IL TEMA DEL RISCHIO NELLA SOCIOLOGIA DELL’AMBIENTE
I due principali approcci della sociologia dell’ambiente Un taglio più prettamente sociologico, tratta i temi del mutamento, del conflitto, e del rischio ambientale Analisi incentrate su una spiegazione politica economica dei problemi ambientali; L’interesse maggiore è per il tema della sostenibilità, dello sviluppo compatibile, del controllo e della salvaguardia delle risorse
Le tematiche strettamemte sociologiche Mutamento ambientale mutamenti climatici, effetto serra, trasformazioni nel territorio: desertificazione... Conflitto ambientale tipicamente per reazioni delle società locali a progetti di trasformazione ambientale Rischio ambientale percezione sociale del rischio
L’analisi del rischio: dall’analisi probabilistica alla costruzione sociale la PRA ( Probabilistic Risk Analysis) si basa su due assunti: il rischio è un costrutto concettuale di tipo esclusivamente probabilistico, descrivibile mediante la frequenza attesa degli accadimenti non voluti; l’opinione pubblica è composta da soggetti isolati ed indipendenti rispetto al loro contesto, che si comportano come ingegneri perfettamente razionali di fronte ai rischi cui sono esposti
Le formule della PRA Da un punto di vista puramente quantitativo, il rischio associato ad un determinato evento può essere definito come il prodotto della probabilità che l’evento si verifichi per l’entità dei danni conseguenti al suo verificarsi: R = P x C Qualora la probabilità dell’evento preso in considerazione sia rapportata ad un periodo di tempo determinato il rischio sarà allora calcolabile come il prodotto della frequenza di un evento per l’entità delle sue conseguenze dannose: R = (P/T) x C
I limiti della PRA Generale: difficoltà di distinguere fra rischio e rischio (dare un contenuto valoriale alla formula) Rapportato al secondo assunto: attività profondamente diversificate possono comportare lo stesso fattore di rischio
Che cosa trascura la PRA La considerazione che la trasformazione di un puro pericolo in un rischio rappresenta una costruzione sociale che combina elementi cognitivi, morali, culturali, politici In altre parole, nel concetto di rischio è imprescindibile l’elemento umano
Dal pericolo al rischio: Luhmann Una persona che si assume o evita un rischio non può essere correttamente giudicata, perché i rischi si presentano in maniera differente a coloro che li osservano ed a coloro che li assumono Il rischio acquista significato in virtù della contrapposizione concettuale tra rischio e pericolo Entrambi sono caratterizzati dalla condizione di incertezza nei confronti del futuro e dall’idea di un evento negativo che non è presente come accadimento ma che potrebbe presentarsi: ciò che contribuisce a differenziarli è invece la presenza/assenza dell’intenzionalità dell’uomo
Un pericolo e un rischio Il cancro al polmone è un pericolo oggettivo, in quanto malattia fisica che può colpire l’uomo, respirare l’aria inquinata o fumare un pacchetto di sigarette al giorno è un rischio cui decide di confrontarsi (o di evitare) qualsiasi uomo sia a conoscenza che si tratta di attività che possono indurre il cancro ai polmoni. Il primo è una proprietà delle cose, il secondo della decisione.
Il rischio è costruzione sociale: Mary Douglas nella percezione del rischio gli esseri umani agiscono non tanto come individui isolati, ma come esseri sociali ogni struttura sociale seleziona un certo numero e/o tipo di pericoli e sviluppa specifici meccanismi di attribuzione di colpa, che hanno il compito di mantenere la coesione del gruppo L’analisi del rischio non può mai prescindere dalla cultura e deve presupporre l’esistenza di una pluralità di razionalità
Il modello della Douglas: progettualità individuale e coscienza collettiva tipologia griglia/gruppo: l’attore sociale possiede un orizzonte di possibilità nelle sfere della normativa sociale (prescrizioni = griglia) e della dimensione collettiva (integrazione = gruppo) le norme che guidano l’azione degli individui, non sono fissate rigidamente una volta per tutte, ma variano nei contesti dalla massima coazione fino alla estrema flessibilità. Un discorso analogo vale per la dimensione collettivistica/individualistica che misura il grado di integrazione sociale Dall’intersezione dei due assi dimensionali risultano quattro differenti ambienti sociali o culture tipiche
Tipologia delle culture Asse della marginalità politica Tipologia delle culture Asse del centro politico Griglia forte + GERARCHICA FATALISTA - + Gruppo debole Gruppo forte INDIVIDUALISTA SETTARIA - Griglia debole
L’INDIVIDUALISTA ambiente sociale dell’individualismo di mercato – figura idealtipica dell’imprenditore capitalistico, svincolato dalle norme e dalla tradizione e libero dalle costrizioni del gruppo. Questo tipo di soggetto, fortemente innovatore, si caratterizza per l’assunzione di rischi nel proprio interesse, ma tendenzialmente si concentra sul rischio economico, lateralizzando quello tecnologico ambientale
