Affrontare il conflitto Carlo Schenone

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Transcript della presentazione:

Affrontare il conflitto Carlo Schenone carlo@schenone.net Rapporto M-m e Equivalenza di circa 2 ore.

Violenza e aggressività La storia è così piena di violenza che siamo talvolta tentati di credere che quest’ultima sia innata nel cuore umano Per violenza intendiamo sia la violenza diretta (sangue, morti) che la violenza strutturale (oppressione e miseria) - Galtung

Violenza e aggressività L’aggressività è innata o acquisita? L’aggressività viene di volta in volta considerata un istinto, una pulsione, un bisogno, una motivazione, un meccanismo di difesa o reazione alla frustrazione.

Violenza e aggressività Nel linguaggio corrente: aggressività - affermazione di sé: sinonimo di energia, forza, presenza In inglese aggressiveness aggressività – animosità: sinonimo di malevolenza, mancanza di rispetto, antipatia, crudeltà In inglese aggressivity

Violenza e aggressività Due teorie sull’aggressività: Konrad Lorenz – etologo Aggressività = istinto comune ad animali e uomini che si accumula nel sistema nervoso e ogni tanto deve esplodere Eric Fromm – psicologo Aggressività benigna: al servizio della vita, il suo scopo è la conservazione della vita, è funzionale alla sopravvivenza e quando ha raggiunto lo scopo sparisce Aggressività maligna, esclusiva dell'uomo, si manifesta con la crudeltà, la distruttività, l’omicidio; non è funzionale, è afinalistica

Nonviolenza e aggressività La parola deriva dal latino 'ad-gredior', faccio un passo avanti, mi affermo L’aggressività è un'energia di per sé neutrale, che è possibile trasformare. L’aggressività è la capacità di reagire, di affermare se stessi

Nonviolenza e aggressività La gestione dell’aggressività: Assertività: capacità di affermare me stesso, le mie esigenze, le mie idee, ciò che sono in modo CHIARO, DIRETTO E SINCERO, con modalità ferme, gentili, centrate, non rabbiose o vendicative, come di chi non sente messo in discussione il proprio io, la propria identità. Sublimazione: mettere i propri impulsi aggressivi non tanto al servizio del proprio interesse ma al servizio di un ideale di giustizia collettivo

La radice della violenza: il sistema M-m La teoria di Pat Patfoort Pat Patfoort, antropologa belga e dottore in biologia umana partendo da un approccio prettaemnte scientifico sperimentale ha studiato un approccio teorico che fosse rispettoso dei principi della nonviolenza. I numerosi contatti con diverse associazioni gandhiane, la sua esperienza di madre e la lunga permanenza nell'Africa Occidentale l'hanno aiutata nello sviluppo della sua ricerca sull’applicazione della nonviolenza alla realtà osservata. Lavora sui conflitti dal 1970, a tutti i livelli e in diversi tipi di società e culture. Ha fondato in Belgio il Centro per la gestione nonviolenta dei conflitti.

La radice della violenza: il sistema M-m Le differenze tra gli esseri umani: Caratteristiche - provenienza, cultura, professione, altezza, carattere, gusti … Punti di vista differenti : per i quali non deve emergere una decisione per i quali deve emergere una decisione

La radice della violenza: il sistema M-m I livelli del conflitto Micro – personale, interpersonale Meso – sociale Macro – internazionale

La radice della violenza: il sistema M-m Differenze di caratteristiche, idee, opinioni, punti di vista X Y contesto Giudizi di valore Potere Comunicazione Risposta aggressiva squilibrio M m

La radice della violenza: il sistema M-m La comunicazione verbale come emittente: M → l’ordine, la pressione camuffata, il consiglio, la lezione, la generalizzazione, la critica negativa, la minaccia, l’accusa, lo scherno, la menzogna m → l’esitazione, non prendere la parola, l’accondiscendeza cieca come ricevente: M → non ascoltare, non osservare, non ammettere, non prendersi energia e tempo necessari per ascoltare m → ascoltare più di quanto sia sopportabile ascoltare più l’altro di noi stessi

La radice della violenza: il sistema M-m La comunicazione non verbale M → voce forte, avanzare, gesticolare, usare odori forti, fare altro m → voce fievole, indietreggiare, abbassare lo sguardo, chinare il capo, mangiarsi le unghie

La radice della violenza: il sistema M-m Il contesto regole, modi e convenzioni potere e conformismo pensare in termini comparativi pensiero bipolare* (p.50) pensiero bipolare

La radice della violenza: il sistema M-m Le caratteristiche delle due posizioni Maggiore - M minore - m Sottomettere Opprimere Sparlare Prevalere Sopraffare Dominare Far pressione su qualcuno Sminuire Minimizzare Umiliare Subire Sentirsi piccolo Soggiacere Stare zitto Essere secondo Aspettare Accettare Sopportare Abuso di potere Non uso di potere  

La radice della violenza: il sistema M-m L’estensione del sistema m-M: quando la distanza tra la posizione M e m aumenta sempre di più MM-mm L’allargamento del sistema m-M: quando si pensa di potersi mettere in posizione M anche con altri MM-m-m-m-m

