La comunicazione commerciale nell’epoca del web

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Transcript della presentazione:

La comunicazione commerciale nell’epoca del web Pubblicità La comunicazione commerciale nell’epoca del web La web company alla prova della moltiplicazione dei canali

La nascita della pubblicità La nascita della pubblicità non ha una data precisa, perché coincide con la nascita del commercio stesso di cui continua ad essere l’anima. Già i commercianti greci esponevano le loro merci accompagnandole da scritte accattivanti e pure i librai della Roma imperiale attaccavano manifesti in pergamena o cera raccomandanti la lettura delle opere di vari scrittori. Anche a Pompei sono state ritrovate iscrizioni, sia sui muri che su oggetti come vasi o piatti, pubblicizzanti i servizi delle terme, spettacoli, gare, offerte speciali delle botteghe, l’onestà dei candidati alle elezioni

Banditori ed araldi Nel XIII sec. i commercianti assoldavano banditori ed araldi che giravano per le vie cittadine suonando tamburi e strillando primitivi slogan.    Dal XVI sec. furono gli stessi commercianti a diventare banditori di loro stessi, girando a bordo di carri per paesi e città annunciando - sempre con grida - le meraviglie dei loro prodotti ed esponendo rudimentali cartelloni. Solo nel 1630 nasce un vero e proprio servizio pubblicitario. L'idea è del parigino Renaudot che apre un ufficio e fonda una gazzetta per raccogliere e pubblicare annunci pubblicitari a pagamento. L'esempio viene seguito vent'anni dopo in Inghilterra, dove nasce un almanacco con lo stesso scopo. In Italia la pubblicità arriva nel 1691 su un almanacco veneto e pubblicizza “l’Acqua della Regina d’Ongaria”.

La rivoluzione industriale La pubblicità - come la intendiamo noi - nasce con al rivoluzione industriale, quando l'aumento della produzione, la varietà dei prodotti e la concorrenza fra imprenditori impongono una maggiore informazione dei consumatori.

Le 5 regole della pubblicità A partire dagli anni '20 la pubblicità comincia a seguire regole scientifiche, tanto che nel 1925 viene pubblicato il primo trattato di tecnica pubblicitaria, in cui vengono fissate le cinque regole fondamentali di ogni messaggio pubblicitario: 1. essere visto: deve avere la necessaria attrattiva; 2. essere letto, molti annunci sono guardati, ma non osservati; 3. essere creduto, un buon annuncio deve convincere l'acquirente della veridicità di quanto promette; 4. essere ricordato; 5. essere capace di spingere il compratore ad agire, cioè ad acquistare un determinato prodotto.

La prima grande rivoluzione nella pubblicità avvenne il 28 agosto 1922, quando la stazione radio americana AT&T trasmise il primo radiocomunicato pubblicitario della storia: durata 10 minuti, sponsor la Queensboro & Co, che vendeva appartamenti in un quartiere di New York. I primi radiocomunicati sono molto semplici: le annunciatrici leggono testi scritti con linguaggi ricercati che mostrano la volontà di distanziarsi dal linguaggio comune e spesso si prendono in prestito versi e personaggi dalla letteratura. Negli anni ’30 cominciano ad essere utilizzati i jingle o sigle, che poi verranno ripresi a partire dagli anni’50 negli spot televisivi.

Tv: arriva Carosello Il vero concetto di spot televisivo appare nel 1953, in America. In Italia il 3 febbraio 1957 arriva il programma giornaliero Carosello. Andava in onda dopo il telegiornale della sera, era un contenitore di 5 spot abbastanza lunghi, studiati come piccole storie, intervallati da un siparietto e dall’identico formato: - scenetta o storiella di apertura, (da 65’’ a 115’’) dove non si nominava il prodotto reclamizzato, - codino di chiusura (35’’) dove si vedeva il prodotto. Dopo vent'anni di repliche dal 1977 fu sostituito dagli attuali spot molto più brevi, tra i 7 e i 60 secondi, diffusi nell'arco dell’intera giornata.

https://www.youtube.com/watch?v=CFzP-DpQ4ak C’era una volta

Le strategie pubblicitarie Definizione degli obiettivi: cosa vogliamo ottenere Analisi dei punti di forza e di debolezza del prodotto Definizione del target (ossia del gruppo di consumatori a cui rivolgersi) Definizione del budget (ossia delle risorse economiche a disposizione) Scelta dei canali comunicativi (televisione, radio, giornali...) Definizione del messaggio e dell'immagine che si vuole comunicare

Programatic advertising Pubblicità computerizzata. Cioè, un computer che compra spazi pubblicitari online. In pratica, software specializzati nell’acquisto di banner e altre forme pubblicitarie digital che acquistano, letteralmente, lo spazio online dedicato alla pubblicità su siti e piattaforme. Questo, brevemente, è il programmatic advertising. complessi algoritmi analizzano continuamente i comportamenti online dei consumatori, estraendo il maggior numero di dati possibile. In base a questi, le aziende in prima persona o una terza parte per loro provvedono a fornire un accurato target della pubblicità, su base sia demografica sia comportamentale.

Ciò permette una campagna ottimizzata in tempo reale: i software di Programmatic Advertising infatti permettono di mostrare determinati contenuti a coloro che potenzialmente ed effettivamente sono più interessati agli stessi. La più grande potenzialità del programmatic è mostrare il contenuto che l’utente vuole vedere, nel momento in cui vuole vederlo.

La pubblicità 4.0

I fattori critici Strumenti sempre più flessibili Rapida crescita dei canali informativi Nuove logiche di fruizione Predominio dell’attenzione parziale La centralità del fattore tempo

Le nuove opportunità La coda lunga L’effetto moltiplicazione / comunicazione virale Il mercato veramente globale Effetti speciali

La coda lunga

La differenza tra una comunicazione video ordinaria (trailer, advertising, pubblicità), e una comunicazione virale è che quest’ultima si diffonde per azione degli spettatori stessi, con una progressione che su Internet può essere tendenzialmente esponenziale, grazie allo sharing (versione digitale del passaparola). Una delle caratteristiche più rilevanti della comunicazione virale è che i risultati non dipendono dal budget destinato alla sua diffusione (passaggi televisivi e spazi online), ma dalla creatività del video stesso. In poche parole: più creativo è il video, più sarà condiviso spontaneamente, senza costi per l’emittente, se non quelli di progettazione e realizzazione.

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