendistato ed il contratto di inserimento. Esiste, poi, chi di tutele non ne ha alcuna, sia perchè lavora in nero, sia per il suo status di clandestinità.
12 Ma accanto al lavoro nero, che genera inevitabilmente concorrenza sleale tra le imprese e nel mercato, si fa sempre più spesso ricorso, da parte delle aziende, a modalità di lavoro irregolare, rapporti di lavoro di cui si conosce l’esistenza in cui, però, i lavoratori sono impiegati in violazione delle disposizioni vigenti in materia contributiva e fiscale, fino ad approdare a forme di irregolarità connesse all’utilizzo improprio di rapporti di lavoro diversamente qualificati come nel caso di lavoratori con contratti a progetto che nascondono rapporti di lavoro subordinato.
13 L’impatto della crisi sul mercato del lavoro, ha reso ancora più attuale il dibattito sulla riforma degli ammortizzatori sociali, un sistema di protezione sociale che in Italia garantisce un sostegno al reddito al lavoratore durante i periodi di crisi aziendale come l’attuale. Tale sistema, però, non riguarda tutte le tipologie di lavoro subordinato e soprattutto quelle di tipo parasubordinato che vengono maggiormente utilizzate per le assunzioni dei giovani (apprendistato, collaborazioni, lavoro in somministrazione, etc.). A nostro parere il riordino del sistema dovrà definire una rete di sicurezze e di tutele universali indipendentemente dalle dimensioni di impresa, dal settore o dal contratto applicato, con l’obiettivo prioritario di rendere sostenibile la flessibilità e la mobilità. BUONA FLESSIBILITA E AMMORTIZZATORI SOCIALI ESTESI A CHI NE E’ PRIVO, E’ IL BINOMIO PER GARANTIRE CHE LA FLESSIBILITA NON DEGENERI IN PRECARIETA.
14 Elaborazione UIL su dati Istat