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Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX)

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Presentazione sul tema: "Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX)"— Transcript della presentazione:

1 Storia della scuola ticinese dal punto di vista dell’allievo (XIX-XX)
Bellinzona 23 e 30 marzo 2004 SPAI (ISPFP) Marzio Conti

2 Programma della serata 17.30-18.45 e 19.00-20.00
Introduzione generale: obbiettivi, modalità, fonti e risultati Il Canton Ticino – Aspetti significativi L’evoluzione della struttura scolastica Il problema dell’assenteismo a scuola Aspetti esterni: famiglia, economia e politica L’importanza del numero di allievi per classe Riflessioni conclusive - discussione

3 Programma seconda serata 17.30-18.45 e 19.00-20.00
Progetti educativi dell’epoca La vita in classe: scuole, maestri, educazione e disciplina. L’esempio di Boschetti-Alberti Conclusione: la scuola dal punto di vista dell’allievo e la visione dell’epoca Riflessioni finali - discussione: la scuola oggi?

4 Educazione del popolo e persuasione
Idea diffusa: quando una nuova generazione di maestri applicherà i nuovi programmi Quando gli allievi cresciuti nella nuova scuola saranno genitori Allora ci sarà un’attitudine più positiva verso la scuola.

5 Questione femminile "Due concetti sono il perno della vita della donna: famiglia e casa. I progressi della scienza, anziché allontanarla (come molti erroneamente credono) da quella che è la sua naturale destinazione, non fanno che ricondurvela meglio. Ve la riconducono emancipata dall'ignoranza, emancipata dall'empirismo, ve la riconducono cosciente e più degna."[1] [1] Da Rensi-Perucchi, L., Tamburini, A, Libro di lettura per le scuole femminili, 1901, citato in op. cit. in bibl. Cairoli, Grazia, Libri di scuola ticinesi Immagini, problemi, identità di una regione in un genere letterario particolare, p. 128.

6 1 Il progetto educativo 1894 Decisione di cambiare radicalmente il modo di fare scuola. Parravicini, Manuale di pedagogia e metodica: ad uso delle madri, dei maestri, dei direttori ed ispettori scolastici e delle autorità amministrative del Cantone Ticino (1842) Testo interessante, ma troppo difficili per la preparazione dei maestri dell’epoca (parlava di Socrate, Platone, Aristotele a maestri in alcuni casi appena in grado di leggere e scrivere) 5 gradi: comprensione, ricordo, memoria, giudizio e ragionamento Citazione: "Si faccia sentire all'incorreggibile cattivello, almeno in parte, quel dolore ch'egli ha voluto far patire al compagni“ (p. 127)

7 3 tipi: simultaneo, mutuo insegnamento e individuale (il migliore)
Esempio: far contare gli allievi… al milione diranno diecicentomila, ma uno si ricorderà che per il mille non si era detto diecicento….

8 Sui maestri-Conto-Reso del Cds (1890)
“Non è possibile non riscontrare in loro tutti quei difetti che s’accompagnano a persone istruite soltanto a metà, vale a dire, un andamento tardo, incerto e soventi volte errato nell’assegnare alle cose il loro vero attributo, criteri falsi, idee di presunzione smisurata o d’esagerato accasciamento, un senso scarso del convenevole e dell’opportuno.” “Pur troppo sono ancora radicati nelle nostre popolazioni i pregiudizi dei vecchi metodi e a molti non sembra vero che si possa insegnare con frutto facendoci piccini coi piccini e discendendo a conversare e a ragionare cogli allievi, umiliando la scienza al livello della piccola loro intelligenza, abbandonando per sempre tante definizioni che non possono essere comprese, tante pagine di domande e risposte appiccicate materialmente alla memoria per il giorno degli esami, tanti esercizi…ma che non toccano la mente… e non gli insegnano a ragionare né a sentire… confondono le apparenze colla realtà… questi antichi metodi, che all’essere preferiscono il parere, trovano ancora favore presso gente che sembra seria e spesso fa parte delle delegazioni scolastiche.”

9 Rapporto ispettore del III circondario (1893/94): "Anche alcuni giovani docenti fanno studiare troppo a memoria ed altri hanno sostituito alle teorie una nomenclatura arida e morta." Base: Il regolamento scolastico del 1879 Programma d'insegnamento per le scuole primarie della Repubblica e Cantone del Ticino: adottato dal Consiglio di Stato nella seduta del 3 novembre 1894 (Gianini) [1] [1] Il metodo suggerito dal programma è ispirato alle teorie didattico-pedagogiche di Pestalozzi e di Padre Girard.

10 Il programma del Gianini
Il “metodo oggettivo”: “Il metodo oggettivo, come esso debba essere tradotto in pratica, come le idee per essere chiare ed esatte non debbano essere comunicate dalle parole, ma formarsi con spontaneità nella mente del ragazzo colla elaborazione di sensazioni realmente e ripetutamente provate.” Metodo “della madre”: "All'insegnamento della lingua italiana viene nel programma assegnato largo campo, non facendolo però consistere in un complesso di aridi esercizi di nomenclatura, o di letture mal fatte e mal capite, o di astruse analisi grammaticali e logiche, o di quelle insipide recite a memoria, bensì usandone come di mezzo supremo alla formazione della coltura e del carattere." Preparare il fanciullo alla vita pratica (lezioni di igiene, di morale, di civica, del corpo umano)

11 Partire dal noto per arrivare all’ignoto (ad esempio dai nomi delle cose in dialetto, per arrivare all’italiano) Dare intuizione delle cose mediante la realtà (uso di oggetti): "Fare del fanciullo un essere pensante, cosciente, attivo, sostituendo allo studio puramente mnemonico da parte sua ed al metodo puramente espositivo da parte del maestro ed all'abuso dei libri di testo: 1 il lavoro della naturale attività del fanciullo che vuole essere esercitata, edotta, fortificata e ben diretta; 2 il dialogo socratico ossia la forma espositivo-dialogica, per cui la scuola si converte in una viva e feconda conversazione[1] tra maestro e scolari, i quali vengono così condotti all'autodidattica; 3 brevissime note, sunti, quadri sinottici, o fatti dagli scolari e debitamente controllati, o dettati come semplice aiuto alla memoria per ritenere le cose apprese oralmente." [1] La sottolineatura è mia: questa conversazione non era possibile con un clima di classe simile a quello descritto nel punto 1.1.1, dove la rigida disciplina soffocava la libera espressione degli scolari.

