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Giuseppe Gaudio INEA - Sede regionale per la Calabria

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Presentazione sul tema: "Giuseppe Gaudio INEA - Sede regionale per la Calabria"— Transcript della presentazione:

1 Giuseppe Gaudio INEA - Sede regionale per la Calabria
Università degli Studi della Calabria 13 giugno 2007 La politica strutturale dell’UE con particolare riferimento allo sviluppo rurale: evoluzione, compiti e principi Giuseppe Gaudio INEA - Sede regionale per la Calabria

2 Articolazione intervento
La politica strutturale dell’UE - importanza - evoluzione - compiti e principi La programmazione in Calabria: innovazione e criticità Verso la programmazione - novità ed opportunità - Il Piano Strategico Nazionale - Il Piano di Sviluppo Rurale della Calabria

3 Le prospettive finanziarie 2000-2006

4 La politica strutturale dell’UE è:
Sviluppata attraverso gli strumenti finanziari cosiddetti Fondi Strutturali Formalizzata in un quadro giuridico con appositi regolamenti e documenti di orientamento che nel corso del tempo hanno subito importanti cambiamenti con una forte accelerazione alla fine degli anni ’90 Tradotta in programmi operativi, iniziative comunitarie, azioni innovative, sovvenzioni globali, ecc. attraverso i Fondi Strutturali Attuata attraverso due fasi fondamentali: - la programmazione - la gestione

5 Obiettivo della politica strutturale
(il cosa fare) ridurre il divario tra i diversi livelli di sviluppo delle varie regioni (il come fare): favorire il processo attraverso politiche pubbliche rilevanti, efficaci e mirate costruire una architettura istituzionale (rapporto tra UE-Stato-Regioni) che faciliti il processo Coesione Convergenza Integrazione

6 Caratteristiche e compiti:
I FONDI STRUTTURALI Caratteristiche e compiti: - il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FERS), finanzia interventi volti alla rimozione degli squilibri tra le regioni europee, e all’adeguamento delle regioni in ritardo di sviluppo, dovuto alla prevalenza delle attività agricole, alle riconversioni industriali e alla sottoccupazione strutturale; - il Fondo Sociale Europeo (FSE), si rivolge allo sviluppo delle risorse umane attraverso attività di formazione e riqualificazione professionale; - il Fondo Europeo Agricolo di Orientamento e Garanzia (FEOGA), istituito dal Reg. CE n. 729/70. Oggi è disciplinato dal Regolamento CE 1257/99, suddiviso nelle sezioni Orientamento e Garanzia, e mira a promuovere lo sviluppo economico, ma anche sociale delle aree rurali, in armonia con la politica agricola comunitaria (PAC); Dal 2007 sarà disciplinato dal Reg. CE n. 1685/99 e si chiamerà FEARS (Fondo Europeo Agricolo Svluppo Rurale) - lo Strumento Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP) finanzia i progetti di miglioramento del settore della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici. Dal 2007 FEP (Fondo Europeo Pesca)

7 Perché è importante ancora oggi dibattere sui Fondi Strutturali?
Si è meno capace di utilizzare al meglio i finanziamenti e la strumentazione dei FS E allora? Deficit informativo vs conoscenze e competenze Inerzia della P.A. e del sistema imprenditoriale Ammodernamento e sviluppo “catturare” risorse vs beni pubblici Interventi a pioggia, frammentati, disorganici Interventi volti a fare sistema approcci tradizionali vs approcci innovativi

8 > Conoscenza per: Favorire approcci innovativi
Innescare processi di cambiamento “dal basso” Migliorare le condizioni di contesto Costruire “beni pubblici” e “fare sistema” Cogliere le opportunità e le sfide Coniugare la dialettica locale/globale Introdurre elementi di rottura e di discontinuità

9 Fondi strutturali Non come mera erogazione di risorse pubbliche
Ma come importante elemento di rottura e di discontinuità fattore di sviluppo

10 Rottura e discontinuità
…. dalla prassi tradizionale di puro sostegno e incentivazione delle politiche nazionali e regionali… alla capacità di costruire progetti di sviluppo locale … dalle carenze e difficoltà della P.A. (messe in luce dalle politiche strutturali)… al suo adeguamento