La radice della violenza: il sistema M-m Perché non si sta bene in posizione m e si vuole uscirne? L’istinto di autoconservazione a livello fisico e dei valori porta alla reazione. La posizione m è caratterizzata da sofferenza. Es. Il conflitto tra generazioni è un tipico caso in cui due parti lottano perché i propri valori ottengano uno spazio maggiore: per esempio una madre pensa che non si può vivere “come marito e moglie” se non si è sposati, la figlia vuole convivere col suo fidanzato

La risposta M-m al conflitto Per non essere inferiori si cerca di essere superiori, è del tutto normale e nel giusto non voler stare nella posizione inferiore, ma nel momento in cui cerchiamo di prevaricare l'altro portandoci in superiore noi costruiamo la violenza I MECCANISMI della VIOLENZA a. ESCALATION – energia verso la persona che ha causato la violenza – incremento della violenza b. CATENA della violenza – energia che si rivolge verso un terzo – propagazione della violenza c. AUTODISTRUTTIVITA’ – energia rivolta verso il soggetto stesso che la genera

La risposta M-m al conflitto a. ESCALATION energia verso la persona che ha causato la violenza incremento della violenza Chi si trova nella posizione m cerca di portarsi in M (non sullo stesso piano), l'altro però verrà a trovarsi in inferiorità e cercherà di riconquistare il terreno perduto e un po' di più soglia Fase visibile Fisica Fase invisibile Psicologica verbale reazione  Uso di oggetti (es.armi) Guerra aperta Contatto fisico  ESCALATION * p.117  Guerra economica Violenza strutturale Linguaggio verbale   Linguaggio del corpo

La risposta M-m al conflitto Gli assiomi dell’escalation Assioma n.1: sembra ci siano solo posizioni minori Le persone sono molto più coscienti quando si trovano in posizione minore Assioma n.2: nessuna comparazione vale Le sofferenze per la posizione m non sono comparabili Assioma n.3: la conseguenza La maggior parte delle volte che le persone si mettono in M è perché sono state messe precedentemente in m Assioma n.4: provocare l’aggressione quando ci mettiamo in M incitiamo l’altro a mettersi in M rispetto a noi

La risposta M-m al conflitto Le argomentazioni Ogni parte come può cerca tutti gli elementi che possono rafforzare il suo punto di vista attraverso: argomentazioni positive: si mettono in evidenza gli aspetti positivi del proprio punto di vista 2. argomentazioni negativi: si mettono in evidenza gli aspetti negativi del punto di vista dell’altro 3. argomentazioni glorificatrici: si mettono in evidenza gli aspetti positivi di noi stessi 4. argomentazioni distruttive: si mettono in evidenza gli aspetti negativi dell’altro come persona

La risposta M-m al conflitto Frammenti di escalation Quando una persona è differente e la sua differenza ci disturba Dare la colpa ad un altro La vendetta Non fare o fare delle cose per orgoglio La punizione

La risposta M-m al conflitto b. CATENA della violenza energia che si rivolge verso un terzo – propagazione della violenza b1. Catena non istituzionalizzata • reazione • attacco • • b2. Catena istituzionalizzata o gerarchica Dirigente Comandante Lavoratore Soldato

La risposta M-m al conflitto c. AUTODISTRUTTIVITA’ energia rivolta verso il soggetto stesso che la genera Non siamo capaci di rivolgere all’esterno l’energia aggressiva e la internalizziamo M m

Come di solito si cerca di combattere la violenza?  intervenendo sul livello visibile pensando che se il conflitto rimane a livello invisibile va bene (sono giusto dei bisticci)  interrompendo o riducendo l’escalation : - dividendo fisicamente le parti (territori occupati in Palestina) - rimuovendo l’oggetto del contendere (datemi la palla così non litigate più) - penalizzando una delle parti per evitare che reagisca  eliminando fisicamente una delle parti in conflitto

La risposta E-E al conflitto La Nonviolenza si colloca fuori dal meccanismo M-m Violenza - minore ◄ Nonviolenza ►Violenza - maggiore Violenza verso se stessi Violenza né verso se stessi né verso gli altri Violenza verso gli altri Non uso del potere Uso del potere Abuso del potere Atteggiamento passivo Atteggiamento assertivo Atteggiamento prevaricatore/distruttivo “La rassegnazione, la passività sono dunque più contrarie alla Nonviolenza della violenza stessa. Gandhi ha sempre affermato che se la scelta fosse unicamente tra viltà e violenza, tra passività e violenza, allora bisognerebbe scegliere la violenza”

La risposta E-E al conflitto Il modello E – E si fonda sui principi: nessuno deve sottoporre a violenza, nessuno deve essere sottoposto a violenza Obiettivo: modificare il comportamento della parte che esercita la violenza modificare il comportamento della parte che subisce la violenza M m E

