IL DIS-AGIO GIOVANILE NELLA SCUOLA DEL TERZO MILLENNIO

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Transcript della presentazione:

IL DIS-AGIO GIOVANILE NELLA SCUOLA DEL TERZO MILLENNIO Proposte di studio e intervento a cura di : F. Cambi, M. G. D’ell Orfanello, S. Landi. IRRE toscana – Armando Editore 2008

PREFAZIONE: IL DISAGIO Scuola come luogo naturale ove si manifesta Esso è diffuso e diversificato: sofferenza-emarginazione Incapacità di intervento da parte degli insegnanti Imparare a trattarlo senza patologizzarlo Bisogno di acquisire competenze in ambito psico-pedagogico Disagio non è Devianza Genera abbandono e dispersione nella scuola

INTRODUZIONE F. Cambi INFANZIA – PREADOLESCENZA – ADOLESCENZA Devono essere viste nell’ ottica di una evoluzione e di un cambiamento storico continuo (vedasi cit. Ariès) Elementi sintomatici adolescenza comtemporanea: curati – viziati – esaltati ragazzi del consumo, educati nel permissivismo carichi di disagi, aggressivi, disinteressati, irresponsabili, indifferenti alle norme sociali, referenti al gruppo. Crisi e perdita del ruolo educativo-formativo del nucleo famigliare Non intervento da parte della scuole e dei suoi rappresentanti (voglia-mezzi) Incapacità dei mass-media a intervenire come supporto e aiuto.

CONOSCERE GLI ADOLESCENTI PRIMA PARTE: CONOSCERE GLI ADOLESCENTI

L’ ARTE DEL SOSTEGNO E DEL DIALOGO: GLI ADOLESCENTI TRA SCUOLA E FAMIGLIA V. BOFFO Richiamano in modi differenti e nascosti l’ attenzione degli adulti Copiano lo stile di vita e le trasgressioni degli adulti Incapacità da parte delle agenzie educative di indagare vis-à-vis i giovani e il loro disagio. Creazione di un mondo parallelo Creazione di gruppi tra pari (tenuti insieme da fattori comuni) Incapacità di trovare punti di accordo con il mondo degli adulti Incapacità di auto-sviluppare il sentimento della alterità Carenza di messa in discussione del proprio agire Senso di superiorità Convinzione di saper gestire la “propria” vita

Assunzione di responsabilità SCUOLA: Assunzione di responsabilità Sviluppo capacità di comprensione/riflessione/spirito critico Riformulazione dell’ attività formativa a partire da presupposti educativi Aiutare,sostenere,guidare il cammino di vita dei giovani Abbandonare la concezione di sola trasmissione di saperi «E’ meglio formare una testa ben fatta che una testa ben piena» E. Morin Puntare alla formazione come sviluppo della Persona Ripensare-riformulare la professione docente Indagare le diverse forme di “abbandono” scolastico Aumentare gli spazzi di incontro e di comunicazione Sviluppo delle competenze empatiche nei docenti

FAMIGLIA: Riformulare il rapporto che intercorre tra scuola e famiglia Creazione di occasioni di incontro tra queste due agenzie formative Sviluppo di un nuovo senso di assunzione di responsabilità Sviluppare capacità di comunicazione con i figli Saper leggere le richieste di aiuto Essere meno autoreferenziale Famiglia come luogo di sviluppo di competenze relazionali Luogo di formazione di un futuro soggetto sociale Riformulazione dei rapporti di legame interni e del loro evolversi Sostenere l’ autonomia dei figli Aiutare lo sviluppo di una crescita EMOTIVO-AFFETTIVA

DENTRO LA CATASTROFE ADOLESCENZIALE M. R. MANCANIELLO VISIONE INTERIORE: Costanti adolescenziali vissute come problematiche Velocità del cambiamento Incertezza nel mettersi in gioco Saper vivere la propria instabilità Imparare ad agire in una ottica temporale Saper chiudere con il passato (vecchia idea-immagine di sé) Non riuscire a dare un senso logico agli avvenimenti Essere in grado di accettare il giudizio di stima altrui Formare e rafforzare la propria identità Accettare e gestire i cambiamenti affettivi