11 Fattore di sviluppo Complessità ed ampiezza dei campi di applicazione
Rilevanza delle risorse finanziarie Complesso di strumenti, funzionale e mirato ad una strategia di sviluppo di una regione o area Coinvolgimento in partenariato di molteplici attori nella programmazione, gestione ed progettazione locale Introduzione di strumenti, obiettivi, modalità di intervento e procedure innovative e dirompenti nell’ambito delle politiche nazionali e regionali

12 Punti strategici dei fondi strutturali:
Costruire una cultura del progetto di sviluppo locale (visione unitaria e complessiva, interventi mirati, prioritari e selettivi, progetti integrati, monitoraggio e valutazione, ecc.) Rafforzare il ruolo del partenariato (verticale ed orizzontale) Favorire competenze e conoscenze (cogliere le opportunità, affrontare le sfide, rimuovere le criticità, mobilitare e valorizzare risorse endogene, ecc.) Coniugare la dialettica locale/globale

13 Fasi fondamentali dei Fondi Strutturali
La programmazione La gestione

14 I passaggi cruciali della programmazione
Proposta e condivisione Regolamenti Prima definizione di obiettivi e strategie Concertazione istituzionale e sociale Presentazione proposte di programma Ulteriore definizione di obiettivi, strategie, risorse e procedure Apertura negoziati con UE Approvazione programmi nazionali/regionali Istituzione Comitato di Sorveglianza Adozione programma

15 Cosa prevedono i Regolamenti
Requisiti di ammissibilità delle aree Modalità di programmazione Partecipazione finanziaria dei Fondi Strutturali Interventi ammissibili e criteri di ammissibilità Modalità di gestione, controllo, monitoraggio e valutazione

16 Coerenza interna ed esterna del P.O.
Coerenza interna tra: - contesto (analisi SWOT) - Obiettivi e Strategia - Azioni - Piano finanziario - procedure Coerenza esterna con la politica comunitaria e delIo SM

17 Come è fatto un programma
zona geografica interessata analisi socio-economica e ambientale del territorio obiettivi strategia piano finanziario descrizione delle misure organizzazione e procedure valutazione ex ante aiuti di stato

18 Analisi socio-economica e ambientale
Deve descrivere la situazione attuale della regione (prima dell’attuazione del programma) e deve essere finalizzata a mettere in evidenza i principali fabbisogni di intervento e non solo analisi socio-economica generale (struttura economica, occupazionale, demografica, ecc.) analisi dello stato dell’ambiente impatto del periodo di programmazione precedente

19 Obiettivi e strategia Il programma deve contenere la descrizione degli obiettivi che vuole perseguire: obiettivi globali o generali obiettivi specifici obiettivi operativi ... e della modalità (la strategia) con cui intende raggiungerli: assi sotto-assi misure

20 Il Piano finanziario Deve essere considerato un elemento della strategia e deve essere dettagliato per: asse misura anno fonte di finanziamento

21 La descrizione delle misure
le disponibilità finanziarie gli interventi finanziabili i beneficiari i settori di intervento i criteri o requisiti di ammissibilità e/o le priorità gli investimenti e/o le spese ammissibili la tipologia di aiuto e i massimali di aiuto i tassi di cofinanziamento la zonizzazione gli indicatori

22 La gestione articolazione delle competenze
Livello di programmazione Coordinamento fondi a livello europeo Indirizzo e coordinamento fondi a livello nazionale Coordinamento flussi finanziari UE-Stato-Regioni D. Forma di intervento: Programma Operativo Nazionale (PON), Programma Operativo Regionale (POR), Documento Unico di programmazione (DocUP), Programmi di Iniziativa Comunitaria (PIC) Soggetti istituzionali coinvolti Commissione Europea Comitato Interministriale per la Programmazione Economica (CIPE), Dipartimento Politiche di Sviluppo (DPS) del Ministero dell’Economia e Finanze (MEF), Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (MiPAF), Ministero del lavoro Dipartimento Ragioneria Generale dello Stato, Ispettorato Generale per i Rapporti finanziari con l’Unione Europea (IGRUE) del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) Autorità di Gestione (AdG), Autorità di Pagamento (AdP), Comitato di Sorveglianza (CdS), Responsabili misura, Autorità ambientale, responsabile comunicazione

