In generale, il sistema pensionistico può essere pubblico e/o privato.

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Transcript della presentazione:

In generale, il sistema pensionistico può essere pubblico e/o privato. Ferrera, pp.53-60 POLITICHE PENSIONISTICHE Saraceno, pp.51-58 Trasferimenti monetari finalizzati ad assicurare un reddito a soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro oppure con oggettive difficoltà di accedervi pensioni previdenziali pensioni di vecchiaia (limite di età anagrafica), pensioni di anzianità (raggiungimento limite di età lavorativa) pensioni assistenziali: pensioni di invalidità, pensione sociale, assegno sociale In generale, il sistema pensionistico può essere pubblico e/o privato. In Italia è sostanzialmente PUBBLICO (anche se, come vedremo, negli ultimi anni si è inteso spingerlo verso una configurazione mista)

SISTEMA PENSIONISTICO insieme di regole e istituzioni che sovrintendono e garantiscono disponibilità di reddito al di fuori del mercato del lavoro Modalità di gestione Pubblica (in Italia INPS) Privata Combinata (misto di pubblico e privato) Principio ispiratore Scambio di reddito con garanzie : modello a ripartizione Accumulazione e gestione del risparmio: modello a capitalizzazione SISTEMI A RIPARTIZIONE finanziati con i contributi dei lavoratori attivi garantiscono prestazioni correlate alle retribuzioni di settore. Sono garantiti dallo Stato e si basano sul principio della equità intergenerazionale. Nel medio-lungo periodo presentano seri problemi di sostenibilità in ragione della trasformazione demografica SISTEMI A CAPITALIZZAZIONE finanziati con il gettito dei contributi effettivamente versati dal lavoratori e rivalutati nel tempo attraverso una opportuna gestione finanziaria. Non garantiscono prestazioni correlate alle retribuzioni di settore. Sono gestiti perlopiù da attori privati.

Sistema contributivo: connesso al montante contributivo Modalità di calcolo della pensione Retributivo Contributivo Sistema retributivo: collegamento con la media retributiva di n anni di carriera Sistema contributivo: connesso al montante contributivo La questione del differente tasso di sostituzione che le due modalità di calcolo della pensione determinano

Il sistema delle pensioni previdenziali in Italia Il passaggio fondamentale per il sistema di tutela della vecchiaia è costituito dalla Legge n. 153/69 che segna la nascita del sistema di gestione a ripartizione e prevede una pensione retributiva con 40 anni di carriera lavorativa si ha diritto ad una pensione pari all’80% della retribuzione pensionabile (media di n anni di retribuzione) Tale sistema affida il proprio equilibrio ad un particolare rapporto tra attivi e pensionati. Infatti è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore, sotto forma di pensione, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari a quello di crescita dell'economia. Se il sistema è troppo generoso verso le generazioni attuali, accumula un debito implicito che ricadrà sulle generazioni giovani e su quelle future Alcuni fattori ne generano però la crisi. Fattori esogeni : crisi economica e delle retribuzioni, aumento disoccupazione, declino del tasso di fertilità, allungamento della vita media Fattori endogeni : aumento della generosità delle prestazioni, abbassamento età pensionabile Ferrera, pp.76-79

variazione nella composizione della popolazione per classi di età confronto 2005-2050

rapporto tra lavoratori attivi e pensionati (in milioni di persone) al netto del reale livello occupazionale

Ferrera, pp.88 e ss. La stagione delle riforme (dalla crisi alla ricalibratura) del sistema delle pensioni previdenziali   Obiettivo di fondo: superare la crisi del sistema pensionistico riducendo il più possibile la spesa, tentare una riequilibratura del sistema Riforma Amato 1992 avvia un processo di riordino e stabilizzazione del sistema previdenziale, introducendo tra l’altro l’innalzamento dell’età pensionabile per la vecchiaia fino ai 65 anni di età per gli uomini e i 60 per le donne, e prevedendo per tutti i lavoratori, pubblici e privati, una contribuzione pari a 35 anni ai fini dell’accesso alla pensione di anzianità Riforma Dini 1995 istituisce per i soggetti assicurati a decorrere dal 1° gennaio 1996, il sistema di calcolo contributivo, basato sui contributi effettivamente versati. I contributi accantonati vengono convertiti in rendita attraverso coefficienti di trasformazione calcolati in ragione dell’età di pensionamento e della conseguente attesa di vita.

in prospettiva le riforme pensionistiche degli anni ’90 conseguono diversi obiettivi si raggiunge l’obiettivo del contenimento della spesa l’applicazione del sistema contributivo omogeneizza i trattamenti tra le diverse categorie occupazionali (aumenta l’equità intragenerazionale) riarticolazione del sistema pensionistico e l’apertura ad un sistema multipilastro (possibile grazie allo sfruttamento del TFR) ….. ma l’applicazione parziale del metodo contributivo determina una frattura intergenerazionale. Si apre una lunga fase di transizione con la creazione delle seguenti categorie: i “salvati”: i lavoratori che al 31 dicembre 1995 hanno almeno diciotto anni di anzianità e a cui non viene applicato il metodo contributivo i “parzialmente protetti”: quelli con anzianità inferiore a diciotto anni nel 1996, la cui pensione sarà calcolata in base alla regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità accumulata dal 1996 in poi gli “indifesi”: gli assunti a partire dal 1996, la cui pensione sarà interamente contributiva

età al pensionamento nel passato e nel futuro i dati del passato … … le stime per il futuro

