Retsina tutti i dettagli su questo vino tipico della Grecia ( )
Panoramica sul vino retsina Il Retsina è uno dei vini tipici greci più noti; scritto in greco “Ρετσίνα” (e pronunciato “retzina”), appartiene alla schiera dei vini rosé o dei vini bianchi resinati; il Retsina pare che abbia una storia piuttosto antica, di circa 2000 anni, e che abbia forti origini legate all’ambiente della marina e specialmente all’usanza di ricoprire in antichità la anfore con la resina di pino di Aleppo. ( )
Il sapore del retsina Il retsina ha un sapore leggermente amaro, con delle tonalità di pino facilmente percepibili. Si tratta di un vino da consumare freddo (a 12° gradi centigradi). ( )
Come viene prodotto il retsina? Il retsina è prodotto con le uve del Savatiano, solitamente con Assyrtiko o Rhoditis, spesso anche miscelati, ma vengono usate frequentemente anche altre varietà greche, come nel caso dell’isola di Rodi, dove viene usato l’Athiri. Il Restsina viene oggi prodotto aggiungendo picoli pezzi della resina di pino di Aleppo nel mosto durante il periodo della fermentazione; dopo un certo lasso di tempo i pezzi di resina vengono mescolati, sino al formarsi di una sottile pellicola di olio resinoso nella sua superficie, che viene poi rimossa durante la chiarificazione. La pellicola di resina aiuta a conservare il vino e proteggerlo dall’ossidazione, sebbene ne venga usata oggi meno rispetto alla tradizione. ( )
Storia del vino retsina La vera storia del retsina probabilmente inizia molto in là nel tempo, si tratta di un vino che veniva già realizzato nell’antica Grecia; il retsina venne citato per la prima volta dallo scrittore romano di agricoltura Lucio Giunio Moderato Columella, che all’interno del “De Re Rustica” accenna alle tipologie di resina utilizzate per sigillare le anfore di vino; tuttavia (e qui in effetti si dà credito alla leggenda secondo cui ai romani non piacesse questo vino) Columella consiglia di non mischiare la resina di pino ai vini migliori perché a suo parere il sapore sarebbe mutato in maniera sgradevole. Anche Plinio il Vecchio parla, nel suo Naturalis Historia, dell’usanza di mettere della resina nel mosto di vino in fermentazione, suggerendo di usare la resina di pino delle zone di montagna, ritenuta di alta qualità rispetto a quella delle terre più basse. Più avanti nel tempo, tramite i celti, nell’impero romano si andò sviluppando l’usanza delle botti eche andò a sostituire l’usanza della resina; tuttavia nell’impero romano d’oriente rimase la tradizione della resina di pino, probabilmente per l’abitudine e la preferenza per il sapore amaro.