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“Efficienza energetica: una sfida italiana”

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Presentazione sul tema: "“Efficienza energetica: una sfida italiana”"— Transcript della presentazione:

1 “Efficienza energetica: una sfida italiana”
Dopo il disastro nucleare in Giappone Energia: rifare i conti Venerdi 15 aprile 2011 “Efficienza energetica: una sfida italiana” Molocchi, resp. Studi Amici della Terra Italia Onlus, sede nazionale

2 Indice della relazione
Efficienza energetica: il potenziale globale a lungo termine Il posizionamento (e i primati) dell’Italia Il ritardo dell’UE sull’efficienza energetica nel quadro delle politiche climatiche al 2020 Gli obiettivi del governo di risparmio energetico al 2020: ci sono! La questione del finanziamento delle politiche di efficienza (necessità di una regia) Vorrei iniziare la mia relazione dal potenziale a lungo termine delle misure di efficienza energetica

3 rispetto al tendenziale 2050
- 50% di riduzione delle emissioni globali di CO2 entro il 2050: ce la faremo? IEA: Scenario BLUE Map al 2050 (riduzione del 50% delle emissioni globali di CO2) e confronto rispetto allo scenario Baseline, 2050 -43 Gt CO2 (-75%) rispetto al tendenziale 2050 Negli scenari energetici a lungo termine il riferimento d’obbligo è l’Agenzia internazionale dell’energia. Vorrei partire da questa figura, che molti di voi avranno già visto, perché rappresenta graficamente l’andamento tendenziale delle emissioni globali di CO2 al 2050, e l’andamento necessario per ridurle del 50% rispetto ad oggi, denominato scenario BLUE Map, che è la curva rossa in figura. L’obiettivo di riduzione globale del 50% è il valore minimo di riduzione raccomandato dal IV rapporto dell’IPCC, che dice 50-85%. Possiamo notare che nello scenario tendenziale le emissioni sono destinate a raddoppiare, mentre nello scenario Blue Map dovranno ridursi del 75% rispetto al tendenziale, con un risparmio atteso di ben 43 miliardi di tonnellate di CO2. E’ chiaro che si tratta di una riduzione ingente. La domanda l’agenzia internazionale dell’energia si è posta nei suoi rapporti sulle prospettive tecnologiche a lungo termine è “Come faremo a rispettare un obiettivo così ambizioso? “ A maggior ragione, dopo quanto accaduto in Giappone, questa domanda si tramuta in un interrogativo: ce la potremo fare senza realizzare nuove centrali nucleari se non chiudendo l’attività produttiva di quelle esistenti? Ovviamente non spetta a me rispondere a questo interrogativo, io vorrei solo evidenziare il ruolo che – prima della tragedia giapponese- avevano le politiche di efficienza energetica e di realizzazione di nuove centrali nucleari negli scenari energetici a lungo termine dell’agenzia. 2050 Fonte: IEA (Energy Technology Perspectives, 2010)

4 E’ puntando sull’efficienza energetica (e non sul nucleare) che il mondo ha convenienza e numeri per ridurre della CO2 IEA 2010: Riduzione delle emissioni di CO2 nello scenario BLUE Map rispetto allo scenario tendenziale per area tecnologica, 2050 Questa figura, sempre presa dall’ultimo rapporto Energy Technology Perspectives dell’IEA, evidenzia che, fra i vari modi per ridurre la CO2, il contributo delle opzioni basate sull’efficienza dei processi e dei prodotti ammonta complessivamente al 55%: per la sua convenienza economica e il suo grande potenziale applicativo, l’efficienza energetica è l’opzione preponderante a lungo termine, sopravanzando il contributo derivante dalle fonti rinnovabili (17%), quello della cattura e sequestro del carbonio (19%), e dei nuovi impianti nucleari (6%). E’ vero che in base ai conti di convenienza economica delle varie tecnologie, l’Agenzia segnalava che occorreva fare affidamento anche sul nucleare per ridurre le emissioni di CO2, ma vediamo che quel contributo non è quello maggiore, né la seconda opzione, ma un 6%, una cifra che può essere assorbita attraverso una redistribuzione dello sforzo sulle altre opzioni, innanzitutto l’efficienza stessa e poi le rinnovabili, soprattutto quelle emergenti negli ultimi anni, di cui l’Agenzia non tiene ancora sufficientemente conto, cioè le applicazioni per il riscaldamento basate sulle biomasse e sull’energia rinnovabile contenuta nei suoli, nelle acque e nell’aria, la fonte più accessibile che ci sia. Fonte: IEA (Energy Technology Perspectives, 2010)