LA SOCIETA’ E L’ ADULTO: Imparare a distaccarsi da una visione passata dell’ adolescenza Affrontare la quotidianità giovanile Affrontare la velocità di cambiamento nelle metodologia comunicative giovanili Saper cogliere e individuare le opportunità significative di comunicazione ? Chi siamo, perché vengono meno i punti di riferimento, ricerca di dimora dell’ io? Aiutare il raffronto del giovane tra il suo mondo interno e l’ esterno Velocità e variabilità Saper guardare e scegliere le alternative adatte di intervento Prevenire la frantumazione della soggettività Mettersi a nudo e in gioco con la disarmante sincerità adolescenziale Dare vita a pratiche e relazioni educative basate sul principio di rel. di aiuto Essere punti di riferimento e distributori del proprio ERLEBNIS

HOMO SAPIENS, HOMO VIDENS, HOMO ZAPPIENS S. LANDI DIGITAL NATIVES (HOMO ZAPPIENS) Ragazzi segnati dal tempo dei nuovi mass-media e mezzi di comunicazione. HOMO ZAPPIENS --- generazione anni 80 dei cartoni giapponesi Si è quindi venuto a creare un passaggio da un essere spettatori ad un essere attori ( youtube): Creazione di identità multiple Nuovi miti e nuovi linguaggi Società liquida e mutevole Nuovo rapporto con al propria sessualità

DISAGI: Adolescenza anticipata e allungata nei suoi tempi e nei suoi fenomeni Conseguente prolungarsi condizione di disagio interiore Aumento GAP tra una generazione e l altra Incapacità di agire da parte dei genitori Disagio generalizzato a più strati della società Evitare sfide,evitare indifferenza, ricercare l’ equilibrio, cogliere il buono nella diseguaglianza, essere disponibili e flessibili, promuovere gli atteggiamenti di cura.

IL BULLISMO: UNO DEI VOLTI DEL DISAGIO IN ADOLESCENZA SECONDA PARTE ESPLORARE I DISAGI IL BULLISMO: UNO DEI VOLTI DEL DISAGIO IN ADOLESCENZA

DEFINIZIONE BULLISMO Si definiscono bullismo quei comportamenti aggressivi e di manipolazione sociale tipici dei gruppi dei pari perpetrati in modo intenzionale e sistematico da una o più persone ai danni di altre. Sharp e Smith ne parlano intermini di “abuso tra pari” volto all’assunzione di ruoli di potere e di controllo sull’altro. E’ una sottocategoria del comportamento aggressivo, ma di tipo crudele, poiché diretto in modo ripetuto verso una vittima che spesso non è in grado di difendersi a causa del proprio isolamento, perché più piccola, più debole, meno sicura di sé. Il ragazzo prepotente ne approfitta per acquisire gratificazione personale, prestigio nel gruppo, guadagni materiali, riconoscimento della propria identità, seppure in termini negativi in veste di bullo. CARATTERISTICHE Intenzionalità Persistenza Asimmetria di tale interazione Tipologia di comportamento (modalità fisiche o verbali di tipo diretto, modalità di tipo psicologico e indiretto)

FATTORI DI RISCHIO O CORRELATI Stili educativi parentali (eccessiva coercizione o permissivismo). Caratteristiche personologiche (aggressività generalizzata, impulsività, scarsa empatia, atteggiamento positivo verso la violenza nel bullo – ansia, insicurezza, scarsa autostima nella vittima) Influenza sociale: natura di gruppo del fenomeno ed effetti di rinforzo reciproco tra partecipanti (ammirazione e identificazione col bullo, sostegno attivo o passivo degli spettatori e relativa de-responsabilizzazione e disimpegno morale nel prestare aiuto alla vittima)