12 Passare dal metodo per parti al metodo ciclico.
"Tutti gli scolari possono e debbono essere utilmente occupati oralmente e per iscritto attorno al medesimo lavoro. Riforma questa molto utile per le scuole del nostro Cantone, dove abusivamente si moltiplicano le classi senza bisogno alcuno e dove si crede grave peccato pedagogico il far prestare attenzione dagli allievi di una classe quando si stanno istruendo quelli di un'altra."[1] Utilizzo di letture e del dialogo. Usare le lezioni oggettive per far pensare i ragazzi "Vera e solida educazione non si forma coll'affastellare in modo qualunque delle cognizioni molte e svariate nelle testoline dei fanciulli: per far apprendere molto e bene, bisogna andare lentamente e progressivamente, classificando, coordinando, collegando le diverse parti dell'insegnamento in maniera da formare un tutto armonico ed uno."

13 Ginnastica Non ha un orario preciso, ma fa parte del programma (quando gli allievi sono distratti il maestro introduce la ginnastica) Nel 1874 la legge federale prevedeva che: "Les Cantons pourvoient à ce que les jeunes gens, dès l'âge de 10 ans jusqu'à l'époque de leur sortie de l'école primaire, qu'ils la fréquentent ou non, reçoivent des cours de gymnastique préparatoire au service militaire." Scopo: preparazione all’attività militare

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15 Commento del CdS (1891) “È nostra opinione che l’allievo nella scuola, in molte scuole almeno, vi abbia una parte soverchiamente passiva, non quella propriamente che vi dovrebbe avere; poiché non soltanto egli deve ascoltare, sia pure colla maggior tensione di mente possibile; ma cercare lui stesso, guidato dal maestro, le spiegazioni di cui abbisogna, movendo dalle cognizioni che già possiede, ad altre che deve acquistare.” “Il metodo da noi suggerito, esigendo da parte dell’insegnante lezioni lungamente pensate e la cooperazione degli alunni nella classe, tenendo deste ed in continuo esercizio tutte le loro attività intellettive, lasciando ancora ad essi il piacere morale di trovare le verità che si vogliono cercare contribuisce efficacemente a svegliare nella scolaresca l’entusiasmo per lo studio… Invece noi abbiamo ancora nei nostri Istituti qualche maestro, il cui insegnamento è come cosa morta; perché dato senz’animo, senza slancio, senza alcun brio… Ne consegue l’avversione allo studio… e quale meraviglia se gli scolari riescono svogliati, quando vanno a scuola ad imparare la svogliatezza?" [1] Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1891, p. 7.

16 Il sistema ispettorale
È lo strumento per realizzare il nuovo programma Saranno organizzate conferenze obbligatorie nei diversi circondari Si dovrà migliorare la formazione dei docenti.

17 Teorie e realtà L’ambiente in classe era oppressivo
La disciplina era tenuta tenendo in soggezione gli allievi Non era loro permesso di muoversi Di conseguenza erano passivi e poco propensi a partecipare alle lezioni Diversi aspetti contribuivano a questo

18 2 La vita in classe Molti aspetti influenzano la vita degli allievi: le scuole, i maestri, l’educazione e la disciplina Vi sono delle differenze importanti tra le prescrizioni del regolamento del 1879 e la realtà

19 2.1-Le scuole Su 424 locali scolastici, ben 65 erano insufficienti

20 Tra il 1897 e il 1907 saranno costruite ben 54 nuove case scolastiche:
"Sono infatti ben 63 i Comuni in cui gli edifici scolastici, vuolsi per le loro deplorevoli condizioni di ambiente interno, vuolsi per quelle di vicinanza, domandano di essere interamente ricostruiti. Altri 35 posseggono aule di cubatura insufficiente, e siccome è pur questo un capitale difetto degli edifici da ricostruirsi, possiamo senza esagerazione sostenere che il numero dei Comuni in cui le scuole mancano di luce e di aria, due precipui elementi di salubrità, raggiunge il centinaio."[1] [1] Vedi op. cit. in bibl. AAVV, Igiene delle scuole e degli scolari: Risultato dell'inchiesta fatta praticare dal Dipartimento d'Igiene durante l'anno 1910 (estratto contoreso governatiovo 1910), p. 70. L'inchiesta è molto importante poiché viene fatta svolgere dai medici, quindi da persone competenti e secondo un questionario comune: in precedenza i dati raccolti (ispettori scolastici) erano interessanti ma difformi nei parametri di giudizio. Tra il 1897 e il 1907 saranno costruite ben 54 nuove case scolastiche: “Crediamo che esso fatto valga da solo cento prove a dimostrare come la luce spirituale dell’istruzione penetri ormai con possanza sempre più irresistibile l’anima del nostro popolo e lo accalori per il bene della scuola tanto da lasciarsi indurre sovente con facilità a compiere per essa generosi sacrifici.”[1] [1] Pagine e 10: la spesa complessiva per queste costruzioni era stimata in 1'713'716 franchi ed era notevole se si pensa che nell'insieme le spese annue dei Comuni per la scuola, nel 1907 erano di 1'101'684,44 fr. (tra onorari, materiale didattico, riscaldamento, pigioni dei locali, ecc.).

21 In genere i locali scolastici non servivano unicamente da scuola (solo 121 su 350 nel 1909)
VI circondario, 1896/97: "I locali attuali non sono scuole, ma catacombe e pollai… non mi sento più il coraggio di obbligare maestri e ragazzi a imprigionarsi in locali simili." In un comune del V Circondario invece il locale era “Piccolo, talvolta umido e può presentare anche dei pericoli."

