Coltivazione di funghi non micorrizici Il metodo di coltivazione dello “shiitake” (Lentinula edodes) risale al 1313 AC (Wang, 1987). La coltivazione di Agaricus bisporus (Champignon) è stata riportata per la prima volta da Tournefort (1707). Boa (2004) ha stimato che il numero di specie coltivabili è di circa 100. Diversi preziosi funghi commestibili, in particolare specie ectomicorriziche come i tartufi Tuber magnatum e Tricholoma melanosporum, matsutake (Tricholoma matsutake), porcini (Boletus edulis), e finferli (Cantharellus cibarius) non sono coltivati. Cina, USA e Olanda sono più grandi produttori di Agaricus bisporus. Circa 400 kg di funghi possono essere prodotti per tonnellata di compost su una superficie di 10 metri quadrati. Dato il rapido ciclo di crescita, sono possibli fino a 8 cicli produttivi per anno.
Coltivazione di funghi micorrizici Raccolta dei funghi micorrizici commestibili dall'ambiente naturale ha subito una dura flessione nel corso negli ultimi 100 anni a causa di vari motivi, come la distruzione e la inadeguata gestione dei loro habitat forestali o l'inquinamento ambientale (Arnolds, 1995). La ricerca sui metodi per la coltivazione sostenibile e la gestione delle foreste è quindi altamente necessario per aumentare la produzione e di proteggere gli habitat naturali. Nonostante la forte domanda di funghi micorrizici e persistente, non è ancora disponibile la metodologia di produzione su larga scala (Iwase, 1997;. Hall et al, 2003). La coltivazione è impedita dalla necessità di micorrizzare una pianta ospite per la produzione del corpo fruttifero. La coltivazione dei tartufi importanti come Tuber melanosporum (tartufo nero), e T. uncinatum (tartufo di Borgogna) è praticata nelle cosiddette tartufaie (Rebiere, 1967; Olivier, 2000;. Chevalier et al, 2002 Yun e Hall, 2004).
La maggior parte dei tartufi sul mercato provengono da coltivazioni; tuttavia, le produzioni annuali raggiungono solo 1/5 del le produzioni di un secolo fa (Olivier, 2000). I sistemi di coltivazione semi-naturali (tartufaie) hanno il problema intrinseco delle contaminazioni da parte di altre specie fungine e di variabili fattori ambientali quali: la percentuale della copertura vegetale; La densità e diversità delle specie arboree; la densità dello strato arbustivo; l’umidità del suolo; la piovosità; il pH del suolo; il contenuto di calcio del suolo; la temperatura del suolo.
Secondo Chevalier (2001), la tecnica di coltivazione per T Secondo Chevalier (2001), la tecnica di coltivazione per T. uncinatum è recentemente migliorata e adattata alle condizioni italiane (Belloli et al., 2001). La coltivazione di specie pregiate come il T. magnatum non è possibile e conveniente economicamente (Olivier, 2000). Successi limitati sono stati ottenuti con T. Borchii, T. aestivum (Tanfulli et al., 2001; Vinay e Pirazzi, 2001; Zambonelli et al., 2000 and 2002), T. formosanum (Hu, 2003). Tuber uncinatum
Specie fungine interessanti dal punto di vista alimentare come Boletus edulis e il Cantharellus cibarius non sono coltivabili.