«La teoria sociologia contemporanea» Corso di Sociologia Generale a.a. 2018/19 Prof.ssa Claudia Santoni Ottava Lezione (Cap.3 – pp. 94-115) Materiale Didattico Testo d’esame R.A. Wallace, A. Wolf «La teoria sociologia contemporanea» Cap. 1,2,3,4,6
TEORICI ANALITICI del CONFLITTO/1 Differenze con i teorici critici (marxismo-meomarxismo) Fatti e Valori devono rimanere separati Non tutte le società hanno un’unica linea di stratificazione con un gruppo dominante (la proprietà non è sempre dominante). Non credono in un ideale razionale senza conflitti. Legame con Max Weber: scienza sociale obiettiva e società moderna altamente burocratizzata. RALPH DAHRENDORF (1929-2009) «Il conflitto è la grande forza creativa della storia umana». «Le società sono creazioni storiche e necessitano della forza propulsiva del conflitto (…) e poiché vi è conflitto vi è mutamento ed evoluzione storica».
TEORICI ANALITICI del CONFLITTO/2 POTERE: il fattore determinante della struttura sociale è la distribuzione del potere e dal potere deriva il carattere inevitabile del conflitto. Concezione di Weber del potere come autorità legittima: chi ha potere dà ordini e ottiene obbedienza ma le persone non accettano la sottomissione e quindi vi è impulso alla contesa. Per Parsons il potere è strumento delle istituzioni politiche per assolvere la funzione del raggiungimento dello scopo, all’opposto, per Dahrendorf non è la comunità che concede il potere ad alcuni per realizzare volontà comune ma alcuni prendono il potere per fini propri. Allo stesso modo, le norme non le vede come legate al consenso ma sempre e solo imposte dal potere. Il potere è comunque collegato all’idea di relazione sociale e azione degli altri soggetti. Distinzione tra libertà da e libertà di.
TEORICI ANALITICI del CONFLITTO/3 Nell’analisi di Dahrendorf dei conflitti esistenti nelle società post-capitaliste egli preferisce al concetto di classi quello di gruppi di interessi o quasi gruppi. Inoltre egli non crede che la posizione di classe determini l’intera vita sociale dell’individuo e il comportamento: si può appartenere a più associazioni e con la mobilità lasciare la propria classe. Conflitto e Violenza (dipende dalla istituzionalizzazione e dal grado di accordo; più c’è mobilità nella società e meno c’è conflitto violento). Il conflitto è anche nello Stato e nell’industria.
TEORICI ANALITICI del CONFLITTO/4 Lewis A. COSER (1913-2000) Crede nella funzione di critica sociale dell’intellettuale. Si interessa meno delle origini del conflitto e di più delle conseguenze: cambiamento o aumento della stabilità. Riguardo all’origine egli considera rilevante il ruolo delle emozioni individuali per cui conflitti e disaccordi sono dentro i rapporti interpersonali (es. famiglia). Il conflitto può generare cambiamento (es. innovazione) e può avere come esito anche la coesione di gruppo (non pensa però che sia funzionale). Conflitto esterno (rafforza identità di un gruppo all’interno del sistema) e interno (definisce la condotta interne, norme). Quello interno può essere disgregante in società rigide che limitano il consenso.
TEORICI ANALITICI del CONFLITTO/5 Randall Collins (1941 ) Approccio conflittualista e proposta di una teoria dell’integrazione sociale. Il conflitto sociale esisterà sempre e può assumere svariate forme e dipende dalla coercizione diretta che è collegata alle risorse investite nel conflitto. La distribuzione ineguale di risorse e posizioni sociali danno luogo alla stratificazione (lavoro, comunità e politica). Stratificazione e genere (opportunità delle donne). Al centro dei suoi studi vi è l’individuo e la sua esperienza che è mutabile su almeno due piani: a. dare e ricevere ordini (maggiore o minore identificazione con organizzazione) e b. comunicare con gli altri (determina il livello di accettazione delle norme e dei valori).