22 Mobilio e banchi In linea con i precetti disciplinari dell’epoca: i banchi di un unico pezzo tendevano ad impedire ai ragazzi persino di muoversi, così da tenere la disciplina Nel 1897 l’ispettore del II C. dice: “Cominciamo dai banchi, la misura migliore dovrebb’essere quella di condannare al rogo la massima parte degli esistenti. Vecchi, lunghi, incomodi, tentennanti, che si reggono a forza di sostegni posticci e raffazzonamenti compassionevoli; sembrano fatti apposta per mettere alla tortura i poveri fanciulli d’ambo i sessi.”

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25 Suppellettile didattica
Carente, così come l’abitudine dei maestri ad usarla (eppure tanto necessaria al metodo oggettivo) 1890: “Per ciò che riguarda le condizioni materiali delle scuole sonvi ancora dei comuni che le tengono in locali disadatti sotto tutti i rapporti, e che si servono di arredi scolastici non rispondenti al loro officio.” 1898: “Entriamo nella maggior parte delle scuole e guariamo intorno: de’ banchi che sono come sono, un tavolo, una lavagna, un crocefisso, un globo, il ritratto di Stefano Franscini, la carta geografica della Svizzera ridotta ad un cencio, qualche tavola del Fornari: ecco tutto l’arredamento. Non pesi né misure (in tante scuole mancava persino il metro), non cassetta dei solidi, non quadri di storia patria, non alfabetiere mobili, nessun indizio di Museo scolastico; si vede subito che in trent’anni il Comune non ha speso per provvedere suppellettili.”

26 1894: “Mentre invece è ormai risaputo che, senza l’ausilio di oggetti sensibili, i ragazzi non apprendono mai profondamente bene quello che loro si insegna.” 1908/09: "Scarsi, troppo scarsi, sono ancora i mezzi didattici alla portata dei docenti quale sussidio allo sviluppo del programma."

27 Pulizia e servizi igienici
Su 350 case scolastiche solo 88 disponevano di acqua potabile, 1 dei bagni e 35 di latrine. 28 di una sala per ricreazione Inchiesta del 1910: "Ad ambiente sudicio, maestri e scolari sudici. E non sapremo davvero concepire come ed in qual modo si possano insegnare le prime nozioni di igiene in una scuola, che rappresentava, ovunque la si esamini, la negazione assoluta, nel suo aspetto esteriore, delle norme le più elementari della pubblica igiene."

28 Igiene e salute scolastica
Ancora l’inchiesta del 1910: "Infatti se noi osserviamo come ad un cervello ancora in formazione si domanda un lavoro sempre progressivamente crescente, che ad un corpo in via di sviluppo si impone l'immobilità e la vita sedentaria, che in un medesimo ambiente, si trovano riuniti parecchi organismi particolarmente esposti per la loro gracilità alle malattie epidemiche, che molte altre affezioni traggono la loro origine nelle cattive condizioni in cui si svolge la vita scolare, balza agli occhi l'impellente dovere dello Stato di migliorare con opportuno provvedimenti l'ambiente scolastico, se non si vuole compromettere il valore fisico ed intellettuale dei nostri fanciulli, i quali saranno più tardi degli uomini."

29 Altri problemi Mancanza di visite mediche
Ubriacature tra gli allievi – 1898/99: "In mezzo alla povertà, al vizio, alle immondizie traviamo i germi di tutte le malattie.“ 1908: “Deficienti e i discoli, i quali, se raccolti in classe, impressionano malamente o scapestrano i condiscepoli; se rimandati alle famiglie, e i discoli nella più gran parte dei casi è dovere di trattenerli nella scuola, spesso accade che più nessuna educazione essi ricevano.” NB: per la disciplina si poteva giungere ad incarcerare i ragazzi delle scuole di ripetizione fino a 48 ore!

30 Percorso casa-scuola Problema per le famiglie isolate: 1909/10 "Bisognerebbe mettersi nei panni di quelle famiglie isolate, che devono mandare i loro figli piccoli alle scuole… con strade gelate, fangose per la neve e sotto la pioggia, talvolta mal calzati e svestiti." 1904: “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare dei chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con profitto le lezioni… Poveri bambini! Li ho visti più volte giungere alla scuola, nelle uggiose giornate d’autunno, sotto la pioggia, nelle fredde giornate d’inverno, sotto la neve, e debbo confessarlo mi hanno fatto compassione.” “I fanciulli che per intervenire alla scuola sono obbligati a fare dei chilometri di strada cattiva e magari pericolosa, tralasciano di andarvi, il più delle volte, o non ci vanno affatto, e quando la frequentano, vi giungono stanchi e mal disposti a seguire con profitto le lezioni.”

31 Riscaldamento La legge obbligava i comuni a provvedere, ma in generale si obbligavano le famiglie a portare il pezzo di legno a scuola Spesso i locali erano freddi e i ragazzi dovevano restarvi fermi per ore, magari inzuppati dopo un lungo viaggio e/o vestiti in modo inadatto “In moltissimi Comuni vige tuttora la riprovevole abitudine di obbligare gli allievi a portare ciascuno il pezzo di legno alla scuola, ciò che mette facilmente i ragazzi sulla via di piccoli furti, di contese e di rimbrotti umilianti da parte di taluni docenti.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1894, p. 11.

32 Durata delle scuole

33 Abbiamo già visto i problemi:
Ripetitività nelle scuole troppo lunghe Demotivazione dei ragazzi Attitudine negativa delle famiglie Risultati peggiori / rapporto al numero di allievi (esami pedagogici delle reclute) Problema: i ragazzi lavorano + emigrazioni stagionali

34 Biblioteche scolastiche
Scopo (1909): elevare “La mente e il cuore verso tutto ciò che è giusto, buono, bello; onde da queste tre virtù cardinali del vivere possano trarre forza ad operare il bene e godimenti per il pensiero e lo spirito.” 1911: “Ad un ragazzo che, licenziato dalla scuola primaria, ne esca con tutte le cognizioni officiali del programma in testa, ma annoiato dei libri, dello studio e dei maestri, è preferibile il ragazzo che l’abbandona ignorante di moltissime cose, ma tuttavia pieno di curiosità, ansioso di sapere e di apprendere, di darsi ragione d’ogni cosa che veda, cercandola nei libri; che ne ritorna con lo spirito pronto, aperto, avido d’imparare.”