Dal 1995 in poi si susseguono interventi di ulteriore riforma per assestare il sistema pensionistico e metterlo a regime. Gli interventi più importanti sono quelli di Prodi 1997, di Maroni 2001, Fornero 2011 Quadro attuale: sistema pensionistico che per coloro che vanno ora in pensione è a ripartizione su base retributiva ma che in prospettiva sta progressivamente spostandosi verso la ripartizione su base contributiva. Ciò determina una progressiva diminuzione del tasso di sostituzione Se un lavoratore (tipicamente dipendente) inserito nel mercato del lavoro negli anni 70 arrivava a percepire una pensione pari all’80% dello stipendio, un lavoratore inserito successivamente vede calare progressivamente questa quota; i più giovani per i quali la vita lavorativa è segnata da lunghi periodi di precarietà e occupazione parasubordinata rischiano di avere trattamenti pensionistici oscillanti tra il 35% e il 65% della retribuzione pensionabile.

trend del tasso di sostituzione lavoratori dipendenti lavoratori autonomi

Come si risponde al decadimento del tasso di sostituzione? integrando la previdenza pubblica con la previdenza privata integrativa e/o la previdenza individuale I TRE PILASTRI DEL SISTEMA PENSIONISTICO Ferrera, pp.101 e ss il PRIMO PILASTRO è il sistema pensionistico pubblico centrato sull’INPS e articolato su due livelli - gli schemi previdenziali a ripartizione da cui derivano prestazioni collegate alla precedente condizione lavorativa e in relazione ai contributi versati - le prestazioni assistenziali volte a garantire una disponibilità reddituale minima contro la povertà

il SECONDO PILASTRO è il sistema di previdenza integrativa complementare rivolto ad occupati e basato su forme pensionistiche a capitalizzazione con adesione collettiva (fondi pensione). I fondi pensione possono essere - CHIUSI se si rivolgono a specifiche categorie di lavoratori e vengono istituiti tramite la contrattazione sindacale - APERTI se sono istituiti direttamente da attori finanziari senza l’intervento delle parti sociali e sono destinati a lavoratori appartenenti ad una medesima azienda o ad un medesimo comparto produttivo il TERZO PILASTRO è il sistema di previdenza individuale basato sulla accumulazione individuale tramite la stipula di polizze

pensioni assistenziali: Occorre ricordare che oltre al sistema delle pensioni previdenziali esiste anche il sistema delle pensioni assistenziali pensioni assistenziali: erogazioni monetarie assicurate in ragione di situazioni oggettive e finalizzate a garantire un reddito - Pensione sociale - Pensione di guerra - Pensione agli invalidi civili - Pensione ai non vedenti - Pensione ai non udenti

Possibili domande sugli argomenti trattati Qual è la finalità delle politiche pensionistiche? Pensioni previdenziali e pensioni assistenziali Le possibili alternative nelle politiche pensionistiche: forme di gestione, tipo di funzionamento e finanziamento, modalità di calcolo Le caratteristiche del sistema a ripartizione e di quello a capitalizzazione I fattori che possono mettere in crisi i sistemi pensionistici a ripartizione I tratti essenziali dell’evoluzione del sistema pensionistico in Italia Che cosa vuol dire che le riforme del sistema pensionistico negli anni ‘90 hanno sostenuto l’equità intragenerazionale ma penalizzato quella intergenrazionale? I tre pilastri della politica pensionistica in Italia: che cosa sono, quando vengono introdotti, che finalità hanno Che cosa si intende per tasso di sostituzione? Qual è il prevedibile andamento di questo tasso nella realtà italiana?

TRASFERIMENTI E SERVIZI Le politiche del lavoro si distinguono in Ferrera, pp.113-116 POLITICHE del LAVORO Saraceno, pp.58-67 TRASFERIMENTI E SERVIZI Insieme di interventi pubblici rivolti alla tutela dell’interesse collettivo alla occupazione. I principali compiti svolti dalle politiche del lavoro sono: - Regolamentazione del mercato del lavoro attraverso la disciplina dei rapporti di lavoro Promozione della occupazione attraverso misure che favoriscono l’inserimento professionale Mantenimento o garanzia di un reddito contro il rischio di disoccupazione Le politiche del lavoro si distinguono in politiche passive (o compensative) politiche attive Interventi volti a incidere sula struttura del mercato del lavoro per creare nuova occupazione o rimuovere cause di disoccupazione Prestazioni monetarie a favore dei disoccupati

