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Piano di Formazione Nazionale

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Presentazione sul tema: "Piano di Formazione Nazionale"— Transcript della presentazione:

1 Piano di Formazione Nazionale
IMPLEMENTARE PROCESSI DI CONDIVISIONE PER ELABORARE UN RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE RETE MUSA, 9/3/2015 Piano di Formazione Nazionale

2 Piano di Formazione Nazionale
“Ogni comunicazione ha bisogno di un contesto e senza contesti non c’è significato” (G. Bateson, 1984) Piano di Formazione Nazionale

3 PREMESSE PER LA COMPILAZIONE
IL RAV: PREMESSE PER LA COMPILAZIONE Piano di Formazione Nazionale

4 Piano di Formazione Nazionale
COMPILAZIONE DEL RAV occasione di interlocuzione fra componenti scolastiche intento partecipativo e condiviso Piano di Formazione Nazionale

5 IMPORTANZA VERIDICITÀ E CONGRUENZA DATI
RAV VALUTAZIONE ESTERNA IMPORTANZA VERIDICITÀ E CONGRUENZA DATI Piano di Formazione Nazionale

6 Piano di Formazione Nazionale
Non va trascurato che il RAV serva a scandagliare processi organizzativi e gestionali Per le scuole è una conoscenza diffusa dell’obiettivo del RAV iI RAV deve essere frutto di un lavoro condiviso Piano di Formazione Nazionale

7 RENDICONTAZIONE SOCIALE
VALUTAZIONE AUTO RENDICONTAZIONE SOCIALE Principi di trasparenza e correttezza VALORE DELLA COLLEGIALITÀ Piano di Formazione Nazionale

8 NELLA COMPILAZIONE DEL RAV
comprensione significativa di dove si andrà: la meta e il fine Alto valore significativo della collegialità scelta del chi fa cosa e come lo fa: definizione di matrici di responsabilità Piano di Formazione Nazionale

9 Piano di Formazione Nazionale
Sotto questo semplice aspetto allora il RAV potrebbe rientrare nei tipi della progettazione a ritroso in cui è importante operazionalizzare gli scopi: “identificare i risultati desiderati, determinare evidenze e accettabilità, pianificare esperienze” (Cfr. G.Wiggins e J.McTighe). Tutto ciò sembra utile per dare un senso collegiale all’intera procedura Piano di Formazione Nazionale

10 COMPRENSIONE DEL SENSO DELL’AUTOVALUTAZIONE
… CONCETTI CHIAVE COMPRENSIONE DEL SENSO DELL’AUTOVALUTAZIONE CONDIVISIONE RIFLESSIONE PARTECIATA Piano di Formazione Nazionale

11 Piano di Formazione Nazionale
COMPRENSIONE DEL SENSO DELL’AUTOVALUTAZIONE L’autovalutazione – e, nello specifico, il RAV - non deve rientrare in una logica puramente adempitiva. Intraprendere un processo autovalutativo per una realtà organizzativa significa intraprendere una riflessione su se stessi, sul proprio operato e sulle modalità del proprio operare nonché sul proprio agire. Piano di Formazione Nazionale

12 RIFLESSIONE PARTECIPATA
«Riflessione partecipata» è il concetto chiave di questa riflessione sul proprio agire. Essa è tanto più significativa quando la realtà organizzativa in oggetto si occupa di formazione. Piano di Formazione Nazionale

13 Piano di Formazione Nazionale
RIFLESSIONE PARTECIPATA EVIDENZA DELLA DIMENSIONE SOCIALE DI SVILUPPO DELLA RIFLESSIONE PROMOZIONE LIVELLO META DI PENSIERO SULL’AZIONE Piano di Formazione Nazionale

14 PROMOZIONE DEL LIVELLO META DI PENSIERO SULL’AZIONE
UNA «RIFLESSIONE PARTECIPATA» RICHIAMA DUNQUE UN PARADIGMA RIFLESSIVO ENTRO CUI INSERIRE UN PERCORSO DI AUTOVALUTAZIONE, INTESO E VISSUTO COME OPPORTUNITÀ PER RIPENSARE IL PROPRIO AGIRE ALLO SCOPO DI ACCRESCERNE LA CONSAPEVOLEZZA E REGOLARNE LO SVILUPPO, PROMUOVENDO, APPUNTO, UN LIVELLO «META» DI PENSIERO SULL’AZIONE PER RILEGGERE E ORIENTARE I SUOI SIGNIFICATI. Piano di Formazione Nazionale

