LA GESTIONE DEL RISCHIO NELL’ADOLESCENZA: ASPETTI PSICOLOGICI E SOCIALI DELLA SICUREZZA VIARIA Rosa Migliaccio Napoli , 23 maggio 2008
RISCHIO IN ADOLESCENZA I COMPORTAMENTI COSIDDETTI “A RISCHIO” VENGONO IDENTIFICATI IN QUELLE AZIONI CHE POSSONO METTERE IN PERICOLO SIA A BREVE CHE A LUNGO TERMINE IL BENESSERE FISICO, PSICOLOGICO E SOCIALE DELL’ADOLESCENTE.
PROBLEMATICHE ADOLESCENZIALI IL COMPORTAMENTO DELL’ADOLESCENTE È SOGGETTO ALL’INSTABILITÀ DEL PROPRIO MONDO EMOTIVO. Sentimenti normalmente presenti sono l’angoscia, la paura, la malinconia, il rimpianto, la tristezza; infatti l’incapacità di interiorizzarli in modo costruttivo e la mancanza di riferimenti stabili, può portare allo sviluppo di disturbi psicopatologici.
I COMPORTAMENTI A RISCHIO IN ADOLESCENZA Condotte che possono, in modo diretto o indiretto, mettere a repentaglio, sia nell’ immediato che a lungo termine, il benessere fisico, psicologico e sociale degli adolescenti (Bonino, et al.,2003); L’uso di sostanze psicoattive (alcol, uso di marijuana e di altre droghe); L’ attività sessuale precoce e non protetta; Le condotte devianti e antisociali; La guida e i comportamenti pericolosi; L’ alimentazione disturbata.
Si tratta di comportamenti che compaiono per la prima volta in adolescenza. Nella società occidentale contemporanea si registra una generale tendenza all’anticipazione dell’età di inizio. In seguito, essi possono essere abbandonati (consumo di marijuana e molti comportamenti devianti) oppure stabilizzarsi in abitudini adulte .
Numerose ricerche hanno evidenziato come l’assunzione di rischi e la sperimentazione di azioni e sensazioni durante l’adolescenza possano essere funzionali al superamento di compiti evolutivi legati al raggiungimento dell’autonomia (Jack, 1989), dell’individuazione e del diventare adulti (Palmonari, 1997; 2001), può accadere però che queste stesse esigenze di impegno e di iniziative conducano ad una sperimentazione connessa alla sfida dei propri limiti e all’assunzione di rischi anche seri (Irwin e Millstein, 1986).
In questa fase, l’adozione di comportamenti irregolari e il desiderio di rischiare, si manifestano con particolare ripetitività ed intensità, sia per le caratteristiche dell’età che per la complessità del contesto sociale in cui l’adolescente è inserito. (Bonino, Cattelino, 1999).
In adolescenza, l’assunzione dei rischi viene considerata un comportamento naturale e quasi inevitabile: è un modo per mettere alla prova le proprie capacità e competenze, serve a completare le esigenze dello sviluppo legate alle necessità di padronanza ed individuazione: ogni volta che l’adolescente supera un’esperienza azzardata si sente riconosciuto come persona. In una realtà in cui risulta impossibile trovare luoghi di senso, di emozione, di sfida , il rischio diventa una possibilità di guadagnare la legittimità della propria presenza nel mondo e il sentimento di esistere (Le Breton, 2003).
In psicologia della salute, il concetto di rischio è ancora legato alla patologia e alle minacce alla salute. Infatti gli aspetti più sociali, collegati ai comportamenti di salute e quelli motivazionali e simbolici, come la dimensione del piacere, vengono spesso trascurati.
In particolare, l’attenzione è concentrata sulla dimensione del rischio «soggettivo» e a livello teorico, viene fatta una distinzione tra percezione del rischio, riferita ai processi cognitivi, assunzione di rischio riferita ai comportamenti nocivi per la salute, e propensione al rischio, intesa come tratto di personalità, alla base del quale si presuppone l’esistenza di differenze individuali che orientano sia la percezione che il comportamento nei riguardi del rischio (Zani, 1999).
DIVERSI SONO GLI APPROCCI TEORICI CHE HANNO PRESO IN ESAME IL CONCETTO DI RISCHIO: le teorie del comportamento di salute ad orientamento cognitivista, ad esempio, interpretano la percezione del rischio come fattore che influenza l’adozione di comportamenti «salutari» o la cessazione di comportamenti nocivi.
casi , come prodotto della probabilità che sopraggiungano avvenimenti Il rischio viene definito, in alcuni casi , come prodotto della probabilità che sopraggiungano avvenimenti negativi e del valore attribuito alle loro conseguenze (in termini di costi e benefici), e in altri casi, come la componente della vulnerabilità; la percezione di vulnerabilità è la credenza di essere personalmente vulnerabile nei confronti di determinate minacce alla salute, e costituisce la base per l’adozione di comportamenti protettivi.
