I mercati di riferimento del Made in Italy alimentare I mercati di riferimento del Made in Italy alimentare. L’evoluzione del commercio estero e degli investimenti dell’Italia Giorgia Giovannetti Dirigente Area Studi Ricerche e Statistiche, ICE g.giovannetti@ice.it Lecce 28 marzo 2007
Produzione e commercio mondiale 1996-2007 (variazioni percentuali dei volumi) L’Economia mondiale sta attraversando una fase di espansione vigorosa, trainata soprattutto dalla forza dello sviluppo asiatico. Produzione e scambi sono cresciuti nel 2005 al sopra della media degli ultimi 10 anni, anche se non ai livelli record raggiunti nel 2004. Anche le prospettive per il 2006 e il 2007 restano favorevoli, nonostante l’aumento del prezzo delle materie prime e del petrolio e le incertezze suscitate dall’ampliarsi degli squilibri nelle bilance dei pagamenti. 20 anni fa le prospettive economiche erano simili
Tassi di crescita del PIL reale
La domanda di manufatti (var % importazioni a prezzi costanti) Si vede subito chi è sopra la media e di quanto. NB: gli andamenti del 2006 tendono a essere confermati dalle previsioni per il 2007-2008 Le importazioni del NA aumentano molto &é% a prezzi correnti I nuovi mercati sono molto più una grande opportunità che non una sfida competitiva. Il punto allora è: come conquistarli? E ancor più come rimanerci diventando una presenza stabile, avendo marchi forti e riconosciuti, riaffermando ogni giorno il valore del made in Italy nel mondo, senza – ovviamente – perdere di vista i mercati maturi, ovvero gli attuali mercati “ricchi”?
Mercati interessanti, ma…. Molto competitivi Difficili da raggiungere Dove è difficile restare Con “tipologie” di domanda diverse (e quindi importazioni diverse) Nell’alimentare, in controtendenza rispetto ai manufatti, l’Italia guadagna quote di mercato negli ultimi anni
La crescita del commercio mondiale per settori
DOVE?
Domanda di prodotti alimentari
Quote di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali per settore
Saldi settoriali dell'Italia (miliardi di euro) avanzo disavanzo
Il settore agroalimentare in Italia
Il settore agroalimentare in Italia
la performance esportativa dell’Italia nei principali mercati di sbocco
Alimentare in controtendenza Alimentari e vini Buona performance estera del settore L’industria alimentare ha registrato un continuo aumento della quota all’export in valore (dal 4% nel 2001 al 4,4% nel 2005), al contrario della media manifatturiera la cui quota è diminuita. Inoltre, le nostre esportazioni sono cresciute più della domanda mondiale di prodotti alimentari. Crescita straordinaria dei VMU La crescita dei valori medi unitari italiani (+19,4%) risulta superiore ai principali concorrenti (Francia +15,7%, Germania +16,2%) I vini e gli oli vegetali trainano il settore alimentare italiano, per entrambi la crescita dei VMU dal 1998 al 2005 circa 40%. Crescita VMU Italia e concorrenti
I valori medi unitari: principali beni
Principali prodotti
Le imprese del settore hanno reagito alla sfida della globalizzazione La sostanziale staticità della specializzazione settoriale non implica incapacità di reazione alla nuova situazione internazionale. All’interno dei settori produttivi italiani, hanno avuto luogo importanti processi di cambiamento: delocalizzazione di fasi di lavoro a basso valore aggiunto upgrading qualitativo dei beni prodotti, soprattutto nei settori tradizionali e sui mercati UE (metà per alimentari)
La delocalizzazione internazionale è aumentata in tutti i settori l’indice di “delocalizzazione in senso stretto”, vale a dire la delocalizzazione all’interno del settore di attività, è maggiore di quello generale; la delocalizzazione è quindi il fattore primario nella sostituzione di input di origine interna con input importati Settore alimentare meno delocalizzazione che in altri beni tipici del made in Italy
Alimentare, riposizionamento qualitativo Spostamento verso produzioni a maggiore qualità Il settore è in una fase avanzata del processo di trasformazione, anticipando gli altri settori. I comparti del vino e degli oli vegetali fanno da traino. Oli vegetali (+40% VMU) Le ns esportazioni di oli vegetali sono per il 94% formate da olio di oliva. Cresce la quota in volume (e. composizione) di oli imbottigliati a scapito di quelli sfusi, allo stesso tempo crescono i prezzi degli oli italiani ai quali viene riconosciuta una qualità superiore rispetto ai concorrenti. Vino (+42%VMU) L’aumento generale dei prezzi è causato sia da un riconoscimento da parte del mercato della qualità dei vini italiani (e. interno) ma soprattutto da una crescente specializzazione in prodotti a più elevata qualità (e. composizione).
Alimentare, riposizionamento qualitativo- segue Vino Prezzi del vino italiano inferiori a quelli europei di circa il 40%, ciò deriva sostanzialmente dall’elevato peso della Francia nella media dell’UE15. I prezzi degli champagne – sono quadrupli rispetto a quelli degli spumanti italiani. E’ evidente un lento processo di convergenza dei prezzi italiani in concomitanza del mantenimento della quota in volume. Olio Prezzi italiani superiori a quelli europei di circa il 140%, ciò deriva principalmente dal fatto che il 94% delle ns esportazioni di oli vegetali sono costituite da oli di oliva che hanno VMU molto più elevati degli altri oli vegetali. Alla crescita dei prezzi fa comunque riscontro il mantenimento delle quote. Confronto prezzi Italia-UE15
Conclusioni Ancora export soprattutto sui mercati tradizionali (Ue e Nord America) Upgrading qualitativo per rispondere alla sfida dei paesi a basso costo Andamento in controtendenza rispetto al manufatturiero Meno delocalizzazione di altri settori tipici del made in Italy Sfida: entrare sui mercati emergenti, in forte crescita, ma difficoltà (specie in Cina)