15 EVIDENZA DELLA DIMENSIONE SOCIALE DI SVILUPPO DELLA RIFLESSIONE
UNA «RIFLESSIONE PARTECIPATA» EVIDENZIA ALTRESÌ LA DIMENSIONE SOCIALE ENTRO CUI ESSA SI SVILUPPA. IN ESSA ASSUME PARTICOLARE RILEVANZA LA DIMENSIONE COMUNITARIA IN VIRTÙ DELLA CENTRALITÀ DELLA RELAZIONE FORMATIVA DELL’EVENTO EDUCATIVO E DEL CONTRIBUTO DEI DIVERSI ATTORI IMPLICATI NEL DETERMINARNE LA QUALITÀ. Piano di Formazione Nazionale

16 Piano di Formazione Nazionale
IN QUESTA PROSPETTIVA, LA SIGNIFICATIVITÀ DEL PROCESSO AUTOVALUTATIVO SI GIOCA ANCHE NEL GRADO IN CUI LA SCUOLA, NEL SUO INSIEME, SI SENTE PARTE DEL PROCESSO STESSO E, ACCANTO ALLA QUALITÀ TECNICA , SA METTERE IN CAMPO ANCHE LA QUALITÀ SOCIALE DELLA VALUTAZIONE: ENTRAMBI SONO UTILI IN TERMINI DI MIGLIORAMENTO DELLE AZIONI E DEI RISULTATI NONCHÉ DEI SOGGETTI IMPLICATI. Piano di Formazione Nazionale

17 CONDIVISIONE Piano di Formazione Nazionale
IN QUESTA SPECIFICA SITUAZIONE, LA CONDIVISIONE SI PUÒ STRUTTURARE AVVIANDO UN «PROCESSO DI CONSULTAZIONE» TRA LE DIVERSE COMPONENTI SCOLASTICHE SULLA LORO IDEA DI SCUOLA PER IDENTIFICARE QUALI SONO GLI ASPETTI DEL «FARE SCUOLA» A CUI ESSE DANNO VALORE. Piano di Formazione Nazionale

18 Piano di Formazione Nazionale
UN PROCESSO DI CONDIVISIONE COMPORTA LA VALORIZZAZIONE DI OCCASIONI DI CONFRONTO FRA LE DIVERSE COMPONENTI SCOLASTICHE, L’OPPORTINITÀ CHE UN CONFRONTO ATTIVO COSTITUISCE PER LA CO-COSTRUZIONE DEL SENSO DI CONSAPEVOLEZZA E DI UN LESSICO COMUNE. Piano di Formazione Nazionale

19 RAV: IL RUOLO DEGLI ORGANI COLLEGIALI
Piano di Formazione Nazionale

20 Piano di Formazione Nazionale
L'AUTOVALUTAZIONE DEVE NECESSARIAMENTE INDIRIZZARE L’INTERA COMUNITÀ EDUCANTE VERSO UN SISTEMA DI COLLEGIALITÀ OGGI PIÙ CHE MAI DIFFUSO E CONDIVISO. Piano di Formazione Nazionale

21 I LIVELLI DELL’AUTOVALUTAZIONE
Piano di Formazione Nazionale

22 Piano di Formazione Nazionale
Attraverso il procedimento di valutazione, le scuole sono chiamate a rivestire un ruolo attivo e funzionale, soprattutto nello svolgimento dell’autovalutazione interna: non è pensabile una più che legittima chiamata in causa diretta degli organi collegiali, perlomeno in linea con le competenze e gli ambiti specifici attribuiti dallo stesso legislatore. Piano di Formazione Nazionale

23 Piano di Formazione Nazionale
È riduttivo limitare il ruolo del Collegio dei docenti all’esclusiva identificazione dell’unità di valutazione, così come indicato nella Circolare n.47, quale organo tecnico che avrà il compito di gestire l’elaborazione del Rapporto di autovalutazione perché anche agli organi collegiali spetta un intervento diretto sia nella fase decisionale, di ideazione e di conduzione dell’autovalutazione di istituto sia in quella di approvazione finale del RAV. Si tratta quindi di un partenza all’autovalutazione che deve necessariamente indirizzare l’intera comunità educante verso un sistema di collegialità oggi più che mai diffuso e condiviso, a meno che non si voglia considerare il RAV come un mero adempimento burocratico. Piano di Formazione Nazionale