5 Una politica di efficienza energetica spinta non ridurrà la domanda globale di energia
IEA: Consumi energetici finali globali per settore negli scenari Baseline 2030 e 2050, ACT Map e BLUE Map 2050 (Mtep) Molti si chiederanno: abbandonando il nucleare, a quali sacrifici saremo costretti in uno scenario di efficienza energetica spinta? Di quanto dovremo ridurre la domanda di energia, rinunciare al nostro benessere? Anche se questo slide si riferisce alla situazione pre-giappone, contiene già un’anticipazione della risposta, perché uno scenario con un’efficienza energetica al 61% invece che al 55% della riduzione necessaria per salvaguardare il clima non cambierebbe molto queste figure, che ci dicono che uno scenario di efficienza energetica spinta non comporterà nessuna riduzione della domanda di energia a livello globale. Sarà necessario accelerare le misure di efficienza energetica rispetto a quanto prevedevamo per il 2050, ma rispetto ad oggi la domanda di energia potrà addirittura aumentare (prima del giappone l’agenzia prevedeva una possibilità di aumento fino al 33%). Quindi nessun sacrificio, nessuna rivoluzione, possiamo farcela con le opportunità che tecnologie sane e non rischiose come quelle dell’efficienza energetica già oggi ci stanno offrendo. Un cambio culturale, questo sì: attenzione agli sprechi, più intelligenza nella progettazione di prodotti e processi, nel riutilizzo dei rifiuti; più servizi energetici, maggiore attenzione a quali sono i nostri effettivi bisogni, meno abbandono fideistico alla capacità delle tecnologie di soddisfare tutti i nostri problemi, meno capricci per far fronte ai bisogni di chi ha meno di noi. Fonte: IEA (Energy Technology Perspectives, 2010)

6 Quanto dobbiamo accelerare per un’efficienza spinta?
IEA: Variazioni storiche e proiezioni future dei consumi energetici finali per unità di PIL (tassi medi annui nel periodo indicato) Mondo Che cosa rende possibile questo risultato? Questa figura, sempre presa dall’Agenzia dell’energia, pone a confronto il tasso tendenziale di miglioramento dell’efficienza energetica (che è la barra rossa in figura), con il tasso necessario per tentare di salvare il clima (la barra blu) e con i tassi storici, dalla crisi petrolifera del ‘73 al ’90 e dal ‘90 al 2007. A colpo d’occhio possiamo vedere che non ci sono differenze macroscopiche. Solo nei regimi comunisti pre-crollo c’è stato un peggioramento di efficienza energetica. A livello globale, il miglioramento costante dell’efficienza energetica è un dato storico, legato ai driver dello sviluppo economico nelle economie di mercato, cioè l’innovazione tecnologica e la continua ricerca di maggior competitività che caratterizza i regimi di concorrenza. In secondo luogo si può notare che il tasso annuo di miglioramento richiesto dalla riduzione del 50% delle emissioni (lo scenario BLUE Map) è del -2,6%, superiore rispetto a quello previsto nello scenario tendenziale (-1,7%), ma comunque non proibitivo, tant’è vero che nel periodo il tasso di miglioramento globale è stato superiore, e cioè del -2% l’anno (– merito soprattutto dei processi di efficientamento energetico dei paesi con economie in transizione (-2,9%) e dei paesi in via di sviluppo (-2,5%), mentre nei paesi OECD il miglioramento è limitato al -1,3%). In termini di incremento dei tassi, lo sforzo addizionale è del 30% rispetto al passato. Tutto questo per dire che nella scommessa climatica non stiamo parlando di ipotesi fantascientifiche o di rivoluzioni, anche se da qui al 2050 di innovazioni ce ne dovranno essere, e parecchie. Tasso annuo di miglioramento : -2,0% Tasso annuo di miglioramento tendenziale al 2050: -1,7% Tasso annuo scenario Blue Map - 50% emissioni al 2050: -2,6% Fonte: IEA (Energy Technology Perspectives, 2010)