Politiche passive ammortizzatori sociali in forma di sussidi in denaro Ferrera, pp.117-122 Politiche passive ammortizzatori sociali in forma di sussidi in denaro in costanza del rapporto di lavoro con interruzione del rapporto di lavoro Indennità di mobilità Cassa integrazione guadagni ordinaria (solo industria, indotto, grande distribuzione, con più di 15 dip.) Cassa integrazione guadagni straordinaria Indennità ordinaria di disoccupazione Indennità di disoccupazione con requisiti ridotti Contratti di solidarietà (solo industria, indotto, grande distribuzione, con più di 15 dip.) (anche ai lavoratori con contratti a tempo determinato)

indennità di disoccupazione prestazioni economiche riservate a coloro che sono stati espulsi dal mercato del lavoro: condizione occupazionale come presupposto per il riconoscimento della disoccupazione coperti solo gli assunti a tempo indeterminato (e il personale artistico, teatrale e cinematografico) i precari possono invece ottenere il sussidio di disoccupazione soltanto se aderiscono ad un’assicurazione, chiamata mini-Aspi, e versano contributi volontari per almeno 13 settimane. evidenti problemi di diseguaglianza redistributiva (insiders e outsiders) ALTRA COSA SONO LE MISURE DI SOSTEGNO AL REDDITO E PER IL CONTRASTO DELLA POVERTA’ trasferimento monetario assicurato alle persone che non hanno sufficienti disponibilità economiche

ASPI - ​Assicurazione sociale per l'impiego (Fornero 2012) è un sussidio che sostituisce la maggior parte delle indennità di disoccupazione vigenti in precedenza. Può essere richiesta da tutti i lavoratori dipendenti che hanno perso la loro occupazione per motivi indipendenti dalla loro volontà. Possono beneficiarne anche: gli apprendisti; i soci lavoratori all'interno di una cooperativa; il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato; i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni. Non può invece essere richiesta dai dipendenti a tempo indeterminato della pubblica amministrazione, dagli operai agricoli, dai lavoratori extracomunitari con permesso di lavoro stagionale. Per usufruire di questo ammortizzatore è necessario: essere assicurati presso l'INPS da almeno due anni; avere versato almeno un anno di contributi nei due anni precedenti all'evento che ha determinato la disoccupazione. L'ASPI viene erogata mensilmente e il suo importo è pari al 75% dello stipendio (o salario) percepito. L'indennità viene ridotta del 15% dopo i primi sei mesi e del 30% dopo i successivi sei. NASPI (Jobs Act 2015) spetta ai dipendenti licenziati, dimessi per giusta causa, oppure che hanno perso il lavoro in seguito a risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione istituita dalla riforma Fornero 2012 esclusi i dipendenti pubblici e gli operai agricoli. per la NASpI bisogna avere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti alla risoluzione del rapporto di lavoro, il lavoratore deve avere almeno trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. L’erogazione della NASpI è condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale.

strategie di contrasto alla povertà Saraceno, pp.68-76 strategie di contrasto alla povertà REDDITO DI CITTADINANZA erogazione monetaria a carattere universale e illimitato nel tempo che ha come unico requisito la cittadinanza (reddito di base) REDDITO MINIMO GARANTITO erogazione monetaria condizionata (universale ma selettiva) e limitata nel tempo che di norma si accompagna con politiche di attivazione esperienze italiane di reddito minimo 1997 RMI Reddito Minimo di Inserimento: sperimentazione su 250 comuni, erogazione accompagnata da progetti di formazione per promuovere l’inserimento occupazionale dei soggetti, si chiude nel 2004 2004 proposta RUI Reddito di Ultima Istanza 2008 Social Card : trasferimento monetario selettivo ma incondizionato 2012 SIA Sostegno all’Inclusione Attiva: prevede un coinvolgimento diretto dei comuni per la individuazione dei beneficiari e per l’accompagnamento all’inclusione alcune esperienze regionali Lazio, Campania, Friuli, Trentino

il quadro europeo delle misure di sostegno al reddito

interventi in forma di erogazioni monetari e/o servizi Ferrera, pp.122-124 Politiche attive interventi in forma di erogazioni monetari e/o servizi sussidi all’occupazione creazione diretta e temporanea di posti di lavoro formazione professionale sostegno finanziario e servizi alla nuova imprenditorialità servizi per orientamento e collocamento lavorativo

Spesa e beneficiari per politiche passive e attive: un confronto

Le politiche del lavoro: alcune recenti riforme 1997 legge Treu - regolazione dei contratti per la fornitura e lo svolgimento del lavoro temporaneo (lavoro INTERINALE) - liberalizzazione dei servizi per l’impiego: dagli uffici di collocamento ai Centri per l’impiego, con la competenza che passa dallo Stato a Regioni ed enti locali la mediazione tra domanda e offerta di lavoro può essere svolta anche da soggetti privati 2003 legge Biagi ampliamento del processo di “flessibilizzazione in entrata” nuove tipologie contrattuali: somministrazione di lavoro (interinale); lavoro a progetto; lavoro ripartito (job sharing); lavoro a chiamata (job on call); lavoro occasionale accessorio; socio lavoratore di cooperative; apprendistato; contratto di inserimento; part time rafforzamento della liberalizzazione e dell’ammodernamento dei servizi per l’impiego, per mezzo della compartecipazione di attori pubblici e privati