L’EUROPA DELL’EST DAGLI ANNI ’60 AL CROLLO DEL COMUNISMO La “Primavera di Praga” Solidarnosc Giovanni Paolo II La Perestrojka La fine dell’URSS La situazione nei Balcani
La “Primavera di Praga” 1968: Dubček, leader del partito comunista cecoslovacco, propone il “socialismo dal volto umano” (libertà di iniziativa economica, di stampa, di espressione). L’URSS, temendo che queste idee si diffondano, manda i suoi carri armati in Cecoslovacchia. Dubček viene fatto prigioniero. Per protesta lo studente Jan Palach (21 anni), si dà fuoco.
Il cartello dice: “andate a casa” Manifestanti a Praga Il cartello dice: “andate a casa” Carri armati sovietici
La Polonia Proteste operaie negli anni ‘70. 1980: sciopero generalizzato a Danzica sindacato Solidarnosc, unico sindacato libero di tutta l’URSS, guidato da Lech Walesa. Appoggio della Chiesa cattolica, che l’ateismo comunista non era riuscito a sconfiggere in Polonia, soprattutto dopo l’elezione di Giovanni Paolo II (Karol Woityla). L’URSS dichiara il sindacato fuorilegge e arresta Walesa.
Lech Walesa e i suoi sostenitori I manifestanti con l’immagine della Madonna Nera di Częstochowa, patrona della Polonia
Giovanni Paolo II Karol Wojtyla venne eletto papa nel 1978, dopo l’improvvisa morte di Giovanni Paolo I, salito al soglio pontificio solo un mese prima. Fu il primo papa non italiano dopo più di 4 secoli. Il suo lungo pontificato fu caratterizzato da una grande capacità di comunicazione, espressa durante 104 viaggi in tutto il mondo. L’elezione di un papa slavo in un periodo in cui l’Europa dell’est era ancora oppressa da regimi comunisti atei fu un evento molto significativo.
La Perestrojka Crisi economica in URSS, dovuta a: Spese militari Controllo statale sull’economia, che induceva a produrre merci di scarsa qualità e a non rinnovare le industrie Prevalenza dell’industria pesante sulla produzione dei beni di consumo 1985: Gorbačëv, segretario del partito comunista, inizia la Perestrojka (= ricostruzione): parziale allentamento del controllo statale sull’economia, maggiore trasparenza nelle scelte del partito, fine della censura, diminuzione degli armamenti, maggiore autonomia ai paesi-satellite.
La fine dell’URSS Maggior autonomia concessa da Gorbačëv le proteste antisovietiche nei paesi satellite mettono fine ai regimi comunisti. 1989: caduta del Muro di Berlino riunificazione delle due Germanie (1990). Nuovi scioperi in Polonia il governo concede libere elezioni. Lech Walesa primo presidente. Crollo dei regimi comunisti anche in Ungheria, Bulgaria, Romania e Cecoslovacchia (che nel 1993 si dividerà in due stati autonomi). Difficile passaggio all’economia di mercato. I paesi baltici si rendono indipendenti.
I paesi dell’ex URSS in Europa e in Asia.
La caduta del muro di Berlino Nell’estate 1989 l’Ungheria aprì le frontiere verso l’Austria, per la prima volta dopo l’ascesa del comunismo. Migliaia di tedeschi fuggirono dall’Europa dell’Est passando dall’Ungheria. A questo punto il governo della Germania dell’Est pensò che, se avesse concesso ai cittadini qualche permesso di viaggio verso Occidente, il malcontento che iniziava a manifestarsi in varie città sarebbe scemato. Il 9 novembre 1989 il portavoce del governo ricevette la notizia che le restrizioni riguardanti i viaggi all’estero erano state revocate. Non sapendo esattamente quando sarebbero entrate in vigore, il portavoce disse in diretta tv che le nuove norme valevano da subito. Detto, fatto: migliaia di Berlinesi si riversarono nelle strade coi passaporti, chiedendo alle guardie di passare oltre il Muro. I soldati, che non avevano ricevuto ordini precisi, lasciarono passare le folle, che si riversarono a Berlino Ovest. In breve tempo il muro fu smantellato. La caduta del muro di Berlino
La nuova Europa dell’Est 1991: fine dell’URSS. Gorbačëv si dimette. Nasce la CSI, che promuove la collaborazione economia tra i paesi ex sovietici. Eltsin presidente della Russia, che entra nell’ONU. Dal 1997 i paesi dell’Europa dell’Est possono entrare nella Nato. Guerra tra la Russia e la Cecenia (piccola repubblica caucasica a maggioranza islamica), ricca di petrolio. La Cecenia richiede l’indipendenza attraverso attentati terroristici.
La situazione nei Balcani Dopo la morte di Tito, esplodono i conflitti etnici in Iugoslavia (croati e sloveni cattolici, serbi ortodossi, bosniaci musulmani). 1991: Slovenia e Croazia (più ricche) si dichiarano indipendenti, seguite da Macedonia e Bosnia-Erzegovina. La Serbia, che controllava l’esercito, reagisce duramente guerra civile fino al 1995, quando interviene la NATO. La Iugoslavia si dissolve. 1998: la Serbia interviene contro il Kosovo, che si vuole rendere indipendente, dopo le persecuzioni del presidente serbo Milosevic contro i kosovari. Intervento aereo della NATO. Molti morti tra i civili. Resa di Milosevic, che viene incarcerato per crimini contro l’umanità.
Nel 2006 il Montenegro si è separato dalla Serbia, che però non riconosce l’indipendenza del Kosovo.