Fatigue-Depressione- Fine vita-Lutto del caregiver formale

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Transcript della presentazione:

Fatigue-Depressione- Fine vita-Lutto del caregiver formale Formazione Maggio/Giugno Dott.ssa Emanuela Menichetti Psicologa e psicoterapeuta IRSM

A partire dagli anni Sessanta sono comparsi in letteratura numerosi studi relativi ai caregiver di pazienti con malattie croniche. Prestare loro assistenza è un compito stressante. Sostenere con competenza il caregiver significa alleviarne le difficoltà ed elevare la qualità dell’assistenza prestata. Un caregiver che riceve maggior sostegno sarà in condizione di incrementare l’assistenza che fornisce.

La fatigue Nel 1996 Jay Rosenberg definì la fatigue come ”la mancanza soggettiva di energia fisica e/o mentale percepita dall’individuo o da chi se ne occupa”. Negli stessi anni Carpenito-Moyet elaborò la diagnosi infermieristica di fatigue, definendola come lo "stato riconosciuto dalla persona, nel quale essa prova un forte e opprimente senso di esaurimento e una diminuita capacità di lavoro fisico e mentale a livello consueto che non sono alleviati dal riposo”. La fatigue è oggi riconosciuta come un sintomo tipico del paziente, ma anche del caregiver; tuttavia quest’ultimo continua a essere poco considerato.

La Fatigue del caregiver/ BURDEN CAREGIVER è pertanto definibile come il “peso dell’assistenza” percepito dal caregiver che si traduce in un disagio psicologico caratterizzato da ansia, depressione e malessere fisico e in un carico soggettivo che investe gli aspetti sociali ed economici dell’assistenza. Si tratta di un concetto multidimensionale che si ripercuote in modo globale sulla qualità della vita delle persone che si occupano di un anziano. CAREGIVER RESILIENTE è colui la cui esperienza diventa necessariamente fonte di sperimentazione di modalità flessibili e adattabili di “andare avanti” e “reggere”, e queste caratteristiche devono essere promosse / rinforzate. VERSO

QUALI STRATEGIE UTILIZZATE?

Il lutto è l’esperienza di perdita causata dalla morte di una persona cui si era legati. Esistono altre esperienze di perdita potenzialmente molto dolorose (per esempio una malattia invalidante, la separazione da una persona amata, un trasferimento, la migrazione, la perdita del lavoro, il pensionamento, ecc.) ma, nonostante il lutto sia un accadimento comune e universale, che diventa più frequente con l’avanzare dell’età, la morte di una persona per la quale esisteva un attaccamento rimane tra le più stressanti esperienze di vita, il «dolore per eccellenza».

Il lutto per un ospite come viene vissuto da voi?

Quali ricordi e vissuti personali emergono rispetto alla morte?

TAPPE DEL LUTTO Shock emotivo Negazione Depressione Collera Tristezza Accettazione Perdono Ritrovare il senso Serenità e pace

QUALI STRATEGIE DIFENSIVE?

L’evitamento è una strategia comportamentale messa in atto allo scopo di sottrarsi dall’esposizione a situazioni, persone, eventi temuti, cioè che suscitano emozioni considerate negative per chi le sperimenta. L’evitamento è un comportamento adattivo nella misura in cui permette di allontanarsi da una situazione di pericolo o di minaccia reale. Perde il suo valore adattivo quando si trasforma in una soluzione rigida, che limita le possibilità di esplorazione (Sassaroli et al., 2006).

Grazie per l’attenzione