QUELLO CHE … MI PIACE NON MI PIACE.

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Transcript della presentazione:

QUELLO CHE … MI PIACE NON MI PIACE

Viaggio storico- gastronomico Dalla Preistoria . . . ad Oggi

PREISTORIA Gli uomini, fin dalla loro comparsa sulla terra, hanno dovuto affrontare ogni giorno il problema di soddisfare uno dei bisogni primari e cioè quello del cibo. L'uomo preistorico non sapeva coltivare , cacciare, pescare, ma si cibava di tutto ciò che trovava allo stato naturale, pertanto quando erano esaurite le risorse del luogo dove si era fermato a vivere, si spostava in un'altra zona conducendo così una vita da nomade. Nonostante la difficoltà di ricostruire l'alimentazione dell'epoca, gli studi archeologici suggeriscono una ricchezza di alimenti vegetali come cereali, radici, bacche, semi, erbe spontanee, di risorse acquatiche e terrestri come pesci, molluschi, lumache, insetti, topi, di altri elementi diversi come uova, miele, naturalmente tutto consumato crudo. NEOLITICO La scoperta del fuoco fu una vera rivoluzione: la cottura non solo cambia il gusto degli alimenti , ma rende le carni più tenere e ne facilita la conservazione. La carne e il pesce vengono cotte o sulla brace o sotto la cenere o arrostite su pietre molto riscaldate. Si praticava anche la cottura in acqua: veniva fatta scaldare l'acqua contenuta in un semplice buco scavato in terra, nell'incavo di una roccia o in un tronco svuotato, dove venivano immerse delle pietre roventi.

ETA’ DEI METALLI I cambiamenti del clima terrestre portarono certamente alla scomparsa di alcuni tipi di piante e alla migrazione degli animali: tutto questo portò l'uomo a cambiare le sue abitudini e a cercare il modo di produrre ciò di cui aveva bisogno e fu proprio per questi motivi che si iniziò la pratica dell'agricoltura e dell'allevamento. Furono quasi certamente le donne a inventare le tecniche della coltivazione: erano i tempi in cui gli uomini andavano a caccia e loro si occupavano dei figli e della raccolta di bacche, radici, frutta, erbe, semi. Si accorsero che dai semi caduti nel terreno nascevano nuove piantine e così capirono non mangiandone tutti e lasciandone qualche pugno da interrare, ne avrebbero avuti molti di più la stagione successiva. I primi cereali ad essere coltivati furono grano e orzo, ai quali seguirono avena, miglio, segale e legumi quali piselli, fagioli e lenticchie. A questo punto furono inventate anche delle semplici macine per polverizzare i cereali.Gli uomini impararono anche ad allevare animali (oltre al cane) come pecore, capre, mucche, maiali. Il mare davanti alle nostre coste era sicuramente ricco di pesce e certamente gli uomini che vivevano nelle grotte si dedicavano alla pesca .Il pesce veniva conservato essiccandolo al sole, affumicandolo o messo sotto sale.

GLI EGIZIANI I BABILONESI All'epoca degli antichi egiziani, nel 4000 a. C., avreste mangiato molto pane. Fatto con farina di frumento o, più spesso, di orzo, questo era infatti alla base della loro alimentazione. Non avreste mangiato molta carne ma sicuramente del pesce sotto sale, affumicato o seccato al sole, formaggio, legumi e frutta. Da bere c'era già il vino e la birra, però era un po' diversa da quella che conosciamo oggi: non aveva bollicine.  I BABILONESI Più o meno nello stesso periodo, però in Mesopotamia, i babilonesi bollivano tutto, mangiando cibo lesso, preparato con cipolla, porri, aglio, sangue, formaggio fresco e magari anche qualche pianta aromatica.

I GRECI Nell'antica Grecia, all'ora dell'ariston, il pranzo, era veloce: olive, pesce fritto o formaggio e pane di orzo. Avevano tantissimi tipi diversi di pane. Se ne conoscono addirittura 72, tra cui il daraton, che era un pane senza lievito; il phaios, un pane scuro; il semidelites, fatto con fior di grano; il caibanites, un pane composto da varie farine. E poi pani con olive, uva passa e fichi secchi. Anche i greci non consumavano molta carne perché considerata cibo di lusso e, quindi, compariva solo sulle tavole dei ricchi. Ciliegie, uva e fragole erano molto comuni, mentre le pesche, di origine persiana, furono portate in Grecia dopo il IV secolo avanti Cristo. Da bere, anche qui, c'era il vino, che si consumava anche nei thermopolia, i bar dell'epoca.