35 Materiale individuale degli allievi
Era un grosso problema allo svolgimento delle lezioni Minava il principio della gratuità della scuola "Deve aspettare che ogni allievo provveda da solo, quando i genitori lo vogliono o possano fare, perché nei paesi delle nostre valli non ci sono le volute comodità."[1] [1] Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 38, anno 1904/05. “Anche il principio della gratuità dell’insegnamento patisce qualche eccezione, per il fatto che le spese dei libri, dei quaderni, ecc. ed in molti luoghi il provvedere al riscaldamento devono sopportarle le famiglie degli scolari, tranne i casi di assoluta povertà, previsti dalla legge. Sono consuetudini vecchie di un secolo, che soltanto una nuova legge, la quale mettesse a carico dei Comuni la fornitura gratuità del materiale scolastico potrebbe far cessare."[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1905, p. 14.

36 2.2 Maestri e allievi "Nella scuola elementare fin de siècle la classe è dominio di un solo insegnante, e scambi e incontri diretti tra bambini sono interdetti, salvo nel tempo della ricreazione che avviene nel corridoio, nel cortile, a gruppi separati e controllabili o più sovente nella classe stessa."[1] [1] Op. cit.in bibl. E. Becchi, in AAVV, Storia dell'infanzia: 2 dal settecento a oggi, 169. Ho scelto il testo citato poiché riassume bene una situazione presente anche in Ticino. 1890 giudizio del CdS sui maestri: “In complesso sono buoni, ne rimangono però sempre alcuni che lasciano a desiderare, sia per attività, zelo e diligenza, sia per buon metodo d’insegnamento. Taluno poi è anche ruvido, irascibile e facile a trattamenti non consentiti dalla legge; tal altro dovendo sostenere una lotta continua coi propri creditori,non può attendere colla calma e tranquillità necessaria ai suoi doveri.”

37 Commento dell’ispettrice degli asili
1908: “Pretendere oggi -oggi che ogni lavoro morale appare tanto più alto quanto più alto è il valore materiale che lo significa- in un campo solo, quello della scuola, abnegazione, idealità, entusiasmo, e alla fine rinunzia alla soddisfazione dei più legittimi desideri, è voler essere ingiusti, è voler negare alla logica la più semplice e naturale sua deduzione.”

38 Sui maestri “Il corpo insegnante si divide in due scuole, quella dei vecchi educata e cresciuta ai metodi informativi e mnemonici e quella dei giovani usciti dalle Scuole Normali… ma avvenne invece che si lasciassero trascinare, salvo onorevoli eccezioni, dai primi poiché il seguire l’andazzo comune tornava loro più comodo ed otteneva più facilmente l’approvazione dei passati Ispettori.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1894, pp

39 "Non hanno ben compreso l'importanza dei processi intuitivi, della legge di gradazione, del buon impiego dei libri di testo, epperò l'insegnamento di costoro, malgrado un lavoro improbo da parte loro e degli allievi, non riesce ben collegato, ben digerito; - v'hanno ancora di quelli che abusano della semplice memoria dei fanciulli e delle fanciulle che correggono male, che parlano troppo, che aiutano troppo."[1] [1] Rapporto ispettore del secondo Circondario, fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 37, anno 1900/01: si riferisce ad alcuni docenti di Lugano, mentre nel resto del Circondario (esclusa la città) ci sono 46 buoni insegnati e 26 insufficienti.

40 Numero di allievi

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42 "Su questo punto la legge permette le classi di 60 scolari, ma al disopra dei 50, al massimo, un insegnante non dovrebbe averne. Ora contiamo ancora due scuole che superano i 60 scolari e 66 che ne hanno da 51 a 60. Quest’ultime è desiderabile che, un po’ per volta, vengano tutte divise, onde potervi dare un migliore insegnamento.”[1] [1] Conto-Reso del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1901. Sull’importanza di questo fattore abbiamo già discusso

43 Abbandono precoce della scuola

44 Cause: Pressioni per ottenere la licenza anticipatamente Cause: necessità famigliari Ripetitività del programma (noioso)

45 2.3 Disciplina ed educazione
Scarsa considerazione della libertà individuale del bambino Lo scolaro come prigioniero dell’ignoranza e quindi non in grado di decidere da liberamente Castighi e premi come metodo per educare alla morale gli alunni che non sono ancora giunti alla “libertà morale”

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47 Parravicini, 1842: “Il più dei maestri ticinesi non hanno avuto una completa educazione, non conoscono l’importanza e la dignità del loro ufficio … non hanno cognizioni sufficienti da mutare un piccolo ignorantissimo in un giovinetto onesto, intelligente, laborioso.” In realtà era il maestro a stabilire arbitrariamente ciò che era giusto e ciò che era sbagliato: "Ora si domanda: La disciplina, il decorso dell'Istituto, l'interesse dell'educazione stessa d'un allievo, possono permettere a quest'ultimo di mancare di rispetto ai suoi maestri, trasgredir negli ordini e rinfacciare a loro più o meno pretesi mancamenti? Se ciò fosse, non sarebbe più possibile l'insegnare da una parte e l'imparare dall'altra. Il rispetto all'autorità verrebbe menomato, cominciando dalle classi elementari, dove non insegnano certo gli angeli. Qualche difetto, qualche neo, quando si voglia, può sempre scoprirsi nel precettore; e se fosse lecito agli scolari di non più prestargli obbedienza, di ribellarglisi pel fatto che è uomo anch'esso, e quindi non perfetto, si potrebbero chiudere le scuole."[1] [1] Da un articolo apparso ne L'educatore della Svizzera italiana, 1895, pp Ci si riferisce al caso di un allievo di scuola secondaria, che aveva disubbidito ad un maestro perché questo gli aveva fatto un torto. Si sosteneva pure, facendo dell'obbedienza un dovere sacro, che chi difendeva lo studente non faceva altro che aizzare alla ribellione ed alla sovversione delle autorità.

