La collaborazione ASI - Università e la strutturazione di un sistema dati coerente per il regolare aggiornamento di indicatori degli andamenti settoriali,

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Transcript della presentazione:

La collaborazione ASI - Università e la strutturazione di un sistema dati coerente per il regolare aggiornamento di indicatori degli andamenti settoriali, efficaci nel supporto alle politiche dell'Agenzia per la sostenibilità degli investimenti spaziali, il rafforzamento del settore e le sue ricadute economico sociali. Giancarlo Graziola, Prof. Ordinario (in pensione) Dipartimento di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi Università di Bergamo Sommario 1.Il campione PSDV e l’aggregato ISPI-UP/OT 2.I settori non coperti dal campione PSDV 3.Conclusione: l’ISPI nel contesto mondiale 1

1.1 Il campione PSDV Campione del Panel statistico del Distretto Virtuale (PSDV): 58 unità produttive spaziali (UPS) e altrettante imprese con produzioni spaziali (IPS) Dati essenziali per il 2012 (56 unità): (i) Addetti UPS: 5.753; e IPS: Valore (non consolidato) produz. UPS: 1,601 MLD €; e IPS: 4,298 MLD € Attività produttive UPS: poco meno del 40% di quelle IPS (ii) Classi dimensionali UPS: 4 grandi (≥ 250 addetti); 11 medie (< 250 e ≥ 50); 22 piccole (< 50 e ≥ 10) e 19 micro (< 10). Vedi Figura 1 per distribuzione bivariata UPS/IPS (iii) Imprese puramente spaziali: 21 di cui 2 grandi, 6 medie, 10 piccole e 3 micro; con addetti e 1,235 MLD € Attività produttive puramente spaziali : circa 75% di quelle totali delle UPS 2

Tabella 1. Imprese con produzioni spaziali (IPS) e loro unità produttive (UPS):

1.2 La significatività statistica del campione (i) Produzioni delle 58 UPS del campione PSDV: 39 in prevalenza o totalmente Upstream; 15 “ “ OT (remote sensing) 2 piccole “ “ Navigazione (PNT – positioning, navigation and timing) 1 micro “ “ TLC 1 grande (Telespazio) con varie produzioni quasi bilanciate in Up e Downstream La copertura dell’universo ISPI_UP/OT da parte del campione PSDV è molto alta. Infatti: (i) per quanto riguarda il numero delle UPS la copertura è di 4 su 4 per le grandi; di 11 su 14 per le medie; e di 40 su 112 per le piccole e micro. 4

1.2 La significatività statistica del campione (ii) (ii) per quanto riguarda il numero degli addetti la copertura è ovviamente maggiore: 100% per le grandi; 79% per le medie e 42% per le piccole e micro. Per l’aggregato la copertura è dell’ 85% CONCLUSIONE: In assenza di ragioni per pensare che le UPS (quasi tutte piccole o micro) escluse dal campione del PSDV abbiano delle peculiarità che le differenziano da quelle incluse, il nostro campione rappresenta in maniera statisticamente molto significativa i settori upstream e OT dell’industria spaziale italiana (ISPI - UP/OT). 5

1.3 Significato economico di ISPI- UP/OT (i) Significato economico di un settore: un aggregato con caratteristiche produttive simili e mercati in comune. Imprese ISPI – UP/OT: prodotti diversificati che portano non solo a una segmentazione orizzontale dei mercati; ma anche a una verticale, tra prodotti finali e intermedi specificamente spaziali, che porta a una filiera produttiva e di mercati al posto di un mercato comune. La Figura 1 illustra la tipica filiera produttiva di OT 6

Figura 1. La filiera produttiva del settore OT 7

1.3 Significato economico di ISPI- UP/OT (ii) Elemento di differenziazione tra Upstream e OT: i requisiti specifici della tecnologia spaziale in Upstream non sono presenti in OT. Elementi di unificazione tra le imprese dei settori Upstream e OT: (i) qualità del lavoro; e soprattutto (ii)ruolo del capitale di R&S. Circa (ii) i dati del PSDV (2012) ci informano che l’intensità di R&S (Spese R&S/Valore produz.) è mediamente 11,5% nel settore Upstream e 9,7% in quello OT. Solo in Telespazio produttore sostanzialmente di servizi l’intensità di R&S è più bassa: 3,4 %. Soluzione preferibile: UP e OT trattati come due settori separati Soluzione praticabile/accettabile: un unico settore UP/OT, in considerazione del numero ancora limitato di osservazioni del campione PSDV (58 UPS lungo il triennio ) 8

2.1 Il downstream nel campione PSDV: 2012 (i) Cos’è il downstream? Nel campione PSDV si sono adottate le seguenti convenzioni: (i) include sia la fornitura (diretta o indiretta) ai consumatori finali di servizi spaziali sia le correlate produzioni di attrezzature (dai teleporti, alle parabole per la TV Sat, ai microchip incorporati negli smartphone) ; (ii) è suddiviso nei settori OT, Navigazione e TLC; (iii) le trasmissioni TV/radiosat sono aggiunte a parte, stante la preminente rilevanza dei loro contenuti nella formazione del prezzo. NB: Il benessere del consumatore (misurato dal prezzo che è disposto a pagare) aumenta quando consuma il servizio, ma è ridotto dal prezzo che paga per il dispositivo (parabola TV, Tom Tom, ecc.). 9