7 Quanto e come investirà il globo per ridurre le emissioni?
Figura: Investimenti per il periodo , scenari Baseline e Blue Map Torta: distribuzione settoriale degli investimenti incrementali dello scenario Blue Map (miliardi di dollari US 2010) Dove si concentreranno gli investimenti richiesti dalla politica climatica? Questa figura evidenzia i maggiori investimenti necessari nello scenario Blue Map rispetto a quello tendenziale: si tratta di miliari di dollari nel periodo , circa mille miliardi l’anno ai valori correnti. Gli investimenti nei trasporti e nell’edilizia, principalmente dovuti all’efficienza energetica, incidono per il 76%. Si noti che il 50% dei maggiori investimenti riguarda le nuove tecnologie di trasporto ad alta efficienza: nuove navi con sistemi avanzati di propulsione e risparmio energetico per i servizi di bordo, nuovi veicoli merci a fuel cell, treni e metropolitane per una mobilità dei passeggeri che sia energeticamente efficiente, trazioni innovative per le autovetture, aerei ad alta efficienza energetica. Tutti settori in cui l’industria italiana è ampiamente presente. In ciascuno di questi settori si potrebbero fare esempi di aziende italiane già affermate nei loro settori. Il problema è che la competizione sull’efficienza energetica si inasprisce ora e occorrerà fare uno sforzo notevole di ricerca, sviluppo e innovazione per mantenere le posizioni odierne nei mercati del futuro. Fonte: IEA (Energy Technology Perspectives, 2010)

8 Indice della relazione
2. Come siamo messi? Il posizionamento dell’Italia per efficienza energetica Alla luce del potenziale ruolo contributo delle tecnologie di efficienza energetica a livello globale nei prossimi decenni, ci chiediamo: come è messa l’Italia?

9 2. Il posizionamento dell’Italia per efficienza energetica nei singoli settori (stralcio dal rapporto Amici della Terra 2009) La rassegna effettuata nel 2009 dagli Amici della Terra sugli indicatori di posizionamento dell’Italia su energia e clima nel contesto europeo e internazionale ha evidenziato che, nel campo dell’efficienza energetica, il nostro paese può vantare ancora alcuni primati. Qui sono riepilogati gli indicatori di carattere settoriale, e ci sono sicuramente alcune sorprese per l’opinione pubblica: L’Italia ha un primato nei rendimenti delle centrali termoelettriche e nell’efficienza energetica del parco auto circolante (consumi auto per passeggero – km), un primato che noi abbiamo evidenziato sin dal 2007 quando ancora la Fiat viveva questo suo primo posto con grande imbarazzo, per poi giocarselo correttamente sul mercato americano, dove i macchinoni non hanno più un futuro. Ci sono anche dei contrasti, perché nel residenziale siamo efficienti nei consumi di elettricità ma molto spreconi nei consumi per riscaldamento. Non è un caso che nell’ambito della nostra campagna sull’efficienza energetica fra pochi giorni terremo la Seconda conferenza nazionale sulle rinnovabili per riscaldamento, perché non solo gli interventi sul cappotto degli edifici ma a anche impianti efficienti e a fonti rinnovabili possono contribuire al miglioramento della performance energetica dell’edificio. Fonte: Amici della Terra “Gli indicatori di posizionamento del sistema Italia su energia e clima: eccellenze, ritardi e omissioni” dossier del 5 novembre 2009,

10 Il posizionamento dell’Italia per efficienza energetica: nell’Unione Europea
Intensità energetica primaria (consumi energia/PIL) degli Stati Membri EU27, anno 2008 (kgep/$05ppa).” Ma il posizionamento dell’Italia va valutato anche in termini complessivi. Questo è l’indicatore che esprime i consumi totali di energia degli Stati europei in rapporto al PIL a parità di potere di acquisto. Vediamo che l’Italia si colloca ai primi posti per efficienza energetica complessiva con una performance che è migliore del 15% rispetto alla media europea, facendo meglio della Spagna (del 3%), della Germania ( del 12%) e della Francia (del 23%). Siamo invece in ritardo rispetto alla Gran Bretagna (del 5%), che nell’ultimo trentennio ha compiuto progressi continuativi partendo da forti sprechi, fino a superarci di recente. Fonte: World Energy Council - Enerdata Global Energy & CO2 Data