48 La disciplina doveva essere rigorosa, sia per il numero di allievi, sia per ragioni legate alla mentalità "Paura che i maestri si credevano obbligati mantenere agli allievi per tenerli a freno."[1] [1] Rapporto ispettore del quinto Circondario, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 36, anno 1896/97. “I giovani che frequentano le scuole di ripetizione vi portano intiera l’indocilità del carattere paesano, la quale, accade talvolta, se bene di rado, che trasmodi tanto da rendere necessario, non bastando a comprimerla l’energia del maestro, l’intervento dell’Ispettore e quello del Commissario di Governo. Tornate insufficienti le minacce e le multe, alcuni ostinati ribelli vennero anche il passato anno tradotti in carcere, e detenuti 48 ore, quante ne permette la legge, e che, fino a questo punto, trovammo bastevoli a raffrenare anche i più indomabili.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1901, p. 40.

49 Le punizioni corporali erano vietate, ma in realtà molto diffuse e tollerate.
Altre punizioni umilianti erano comunque permesse, fino alla segregazione L’allievo poteva essere espulso per 3 giorni e poi doveva "Aver fatto atto di sottomissione al maestro, in presenza dei genitori."[1] [1] Regolamento scolastico, 1879, art. 52. Interessante il giudizio di Rossi in merito al regolamento: "Assenza insomma di quell'affettuosa corrispondenza che avvicina educatore ed allievi in una comunità operosa e fa nascere spontanea comprensione; il rapporto fra scolaro e maestro è intravisto meramente dal lato disciplinare, autoritario."[1] [1] Op. cit. in bibl. Rossi, Felice, Storia della scuola ticinese, p. 221.

50 Un primo bilancio: il timore degli allievi
Gli allievi avevano un timore riverenziale Vi erano indotti dalla rigida disciplina Non potevano muoversi Di conseguenza erano passivi e non partecipavano alle lezioni

51 Violenza e maltrattamenti: esempi
1894 maestro Monti di Giubiasco Maltratta Pelascini Pietro (8-10 anni) Non lo lascia andare in bagno, e… "Oltre all’abuso delle punizioni manesche, si è pure permesso di obbligare forzatamente un allievo, certo Pelascini, a mettere la faccia nell'orina, che il stesso allievo erasi lasciata scappare sul pavimento della scuola.”[1] [1] Vertenze tra Ispettori scolastici o docenti e Municipalità / Vertenze tra docenti e famiglie, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 79. È l'ispettore scolastico che scrive al DPE il risultato della sua inchiesta. Risultato: caso liquidato dall’ispettore con le scuse formali del maestro ai genitori davanti al sindaco e al delegato scolastico (non all’allievo)

52 Vira Gambarogno (1894): vicario Ortelli
"Schiaffi, bacchettate sulle mani e persino sulla testa sono all'ordine del giorno."[1] [1] Inchieste e misure disciplinari a carico dei docenti, 1882-ss., Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 72. Lettera dell'ispettore al DPE. Il maestro Curzi lo imitava da tempo: picchiando con le mani e la verga L’ispettore gli fa notare che in un momento di ira è comprensibile, ma non si può a mente fredda battere violentemente un ragazzino perché è andato a scivolare invece di studiare la lezione… la scuola va fatta con la persuasione, non con la violenza. In alcuni casi i ragazzi hanno avuto ferite con segni permanenti. Nessun provvedimento, solo la richiesta di attenersi al regolamento.

53 1899 Giubiasco – Maestro Boscacci
Ferisce gravemente alla schiena un ragazzo. L’ispettore lo richiama, perché non era la prima volta. Chiede di punirlo pecuniariamente, ma non se ne farà nulla. L’anno seguente il maestro picchierà ancora vioelentemente diversi allievi e sarà sospeso

54 Altri casi noti 1904: Isone. Alunno preso a scappellotti. A Breno il curato schiaffeggia violentemente un allievo per inadempienze nelle funzioni religiose. L’ispettore si limita a chiedere di rispettare il regolamento. 1906 a Sessa: forte pizzicotto per essersi dimenticato a casa la penna. 1908 a Curio il maestro Notari percuote violentemente un allievo. Caso archiviato con una dichiarazione scritta in cui il maestro si impegnava a rispettare il regolamento

55 La ribellione di Curio 1908: 14 allievi della maggiore scrivono che “Non frequenteranno più i corsi in Curio fintantoché non si prenderanno da parte delle autorità scolastiche quelle misure che valgono a dare affidamento di una istruzione accurata e seria a mezzo di docenti compresi della loro missione, e non di quelli che insegnano con percosse, e coprono la propria insufficienza e negligenza negando promozioni agli allievi…” L’ispettore giudica infondate le critiche, ma suggerisce di trasferire il professore. Il governo si rifiuta, per non creare un precedente.

56 Considerazioni La violenza era molto frequente
Rari i provvedimenti presi Solo i casi più gravi vengono rapportati Spesso i maestri si difendono sostenendo che quasi tutti fanno di peggio Gli stessi ispettori non sanno spiegare perché non bisogna picchiare gli allievi, limitandosi a dire che il regolamento lo vieta Questa mancanza di sensibilità verso gli allievi era il frutto di una mentalità in base alla quale era necessario ricorrere alla violenza per educare i figli. Tutto ciò ci permette di comprendere come la violenza fisica e morale fossero molto diffuse.

57 L’educazione del popolo
Era l’obiettivo fondamentale. I maestri dovevano vegliare anche al comportamento dei ragazzi fuori dalla scuola, ad esempio accompagnandoli in Chiesa la domenica Due strumenti: l’autorità morale del maestro e le letture educative e moralistiche

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59 Due esempi "Due concetti sono il perno della vita della donna: famiglia e casa. I progressi della scienza, anziché allontanarla (come molti erroneamente credono) da quella che è la sua naturale destinazione, non fanno che ricondurvela meglio. Ve la riconducono emancipata dall'ignoranza, emancipata dall'empirismo, ve la riconducono cosciente e più degna."[1] [1] Da Rensi-Perucchi, L., Tamburini, A, Libro di lettura per le scuole femminili, 1901, citato in op. cit. in bibl. Cairoli, Grazia, Libri di scuola ticinesi Immagini, problemi, identità di una regione in un genere letterario particolare, p. 128. "Nel nostro paese è diffuso ancora il concetto dell'agricoltura tradizionale, patriarcale. Ma questo concetto è antiquato. Ormai l'agricoltura è diventata una vera e propria industria… La nostra agricoltura… deve industrializzarsi… non basta possedere il terreno…"[1] [1] Sempre tratto dallo studio di Cairoli, al quale rimando per altri esempi sulle letture ed il loro scopo educativo pratico-morale.

