Un caso di afasia di Wernicke: perforazione della coscienza
Signora K: 67 anni, sposata tre volte, rimasta vedova tre volte, madre di tre figli, classe sociale medio-bassa, grande lavoratrice, carattere indomito, risoluto e spigliato. Danno cerebrale nella regione parietale sinistra del capo, ematoma subdurale acuto in regione fronto-parietale e un’emorragia intracerebrale temporo-parietale sinistre, lesione emorragica nell’area medio-temporale
Valutazione neuropsicologica Riacquisizione dello stato di coscienza solo alla terza settimana dopo il trauma Prime fasi: gergofasia semantica (linguaggio fluente quasi completamente privo di senso), comprensione molto scarsa Discorso vuoto di tipo fluente con scarsità di sostantivi e parafasie verbali (parole usate in modo errato) Perduta capacità di sognare All’inizio del trattamento: Afasia amnestica (inabilità a trattenere il materiale audioverbale nella memoria di lavoro, cioè nella coscienza)
Disfunzioni memoria di lavoro Lettura semplice ma con limitata comprensione Scrittura fluente ma parafasica Memoria visuospaziale, funzioni percettive relative allo spazio, agnosia digitale, orientamento destra-sinistra intatte Quadrantanopsia superiore destra (cecità nell’angolo superiore destro del campo visivo)
Osservazioni psicoanalitiche La signora K presenta una personalità normale, nel complesso immutata rispetto a prima della lesione cerebrale, ad eccezione: Sindrome di Cotard transitoria al momento della riaquisizione dello stato di coscienza Continui tentativi con qualità di tipo compulsivo di ricostruire il trauma per riempire i vuoti nella sua continuità di vita soggettiva “Incapacità di pensare”, vuoti di coscienza al momento di esprimere il proprio pensiero, frequente perdita di consapevolezza continua del proprio sé e dei propri pensieri
Prima indipendente adesso apprensiva, si agita al pensiero di andare da qualsiasi parte senza accompagnamento. Difficoltà a pensare, e ricordare le parole e gli avvenimenti Senso di estraneamento da sé stessa Associazione frequente tra le proprie difficoltà di parola e di pensiero a sensazioni relative al proprio aspetto fisico, a sentimenti di non sentire più se stessa come se fosse la persona di prima
Percezione soggettiva del tempo anormale Interferenze nella continuità del suo flusso di coscienza e nel senso di identità personale Questione metapsicologica: relazione tra le parole e le cose Nella signora k la confusione rispetto alle parole e il loro mancato reperimento si trasferiva all’ideazione rispetto agli oggetti concreti
Mente sufficientemente integrata Ben orientata rispetto alla realtà (sensazione di forte imbarazzo per la propria situazione e tentativi continui di migliorarla) Integrità dell’Io, dell’ideale dell’Io e delle funzioni e strutture super-egoiche Transfert: immagine positiva di sé, amore fraterno, terapeuta come Io ausiliario Progressi al termine della terapia: miglioramento della capacità verbale, del linguaggio e del pensiero, aumento della consapevolezza del proprio senso di sé, elaborazione del lutto Capacità di riflettere in modo razionale sulle proprie esperienze anomale e disturbanti
Discussione Come diventano coscienti i nostri processi mentali? Secondo Freud attraverso la funzione linguistica, che stabilisce il collegamento fra i contenuti dell’Io e i residui mnestici delle percezioni visive e uditive. La signora K non era più in grado di attaccare le parole ai pensieri corrispondenti e di farli diventare consci.
La signora K era in grado di registrare nuovi eventi percettivi esterni (sistema P intatto) ma aveva difficoltà a dirigere la coscienza su processi mentali provenienti dall’interno (sistema C difettivo). Percepiva uditivamente quello la le veniva detto ma non riusciva a determinarne il significato
Questi meccanismi metapsicologici di base possono in via di principio essere individuati dinamicamente all’interno dei tessuti del cervello: Coscienza convessità prefrontale dorsolaterale sinistra Percezione regione medio-temporale sinistra
Ciò che differenzia il caso del signor J da quello della signora K è che nel primo viene danneggiata la componente motoria della parola, mentre nell’altra si presenta un danno alla componente acustica del sistema funzionale delle “rappresentazioni delle parole”
Concludendo: Le associazioni audioverbali portano i processi dell’Io alla coscienza