Capitolo VI. Disturbi dell’umore
Episodio depressivo maggiore: disagio clinicamente significativo, compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, ecc., che dura almeno 2 settimane; è richiesta la presenza di almeno 5 dei seguenti sintomi: umore depresso per la maggior parte del tempo marcata diminuzione di interesse significativa perdita o aumento di peso insonnia o ipersonnia agitazione o rallentamento psicomotorio affaticabilità, mancanza di energia sentimenti di autosvalutazione, di colpa ridotta capacità di pensare o concentrarsi pensieri ricorrenti di morte
Disturbo depressivo maggiore: almeno un episodio depressivo Depressione ricorrente: decorso clinico di almeno due episodi depressivi maggiori Disturbo distimico: umore cronicamente depresso per almeno due anni
Eziologia della depressione Concordanza gemelli monozigoti (45-60%) – dizigoti (20%) Brain imaging: iperattività dell’amigdala, ridotta attività della corteccia prefrontale Alterazioni endocrine: elevati livelli di cortisolo Personalità: nevroticismo o labilità emozionale Piano cognitivo: eventi negativi della vita attribuiti a sé, ineluttabili, immodificabili Supporto sociale
Aaron T. Beck considera secondarie le modificazioni del tono dell’umore e primarie, le distorsioni cognitive che il soggetto opera nell’analisi degli eventi e nell’interpretazione della realtà La terapia cognitiva di Beck ha come primo punto d’attacco l’identificazione, l’analisi e la presa di consapevolezza delle distorsioni compiute verso eventi minuti della vita Vengono poi analizzati gli schemi cognitivi (strutture base che guidano la nostra analisi della realtà)
Farmaci (antidepressivi) Anni 50: Iproniazide, capostipite degli IMAO (inibitori della monoaminossidasi) Fine anni 50: Imipramina, capostipite degli antidepressivi triciclici (agiscono inibendo la ricaptazione della noradrenalina o serotonina) Fine anni 80: inibitori selettivi della serotonina (SSRI, fluoxetina, paroxetina, sertralina, citalopram) Un trattamento biologico innovativo è la stimolazione magnetica transcranica
Terapia psicologica (la combinazione di antidepressivi e psicoterapia fa aumentare le probabilità di successo) Terapia cognitivo-comportamentale (raccomandata nelle varie linee guida) Terapia cognitiva orientata alla mindfulness (indicata per depressione ricorrente) Psicoterapia interpersonale (IPT; intervento psicodinamico breve; adatto in caso di depressione lieve/moderata riconducibile a problemi interpersonali) Approccio sistemico familiare (indicato se il paziente è un bambino o un adolescente)
Episodio maniacale: grave alterazione dell’umore, devono essere presenti almeno 3 dei seguenti sintomi per una settimana: - autostima ipertrofica - diminuito bisogno di sonno - maggiore loquacità - fuga delle idee - distraibilità - aumento dell’attività finalizzata - eccessivo coinvolgimento in attività ludiche conseguenze dannose
Episodio ipomaniacale: manifestazione meno grave di un episodio maniacale (almeno 4 giorni, non provoca marcata compromissione della vita sociale o lavorativa) Episodio misto: costituito da rapide alternanze di umore (almeno una settimana), in cui giornalmente sono presenti le caratteristiche dell’episodio depressivo maggiore alternate a quelle dell’episodio maniacale
Disturbo bipolare I: decorso clinico con uno o più episodi maniacali o episodi misti Disturbo bipolare II: decorso clinico con uno o più episodi depressivi e almeno un episodio ipomaniacale Vengono trattati con stabilizzatori dell’umore (il farmaco d’elezione è il carbonato di litio) Il trattamento farmacologico è d’obbligo Disturbo ciclotimico: alterazione dell’umore cronica fluttuante tra episodi ipomaniacali e sintomi depressivi
Suicidio: atto a esito fatale, in cui l’individuo provoca deliberatamente la propria morte (più frequente tra gli uomini, 4:1) Suicidio mancato: atto suicidario fallito, ma potenzialmente mortale Parasuicidio: atto a esito non fatale, in cui l’individuo provoca danno a se stesso (più frequente nelle donne, 3:1) Il tasso di suicidi a causa della depressione maggiore è di circa il 7% negli uomini e l’1% nelle donne Il 95% dei suicidi è associato a malattia mentale
Valutare l’ideazione suicidaria: da quanto tempo il paziente ci pensa, quanto riesce a distrarsi da questo pensiero, qual è il rischio che passi all’atto Il progetto suicidario può avere diversi significati: riconquistare o ricongiungersi a un amore perduto, punire e/o indurre senso di colpa negli altri, riparare a colpe reali o presunte, liberarsi di sentimenti ritenuti inaccettabili o un impulso momentaneo e incontenibile
Elementi importanti nella valutazione del rischio di suicidio Gravità dei tentativi precedenti Storia dei tentativi precedenti Acuta ideazione suicidaria Condizione psicologica di grave disperazione La forza di attrazione che la morte è venuta ad avere Storia familiare con presenza suicidi Abuso di alcol Presenza di episodi di perdita o separazione Dopo un tentato suicidio il rischio aumenta di 40 volte
Spunti utili per affrontare il tema del suicidio in sede di colloquio Elicitare le ragioni per morire e per vivere Rivalutare le une e le altre Suggerire il dubbio sulla stabilità delle proprie convinzioni Elencare e appuntare le ragioni per vivere Pianificare al minuto le prossime 24 ore Programmare una serie di attività Identificare specifici pensieri legati all’ideazione suicidaria