60 Educazione e igiene “Solo a poco a poco si riesce a far penetrare nelle popolazioni i più indispensabili principi di igiene scolastica, a far capire quale capitale importanza abbiano la luce e l’aria sullo sviluppo fisico e intellettuale del fanciullo. Quante volti i maestri devono mandare a casa, o meglio alla fontana, i bambini sudici! Quante volte nel pomeriggio devono far lavare il viso ai marmocchi delle prime sezioni, perché, sotto forma di color mattone, portano l’impronta del vino bevuto a mezzodì! Ma purtroppo anche i docenti non fanno tutti il loro dovere quanto all’igiene.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1913, p. 25.

61 Scuola e politica "Il docente si mantenga sempre nella più serena oggettività, schivando ogni insinuazione, allusione, spiegazione che possa o fomentare le divisioni di partito o far credere al fanciullo che si voglia introdurre la politica nella scuola."[1] [1] Programma, p. 33.

62 Alcune critiche Lombardo-Radice: "I ragazzoni di quindici anni si sentono un po' 'sprecati' in una scuola di piccoli, e non sempre contribuiscono al bene della scuola… Non si deve più dar loro poesiole infantili cavate dalle trite raccoltine e ritagliate fuori dal giornaletto magistrale; occorrono i classici: non basta più il 'racconto', occorre la meditazione, la ricerca spiritualmente interessante non è più 'pratica' la geografia che ti fa aderire alla valle, alla religione, al cantone e al suo nesso politico, ma quella che ti allarga a mondi più vasti, ora intimi e cari come quello della civiltà latina ed italica[1] cui il Ticino appartiene, ora lontani ma interessanti, per la loro varia struttura, come sono quelli delle altre civiltà europee ed extra-europee."[2] [1] Considerato che siamo nel 1935 questa apertura all'italianità potrebbe far paura, a causa dei movimenti irredentisti (vedasi l'opera citata in bibliografia di Marzio Rigonalli Le Tessin dans les relations entre la Suisse et l'Italie ), ma l'insieme del ragionamento permette di escludere secondi fini di questo genere: si segnala semplicemente un problema che non era ancora risolto, sebbene molto meno grave che nel ventennio [2] In Rossi, Felice, Storia della scuola ticinese, 413. Va precisato che come già il Parravicini anche il Lombardo-Radice aveva studiato per incarico del governo il sistema scolastico ticinese, per cui le sue osservazioni (ad esempio sulla geografia) ci permettono di capire alcuni aspetti dell'insegnamento anche nel periodo preso in esame da me (es. niente classici).

63 Ruolo delle famiglie “Non fosse altro che per riguardo a quella classe numerosa di fanciulli che circostanze diverse mettono nell’assoluta impossibilità di fare un qualsivoglia lavoro fruttifero nelle angustie delle rispettive famiglie, onde poi devono, a coscienza netta, subire in scuola umiliazioni, rimproveri e castighi immeritati; il che concorre a creare, spesso e in numero grande più che non si pensi, i cattivi scolari, e poi cittadini inaspriti nell’animo, disposti all’odio ed alle vendette, essendo legge che ogni ingiustizia, piccola o grande che sia, partorisce sempre funeste conseguenze.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1908, p. 17.

64 L’abbandono precoce va contrastato
"Svanirà presto per mancanza di salde radici" e "le ripetizioni delle cose studiate giovano a tutti, ai ragazzi immaturi sono indispensabili, anche quando si presentano come un noioso esercizio."[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1905, p. 22. Però il problema della ripetitività delle lezioni e degli allievi che si annoiano era molto importante. Solo con l’istituzioni delle maggiori nel 1922 sarà parzialmente risolto.

65 Valutazione dei risultati
Gli esami pedagogici delle reclute sono un mezzo di valutazione importante. Ci hanno permesso di confermare alcune considerazioni circa la durata delle scuole, l’importanza dell’attitudine delle famiglie e la problematica del numero di allievi per classe. Le scuole di ripetizione per reclutandi sono un primo segno di debolezza del sistema scolastico

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67 Alcune considerazioni
"Une augmentation des droits populaires n'était considérée comme sensée et praticable que si chaque citoyen pouvait disposer d'un certain potentiel culturel. Des citoyens suisses libres, aptes à penser et à agir de manière autonome, devaient pouvoir faire avancer le progrès attendu dans toutes les directions, principalement dans le domaine économique. Par ce biais, on pourrait tenir tête à la concurrence étrangère."[1] [1] Op. cit. in bibl. Lustenberger, werner, Les examen pédagogiques des recrues: une contribution à l'histoire de l'école en Suisse, p. 10.

68 3 Boschetti-Alberti Dobbiamo considerare una grande differenza tra la teoria educativa e la pratica In realtà la sottomissione e la dura disciplina erano estremamente diffuse, così come lo studio a memoria delle nozioni

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70 Alcuni principi Il metodo si ispirava al metodo Montessori
Si tratta in breve di apprendere in libertà Al centro doveva esserci il bambino Il metodo dopo le prime difficoltà ebbe grande successo e diversi pedagoghi visitarono la Boschetti-Alberti. Questo anche grazie alla conoscenze del Lombardo-Radice. Il metodo piaceva molto all’ispettrice degli asili

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72 Alcune citazioni interessanti
"Ignorando la disciplina passiva che li avrebbe allontanati dal desiderio di sapere, ignorando il comando che soffoca l’istinto spontaneo, la voce aspra che inaridisce la delicatezza degli affetti, riesciranno alla conquista della disciplina attiva e saranno in ogni movimento spinti prima e più che dal desiderio degli altri, da una radicata convinzione dell’animo.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1909, p. 19. “Vieni, mi diceva un piccino a Lugano, vieni a osservare i nostri fiori, i nostri uccelli: ti vogliamo far vedere tutte le cose nostre: nostre sai? Ordinate da noi, perché l’Asilo è la nostra casa; e come io allungavo la mano accarezzandolo, egli si ritrasse, mi guardò profondamente, serio, uomo negli occhi e mi disse ‘Grazie!’”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1909, p. 21.