Il GERARCHICO figura idealtipica del burocrate, fortemente integrato nel proprio gruppo ed altrettanto condizionato dalle prescrizioni sociali. Non assume autonomamente rischi e quando vi è costretti segue una logica tipicamente procedurale
Il FATALISTA rappresenta la razionalità degli isolati, sia dal punto di vista delle relazioni che da quello fisico, figura idealtipica della Douglas è il contadino. Questo tipo di individuo (o di gruppo, o di società, inserire commento e chiarimento) subisce in modo molto evidente le prescrizioni sociali e manifesta un atteggiamento fatalista nei confronti del rischio, visto come un destino ineluttabile che rende inutile qualsiasi forma di impegno sociale e/o politico
Il SETTARIO si caratterizza per l’adesione a gruppi di piccole dimensioni, non competitivi e tendenzialmente egualitari, con una forte demarcazione dei confini nei confronti del mondo esterno. Figure tipiche le sette religiose o alcuni gruppi ambientalisti
Thompson e Schwarz: l’adattamento del modello all’analisi degli atteggiamenti verso l’ambiente generatore di differenti comportamenti e approcci al problema e conseguenti strategie concezioni non necessariamente individuali, ma riferibili a gruppi, o ad intere società, nelle quali esistono razionalità prevalenti, che tendono a caratterizzarle o in quanto particolarmente diffuse, o in quanto caratterizzano la struttura e tendono quindi a definire le azioni collettive
Limitazioni sulle scelte + GERARCHICA (natura perversa/tollerante) FATALISTA (natura capricciosa) - + individualizzato collettivizzato INDIVIDUALISTA (natura benigna) SETTARIA (natura effimera) - Nessuna limitazione sulle scelte
razionalità individualista mondo caratterizzato dall’abbondanza di risorse e mito della natura benigna, secondo cui “non importa quanti colpi diamo, la palla tornerà sempre in fondo al bacino” atteggiamento di laissez-faire, modello di apprendimento per tentativi ed errori, espansione tecnologica Il materialismo pragmatico che spinge a trascurare gli effetti di lungo periodo per qualsiasi sviluppo offra le migliori prospettive immediate
razionalità procedurale - gerarchica mito della natura perversa tollerante, scarsità di risorse, sulla quale non è possibile influire direttamente oltre una certa misura la palla, che normalmente torna sempre nella posizione iniziale, può anche fuoriuscire dalla struttura che la contiene se sollecitata da una spinta troppo forte Occorrono interventi governativi di controllo ed uno stile di apprendimento più prudente
razionalità egualitaria mito della natura effimera, che rischia di perdere il proprio equilibrio ad ogni più piccolo mutamento necessità di porre immediatamente fine ad uno sviluppo tecnologico indiscriminato e di utilizzare tecnolgie eco compatibili e su scala ridotta, che tengano conto anche degli impatti a lungo termine
razionalità fatalista mito di una natura capricciosa, raffigurata graficamente da una palla che rotola in maniera imprevedibile su una superficie piana (tutto quello che puoi fare è cercare di affrontare come meglio puoi una situazione su cui non hai nessun controllo), e che costituisce pertanto una continua fonte di ingiustizie e di soprusi
Il rischio: un problema anche di comunicazione La comunicazione nei sui molteplici aspetti – da quella interpersonale a quella di massa – gioca un ruolo fondamentale nell’orientamento dei comportamenti individuali e collettivi L’esperto è investito di una responsabilità determinante e può succedere che le sue stesse convinzioni nel tentativo di sottolineare enfaticamente rischi reali e oggettivi ingenerino sicurezze improprie su altri fronti
Il rischio: un problema anche di comunicazione Problema che si manifesta in misura eccezionale in tutte le situazioni di emergenza Sia nel caso di incidenti di origine tecnologica che di catastrofi naturali, l’entità delle conseguenze non dipende esclusivamente dal tipo di fenomeno occorso, ma anche dalle caratteristiche della comunità impattata Occorre considerare: I meccanismi di organizzazione dell’emergenza, Il tipo di reazione, I sistemi di informazione
La comunicazione negli incidenti tecnologici Gli incidenti alle centrali nucleari (p.e. Chernobyl’86) costituiscono gravi esempi di catastrofi informative oltre che tecnologiche spettacolarizzazione da parte dei mass media contraddittorietà delle notizie diffuse dalle fonti ufficiali hanno contribuito in misura notevole e creare panico
Una buona informazione deve essere intesa come un processo che si distende nel tempo deve tenere conto della differenziazione dei processi interpretativi dei soggetti individuali e collettivi
Il rischio ambientale un danno ambientale può essere considerato un pericolo Il rischio ambientale è rappresentato dalla sua percezione come tale la costruzione sociale del rischio comportato ne determina il livello di accettabilità all’interno di una comunità quando questo viene superato si possono innescare conflitti ambientali