24 IL RAV E IL COLLEGIO DEI DOCENTI
Al Collegio dei docenti concerne definire, oltre all’identificazione dell’unità di valutazione con compiti di coordinamento dei lavori, le linee operative che metteranno in moto l’autoanalisi di istituto, la quale verrà a toccare molti segmenti della vita scolastica, in particolar modo quelli legati alla didattica. Piano di Formazione Nazionale

25 Piano di Formazione Nazionale
L’art.7 del D.Lgs. 297 del 1994 dispone che il collegio dei docenti “cura la programmazione dell'azione educativa (…) valuta periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per verificarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività scolastica”. Piano di Formazione Nazionale

26 Piano di Formazione Nazionale
Non v’è dubbio che essendo il Piano dell’offerta formativa il documento esprimente l’identità culturale e progettuale della scuola, deliberato dall’organo in parola, da lì si dovrà partire per autovalutare le azioni messe in atto e l’efficacia del processo di insegnamento-apprendimento. Piano di Formazione Nazionale

27 IL RAV E IL CONSIGLIO D’ ISTITUTO
Gli aspetti decisionali devono avere poi un prosieguo nel Consiglio di istituto, organo politico della scuola, al cui interno la rappresentanza è più allargata ad altre componenti dell’istituzione scolastica. Piano di Formazione Nazionale

28 Piano di Formazione Nazionale
L’autovalutazione di istituto, benché sia rivolta a migliorare gli esiti degli apprendimenti, non interessa esclusivamente la didattica, ma investe anche aspetti della vita scolastica particolarmente protetti; si pensi alla raccolta di dati ed informazioni anche ‘personali’ che convergeranno nell’autovalutazione o alle descrizioni sull’esistente che l’unità di valutazione dovrà fornire nelle varie sezioni del RAV. Piano di Formazione Nazionale

29 Piano di Formazione Nazionale
Quindi, in considerazione di ciò, è del tutto auspicabile che ci sia una approvazione formale dell’autovalutazione scolastica condivisa anche dal Consiglio di istituto, sia come manifestazione di trasparenza che di simmetria decisionale con il Collegio dei docenti. Inoltre, l’ultima fase del processo di autovalutazione prevede l’accountability attraverso il bilancio sociale: a maggior ragione, la condivisione con il Consiglio d’Istituto diventa fondamentale ed indispensabile. Piano di Formazione Nazionale

30 CONFRONTARSI SULL’IDEA DI SCUOLA
Piano di Formazione Nazionale

31 COSA FARE Piano di Formazione Nazionale
Mario Castoldi propone di avviare un processo di consultazione tra le diverse componenti scolastiche sulla loro idea di scuola con il fine di: Riconoscere ed identificare quali sono gli aspetti del “fare scuola” a cui esse danno valore Valorizzare occasioni di confronto fra le diverse componenti scolastiche Agevolare opportunità di discussioni che costituiscano occasione di consapevolezza e di costruzione di un insieme di significati comune Piano di Formazione Nazionale

32 Piano di Formazione Nazionale
Avvio processo di consultazione fra le varie componenti scolastiche Mappa dei fattori di qualità caratterizzanti la propria idea di scuola Realizzazione di focus group Incontro di sintesi del gruppo di autovalutazione Piano di Formazione Nazionale

33 REALIZZAZIONE DI FOCUS GROUP
Si possono realizzare uno o più focus group con piccoli gruppi, ciascuno composto da rappresentanti delle diverse componenti scolastiche che si intende coinvolgere (docenti, personale ATA, genitori, studenti, rappresentanti Enti locali e/o altri interlocutori esterni). «Quali sono i fattori di qualità di una buona scuola?» Piano di Formazione Nazionale

34 ORGANIZZAZIONE DEI GRUPPI OMOGENEI
CHI COORDINA I GRUPPI UNO O DUE MEMBRI DEL NUCLEO DI AUTOVALUTAZIONE QUALI STRATEGIE BRAINSTORMING IL PIÙ APERTO POSSIBILE, REGISTRANDO LE RISPOSTE SU UNA LAVAGNA E RIORGANIZZANDOLE IN SEGUITO RISULTATO ATTESO ELENCO DI ELEMENTI CHE QUALIFICANO LA BUONA SCUOLA E PROPOSTE PER ORGANIZZARLO IN CATEGORIE TEMPO DI LAVORO Max. 2 ORE Piano di Formazione Nazionale

