L’interazionismo simbolico: E. Goffman

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L’interazionismo simbolico: E. Goffman V. L’interazionismo simbolico: E. Goffman

Erving Goffman (1922-1982) Nasce nel 1922 in Canada. Si laurea all’Università di Toronto e consegue il dottorato all’Università di Chicago. Insegna all’Università della California a Berkeley e, successivamente, all’Università della Pennsylvania. Tra gli autori che hanno maggiormente influenzato le sue opere, vi sono Durkheim, Mead e Garfinkel. Tra gli anni Settanta e Ottanta, emerge come teorico di rilevanza mondiale, tanto da essere eletto Presidente dell’American Sociological Association. Purtroppo, non riuscirà a pronunciare il suo discorso presidenziale, a causa dell’avanzare della malattia, che lo condurrà ad una morte prematura nel 1982.

Drammaturgia e vita quotidiana Nella sua opera più celebre – La vita quotidiana come rappresentazione (1959) – Goffman ricorre alla metafora del teatro per spiegare il comportamento umano. Con l’approccio drammaturgico, Goffman analizza i modi in cui le persone, nella quotidianità, gestiscono la propria identità nella relazione con gli altri. Goffman riprende la teoria del Sé di Mead e, in particolare, la sua riflessione sulla tensione continua tra IO (il sé spontaneo) e ME (i vincoli sociali imposti sul Sé). La tensione emerge tra ciò che un attore sociale vorrebbe spontaneamente fare e ciò che gli altri si aspettano che lui faccia. Quindi, il Sè non è una proprietà degli attori, ma il prodotto dell’interazione drammatica tra l’attore e il suo pubblico (ovverosia, le altre persone con cui l’attore entra in relazione nella vita quotidiana)

Drammaturgia e vita quotidiana: la gestione delle impressioni Goffman sostiene che quando le persone interagiscono tra loro vogliono rappresentare un certo senso del Sé, vale a dire un Sè che sia accettabile da parte degli altri. Tuttavia, anche quando presentano quel sé, gli attori sono consapevoli che alcuni membri del pubblico potrebbero disturbare la loro performance, perciò gli attori sono impegnati nel continuo sforzo di tenere sotto controllo il pubblico. Gli attori sociali sperano che quell’immagine di Sé che essi presentano al pubblico sia sufficientemente forte da far sì che il pubblico definisca gli attori così come essi intendono essere definiti; inoltre, gli attori sperano anche che, così facendo, il pubblico agisca proprio come gli attori si aspettano che faccia. Goffman definisce come «gestione delle impressioni» questo processo che gli attori sociali mettono in atto per mantenere certe impressioni di fronte al pubblico. In presenza di altre persone, l’individuo puntualizza la sua azione con specifici segni di tipo linguistico, mimico, spaziale, ecc. [Goffman 1971: 60], in modo da indurre negli interlocutori l’impressione desiderata [Goffman 1959: 42].

Drammaturgia e vita quotidiana: ribalta e retroscena La ribalta è il luogo principale in cui l’attore sociale esercita la gestione delle impressioni. La ribalta comprende tutti gli elementi che vengono visti dal pubblico, dagli arredi di scena alle dotazioni espressive dell’attore (quindi, abbigliamento, modi di parlare, insegne della carica, espressioni facciali, gesti, ecc.). Nel retroscena, l’attore sociale può togliersi la maschera perché non deve più gestire le impressioni e può finalmente essere se stesso. Il retroscena è un luogo nascosto al pubblico, in cui l’attore predispone le tecniche di gestione delle impressioni (es. trucco o pettinatura). Quando ribalta e retroscena non sono ben coordinati, l’interpretazione può essere un insuccesso. Ad es., quando il retroscena diventa la ribalta, il pubblico si accorge di quanto avviene dietro le quinte: è il caso dello studente che viene scoperto mentre copia dai suoi appunti durante un esame.

L’ordine dell’interazione La percezione che le persone hanno di loro stesse deriva da tutte quelle strategie, dalle manipolazioni, dagli inganni, dagli atti di gestione delle impressioni che le persone mettono in atto durante l’interazione sociale. Le unità di base dell’interazione sono: Le persone: sole, in coppia o in gruppo I contatti: in compresenza fisica (faccia a faccia) o a distanza (via telefono, via computer, ecc.) Gli incontri: le persone sono riunite in un ambiente fisico circoscritto e partecipano ad un’azione condivisa (es. familiari riuniti per cena) Le rappresentazioni di scena: l’attività si svolge di fronte ad un pubblico (es. concerti, convegni, ecc.) Le occasioni sociali celebrative: sono raduni per celebrare eventi significativi (es. matrimoni)