11 Il posizionamento dell’Italia per efficienza energetica: nel mondo
Intensità energetica primaria (consumi energia/PIL) in alcuni Stati ed aree geografiche del globo, anno 2008 (kgep/$05ppa).” Questo slide illustra il posizionamento competitivo dell’Italia e dell’Europa nel contesto globale. Chi si colloca ai primi posti di questa classifica ha parecchie chance in più di esportare le sue tecnologie verso i paesi più inefficienti, e questo principio vale a maggior ragione in uno scenario di incremento dei prezzi delle fonti energetiche e di riduzione delle emissioni di gas serra (per far fronte ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo). IL primo dato è che l’Europa, nel suo complesso, è la più efficiente fra le aree geografiche. Questo significa che la strategia europea sul clima ha un suo fondamento di competitività e sviluppo economico a patto che ponga l’efficienza energetica al centro delle politiche energetiche, e questo come vedremo fra poco non è ancora accaduto. IN secondo luogo vediamo che l’Italia, avendo un’ottima posizione nel contesto europeo, si trova ai primi posti anche nella ribalta mondiale. E qui vediamo che alcuni dei mercati di prossimità dell’italia coincidono con situazioni di spreco, soprattutto nei paesi produttori di petrolio e gas. Ma chi sono i paesi più efficienti? Oltre al Regno unito, troviamo il Libano, il Botswana e il Perù. Questi sono i temuti competitor dell’Italia sull’efficienza energetica nel contesto globale. Allora… cosa vogliamo fare? Non sono gli Amici della Terra a inventarsi questi dati. Sono dati elaborati dal WEC, dall’agenzia internazionale dell’energia, dall’ADEME l’Agenzia francese dell’energia. In quali segreti cassetti sono stati tenuti questi indicatori in questi anni? Fonte: World Energy Council - Enerdata Global Energy & CO2 Data

12 Scommettere sul nostro punto di forza (prima che sia troppo tardi)
Il buon posizionamento dell’Italia è dovuto alla scarsità di fonti energetiche nazionali, alla struttura della nostra fiscalità energetica, alle caratteristiche del nostro territorio, alle scelte imprenditoriali fatte in occasione delle prime crisi energetiche mondiali e alla qualità delle prestazioni energetiche di molti tipi di beni prodotti dalla nostra industria. Va tuttavia sottolineato che questa situazione non è il frutto delle politiche di efficienza realizzate nel nostro paese in tempi recenti, e nemmeno negli ultimi vent’anni, bensì di un fortissimo miglioramento di efficienza avvenuto in seguito alla crisi petrolifera del L’attuale buon posizionamento dell’Italia va quindi interpretato come il residuo di una formidabile rendita di posizione che si è assottigliata nel tempo. Il tasso medio annuo di miglioramento dell’Italia nel periodo è stato di appena del -0,4%, notevolmente inferiore rispetto alla media UE (-1,7% l’anno). Come mai abbiamo quasi smesso di investire nell’efficienza? In sostanza, perché non abbiamo capito che la debolezza derivante dalla dipendenza energetica dall’estero avrebbe potuto porci in un posizione di forza. Non ci abbiamo creduto. Invece di riconoscere i nostri punti di forza e di scommettere su di essi, abbiamo peccato di un eccesso di provincialismo e ci siamo seduti a guardare con invidia gli altri che innovavano in base ai loro punti di forza. Il nucleare della Francia. L’eolico di Danimarca e Spagna. (E non fatemi andare oltre, perché è vero che di sole ne abbiamo più che in Germania, ma forse il patrimonio paesaggistico di una Toscana o di un’Umbria ce li abbiamo solo noi, e potremmo iniziare a installare i pannelli dove c’è effettivamente domanda, sui tetti delle case e degli stabilimenti e non certo facendo coltivazioni fotovoltaiche su terreni agricoli.) Non abbiamo capito che i nostri primati nell’efficienza energetica non sono dovuti al caso, ma sono strettamente legati al patrimonio ingegneristico e di imprenditorialità diffusa del nostro paese. Oltre che ad una nostra vocazione al risparmio, all’eleganza e alla qualità, che occorre preservare. Fonte: World Energy Council - Enerdata “Global Energy & CO2 Data”

13 Indice della relazione
3. Il ritardo della politica europea sull’efficienza energetica nel quadro delle politiche climatiche al 2020 L’Italia non sta scommettendo sull’efficienza, ma nemmeno l’Europa lo sta facendo con sufficiente convinzione.

