La città produttiva A Prato viene costruita una vasta rete di canali chiamati “GORE” che consistono nel dirottare una parte dell’acqua che appartiene ad un corso naturale.Le gore iniziano il loro affascinante viaggio a Santa Lucia. Il territorio pratese diviene quindi una vasta area servita da 53 chilometri di gore, con un unico punto di presa d'acqua nel fiume a nord di Prato ed unico punto di immissione in un altro corso d'acqua a sud della città che è il torrente Ombrone.
A nord di Prato il Bisenzio fa un’ampia curva, che è stata sfruttata per creare una pescaia detta da secoli il Cavalciotto. Dal Cavalciotto parte un canale principale detto Gorone che poco più avanti entra in un edificio denominato "Partitoio" e ne esce diviso in tre rami. Di queste tre derivazioni, la più occidentale è la gora oggi denomina Bresci: è l'unica a non interessare il centro storico e a gettarsi nel torrente Filimortula, affluente dell'Ombrone. La gora centrale, l’attuale gora Mazzoni, passa dietro la chiesa di S. Fabiano, costeggia la seconda cerchia di mura, quindi si dirige in aperta campagna. Il ramo orientale, infine, quasi a ridosso delle mura cittadine, si riparte in altri due rami: di questi, uno rasenta il Castello dell'Imperatore, mentre l'altro ramo, dopo essersi diretto in via dei Tintori, poco fuori dall'ultima cerchia di mura, si suddivide ancora dando vita alle gore del Lonco e del Lupo.
Durante la tessitura i fili venivano mantenuti paralleli e solidali con una banchina mobile detta cassa battente, sulla quale scorreva un proietto che portava il filo di trama. Dopo la tessitura i tessuti dovevano essere purgati nella gualchiera in modo da uniformare la trama con l’ordito. Si passava infine alla TINTURA dove si dava il colore voluto alla stoffa