35 Piano di Formazione Nazionale
MODELLO VERBALE FOCUS GROUP Focus group “…” Focus Group N.____ Titolo______________________ Moderatore: Partecipanti: Cognome e Nome Docente Personale ATA Genitore Firma Piano di Formazione Nazionale

36 MODELLO VERBALE FOCUS GROUP
FOCUS GROUP staff istituto Obiettivo del focus group: Output richiesti: Tematiche del focus group: Piano di Formazione Nazionale

37 MODELLO VERBALE FOCUS GROUP
MOTIVAZIONE DELLA SCELTA DEL TEMA Dall’esame delle aree del RAV emerge come bisogno di confronto…………. il tema………………, che rispondano alla necessità di ……………………………………... SVOLGIMENTO DEL FOCUS: Il clima relazionale è stato………. Hanno preso la parola ………………dei partecipanti, che hanno cominciato ad affrontare il tema ……………… E’ stata chiaramente percepita……………………….. È emerso come punto di forza ………….. . Non altrettanto chiaro è apparso al gruppo ……………………… Il gruppo ipotizza che, ………………………………………………………. Piano di Formazione Nazionale

38 INCONTRO DI SINTESI DEL GRUPPO DI AUTOVALUTAZIONE
Se si sono previsti ed effettuati più focus group, è fondamentale organizzare un incontro di sintesi del gruppo di autovalutazione con un rappresentante per ciascun dei gruppi incontrati per confrontare e sintetizzare le risposte fornite dalle diverse componenti in un documento di sintesi. Piano di Formazione Nazionale

39 INCONTRO DI SINTESI DEL GRUPPO DI AUTOVALUTAZIONE
L’incontro di sintesi prevede una socializzazione e visualizzazione (cartelloni, slides) dei contributi emersi dai diversi gruppi una rielaborazione volta ad identificare gli elementi più ricorrenti e condivisi. Il risultato atteso è un elenco di elementi che qualificano una buona scuola e vanno espressi in modo visivo. Ogni riunione deve durare massimo 2 ore. Piano di Formazione Nazionale

40 I BENEFICI DEL CONFRONTO E DELLA CONDIVISIONE
La proposta rappresenta un’occasione per Confrontarsi sull’idea di qualità sottesa ai comportamenti organizzativi, professionali ed educativi; Comprendere e riconoscere le ragioni di determinate scelte definendo un quadro di riferimento all’interno del quale collocare le opzioni educative; Intraprendere un percorso che costituisce un processo di costruzione e sviluppo di competenze autovalutative in una realtà scolastica; Promuovere condizioni organizzative e culturali di sviluppo di un itinerario autovalutativo attraverso un “apprendistato operativo” funzionale alla comprensione dei significati e delle pratiche dell’autovalutazione Piano di Formazione Nazionale

41 IL FRAMEWORK INVALSI E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
Al termine del lavoro, la scuola avrà definito la propria “mappa della qualità”. L’azione successiva è confrontarla con l’idea di scuola sottesa al Rapporto di autovalutazione e presentate dall’INVALSI. Piano di Formazione Nazionale

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LA MAPPA DELLA QUALITÀ SOTTESA AL RAV Piano di Formazione Nazionale

43 IL FRAMEWORK INVALSI E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
La mappa sopra riportata sintetizza le aree di esplorazione della qualità della scuola proposte nel RAV, organizzate in alcune macro-aree; al gruppo di autovalutazione si suggerisce di provare a classificare i criteri emergenti dalla consultazione tra le componenti nelle aree di esplorazione del modello INVALSI. Piano di Formazione Nazionale

44 AREE TEMATICHE RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE
Piano di Formazione Nazionale

45 Piano di Formazione Nazionale
CHI? RUOLI NELLA COMUNITÀ SCOLASTICA FUNZIONI SOGGETTI CHIAVE chi decide? INVALSI/Collegio docenti chi gestisce? Gruppo di autovalutazione chi coordina? Coordinatore processi valutativi chi influenza? Dirigente scolastico chi controlla? Nuclei di val. esterna/Reti di scuole chi supporta? INDIRE/INVALSI/Reti di scuole chi partecipa? Attori della comunità scolastica Piano di Formazione Nazionale

46 Piano di Formazione Nazionale

47 IL FRAMEWORK INVALSI E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
Lo scopo è duplice: Da un lato riempire di significato le voci del RAV, non in modo astratto o meramente definitorio bensì confrontandolo con il lessico e i significati emergenti dal proprio contesto scolastico; dall’altro comparare in modo sistematico le due idee di qualità per riconoscerne analogie e differenze, elementi di sovrapposizione e di divergenza. Piano di Formazione Nazionale