APPROCCIO ISTITUZIONALE E POLITICA SCOLASTICA POSSIBILI INTERVENTI Fondamentale risulta: La consapevolezza del problema da parte degli adulti Trasformare la scuola in luogo di promozione del benessere , dell’ascolto e dell’attenzione APPROCCIO ISTITUZIONALE E POLITICA SCOLASTICA Si tratta di uno degli approcci più efficaci. Ha valenza sistemica strategica e natura multidimensionale. Comprende il gruppo dei pari ma soprattutto la cultura scolastica attraverso il coinvolgimento di tutte le componenti in gioco. Mira all’elaborazione di un piano programmatico funzionale a prevenire e contrastare il fenomeno, promuovendo il rispetto e la convivenza scolastica. NEL CONCRETO… Far emergere il fenomeno attraverso strumenti di indagine Sensibilizzare alla problematica del bullismo tutti i componenti dell’istituto Costituzione di una Commissione per implementare il progetto Interventi di contrasto e prevenzione che riguardano azioni complete Ampliamento dell’intervento sul territorio e attivazione territoriale sinergica e capillare

PIANO DI INTERVENTO CON LA CLASSE PREVENZIONE PRIMARIA: lo scopo è quello di: agire prima che il fenomeno si presenti favorire una presa di coscienza dei ragazzi rispetto alla problematica fissare un sistema di regole di classe e di relazione sociale, contrattandolo con gli stessi studenti per creare un clima di classe di civile convivenza (stabilendo anche le relative sanzioni in caso di trasgressione) organizzare incontri di sensibilizzazione dando credibilità agli studenti stessi PREVENZIONE SECONDARIA: Lo scopo è quello di: agire tempestivamente per contrastare il fenomeno quando è già in atto istituire percorsi trasversali di training di potenziamento delle abilità emotive che favoriscono la capacità comunicativa, empatica, riflessiva, educazione ai sentimenti propri e altrui. Attività propedeutiche: role-playing, attività teatrale, circle time.. Istituire forme di supporto tra pari per favorire la costruzione di un ethos condiviso Organizzare colloqui con i bulli, colloqui con le vittime, colloqui rispettivamente con i genitori di bulli e vittime.

PIANO DI INTERVENTO CON IL SINGOLO 1. STRATEGIE MOTIVAZIONALI (ROGERS) La motivazione è quel fattore dinamico del comportamento che attiva e dirige un organismo verso la meta, nonché una strategia per la prevenzione del disagio scolastico. E’ di fondamentale importanza rafforzare la motivazione intrinseca nello studente in modo da potenziare il suo senso di autoefficacia e autostima, rendendo ogni forma di apprendimento significativo per il ragazzo, personalizzando il curriculum, valorizzando le qualità e le disposizioni individuali ottenendo un miglior rendimento anche nei soggetti con alti livelli di ansia. 2. STIMOLARE LE ASPETTATIVE DI AUTOEFFICACIA (BANDURA) Fa riferimento alla valutazione che l’individuo fa delle sue abilità di riuscire in un determinato compito. E’ fondamentale perché: permette agli studenti di fare delle previsioni e di scegliere di impegnarsi in un determinato compito; alimenta la motivazione ad apprendere. Più basso è il livello di autoefficacia, meno lo studente sarà stimolato ad affrontare compiti impegnativi e difficili, convinto del sicuro fallimento. Il rischio è che l’immagine negativa di noi che viene dall’esterno paralizzi anche tutte le qualità positive dell’alunno, impedendogli di mettersi alla prova. Prima dei bisogni di autorealizzazione devono essere soddisfatti tutti gli altri bisogni sociali. (Vedi piramide di Maslow).