Un altro importante fattore che influenza la percezione del rischio legato ad eventi e comportamenti nocivi per la propria salute (es. incidente stradale, guida rischiosa) è il LOCUS OF CONTROL, cioè il grado di controllo che un soggetto ritiene di poter esercitare sugli eventi. Il costrutto deriva dalla teoria dell’apprendimento sociale di Rotter (1966), secondo la quale, nell’individuazione delle cause dei propri successi o insuccessi, alcuni soggetti partono dal presupposto che gli eventi siano conseguenza delle proprie azioni e per questo ricorrono più frequentemente a fattori interni, quali l’impegno, la determinazione, mentre altri soggetti, più orientati ad aspetti esterni, credono che le cause degli eventi riguardino fattori al di fuori del controllo personale, come la fortuna, il caso e il comportamento degli altri.
In particolare, nella spiegazione dei comportamenti di salute si ipotizza che chi possiede un locus of control «interno» con maggiore probabilità si sforzi di controllare il proprio ambiente, si assuma la responsabilità delle proprie azioni e della propria salute e adotti attività di promozione della salute.
Accanto al concetto di locus of control anche quello di SELF-EFFICACY, elaborato da Bandura all’interno della teoria sociocognitiva (1995) si è rivelato utile nella spiegazione dei comportamenti di salute: l’autoefficacia è la convinzione individuale di poter contare sulle proprie forze e sull’interiorizzazione di una fiducia nelle proprie risorse. In base a questa definizione, il successo nel fronteggiare situazioni rischiose dipende anche dalle credenze delle persone di poter operare come agenti attivi, in possesso delle necessarie abilità per recuperare il controllo in presenza di fallimenti. Inoltre, la percezione di autoefficacia rappresenta la credenza di poter modificare i comportamenti a rischio attraverso l’azione personale.
Dalle ricerche emerge che la self-efficacy influenza significativamente le intenzioni e il comportamento di salute in numerosi ambiti: più le persone sono convinte di poter agire efficacemente, più elevati saranno gli scopi che si proporranno, l’impegno e la perseveranza che metteranno nell’esecuzione delle azioni, anche di fronte alle difficoltà.
La tendenza ad attuare comportamenti a SENSATION SEEKING La tendenza ad attuare comportamenti a rischio, negli adulti, ma soprattutto negli adolescenti, dipende anche dal possesso di alcuni tratti di personalità; la ricerca di sensazioni forti (Zuckerman, 1983) è uno di questi. Tale tratto, associato all’adozione di vari comportamenti spericolati per la salute, fa riferimento al bisogno che alcune persone hanno di sperimentare sensazioni nuove ed eccitanti, ricercando attivamente situazioni ed esperienze anche pericolose.
Per quanto riguarda il comportamento di guida, Quattro sono i fattori collegati a questo tratto: la ricerca di forti emozioni e di esperienze anche tramite uno stile di vita non convenzionale, la disinibizione, che consente la ricerca di sensazioni attraverso la varietà sociale ed infine una spiccata sensibilità alla noia, definita come tendenza ad evitare situazioni poco stimolanti, quindi un senso di inquietudine non appena la si sperimenta. Per quanto riguarda il comportamento di guida, la ricerca di sensazioni è visibile ad esempio nella guida in stato di ubriachezza e nell’elevata velocità.
LE RAGIONI DEL DIVERSO ATTEGGIAMENTO DEI GIOVANI VERSO I RISCHI SONO LEGATE: ALLO SVILUPPO DELL’IDENTITÀ ADULTA, ALLE RELAZIONI CON ADULTI E COETANEI, AL CONTESTO SOCIALE.
In particolare, rispetto all’identità, l’attuare comportamenti rischiosi può assolvere all’esigenza di sfida e al bisogno di mettersi alla prova per conoscere e sperimentare le proprie potenzialità ed i propri limiti, per riflettere su se stessi. L’assunzione di rischi è anche incentivata dal contesto culturale attuale che spesso propone modelli di sfida, che sottolinea il primato delle sensazioni e la centralità dei valori edonistici.
La percezione del rischio e la conoscenza delle possibili conseguenze negative a cui ci si espone assumendo certi comportamenti rappresenta un fattore di protezione. Ma la conoscenza dei rischi a cui ci si espone non è il più valido deterrente rispetto all’attuazione di un comportamento. Infatti le azioni umane non discendono da valutazioni esclusivamente cognitive ma sono strettamente connesse anche a fattori emotivi, affettivi, relazionali e sociali.
Molti comportamenti e stili di vita nocivi per la salute adottati dagli adolescenti sono spesso riconducibili all’identificazione con il gruppo dei pari che induce i soggetti a sottostare alle norme del gruppo di coetanei per il desiderio di esserne membri.
Dall’osservazione delle condotte adolescenziali a rischio emerge come la presenza dei pari spinga il giovane ad andare oltre le proprie paure per affermare la sua identità agli occhi degli altri, senza temere di mettersi fisicamente in pericolo, poiché il timore di essere considerato un “buffone” o di perdere il proprio posto nel gruppo è il peggiore di tutti.
Il gruppo dei pari valorizza e conferisce legittimità a condotte rischiose condannate dalla società; ad esempio, per quanto riguarda la guida, e in particolare il guidare dopo aver bevuto alcolici o sotto l’effetto di sostanze o l’ebbrezza della velocità, la presenza del gruppo si è dimostrato un fattore aggravante, (Le Breton, 2003).
I FATTORI PSICOLOGICI IN ADOLESCENZA Rappresentano i bisogni legati alla crescita: Sentirsi grandi Sentirsi liberi Sentirsi vivi Sentirsi apprezzati Sentirsi forti Sentirsi importanti