73 La Scuola primaria nostra, alla quale è dato di accendere o spegnere gli esseri, di irrobustirli o d’opprimerli, di allontanarli dalla verità e dalla bellezza, o renderli seguaci fedeli dell’una e dell’altra, oggi in cui si sente nell’educazione popolare il bisogno di nuovo indirizzo, guardasse all’umile riforma degli Asili come a principio di durevole risveglio.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1909, p. 21. "Sono essi che fanno questa minaccia alla maestra. E il mio apparire è generalmente accolto da una fila di denuncie: signora Ispettrice, ‘un giorno piangevo e la maestra mi disse che avevo niente!’ signora Ispettrice, ‘la maestra un giorno mi ha castigato e non era vero!’, signora Ispettrice, ‘la maestra non mi lascia voltare!’ ecc., ecc.”

74 "Hanno più criterio gli allievi de maestri
"Hanno più criterio gli allievi de maestri!… Almeno, hanno più criterio prima di andare a scuola: perché quando sono a scuola, i maestri li incretiniscono. Provate ad entrare in una scuola; si alzano tutti in piedi come burattini ai quali sia stato tirato il filo: belano lo stesso saluto; poi restano lì tutti, in piedi come babbei. Hanno tutti l'espressione chiusa e ristretta del loro maestro."[1] [1] Boschetti Alberti, Maria, Il diario di Muzzano, p 23. In questo passo cita ciò che gli diceva un suo zio, il quale l'ha aiutata molto, con le sue critiche aspre contro i maestri, a capire che qualche cosa non andava nel modo di fare scuola.

75 Alcuni aspetti In un’occasione gli allievi stavano lavorando e un ragazzo si è alzato e ha disturbato. Allora la maestra lo ha sgridato elencando una serie di precetti astratti. Invece dice lei, avrebbe dovuto avvicinarsi a lui e spiegargli perché il suo comportamento era sbagliato. Quando i maschi andavano dal maestro (perché lei insegnava i lavori femminili) non riuscivano a non farsi punire, non abituati a dover stare fermi. Però poi venivano da lei e studiavano in silenzio per ore…

76 Considerazioni Critica al sistema educativo: non basta sgridare e imporre regole, ma bisogna far capire il perché. Solo così si ha una crescita morale. Educazione significa saper gestire la propria libertà. È quindi necessario dare la possibilità agli allievi di agire liberamente, anche di sbagliare. La rigida disciplina imposta non era educativa: infatti quando i ragazzi erano lasciati liberi di agire, finivano per fare discussioni da mercato, risse e rumore insostenibile. Solo con il tempo possono apprendere in libertà a gestirsi. La punizione non è quasi più necessaria: si trattava di far capire l’errore (mentre prima era ritenuto necessario punire ogni mancanza). Inoltre i fanciulli dovevano ubbidire ad ogni comando, subito…

77 "Quando i ragazzi lavorano in libertà, nessuno mai si nascondeva per giuocare, nessuno perdeva il tempo in ciarle inutili; l'uno aiutava invece l'altro nei lavori scolastici; né mai era necessario richiamare Pietro, Paolo e Giovanni."[1] [1] Boschetti-Alberti, Maria, Diaio di Muzzano, p. 55. "Ebbene, come accogliamo noi il sensibile bambino di sei anni, che ci si presenta alla scuola coi grandi occhi pieni di luminosa innocenza? Lo accogliamo buttandogli in faccia al più presto possibile: a - o - u. E al più presto possibile: Guai a chi perde tempo nella scuola! E così quel lume, quel riflesso che brilla nei chiari occhi infantili, gradatamente si spegne. Dopo due, tre settimane, ecco i ragazzi che salgono con aria rassegnata le scale dell'edificio scolastico. Rassegnati!…bambini di sei anni!..[1] [1] Op. cit. in bibl. Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé nell'educazione, p. 35.

78 Esempio di scuola naturale (curiosità naturale dell’allievo): "-Signora come devo tradurre in italiano la mia mamma ha fatto uno sporgiment? -Come devo dire: ho portato un resaroto di erba? -Al casciava tanta garzoia come si dice in lingua?"[1] [1] Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé nell'educazione, p. 58. Un esempio indicativo: "-Cette année je viendrais aussi à votre école. -Vraiment? Y viendras-tu volontiers? -Qui, parce-que les garçon disent que vous ne le battez pas? -Ah, ah! Tu t'es donc déjà fait punir à l'école? Il sourit sans répondre. -Dis-moi un peu, trouves-tu que les maîtres ont eu tort de te punir? -C'est parce qu'ils veulent nous faire apprendre des choses que nous n'avons pas envie d'apprendre."[1] [1] Op. cit. in bibl. Boschetti-Alberti, Maria, L'école sereine, p. 48. La scuola non può essere efficace senza la cooperazione degli allievi.

79 "Les méthodes modernes se vantent de respecter l'individualité de l'enfant; combien n'en voyons pas faire leur réclame! Mais si, selon ces méthodes chaque enfant doit faire la même tabella, ma même boîte, surmonter chacun les mêmes difficultés, préparées et graduées d'avance par l'instituteur, de quelle façon son individualité sera-t-elle sauvegardée? Si les élèves trouvent dans leur classe toutes les boîtes imaginables, tous les objets qu'ils pourraient désirer, si enfin toutes les difficultés y sont numérotées, comment est-ce que leur intérêt et leur enthousiasme pour la recherche pourront y être tenus en éveil?"[1] [1] Boschetti-Alberti, Maria, L'école sereine, p. 104.

80 "Poveri bambini che non sanno cosa dire
"Poveri bambini che non sanno cosa dire! In una scuola dove l'alunno aspetta in tutto e per tutto il verbo del maestro, prima di agire; in una scuola comune dove la libertà è molto limitata, è naturale che un ragazzo si trovi sperso se tutto d'un colpo gli si dice: -sei libero di scegliere il tema.- Se il bambino non sa ancora camminare da sé e voi allentate tutto d'un colpo la mano con la quale lo guidate, il bambino cadrà."[1] [1] Boschetti-Alberti, Maria, Il dono di sé nell'educazione, p. 68.