2.1 Il downstream nel campione PSDV: 2012 (ii) Valore (non consolidato) della componente downstream di ISPI-UP/OT: 274 MLN €; o il 17% di quella totale (1,601 MLD €). La maggior parte del downstream (174 MLN €) è dovuta a Telespazio e riguarda servizi di TLC, navigazione e OT. La parte restante (100 MLN €), a parte le produzioni nel campo della navigazione e TLC di tre UPS molto piccole o micro, è costituita da produzioni OT, tra le quali spicca quella di e-Geos* per 56 MLN €. *Una società interamente spaziale controllata da Telespazio e con 247 dipendenti: secondo il criterio dei dipendenti una media impresa che sta diventare grande! 10

2.2 Il settore della navigazione nell’ISPI (i) Il settore della navigazione, a parte le attività di Telespazio (peraltro rilevanti) e di due piccole imprese e, naturalmente, quelle di imprese con attività preminenti in altri settori, NON è coperto dal campione del PSDV. Il settore si presenta con una filiera produttiva e di mercati analoga a quella del settore OT, come illustrato nella seguente Figura 2 11

2.2 Il settore della navigazione nell’ISPI (ii) Non è semplici individuare le UPS delle imprese presenti nella filiera della navigazione, perché spesso: (i) si tratta di UPS interne a grandi imprese elettroniche (ST Microelectronics, Selex Elsag, ora Finmeccanica, Telespazio, ecc. tra i produttori di componenti; o Ansaldo STS, Olivetti, ecc. tra gli integratori di sistemi) o dei più diversi settori (Avio, Eni, Fincantieri, Goldoni, ecc. nei produttori di servizi a valore aggiunto); (ii) le PMI sono abbastanza diversificate tra EO, Navigazione e TLC. Quanto è sviluppato questo settore in Italia al di fuori di Telespazio? 12

2.3 Il settore delle telecomunicazioni nell’ISPI (i) Con la nostra definizione di downstream questo settore NON include i servizi (TT&C) e le correlate attrezzature per la gestione dei satelliti, che rientrano nell’Upstream. Il settore è tradizionalmente suddiviso nei subsettori delle TLC fisse (FSS), mobili (MSS), dei servizi di rete (inclusa la banda larga per internet) e delle attrezzature terrestri (Teleporti, VSAT, ecc.). Di nuovo, ad eccezione del caso importante di Telespazio, dei casi di imprese con attività preminenti in altri settori (e di una micro impresa interamente TLC), il settore NON è coperto dal campione del PSDV. 13

2.3 Il settore delle telecomunicazioni nell’ISPI (ii) Per il settore TLC abbiamo provato a individuare un insieme d’imprese (due grandi, Skylogic del Gruppo Eutelsat, con vendite sui 40 MLN € e Milano Teleport, con vendite sui 10 MLN €; e una serie di PMI (Antech, Hughes Network Systems, TES-Teleinformatica e sistemi; e altre) indicative delle potenzialità produttive del settore. Gli sparsi dati che si possono raccogliere al di fuori di una ricerca sistematica suggeriscono che il settore delle TLC non si sia sviluppato in Italia come è avvenuto in altri economie avanzate (Vedi sotto Tabella 2). 14

2.4 Il settore della TV satellitare in Italia. Questo settore è incluso nell’ISPI da molti enti che compilano statistiche a livello nazionale o internazionale. Ad esempio, così fa la SIA che include il TV/radio broadcasting nelle statistiche sui servizi spaziali della sua “Industria satellitare”. In Italia vi sono servizi di TV satellitare offerti da operatori in vari settori delle TLC (Skylogic, Milano Teleport), ma sono stati ovviamente dominati da Sky Italia (2,872 MLD € nel 2012), fino alla sua recente incorporazione in una Sky europea. 15

Conclusione: l’ISPI-UP/OT e l’ISPI nel contesto mondiale (i) Con l’aiuto della Tabella 2 e della Figura 3 possiamo vedere come si colloca l’industria spaziale italiana nel contesto di quella mondiale: (i) Una presenza significativa a livello internazionale nel settore upstream, anche se su scale medie e con una predominanza di controllo estero; (ii) Un gruppo significativo a livello internazionale nei servizi spaziali, tra l’Up e il Downstream, su scale medio/piccole (Telespazio, e-Geos e varie controllate estere) a controllo nazionale; 16

Conclusione: l’ISPI-UP/OT e l’ISPI nel contesto mondiale (ii) (iii) una mancanza di operatori medi o grandi, di rilievo internazionale, nei downstream della Navigazione e delle TLC. Implicazioni di politica economica: (i) premesso che la presenza di un upstream NON è una condizione sufficiente NE necessaria per lo sviluppo del downstream a livello di un singolo paese; 17

Conclusione: l’ISPI-UP/OT e l’ISPI nel contesto mondiale (iii) (ii) le politiche economiche per lo sviluppo dell’upstream (un settore con prospettive di crescita contenute e dominato dalla domanda pubblica) sono necessariamente diverse da quelle del downstream. In particolare un settore caratterizzato da ondate di domanda (TLC, broadcasting, dispositivi per la navigazione, banda larga, ecc.) richiede: a)strategie di entrata da parte delle imprese; e b)capacità di innovazione regolamentare da parte dei governi. 18

Tabella 2. Vendite dei maggiori gruppi spaziali nel mondo, 2013 (MLN $) A. Upstream * Dati 2011 ° MLN $ nel 2012, con l’area Motori aeronautici

Tabella 2 (continua) B. Downstream * Dati 2011

Figura 3. Ricavi dell’industria mondiale dei satelliti (Mld $ a prezzi 2005) 21