Politiche sociali e mondo globale

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Politiche sociali e mondo globale Cap.9

Cap. 9

Nel presente corso si presentano alcuni fondamentali strumenti analitici per lo studio delle politiche sociali e del welfare state, al fine di ricostruire l’evoluzione e le dinamiche di funzionamento delle 4 principali politiche sociali; pensioni, lavoro, sanità e assistenza. Si suggeriscono alcune chiavi interpretative per spiegare i percorsi di sviluppo di queste 4 politiche, e più in generale, del welfare state italiano, e dei percorsi seguiti da altri paesi europei, nonché fornire una base di dati e documentazione x approfondimenti di studio. Cap.9

Alcune norme, standard e regole sulla distribuzione di alcune risorse e opportunità considerate particolarmente rilevanti per le condizioni di vita meritano di essere garantite dall’autorità dello Stato. Nelle democrazie contemporanee queste sono incorporate nella nozione di cittadinanza sociale. Essere cittadini vuol dire, infatti, godere non solo di diritti civili e politici, ma anche di specifici diritti sociali, che si configurano come diritti-spettanze: essi danno titolo a ottenere risorse (per es. l’accesso a un servizio) che sorreggono le condizioni di vita. La cittadinanza sociale contribuisce così alla concreta realizzazione dei grandi ideali normativi della tradizione occidentale moderna: libertà, uguaglianza, solidarietà, sicurezza.

Le politiche sociali sono, inoltre, corsi di azione per organizzare produzione e distribuzione di queste risorse ed opportunità attraverso gli schemi previdenziali, i servizi sanitari, ecc. Sanità e assistenza sono due comparti importantissimi non solo per i servizi erogati ai cittadini, ma anche per il numero di dipendenti pubblici coinvolti nel processo di erogazione. Gli enti pubblici e i funzionari statali non sono naturalmente gli unici attori delle politiche sociali poiché vi interagiscono attori pubblici e non. Lo Stato può inoltre, incidere sulla distribuzione di risorse e opportunità e, dunque, sulle condizioni di vita dei cittadini attraverso le erogazioni dirette, ma anche indirette, disciplinando l’operato di soggetti non pubblici (pensiamo al diritto di famiglia o a quello al lavoro). Soprattutto in Europa l’apparato statale svolge un ruolo di primo piano come fornitore diretto di servizi e prestazioni, spendendo più di 1/4 del PIL.

La nozione di bisogno connota una carenza, la mancanza di qualcosa, importante e al tempo stesso un oggetto, un bene mancante oppure necessario per sopperire o rimediare alla mancanza: un bisogno sanitario nasce ad esempio a causa di qualche deficit di salute (la carenza), che crea l’esigenza di qualche forma di assistenza medica (un bene necessario per rispondere alla carenza); La nozione di rischio invece è l’esposizione a determinate eventualità che possono accadere (x es. la malattia) e che, quando si verificano, hanno effetti negativi e generano dunque dei bisogni.

A entrambi si può far fronte ricorrendo a risorse e opportunità connesse alla sfera del mercato (in particolare il mercato del lavoro, dal quale si attingono redditi), alla sfera della famiglia (comprese le reti parentali e amicali) e quella delle cosiddette associazioni intermedie, cioè non solo le comunità informali (vicinato o quartiere), ma anche gruppi organizzati come le associazioni di categoria e soprattutto i soggetti del terzo settore, ossia le associazioni di volontariato che operano senza fini di lucro (non profit organizations).

Le condizioni di vita degli individui (cioè il loro benessere, nel senso più lato) dipendono in larga misura proprio dal posto che essi occupano all’interno delle reti familiari, lavorative e associative, dalle modalità di organizzazione e funzionamento di queste reti e dai loro reciproci rapporti. Nel corso del tempo però lo Stato ha assunto un ruolo sempre più rilevante nel garantire la tutela dei principali rischi e bisogni, andando a creare un paniere di bisogni e di rischi meritevoli di ricevere una garanzia di tutela da parte dello stato, data la loro rilevanza per le condizioni di vita.