(tra il III secolo a.C. e il X secolo d. C.) I ROMANI (tra il III secolo a.C. e il X secolo d. C.) I pasti dei romani primitivi erano frugali, mentre nelle epoche successive, e in particolare in quella imperiale, ci fu un cambiamento radicale! I romani iniziavano ad avere per la buona tavola un amore che non risparmiava cure e non badava a spese. Anche per loro il pane era alla base dei pasti, però il suo uso si diffuse solo verso il II secolo a. C. Prima si mangiava una specie di pappa di farro e grano, detta puls. Questa veniva consumata con legumi come fave, lenticchie e ceci, oppure con la carne allo spiedo. Tra i romani, oltre alle solite carni come bue, agnello e vitello, avreste assaggiato anche quella di asino, di ghiro, di cinghiale, di fagiano e di pavone. Nelle villae si allevavano i pesci, la selvaggina e gli uccelli che venivano poi cucinati con maestria dai cuochi. Ma quasi tutti questi cibi venivano cucinati con miele, datteri, pepe, aceto, vino, olio e senape. Si trattava di una cucina in cui venivano mescolati sapori pungenti e sapori dolciastri. Anche qui il vino era la bevanda preferita, e si beveva caldo anche nei bar, che, a giudicare da Pompei, erano diffusi come ai giorni nostri.

I BARBARI Tra l'XI al XV secolo d.C. con le invasioni barbariche vediamo un approccio al cibo completamente diverso rispetto ai nostri raffinati romani. I cibi vengono cucinati piuttosto grossolanamente. I barbari consumano grandi quantità di selvaggina cotta allo spiedo e un vino molto forte, facendo un uso massiccio di spezie, sia nei cibi che nelle bevande. Formaggi, verdure e frutta completano i banchetti. Soltanto verso la metà del 1400 vediamo una successione di portate più curata e durante i pranzi si passa da piatti leggeri a piatti più sostanziosi, per finire con frutta e dolci.

Dal 1500 al 1600 Ma la vera arte nella preparazione dei cibi inizia nel 1500. Con la scoperta dei nuovi continenti arrivano le patate, il riso, il mais, gli asparagi, il mais, gli spinaci, e finalmente i pomodori. In Francia ,nel XVII secolo, i re cominciano ad occuparsi personalmente di cucina e con Luigi XIV arrivano le sue amate "bevande cordiali", che altro non sono se non alcol, zucchero e aromi. Al regno di Luigi XV risalgono il consommé e la fricassea di pollo e di piccione, e poi alcune salse che usiamo ancora oggi come la besciamella e la maionese, ottima con le patatine fritte. Il caffè, il tè e, finalmente, la cioccolata chiudono i pranzi più importanti, mentre, in Italia, è il famoso zabaglione.

IL SETTECENTO Durante la grande carestia del 1769, solo Le patate salvarono gran parte della gente povera. Queste venivano coltivate già da molti anni in Germania, ma furono introdotte in Francia solo sotto Luigi XVI. Nel XVIII il pranzo diventa un'occasione per riunirsi e a Parigi viene aperta la prima trattoria. L'arte della conservazione dei cibi fa enormi progressi ed ora è possibile avere marmellate, formaggi di molte qualità, salumi e salsicce. Ma la notizia più importante è un'altra: nasce l'arte dolciaria! Torte, pasticcini e meringhe fanno il loro ingresso trionfale nei pranzi importanti.

L’ OTTOCENTO Nella metà dell’Ottocento nasce l’industria per la refrigerazione . Compare la produzione della margarina e del burro su scala mondiale. Arriva anche lo yogurt, mentre in Francia viene impiantata la prima industria di lavorazione della barbabietola e grazie a questo lo zucchero è l’elemento principale nelle tavole. Si afferma la teoria di Pasteur sulla fermentazione, che permette il miglioramento della qualità dei vini e dei formaggi. Si diffonde l’abitudine del pranzo come occasione di riunione e di festa delle famiglie in tutte le classi sociali.

DAL NOVECENTO AI GIORNI NOSTRI L'era contemporanea è caratterizzata da un certo numero di eventi importanti che, a diversi livelli, hanno una notevole incidenza sull'evoluzione delle abitudini alimentari. Primo fra tutti il trionfo dell’economia di mercato, rispetto all'economia di sussistenza, così come il fenomenale sviluppo dei trasporti e del commercio internazionale. questo non solo consente di generalizzare il consumo di prodotti esotici (arance, pompelmi, banane, arachidi, cacao, caffè, tè..) ma anche di destagionalizzare la produzione di prodotti freschi (fragole e lamponi a Natale, mele e uva in primavera...). Tuttavia il fenomeno più caratteristico di questo periodo si esprime soprattutto in questi ultimi cinquant'anni a un ritmo straordinario, si tratta della globalizzazione di abitudini alimentari destrutturate di tipo nord americano delle quali il fast food (ristorazione veloce) è uno dei fiori all'occhiello.

Fortunatamente la maggior parte dei paesi continua a mantenere un certo attaccamento alle proprie abitudini alimentari tradizionali. Si tratta in particolare dei paesi latini nei quali la tradizione in questo settore resiste ancora. In questi paesi si assiste addirittura a una sorta di rinnovamento del culto delle tradizioni culinarie e gastronomiche, come la riscoperta della dieta mediterranea considerata ottima per il gusto e la salute.

"Vorrei tanto che ci fosse un libro di cucina anche per la vita, con tutte le ricette che ti dicono come affrontarla nel modo giusto!... Lo so, adesso lei mi dirà:- Si impara sbagliando!-… " No, quello che stavo  per dirle, e lei lo sa meglio di tutti, è che sono le ricette che uno si inventa quelle che funzionano meglio di tutte!"  (dal film "Sapori e dissapori")