14 La politica sulle rinnovabili nel contesto della politica comunitaria su energia e clima
Le decisioni del Consiglio UE marzo 2007: gli obiettivi energetici corrispondenti all’obiettivo di riduzione unilaterale delle emissioni del 20% Obiettivo vincolante del 20% di energia da fonti rinnovabili sui consumi energetici UE al 2020 (nel settore dei trasporti obiettivo del 10% di biocarburanti sui consumi UE di benzina e gasolio al 2020) Obiettivo (non è usato il termine “vincolante”) del 20% di risparmio energetico (rispetto alle proiezioni tendenziali al 2020 come stimate nel libro verde del 2005) tramite misure di efficienza energetica Quattro anni fa l’Europa si è dotata di una strategia su energia e clima con obiettivi molto importanti al 2020: 20% di riduzione dei gas serra, 20% di rinnovabili sui consumi finali lordi di energia, 20% di risparmio energetico rispetto al tendenziale. Da questa decisione proviene il termine divulgativo “ ” (20% gas serra, 20% rinnovabili, 20% risparmio energetico)

15 Il pacchetto di provvedimenti su energia e clima al 2020 (obiettivo del pacchetto: -20% emissioni gas serra ). I principali provvedimenti e relativi obiettivi quantitativi (GUCE del 5 giugno 2009): 1) Direttiva 2009/29/CE sulla promozione dell’uso di fonti rinnovabili. Obiettivo: entro il 2020 consumi di energia da fonti rinnovabili pari al 20% al 2020 sul consumo energetico finale lordo (obiettivo Italia: 17%) 2) Direttiva 2009/29/CE , settori ETS (mercato dei permessi di CO2). Obiettivo: riduzione gas serra del -21% nel periodo 3) Decisione n. 406/2009/CE, settori non ETS. Obiettivo: riduzione gas serra del -10% nel periodo (Italia -13%) La politica europea ha dato attuazione solo a due obiettivi: di riduzione dei gas serra e di sviluppo rinnovabili. Efficienza energetica: non è stato preso nessun provvedimento legislativo “quadro” nell’ambito del pacchetto, nemmeno con obiettivi indicativi al 2020 Il propagandato è in realtà monco sul lato risparmio energetico, riducendo l’efficienza economica, i vantaggi competitivi e la fattibilità della strategia stessa Ma di questi tre obiettivi la politica europea ha dato attuazione solo a due: riduzione dei gas serra attraverso la riforma dello schema di commercio delle emissioni e lo sviluppo delle rinnovabili con la nuova direttiva al 2020. Per quanto riguarda l’Efficienza energetica, l’Europa aveva una normativa quadro sull’efficienza negli usi finali, ma non è stata aggiornata al 2020m integrandola con gli altri provvedimenti. Il propagandato è in realtà rimasto monco sul lato del risparmio energetico e questo a nostro parere riduce l’efficienza economica, i vantaggi competitivi e la fattibilità stessa della strategia europea.

16 La politica comunitaria sull’efficienza energetica: lo stato della situazione
 Libro verde del 2005 sull’efficienza energetica: -20% al 2020 (vs proiezioni al 2020 consumi en. primari ≈ stabilizzazione al livello 1990); Direttiva 2006/32/CE del 5 aprile 2006 concernente l’efficienza energetica degli usi finali dell’energia e i servizi energetici: obiettivi nazionali indicativi per il periodo Piano d’azione nazionale di Efficienza Energetica (PAEE) del luglio 2007: % al 2016 su media consumi finali Prossimo PAEE: entro giugno 2011. Nuova Direttiva europea sulle prestazioni energetiche degli edifici (31/2010/CE), che rivede la direttiva 91/2002/CE con effetto dal primo febbraio 2012: da recepire. Piano d’azione europeo sull’efficienza energetica, 8 marzo COM(2011) n. 109 Proposta della Commissione di revisione della Direttiva 2006/32/CE sull’efficienza energetica degli usi finali: attesa per inizio luglio 2011 (saltare)