48 IL FRAMEWORK INVALSI E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
Il prodotto atteso potrebbe essere una rappresentazione visiva del modello Invalsi integrata dalle risultanze della consultazione nel proprio Istituto, allo scopo di evidenziare le aree di maggiore copertura del modello, le aree scoperte, gli aspetti emergenti nella scuola che vanno oltre la proposta INVALSI (si veda sotto la tabella con un esempio sulle pratiche educative e didattiche). Piano di Formazione Nazionale

49 CONFRONTO TRA MODELLO RAV E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
MODELLO PROPOSTO DA MARIO CASTOLDI Condivisione. Di Mario Castoldi. Notizie della scuola, 9-10, 1/31 gennaio 2015 – “Voci della scuola”, 7/2015. Piano di Formazione Nazionale

50 IL FRAMEWORK INVALSI E LA PROPRIA IDEA DI SCUOLA
È importante che il gruppo di autovalutazione curi le modalità attraverso cui comunicare alle diverse componenti, con particolare riguardo ai soggetti coinvolti nella consultazione, la comparazione tra il modello Invalsi e le risultanze dell'indagine interna, allo scopo di diffondere nel modo più efficace possibile la riflessione condotta sul modello di scuola sotteso al RAV e i suoi significati contestuali. Piano di Formazione Nazionale

51 La condivisione come fattore del benessere organizzativo
Indagine Scala da 1 a 6 1 2 3 4 5 6 In totale disaccordo con l’affermazione In totale accordo con l’affermazione Piano di Formazione Nazionale

52 Piano di Formazione Nazionale
Rispetto all’ affermazione sono: 1 2 3 4 5 6 Conosco in misura soddisfacente ed adeguata al mio ruolo in essa gli obiettivi strategici della mia scuola Sono stato e sono attivamente coinvolto nella loro definizione Sono stato e sono attivamente coinvolto nella implementazione delle attività tese a realizzarli Sono stato e sono attivamente coinvolto nella loro valutazione Ricevo regolarmente informazioni sulle attività e sui loro risultati Ho a disposizione molteplici canali per comunicare le mie idee, i miei suggerimenti, le mie critiche Piano di Formazione Nazionale

53 SELEZIONARE I DATI A DISPOSIZIONE
La selezione dei dati a disposizione è una delle azioni strategiche della compilazione del RAV poiché è la loro scelta ed interpretazione che contribuisce a disegnare l’immagine di scuola. La raccolta e l’analisi dei dati informativi è un momento informativo che mette a disposizione di chi valuta un insieme di evidenze su cui fondare i propri giudizi. Piano di Formazione Nazionale

54 TIPOLOGIA DEI DATI PREVISTI PER L’AUTOVALUTAZIONE DAL SNV
Piano di Formazione Nazionale

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57 SELEZIONARE E RICOMPORRE I DATI A DISPOSIZIONE
La mole di dati disponibili richiede di essere selezionata ed analizzata in un processo valutativo di tipo partecipato. Il prodotto atteso è un breve report che sintetizzi i dati più significativi come base documentale su cui procedere al momento interpretativo. Piano di Formazione Nazionale

58 Piano di Formazione Nazionale
Nell’analisi dei dati, uno degli elementi cardine è la riflessione sulla restituzione degli esiti delle prove INVALSI. Il dato preso in considerazione deve rispondere a precisi interrogativi che siano coerenti con l’idea di scuola emersa. Piano di Formazione Nazionale

59 Quali domande si pone la scuola?
Le classi dello stesso livello o di livello diverso, hanno risultati simili fra loro e rispetto agli standard? Se no, siamo in grado di ipotizzare quale ne sia la ragione? Quale relazione c’è tra il punteggio medio ottenuto dalle classi nelle prove INVALSI e le valutazioni medie degli insegnanti di classe, in particolare in Italiano e in Matematica? Qual è l’entità della differenza di risultati – se c’è – fra i principali sottogruppi della popolazione della mia scuola (ad es. fra maschi e femmine, fra alunni italiani e non, ecc.) Vi sono differenze rilevanti di risultati fra la prova di Italiano e la prova di Matematica, e, all’interno di ciascuna, tra le loro principali articolazioni (ad es. tra testo narrativo ed espositivo, nel caso dell’Italiano, o tra l’ambito “Numeri” e l’ambito “Spazio e figure” nel caso della Matematica? Piano di Formazione Nazionale