81 I risultati dal punto di vista morale
Un bambino: Prima di partire i visitatori gli chiesero se adesso rispettava gli animali,poiché la maestra gli aveva raccontato che prima era un bambino difficile, prepotente, che provava piacere nel maltrattare piccole bestiole, egli rispose dicendo di sì, perché non bisognava mettere disordine nel regno di Dio. La stessa maestra fu meravigliata di una simile risposta, spontanea, di quel piccolo monello, chiedendosi dove mai era andato a prendere un concetto simile e glielo chiese, al che lui è andato a prendere un libro e gliel'ha mostrato.

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83 4 Conclusione – Un bilancio
Grande differenza tra la teoria pedagogica e la pratica Inadeguatezza di molti maestri: "Insegnamento, contegno suo e degli scolari, ordine e disciplina…tutto a catafascio. Durante le lezione egli smania ed urla come un maniaco, per ottenere il silenzio, per sedare l'indisciplina e la scolaresca diventa tutti i dì peggiore."[1] [1] Rapporto ispettore del primo Circondario, Fondo DPE, Fascicolo 5, cartella 38, anno 1902/03. Condizioni igieniche e dei locali Attività fisica e sociale limitate Suppellettile didattica insufficiente Problemi pratici: percorso casa-scuola-casa Carenze culturali dei programmi + ripetitività

84 Metodi pedagogici e organizzazione scolastica: i vecchi metodi e modelli erano ancora molto diffusi
Insegnamento oggettivo e aride nomenclature: “S’avvidero che, invece di grammatica e di lezioni imparate a casa col borbottarle venti o trenta volte, pretendevo da ogni scolare (secondo l’età, la classe ecc.) un po’ di attività mentale, un po’ di osservazione, di riflessioni, di buon senso, un po’ di facilità nel parlare; quando videro insomma che pretendevo mi sapessero gli scolari giudicare, così a vista d’occhio e con sensata approssimazione, del volume, del peso, della superficie, del valore, dell’utilità ecc., delle cose più comuni, - i signori docenti si sentirono dapprima alquanto disorientati; ma io ho il piacere di poter qui attestare che i più sentirono la portata del mio concetto.”[1] [1] Rendiconto del Consiglio di Stato, sezione DPE, 1898, p. 13. "L'insegnamento oggettivo che dovrebbe animare la conversazione tra maestro e scolaresca, dar vita ed attraenza alle materie più aride, in generale sovente messo a servizio della nomenclatura" (1908)

85 Troppi compiti: studio a memoria invece di ragionamento
Libri, amore per la lettura e per il sapere L’ambiente scolastico: terrore, disciplina ed educazione alla libertà senza libertà Il giudizio di Ritter negli anni precedenti al 1894 resta valido: "Tutti sapevano di queste abitudini,[1] ma in fondo tutti convenivano che certa 'marmaglia' non si potesse tenere a bada in altri modi, bastava spersi mantenere entro un certo limite, e, del resto, era impossibile impedire a molti genitori l'uso di metodi correttivi ben più violenti… Di fronte ad una scolaresca così selvatica (si pensi soprattutto alle sezioni superiori maschili, o alle scuole miste di campagna comprendenti tutti i gradi di insegnamento) i docenti non erano in grado di fare altro che instaurare un clima di terrore, a volte mitigato sconsideratamente da premi e lodi distribuiti nel tentativo di conquistare qualche simpatia." [1] Di picchiare gli scolari.

86 Cambiamenti Però si gettano le basi per un cambiamento e un importante miglioramento della scuola Se gli ispettori giudicavano ad esempio gli allievi freddi, ombrosi, poco interessati e passivi, capivano che ciò era dovuto soprattutto allo stato di soggezione in cui erano tenuti

87 4 La scuola dal punto di vista dell’allievo
Diverse considerazioni ci hanno permesso di vedere come la scuola era vissuta dagli allievi Problemi: lavoro, studio a memoria, ripetitività, disciplina, ecc. Poco dialogo Ma l’interesse per l’educazione (educare il popolo) del periodo in questione è molto importante: nell’Ottocento con la democratizzazione della società abbiamo anche l’educazione e l’istruzione del popolo.

88 La riflessione di Bühler
"La continua dura lotta per l'esistenza e la concezione secondo la quale i bambini apparterrebbero alla vita umana come un pezzo di ricambio appartiene a una macchina, e che debbono essere accettati come sono venuti, impedivano agli adulti di scoprire l'infanzia come tale e di concepire i bambini come bambini."[1] [1] Op. cit. in bibl. Bühler, Linus, I Giovani spazzacamini ticinesi, p. 15.

89 Altre riflessioni conclusive
"I giovani non sono … riconosciuti come gruppo, ma solo come individui che devono solo obbedire e stare zitti."[1] [1] Ariès, Georges, Duby, Philippe, La vita privata 4: l'ottocento, p. 148. "Il ruolo di questa responsabilità[1] consiste nel suscitare nel bambino una presa di autorità su se stesso, per potere assumere poco a poco l'autonomia decisionale… Poiché il ruolo dei genitori è quello di rendere il figlio autonomo, cioè far sì che sia autosufficiente e in grado di bastare a sé stesso il giorno in cui lascerà i genitori. Lo scopo della tutela è di preparare una persona ad essere autonoma e non avere più bisogno di una tutela, dunque di autotutelarsi."[2] [1] Si parla dell'autorità parentale, ma il discorso può pure essere applicato all'educazione in genere, quindi anche a quella scolastica. [2] Dolto, Françoise, Adolescenza, p. 177.

90 5 Conclusione Utilità dello studio della Storia della scuola?
Far capire agli allievi l’importanza dell’istruzione e farli riflettere sulle modalità (società pluralista, riflessione critica, ecc.) In particolare usando alcuni testi e citazioni.

91 Discussione finale: la scuola oggi
Importanza delle osservazioni sul numero di allievi Riflessioni pedagogiche


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