Che cos’è la ristandardizzazione dell’italiano?

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Transcript della presentazione:

Che cos’è la ristandardizzazione dell’italiano? Attualmente è in atto una ristandardizzazione dell’italiano, ovvero l’accettazione, lenta ma costante, di strutture linguistiche e fenomeni a lungo considerati scorretti o inaccettabili. Il fenomeno è dovuto, da un lato, al minore tasso di normatività delle grammatiche, e dall’altro alla maggiore tolleranza della comunità linguistica. La ristandardizzazione reduce la distanza secolare fra scritto e orale.

Tendenze di avvicinamento Scritto Parlato Errore Uso

Le variazioni linguistiche Variazione diamesica, legata al mezzo di comunicazione Variazione diatopica, legata al luogo in cui la lingua viene parlata Variazione diacronica, legata alla dimensione temporale Variazione diafasica, relativa al registro formale-informale Variazione diastratica, legata allo stato socioculturale del parlante

Quali sono le varietà dell’italiano maggiormente diffuse? Italiano standard-letterario Italiano neostandard Italiano regionale Italiano colloquiale Italiano trascurato Italiano popolare + formale + normativo + informale - normativo

Dislocazioni l’uso di frasi marcate, come la frase scissa (è Mario che mi ha chiamato) o la dislocazione a destra (l’ho comprato, il pane) e a sinistra (il pane, l’ho comprato), la costruzione a tema sospeso (Marina, non le ho detto niente), che mutano l’ordine dei costituenti SVO tipico dell’italiano;

Il neostandard con gli studenti stranieri È essenziale trovare un punto di incontro fra ciò che si fa in classe e la realtà linguistica esterna. In altre parole, sarebbe controproducente insegnare a studenti stranieri una lingua che non è parlata all’esterno del contesto didattico, se non in determinati casi diastraticamente e diafasicamente marcati, sia in senso alto che basso. Ci riferiamo, ad esempio, a corsi di lingue speciali e riservate ad ambiti professionali piuttosto ristretti.

IL QCER Dal livello B2 lo studente inizia a sviluppare le potenzialità della variazione diafasica (formale- informale), e, a partire dal livello C1, ci si può concentrare sulle espressioni idiomatiche e colloquiali, sulla variazione di registro, fino ad arrivare, col livello C2, a comprendere tutte le implicazioni sociolinguistiche e socioculturali del linguaggio, che in Italia comprendono senza dubbio le realtà locali. B2, C1, C2

Bibliografia SANTIPOLO Matteo, (2006), Dalla sociolinguistica alla glottodidattica, UTET Università, Torino VEDOVELLI Massimo, (2010), Guida all’italiano per stranieri. Dal Quadro comune europeo per le lingue alla Sfida salutare, Carocci editore, Roma. BERRUTO Gaetano, (2012), Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, Carocci Editori, Roma.