60 LIVELLO INTERNO requisiti essenziali
COLLEGIALITA’ Come condivisione di criteri, strumenti e metodi (collegio dei docenti, consiglio di classe,..) VALUTAZIONE DIDATTICA E COERENZE DELL’ISTITUZIONE SCOLASTICA RENDICONTABILITA’ Trasparenza dell’attività istituzionale (gruppo di autovalutazione d’istituto) CAPACITA’ d’ANALISI Riflessione continua sugli esiti per il miglioramento dei metodi di valutazione (gruppo di autovalutazione di istituto) Piano di Formazione Nazionale

61 LIVELLO INTERNO le funzioni
Conoscere (funzione sommativa) VALUTAZIONE E APPRENDIMENTO Comprendere (funzione formativa) Riflettere (funzione autentica ) Piano di Formazione Nazionale

62 LIVELLO INTERNO la collocazione preferenziale
La valutazione degli apprendimenti è una funzione della DIDATTICA Relazione educativa (adulti, alunni,..) Relazione culturale (alunno e contenuti da imparare) Piano di Formazione Nazionale

63 VERSO UN NUOVO MODELLO DI GESTIONE ORGANIZZATIVA
Piano di Formazione Nazionale

64 Piano di Formazione Nazionale
La crisi valoriale che attraversa la società, chiede agli attori della scuola nuove competenze relazionali e una nuova visione e consapevolezza di sé. Ciò pone fortemente in discussione anche gli approcci ed i modelli di management tradizionalmente adottati nelle istituzioni scolastiche, nonché i sistemi di gestione e le metodologie legate solo all'ideologia del successo. Piano di Formazione Nazionale

65 Piano di Formazione Nazionale
OCCORRE … ripensare i modelli di intervento e le concezioni del lavoro e dell'organizzazione che li ispirano puntare sulla formazione e sullo sviluppo professionale, implementare l'apprendimento e la condivisione di competenze 'tacite valorizzare la solidarietà inter-generazionale ed il riconoscimento reciproco tra lavoratori Piano di Formazione Nazionale

66 Piano di Formazione Nazionale
OCCORRE … organizzare contesto di lavoro come luogo di apprendimento e di modalità formalizzate per supportarlo privilegiare la relazione interpersonale come momento di condivisione di conoscenze strutturare un setting per supportare l'apprendimento (laboratori, colloqui, supervisione individuale) Piano di Formazione Nazionale

67 Piano di Formazione Nazionale
UN REALE E PROFICUO LAVORO DI CONDIVISIONE CONSENTE L’EMERSIONE DI QUELLE “CONOSCENZE TACITE” (APPLICCATE NELLE TEORIE DELL’ORGANIZZAZIONE DA Nonaka e Takeuchi), CHE CONSENTONO UN’EFFICACE KNOWLEDGE MANAGEMENT DA PARTE DEL D.S Piano di Formazione Nazionale

68 CONDIVIDERE COMUNICARE
La “condivisione della conoscenza” nelle organizzazioni complesse è praticabile solo se la comunicazione viene gestita come risorsa Piano di Formazione Nazionale

69 ORGANIZZAZIONE È COMUNICAZIONE
CONOSCENZA – COMUNICAZIONE – ORGANIZZAZIONE MANCANZA DI CONOSCENZA di modelli teorico-interpretativi adeguati e di strategie funzionali e finalizzate RISCHIO – CRISI - EMERGENZA LEGAMI FORTI Piano di Formazione Nazionale

70 Piano di Formazione Nazionale
knowledge management gestione e alla condivisione della conoscenza organizzativa. vera e propria disciplina a partire dai primi anni ’90 del XX secolo, grazie all’apporto di Ikujiro Nonaka (1991)), che ne è considerato l’iniziatore. CONOSCENZE IMPLICITE Piano di Formazione Nazionale

71 Piano di Formazione Nazionale

72 Piano di Formazione Nazionale
Le organizzazioni sperimentano ogni giorno diversi ostacoli alla condivisione della conoscenza che si oppongono ai continui sforzi organizzativi per identificare le fonti di conoscenza e gestirne il flusso, al fine di integrarla all'interno del processo decisionale e organizzativo. Il miglioramento dell'efficienza nella condivisione della conoscenza è un obiettivo altamente auspicabile per qualunque realtà perché offre una promessa di miglioramento del rendimento e delle performance generali e un futuro in cui l'organizzazione dovrebbe funzionare meglio proprio grazie alla condivisione di ciò che sa attraverso le conoscenze dei collaboratori. Piano di Formazione Nazionale