17 Piano d’azione europeo sull’efficienza energetica del 8 marzo 2011 - COM(2011) n. 109:
Conferma l’obiettivo al 2020 il risparmio del 20% del proprio consumo di energia primaria rispetto alle previsioni ,come una tappa fondamentale per il conseguimento degli obiettivi dell'UE a lungo termine in materia di energia e di clima. Riconosce il ritardo della politica europea: “Stime recenti della Commissione indicano che l'UE potrà raggiungere soltanto la metà dell'obiettivo del 20% “ Propone ulteriori misure, sia di legislazione “quadro” (proposta Direttiva quadro) , sia di miglioramento puntuale nei diversi settori. Sull’obiettivo vincolante prende tempo, in attesa che si chiarisca il quadro politico: “Nel 2013 la Commissione fornirà una valutazione dei risultati ottenuti (…) Se il riesame del 2013 indicherà scarse probabilità di realizzazione dell'obiettivo generale dell'UE, la Commissione avvierà la seconda fase proponendo obiettivi nazionali giuridicamente vincolanti per il 2020. Dopo l’11 marzo bisognerà rifare i conti della politica energetica europea: chiusura programmata delle centrali nucleari, obiettivi più ambiziosi di efficienza energetica negli usi finali di elettricità innalzamento standard per i rendimenti energetici degli impianti esistenti (non solo ETS?) cogenerazione obbligatoria per i nuovi impianti (downsize) generazione distribuita (integrazione fra domanda e offerta) Anche il recente piano d’azione europeo sull’efficienza energetica, purtroppo uscito solo 3 giorni prima dello tsunami, e che prendeva tempo sulla questione dell’obiettivo giuridicamente vincolante di efficienza energetica, dovrà probabilmente essere rivisto. Bisognerà rifare i conti della politica energetica europea. Rifarli ipotizzando la chiusura delle centrali nucleari, partendo da quelle più insicure e già ammortizzate. Rifarli adottando obiettivi più ambiziosi di riduzione degli sprechi negli usi finali, ad esempio ricorrendo alla domotica e alle telecomunicazioni. Rifarli puntando su un innalzamento degli standard di rendimento per tutti gli impianti di generazione, ivi inclusi quelli a fonti rinnovabili. Un importante obiettivo da discutere è quello della cogenerazione obbligatoria per i nuovi impianti di generazione. Prima ancora di pensare alla cattura e al sequestro del carbonio emesso dai nuovi impianti dobbiamo prevenire gli sprechi alla radice.

18 Indice della relazione
4. Gli obiettivi del governo di risparmio energetico al 2020: ci sono!

19 Italia: l’obiettivo di risparmio energetico al 2020 del Piano d’azione rinnovabili (luglio 2010)
Proiezione al 2020 dei Consumi finali lordi di energia nei due scenari (di riferimento e con efficienza supplementare ) e del contributo delle fonti rinnovabili (Mtep di energia finale) Risparmio en. supplementare: -12,6 Mtep Anche se l’Europa non ha introdotto un obiettivo vincolante di efficienza energetica. Anche se il Governo non ha mai emanato il Piano straordinario per l’efficienza energetica previsto dalla legge 99 del 2009, esiste comunque un obiettivo ufficiale di risparmio energetico dell’Italia, ed è quello riportato dal Piano d’azione sulle rinnovabili e che entra nel calcolo dell’obiettivo di rinnovabili sancito all’art. 3 del nuovo Dlgs sulle rinnovabili. Quest’obiettivo è un risparmio di 12,6 Mtep di energia finale per arrivare ai 133 Milioni di tep evidenziati in figura con la linea rossa, corrispondente allo scenario con efficienza supplementare. Fonte: Piano di azione nazionale per le emergie rinnovabili dell'Italia, luglio 2010

20 Italia: l’obiettivo di risparmio di elettricità al 2020 del PAN rinnovabili
Elettricità: Proiezione al 2020 dei Consumi finali lordi nei due scenari, di riferimento e con efficienza supplementare (TWh) Risparmio energetico suppl. al 2020: 33 TWh (-8%) Pari a 2,7 centrali nucleari da 1600 MW Qual è l’obiettivo del Governo per quanto riguarda i consumi finali di elettricità? Nonostante l’annuncio di realizzazione di nuove centrali nucleari preveda almeno la prima centrale entro il 2020, sorpresa delle sorprese, l’unico Piano ufficiale del governo, non quello sul nucleare, che non esiste, ma quello sulle rinnovabili, prevede di risparmiare elettricità al 2020 per 33 TWh, praticamente 3 centrali nucleari. E poi? Dopo il 2020, cosa faremo? Riprenderemo a consumare elettricità, per poter giustificare la realizzazione delle centrali? Tutto questo è semplicemente folle. Più che rifare i conti dopo lo Tsunami, dobbiamo ancora fare e discutere i conti dell’energia nei prossimi decenni. Fonte: Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili dell'Italia, luglio 2010 e Nuclear Power Reactors in the World, IAEA, Reference Data Series n.2, 2010