La risposta E-E al conflitto Per raggiungere l’equivalenza è necessario percorrere un PROCESSO attraverso 3 fasi: A. Essere in modo equivalente B. Ricercare e comunicare i fondamenti C. Creare una soluzione

La risposta E-E al conflitto A. Essere in modo equivalente Lavorare sulla autocoscienza, sulla forza interiore, sulle potenzialità e risorse personali: risvegliare l’aggressività positiva-istinto di autoconservazione Mettere noi e l’altro in posizione equivalente. Essere in modo equivalente* p.258 Abilità: affermazione positiva di sé

La risposta E-E al conflitto B. Ricercare e comunicare i fondamenti I fondamenti sono i fattori che soggiaciono ai punti di vista, che li sostengono; sono le motivazioni, i valori, i bisogni, gli interessi, gli obiettivi, i timori per cui entrambe le parti hanno il loro punto di vista. Sono soprattutto elementi che coinvolgono a livello emotivo. Sono le risposte alla catena di perché dei punti di vista. Prescindono dai giudizi di valore, non ci sono fondamenti più importanti o meno di altri. Spesso sono le motivazioni meno dicibili ma più concrete. Punto di vista: voglio che tu mi obbedisca Arg. pos.: se mi ubbidisci eviti di fare brutta figura Arg. neg.: quando fai di testa tua combini spesso guai Arg. glor.: io so educare le persone Arg. dist.: tu sei un ragazzo incapace a stare con gli altri Fondamento: ho paura che tu mi faccia fare brutta figura Abilità: comunicazione

F nonviolenza assoluta H G Triangolo della nonviolenza B 100% parte B Triangolo della violenza E compromesso 50% D scontro A 100% parte A C C 50%

Ad A serve la buccia e a B serve la polpa Voglio l’arancia! Ad A serve la buccia e a B serve la polpa La buccia ad A e la polpa a B Tutta l’arancia a B Triangolo della nonviolenza 100% Triangolo della violenza Bisogni di B 50% Mezza arancia a testa Ad A un’arancia schiacciata e a B il succo sulle mani Niente ad A e a B 50% Tutta l’arancia a A Bisogni di A

La risposta E-E al conflitto C. Creare una soluzione La soluzione che si creerà non deve essere confrontata con i punti di vista iniziali, il lavoro si è svolto a livello più profondo, dei fondamenti. La soluzione non deve necessariamente soddisfare il 100% dei fondamenti di entrambe le parti (nonviolenza assoluta) ma può soddisfarne parte. Abilità: creatività

La risposta E-E al conflitto Punti di vista Pretesti Fondamenti

La risposta E-E al conflitto Nuova proposta Fondamenti

La risposta E-E al conflitto Si possono affrontare i propri conflitti o quelli altrui. Coinvolgendo tutte le parti o solo alcune. Si cercano i fondamenti delle parti in causa. A prima vista trovare i propri fondamenti è facile ma in effetti di solito si trovano dei pretesti per giustificare il proprio punto di vista. Cercare i fondamenti dell’avversario è difficile perché si ha paura di dargli ragione Cercare i propri fondamenti può essere difficile perché può richiedere di accettare cose di sé che non si apprezzano Dimenticate le ipotesi di partenza si cerca una nuova situazione che rispetti la maggior quantità di fondamenti trovati per tutte le parti.

L'intervento di una terza parte La mediazione La terza parte resta tale, non entra nel conflitto, non si schiera ma si situa accanto alle due parti. La sua presenza deve essere voluta da entrambe le parti. E’ necessaria quando le emozioni presenti impediscono lo svolgimento del processo Le sue funzioni sono: sviluppare il più possibile l’equivalenza nel rapporto rendere possibile o semplificare la comunicazione – può fare commenti o domande sui fondamenti stimolare la creatività – può suggerire delle proposte di soluzione ma non decide In caso di escalation può utilizzare la de-escalation.

L'intervento di una terza parte L’interposizione La terza parte può entrare nel conflitto interponendosi tra le due parti. La presenza può essere richiesta solo da una delle parti ma è auspicabile che l’altra parte non veda questo come uno schieramento in contrapposizione. Le sue funzioni sono: riportare le parti al rispetto minimo vicendevole e al dialogo fare prendere coscienza alle parti delle ingiustizie che commettono nei confronti dell’avversario.

L'intervento di una terza parte Nel caso di conflitti in cui la parte minore è molto oppressa o così debole da non poter reagire e opporsi, se noi, in qualità di testimoni, non cerchiamo di intervenire in qualche modo, la parte minore ci vedrà come complici della parte Maggiore o un’altra parte Maggiore. Assumere un atteggiamento nonviolento non significa restare fuori dal conflitto né entrarci in modo tale da diventare la parte minore, ma stare accanto ad entrambe le parti come una terza parte.

Bibliografia Pat Patfoort, Costruire la Nonviolenza. Per una pedagogia dei conflitti La Meridana Pat Patfoort, Io voglio tu non vuoi. Manuale di educazione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele Pat Patfoort, Difendersi senza aggredire. Edizioni Gruppo Abele