73 CONCETTO DI CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA
Foy 1999: facilitare l'apprendimento, attraverso la condivisione della conoscenza, per poter supportare nuove idee, prodotti e processi". Ciò implica che ci si dovrebbe concentrare sulla condivisione delle conoscenze all'interno di un'organizzazione per uno scopo specifico e che questo concetto diverga alquanto dal campo più vasto del semplice apprendimento (che, infatti, può avere o meno come fine il miglioramento organizzativo). Piano di Formazione Nazionale

74 Piano di Formazione Nazionale
Le organizzazioni sperimentano ogni giorno diversi ostacoli alla condivisione della conoscenza che si oppongono ai continui sforzi organizzativi per identificare le fonti di conoscenza e gestirne il flusso, al fine di integrarla all'interno del processo decisionale e organizzativo. Il miglioramento dell'efficienza nella condivisione della conoscenza è un obiettivo altamente auspicabile per qualunque realtà perché offre una promessa di miglioramento del rendimento e delle performance generali e un futuro in cui l'organizzazione dovrebbe funzionare meglio proprio grazie alla condivisione di ciò che sa attraverso le conoscenze dei collaboratori. Piano di Formazione Nazionale

75 Piano di Formazione Nazionale
Esistono però le barriere alla condivisione della conoscenza che devono essere isolate e superate. Per questo, per gestire in maniera ottimale la conoscenza all'interno della nostra organizzazione, è necessario sviluppare una comprensione del modo in cui il sapere passa attraverso i processi aziendali. Piano di Formazione Nazionale

76 Gli ostacoli alla condivisione della conoscenza
Tra gli ostacoli più comuni che si oppongono alla condivisione della conoscenza e che ritroviamo spesso all'interno delle nostre organizzazioni ricordiamo: la cultura tipica dell'organizzazione la mancanza della motivazione necessaria ad una partecipazione attiva la mancanza della semplicità di utilizzo della tecnologia utilizzata la mancanza di sistemi premianti la mancanza di un sistema che regoli la condivisione delle conoscenze Piano di Formazione Nazionale

77 Piano di Formazione Nazionale
il poco tempo a disposizione per le attività formative/informative la mancanza di una comprensione approfondita del contesto nel quale si opera la scarsa propensione ad ascoltare gli altri l'utilizzo di un linguaggio troppo infarcito di tecnicismi che non vengono compresi da tutti le differenze culturali nell'apprendimento la paura che condividere con gli altri le proprie conoscenze farà perdere "potere" a chi le ha messe in comune la resistenza legata a certe persone che non collaborano e spingono gli altri a fare altrettanto Piano di Formazione Nazionale

78 Gli ostacoli alla condivisione della conoscenza
Quante delle barriere che abbiamo elencato sono presenti anche all'interno delle vostre organizzazioni e come avete cercato di superarle? AMPLIARE E DIFFONDERE UN’ADEGUATA CULTURA ORGANIZZATIVA Piano di Formazione Nazionale

79 RICORDIAMO CHE … Piano di Formazione Nazionale
L’organizzazione è un sistema sociale… e possiamo definire la cultura organizzativa come “l’insieme delle norme morali, sociali, culturali e di comportamento di una organizzazione, basate sulle convinzioni, le attitudini, e le priorità dei suoi membri. […] La cultura d’impresa non è sapere, ma essere: nasce, cioè, dall’interpretazione, spesso non consapevole, di valori profondi, che si traducono poi in principi e concettualizzazioni che richiedono comportamenti coerenti” (M. Morelli 2003, p.34). L’organizzazione può essere definita come un sistema sociale aperto, in cui la definizione di una cultura organizzativa si configura come un asset strategico . Piano di Formazione Nazionale

80 ORGANIZZAZIONE/COMUNICAZIONE: funzioni strategiche
Condivisione di informazioni e conoscenze Definizione di una cultura organizzativa Riduzione dell’imprevedibilità Controllo/gestione del rischio Coordinamento delle azioni Definizione dell’identità Creazione/mantenimento/evoluzione dell’immagine Gestione della crisi Metabolizzazione del cambiamento Mediazione delle conflittualità Piano di Formazione Nazionale