21 UE 27: La somma degli obiettivi di risparmio di elettricità al 2020 dei PAN rinnovabili (2010)
Elettricità: Proiezione al 2020 dei Consumi finali lordi nei due scenari, di riferimento e con efficienza supplementare (TWh) Risparmio energetico suppl. al 2020: 297 TWh (-7,8%) Pari a 25 centrali nucleari da 1600 MW E questa è la proiezione della domanda di elettricità nell’UE 27, che emerge dai piani nazionali rinnovabili. Rispetto al tendenziale i governi europei stanno programmando misure di contenimento della domanda di elettricità per circa 300 TWh. In pratica, l’Europa si prepara a far meno di energia elettrica pari alla produzione di circa 25 centrali nucleari entro il 2020. Fonte: Fonte: ECN-EEA (2011), "Renewable Energy Projections as Published in the National Renewable Energy Action Plans of the European Member States Covering all 27 EU Member States"

22 Indice della relazione
5. Il problema del finanziamento delle politiche di efficienza: necessità di una regia Veniamo ora alle misure di efficienza energetica e alla questione del loro finanziamento

23 Il potenziale di risparmio energetico al 2020 del pacchetto di proposte di Confindustria: 9,9 Mtep di energia finale Potenziale di risparmio nei consumi finali di energia nel 2020 e nel periodo (per consumi finali e combustibili fossili evitati) secondo Confindustria 2010 (Mtep) Consumi finali evitati Combustibili fossili evitati nel 2020 nel periodo Mtep Trasporti 2,5 12,0 Motori e inverter 0,4 2,7 5,5 Illuminazione 1,6 8,9 18,2 Edilizia 1,56 8,8 Caldaie a condensazione 1,1 4,9 Pompe di calore 1,3 5,1 11,7 Elettrodomestici 0,88 5,3 10,8 UPS 0,07 0,7 1,5 Cogenerazione 0,46 2,8 12,6 Totale 9,87 51,2 86,0 Il piano straordinario del governo per l’efficienza energetica è rimasto nel cassetto. Ma, com’è noto, vari soggetti hanno lavorato per elaborare proposte d’intervento. Da molti anni Confindustria ha una task force sull’efficienza energetica, che cerca di valorizzare le soluzioni e le innovazioni tecnologiche offerte dall’industria italiana nei diversi settori applicativi dell’efficienza. Come noto, nel settembre del 2010, Confindustria ha presentato pubblicamente il suo pacchetto di proposte per il Piano straordinario del Governo, che sono qui riepilogate in questa tabella. Nel complesso, il potenziale nell’anno 2020 del nuovo Piano di Confindustria ammonta a circa 10 Mtep di energia finale risparmiata rispetto allo scenario tendenziale, che grossomodo corrisponde all’obiettivo del governo evidenziato nel Piano rinnovabili. è un evento Fonte: Confindustria, “Proposte per il Piano straordinario di efficienza energetica” sett. 2010

24 Misure di efficienza energetica proposte da Confindustria (sett
Misure di efficienza energetica proposte da Confindustria (sett. 2010): saldo finale per il sistema Paese Effetti economici per il sistema Paese (utenti, attività produttive, Stato e cittadini) nel periodo (milioni euro, valori cumulati) Per realizzare queste misure Confindustria ha previsto un mix di strumenti che vanno dai bonus all’acquisto per i consumatori, alle detrazioni fiscali ai prestiti a tasso agevolato. Tutti strumenti che gravano sulle casse dello Stato, con costi netti nel prossimo decennio stimati a 7,7 miliardi di euro, quindi 770 milioni l’anno. Uno dei meriti più importanti del lavoro di Confindustria è nell’aver evidenziato i benefici delle misure di efficienza energetica per il nostro tessuto produttivo, e cioè 116 miliardi per il maggior valore aggiunto per l’economia derivante dall’indotto dell’efficienza energetica. Se nella cornice contabile del documento di Confindustria inseriamo anche i benefici di risparmio energetico per i consumatori, e il valore economico dei benefici ambientali, che va a favore sia delle Casse dello Stato che di tutti i cittadini, alla fine otteniamo un risultato netto di 144 miliardi di euro di benefici. Il rapporto fra i benefici netti per il Sistema Paese e il fabbisogno finanziario per le casse dello Stato è di circa 20 a 1. Il rapporto benefici /costi è cospicuo, ma non possiamo nasconderci dietro a una foglia di fico: per realizzare tutte queste opportunità ci vogliono delle risorse che lo Stato in questo momento non ha. Il documento di Confindustria dà per scontato che l’onere del supporto alle misure di efficienza energetica ricada sullo Stato, ma non dobbiamo dimenticare che i meccanismi di incentivazione dell’efficienza energetica possono e dovrebbero usufruire di quella portentosa leva che è il risparmio diretto in bolletta fruito dai consumatori stessi. Perché mai tutte le fonti rinnovabili dovrebbero essere finanziate con le bollette, mentre l’efficienza energetica, che apporta un beneficio tangibile ai consumatori no? Se i consumatori risparmiano almeno 75 miliardi nel corso di della vita utile delle tecnologie ad alta efficienza, gli oneri in bolletta del finanziamento di quelle stesse misure sarebbero al massimo del 10%. E’ tanto o è poco? Con un rapporto costi benefici di 1 a 20 è evidente che è poco, ma nell’attuale situazione in cui tutte le tecnologie ambiscono a usufruire di incentivi a valere sulle bollette di elettricità e gas, occorre mettere sul tavolo tutte le proposte e verificare le credenziali di ciascuna tecnologia con un’analisi costi benefici il più possibile accurata.