3. STRATEGIE COMUNICATIVE È necessario un adeguato training formativo di counseling per l’adulto (docente, genitore, capo d’istituto, figure professionali che lavorano con adolescenti..) che lo renda capace di attuare una comunicazione efficace che privilegi: modalità comunicative non asimmetriche; coerenza comunicativa tra il contenuto implicito ed esplicito del messaggio; immedesimazione empatica; equilibrio tra “regole e carezze” (Costantini) Negoziazione di regole con l’adolescente. Il counseling si basa su tre principi fondamentali: L’accettazione dei sentimenti dell’altro senza valutarli né agire su di essi L’empatia cioè la comprensione dell’altro L’ascolto attivo cioè la capacità di percepire non solo le parole ma anche i pensieri, gli stati d’animo, il significato personale e inconscio che il ragazzo trasmette. IMPORTANTE: non avere la presunzione di sapere ciò che l’altro prova e ci trasmette, perché spesso ciò che l’adulto crede di sapere potrebbero essere le sue proiezioni sulla situazione e le parole dell’altro.

4. LA PEER EDUCATION È una strategia didattica in cui alcuni studenti vengono formati per svolgere il ruolo di tutor nei confronti dei compagni, in un rapporto di educazione reciproca. Lo scopo è quello di mettere in condizione i tutor di diventare promotori di cambiamento e modelli positivi in grado di influenzare gli altri compagni, proprio perché il gruppo di coetanei si configura come contesto di esperienza affettiva alla pari, cruciale per la formazione del sé e della soggettivizzazione. La peer education: mette in discussione il ruolo dell’esperto tradizionale reclama il diritto dei giovani ad accedere alle informazioni e a diffonderle c’è il rischio che il gruppo si sostituisca al singolo. 5. TUTORING E MENTORING TUTORING: s’intende un approccio più strutturato di aiuto, organizzato in obiettivi, monitoraggio e valutazione delle esperienze di sostegno realizzate con gli adolescenti. Rafforza l’autostima del tutee perchè si sente sostenuto da un ragazzo più grande. MENTORING: figura di sostegno (one-to-one), che dura per l’intero anno scolastico, e che dà luogo ad una relazione stretta tra adulto e adolescente e che gli consente di sviluppare potenzialità e risorse.

INSUCCESSO SCOLASTICO E DISPERSIONE FATTORI DI RISCHIO DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA: Interruzioni di frequenza Passaggi da una tipologia di scuola all’altra. VISSUTI DEI RAGAZZI IN QUESTIONE: Insicurezza Fragilità relazionale con docenti e compagni Confusione su aspettative e interessi CAUSE DELL’ABBANDONO: attrazione verso il mondo del lavoro e ricerca dell’indipendenza economica per l’acquisto di beni di consumo alla moda; genitori con livello di istruzione basso che non supportano né orientano i figli nella scelta della scuola adeguata; tendenza dei professori ad incanalare i ragazzi verso certe tipologie di istruzione senza tener conto dei loro reali interessi; mancanza di interessi e motivazione intrinseca nel ragazzo, scarsa autoefficacia percepita.

PERCHE’ RITORNARE A SCUOLA… frutto di maturazione individuale per sfida con se stessi, strumento di promozione sociale, culturale, lavorativa, formazione di vita e civica spinte da amici e famiglia uscita dal sogno ipnotico del guadagno facile: esperienze di lavoro deludenti, precarie, saltuarie, sottopagate.. società sempre più esigente in merito a conoscenze e competenze. PROSPETTIVE DI INTERVENTO DA PARTE DELLA SCUOLA… 1. RECUPERO DEL SUO SENSO 2. POTENZIAMENTO DEL SISTEMA DI LIFE LONG LEARNING 3. ORIENTAMENTO SCOLASTICO Promozione dell’orientamento scolastico per: consentire al ragazzo di capire i propri interessi per potenziare l’attivazione progettuale del singolo. Sviluppare consapevolezza di sé ed esplorazione interiore

4. ACCOGLIENZA Attraverso: Tutoraggio iniziale Sportelli informativi Colloqui orientativi con studenti e famiglie. Lo scopo è di: Innalzare la consapevolezza Rendere capaci di autocontrollo del proprio percorso Autovalutazione dei progressi Autostima, responsabilità e motivazione. 5. SOSTEGNO ALLO STUDENTE Risultano più utili: Forme di tutoraggio effettuate da compagni più grandi Sportelli svolti da docenti adeguatamente preparati Ascolto e accoglienza attiva del ragazzo