81 ORGANIZZAZIONE EFFICACE
COMUNICAZIONE CONDIVISIONE BENESSERE ORGANIZZATIVO Piano di Formazione Nazionale

82 Piano di Formazione Nazionale
L’importanza del benessere organizzativo e le sue dimensioni 2. Chiarezza obiettivi 1. Comfort Ambientale 3. Valorizzazione 14. Apertura all’innovazione 4. Ascolto 13. Utilità sociale BENESSERE ORGANIZZATIVO 5. Informazioni 12. Caratteristiche dei compiti 6. Conflittualità 11. Equità 7. Sicurezza 8. Relazioni interpersonali 10. Fattori di stress 9. Operatività Piano di Formazione Nazionale

83 Piano di Formazione Nazionale
PROCESSI DI CREAZIONE, SCAMBIO E CONDIVISIONE DELLA CONOSCENZA NELLE ORGANIZZAZIONI COME CONDIZIONE DI UNA POSSIBILE “CREAZIONE DEL VALORE” ATTRAVERSO L’INVESTIMENTO FORMATIVO Piano di Formazione Nazionale

84 ORGANIZZAZIONE EFFICACE
CONDIVISIONE MIGLIORAMENTO CAMBIAMENTO Piano di Formazione Nazionale

85 Piano di Formazione Nazionale
CREDERE/SPERARE NELLA MANCANZA DI CAMBIAMENTO SIGNIFICA NEGARE LA REALTÀ IL CAMBIAMENTO NON È UNA PATOLOGIA DELLA REALTÀ MA È LA REALTÀ IN SE STESSA Piano di Formazione Nazionale

86 Piano di Formazione Nazionale
Cambiamento e Organizzazione: uno schema sistemico Cambiamento (discontinuo) Coerenza come necessità (non come possibilità) Cultura aziendale Valori (condivisione) Leadership efficace Piano di Formazione Nazionale

87 Illusione (entusiasmo) Fase ludico-adolescenziale
Non c'è niente di costante tranne il cambiamento" Buddha (Shakyamuni) ( a.C.) La matrice del cambiamento Ri-allineamento Fase di adultità De-lusione “insieme per un fine condiviso consapevoli di rischi e opportunità” “si stava meglio prima” scontro con l’esame di realtà analisi iper-critica stress come freno ansia sul futuro ri-scoperta (delle regole, …) confronto e analisi critica RESISTENZA Illusione (entusiasmo) Fase ludico-adolescenziale Inerzia “ma è necessario cambiare?” “avanti tutta!” scoperta sfida accettazione dello stress disinteresse superficialità FORZA Piano di Formazione Nazionale

88 Il ruolo dei valori nel cambiamento
IL TERRENO DEL CAMBIAMENTO IN UNA ORGANIZZAZIONE È LA CONDIVISIONE DEI VALORI CONDIVISIONE = IMPEGNO (NON CONDISCENDENZA) Piano di Formazione Nazionale

89 La regola nel cambiamento: condivisione dei valori
NON CONDISCENDENZA MA IMPEGNO accettazione passiva stabilità presunta ma solo in periodo di “pace” (senza criticità) incapacità di attutire colpi e contraccolpi livello basso di “illusione” e di motivazione accettazione condivisa volontà e disponibilità di affrontare le criticità capacità di affrontare gli urti (difficoltà e imprevisti) livello elevato di “illusione” e di motivazione elevato rischio di de-lusione Piano di Formazione Nazionale

90 Piano di Formazione Nazionale
Modello per una leadership socio-emotiva UTILE PER IMLEMENTARE LA CONDIVISIONE LA LEADERSHIP È LA CAPACITÀ – POSSIBILITÀ DI GUIDARE UN INDIVIDUO O UN GRUPPO VERSO UN OBIETTIVO Elaborazione del proprio potere (non potere per, non potere sugli altri, ma potere con) Maschile Equilibrio Femminile Empatia (riconoscere e accettare i sentimenti propri e altrui) Autenticità (conoscere ed essere se stessi) Integrazione (no al monopolio e all’esclusione, attenzione insieme alle persone e al compito) Coerenza (essere il cambiamento che si predica e che si vuole negli altri) Crescita di sé e degli altri (assunzione di rischi, disponibilità a rendersi sostituibili) Piano di Formazione Nazionale

91 Piano di Formazione Nazionale
Ritrovarsi insieme è un inizio, Restare insieme è un progresso, Ma riuscire a lavorare insieme è un successo. Henry Ford Piano di Formazione Nazionale

92 GRAZIE PER L’ ATTENZIONE .
Piano di Formazione Nazionale


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