Le politiche forniscono protezione sociale ai cittadini rispetto ai panieri codificati di rischi e bisogni che riflettono le caratteristiche di una data società: per esempio la sua struttura demografica, forme di organizzazione economica, dinamiche politiche e le sue tradizioni ideologiche e culturali. Cap. 9

Il quadrilatero costituito da stato, famiglia, mercato del lavoro e mondo associativo è a volte denominato il diamante del welfare. Il sistema di relazioni formali e informali tra le quattro punte del diamante è a sua volta denominato regime di welfare o welfare mix, anche se lo stato ha un ruolo preminente come regolatore sovrano. I paesi dell’area OCSE e le condizioni di vita dei cittadini trovano in tali politiche un’ancora che le rende più stabili, prevedibili e sicure. Le più importanti sono: le politiche pensionistiche x il rischio della vecchiaia, la perdita della capacità lavorativa, e dunque di sicurezza economica, che caratterizza l’età anziana. Coprano anche il rischio di invalidità e morte in presenza di familiari superstiti; le politiche sanitarie, coprano il rischio di malattia e i bisogni sanitari ad esso connessi; Cap.9

le politiche del lavoro rispondono al rischio di restare senza lavoro, mirano anche a regolare il mercato del lavoro e promuovere l’incontro tra domanda ed offerta, in modo da tentare di prevenire la disoccupazione; le politiche di assistenza sociale vanno dalla perdita di autosufficienza personale, alla povertà economica, dalla difficoltà di accesso all’abitazione, ai carichi familiari, ossia le persone deboli (minori, portatori di handicap, ecc.) all’interno dell’unità domestica. Nel dibattito politico e accademico, l’insieme delle politiche sociali è spesso denotato con l’espressione di stato del benessere o welfare state. Nel dibattito italiano più recente è molto utilizzata anche l’espressione di stato sociale.

Questo insieme va collocato sullo sfondo di un processo di trasformazioni economiche, sociali e politico-istituzionali che le scienze sociali hanno definito “processo di modernizzazione”, processo che ha interessato le società europee a partire dal XIX secolo, trasformando la loro struttura produttiva e occupazionale (industrializzazione), i loro modelli di organizzazione sociali (urbanizzazione, passaggio dalla famiglia estesa alla nucleare, alfabetizzazione tramite la scuola di massa, miglioramento del tenore di vita), i loro sistemi politici e amministrativi (democratizzazione, burocratizzazione, ecc.). Dunque, il welfare state nasce in corrispondenza alla nuova configurazione di rischi e bisogni originati dalle dinamiche di modernizzazione.

Tramite queste politiche lo stato fornisce protezione contro rischi e bisogni secondo tre modalità idealtipiche che vanno sotto il nome di ASSISTENZA, ASSICURAZIONE e SICUREZZA SOCIALE, corrispondenti a 3 diversi corsi di azione nel sociale, caratterizzati da norme e logiche proprie per l’accesso alla protezione pubblica, la natura delle prestazioni e le fonti di finanziamento. Il terzo elemento focalizza l’attenzione su un elemento istituzionale importante: i diritti sociali (e i corrispettivi doveri di contribuzione finanziaria). )

<<Lo sviluppo del welfare state […] ha implicato una trasformazione fondamentale dello stato stesso, della sua struttura, delle sue funzioni e della sua legittimità. In una tradizione weberiana, la crescita del welfare state può essere intesa come graduale apparizione di un nuovo tipo di potere composto di “elites distributrici”, “burocrazie di servizio” e “clientele sociali”. Con la trasformazione dello stato cambiano anche le basi della sua legittimità e le sue funzioni. Gli obiettivi della solidità e sicurezza verso l’esterno, libertà economica all’interno e uguaglianza rispetto alla legge sono progressivamente sostituiti da una nuova ragion d’essere: l’erogazione garantita di servizi sociali e trasferimenti in denaro secondo criteri standardizzati e procedure routinizzate, non limitate all’assistenza d’emergenza>> (Florà).

La letteratura storico-comparata sulle politiche sociali ha individuato sin dagli anni Cinquanta tre diversi modelli o modalità tipiche di intervento pubblico a fini di protezione sociale: l’assistenza; l’assicurazione sociale e il principio dell’obbligatorietà. L’assistenza comprende tutti gli interventi volti a rispondere in modo mirato a specifici bisogni individuali o a categorie specifiche di bisognosi. Già in Inghilterra nel XVII secolo si rinvengono interventi di questo tipo: leggi sui poveri per farli internare in work houses, case di lavoro simili alle prigioni.