25 Fabbisogno annuo di incentivazione delle rinnovabili elettriche (durata incentivi 20 anni!)
Fonte: AEEG febbraio 2011

26 Le principali opzioni sul tavolo
Fotovoltaico (Assosolare: 3 GW l'anno: 20 GW entro 2015) Efficienza energetica (Piano Confindustria ) Forma di incentivazione Conto energia Detrazione fiscale sull'investimento/sconto all'acquisto Oneri a carico di utenti elettricità Stato/contribuenti fiscali Impianti da installare MW entro il 2016 interventi di efficienza distribuiti nel periodo Energia da incentivare 24 TWh (2,1 Mtep finali) nel 2016 (prod cumulata di tutto installato al 2015: fino al 2035: 732 TWh =63,1 Mtep) 9,9 Mtep finali di risparmio energetico nel 2020 (51 Mtep cumulati nel periodo ; oltre 100 Mtep cumulati su vita utile 10 anni) Oneri complessivi per la durata periodo incentivazione (senza var. prezzi, né tassi) 116 miliardi: costo cumulato per i 20 anni di incentivazione degli investimenti realizzati fino al 2015 (oneri fino al 2035) Oneri inc. impianti 2010-metà 2011: 42 miliardi nei 20 anni 24 miliardi di uscite su 10 anni vita utile investimento (7,8 miliardi netti considerando ritorni di fiscalità) Oneri annui di incentivazione 5,8 miliardi di euro lordi nel 2016 2,4 miliardi lordi; 0,8 miliardi netti considerando ritorni fiscalità (media )

27 Le principali opzioni sul tavolo: una prima analisi costi/benefici
Fotovoltaico (Assosolare: 3 GW l'anno: 20 GW entro 2015) Efficienza energetica (Piano Confindustria ) Oneri di incentivazione a parità energia finale (prodotta o risparmiata) (euro/kgep) 1,85 0,22 Benefici occupazionali (addetti dir+ indiretti) addetti (diretti) addetti (incluso indotto) Benefici occupazionali a parità di oneri di incentivazione (addetti/ milione euro) 1,3 68,2 Benefici macro-economici n.d.  Produzione: 238 miliardi su 10 anni (produzione e valore aggiunto) Valore agg.: 116 miliardi su 10 anni Emissioni evitate annue di CO2 (milioni tonn.) 11,0 (2016) 39,4 (2020) Oneri lordi unitari di riduzione CO2 (euro/tonn CO2 ev.) 527 55 Benefici ambientali complessivi annui (Costi esterni evitati di inquinamento e CO2, milioni di euro) 720 (2016) 3717 (2020) Benefici ambientali unitari (a parità di energia primaria evitata, euro/kgep) 0,16 0,23 Benefici ambientali / oneri lordi di incentivazione 0,12 1,55

28 Fare i conti: cosa significa per Amici della Terra
La politica energetica nazionale ha bisogno di: rifare i conti con trasparenza calcolare i costi e i benefici per la collettività includere i costi/benefici ambientali includere le prospettive di creazione di valore aggiunto e occupazione dotarsi di competenze e strumenti per rifare i conti BENE le decisioni strategiche devono essere obbligatoriamente comprovate da evidenze di supporto le politiche devono essere verificate e controllate

29 Grazie per l’attenzione


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