23 La gestione Principali componenti
Attività di gestione Procedure finanziarie (impegni e pagamenti) Flusso delle risorse finanziarie Meccanismi di penalità (disimpegno automatico) e premialità (riserva di efficienza ed efficacia) Modifiche ed adattamento dei programmi Definizione delle spese ammissibili ai FS Monitoraggio e valutazione Controllo finanziario Soggetti istituzionali coinvolti e modalità Commissione Europea, Stato e Regione Fondo di rotazione (art. 5, L. n. 183/87) Regola n+2 Tramite indicatori concordati tra i vari livelli istituzionali In relazione ai risultati intermedi, a cambiamenti di contesto significativi, nuove allocazioni finanziarie Regolamento comunitario IGRUE e società esterne Regolamento comunitario 438/01

24 Monitoraggio Obiettivi del monitoraggio Funzioni del monitoraggio
Indicatori di monitoraggio Verificare il buon funzionamento delle procedure di attuazione del programma Verificare i risultati dell’attività di informazione e/o sensibilizzazione Controllare il buon funzionamento delle modalità di selezione dei progetti rispetto agli obiettivi Verificare lo stato di avanzamento dei progetti e produrre un flusso informativo continuo Individuare eventuali criticità sull’attuazione e produrre le possibili soluzioni Verificare il raggiungimento degli obiettivi specifici e valutare l’impatto socio-economico del programma Grado di avanzamento finanziario Livello di realizzazione fisica Risultati prodotti sui destinatari degli interventi Impatto generato da tali risultati sugli obiettivi del programma Funzionamento delle procedure Indicatori finanziari Indicatori fisici e di realizzazione Indicatori di risultato Indicatori di impatto Indicatori procedurali

25 Valutazione Valutazione ex ante Valutazione in itinere
Valutazione ex post

26 Evoluzione politica di sviluppo rurale
1 fase: 1957 – 1975 2 fase: 1975 – 1988 3 fase: 1988 – 1999 4 fase: Agenda 2000 e Riforma McSharry ( ) 5 fase: Programmazione

27 Evoluzione Politica di Sviluppo Rurale: 1957 - 1975
incentivazione politica comunitaria di sviluppo regionale riduzione dei divari regionali Incentivi finanziari diretti alle attività produttive e alle infrastrutture Nasce la politica delle strutture agricole: direttive socio-strutturali del 1972 (dir. n. 159, 160 e 161 del 1972) - ammodernamento delle strutture - incentivi cessazione attività anziani - supporto informativo riorganizzazione attività agricola Problemi: Ritardo approvazione L. di recepimento, lento passaggio delle competenze Stato/Regioni, necessario un salto culturale per la gestione, impostazione ancora fortemente frammentata

28 Evoluzione politica di sviluppo rurale: 1975 - 1987
scarso impatto interventi precedenti e processi di ristrutturazione dei primi anni ’70 dal finanziamento di progetti individuali a quello di progetti sperimentazione delle politiche comunitarie di sviluppo regionale punto di svolta i PIM (partenariato verticale, programma pluriennale, approccio integrato degli interventi, Comitati di attuazione)

29 Evoluzione Politica di Sviluppo Rurale: 1988 - 1998
Importanti cambiamenti istituzionali della CE (UEM, ampliamento competenze, revisione dei Trattati) 1 (1988) e 2 (1993) riforma dei Fondi strutturali (rafforzamento azione, aumento risorse, coordinamento strumenti, potenziamento operativo del quadro giuridico) introduzione di principi basilari (concentrazione, partenariato, programmazione, addizionalità, sorveglianza e valutazione) Redatto il documento della CE “Il futuro del mondo rurale” (1988) che traccia le linee di una politica di SR ispirata ad una logica territoriale e ad un nuovo concetto di ruralità Introduzione dell’IC LEADER (1991) e Attuazione di 13 iniziative comunitarie (fra cui Interreg, Leader, Urban, Adapt, ecc.) Introduzione delle misure di accompagnamento con la Riforma McSharry (incentivi agro-ambientali, prepensionamento e forestazione)

30 Evoluzione Politica di Sviluppo Rurale: 2000-2006
Presentazione documento Agenda 2000 a cura della Commissione Europea che: - introduce un profondo ripensamento delle politiche agricole e di sviluppo rurale - affronta le nuove sfide attraverso 3 temi fondamentali: - Riforma PAC e politiche strutturali - ampliamento dell’Unione - revisione quadro finanziario - semplifica il quadro giuridico di riferimento, riduce gli obiettivi e le IC, rafforza gli strumenti di controllo, monitoraggio e valutazione ed il principio di sussidarietà (decentramento decisionale e gestionale), introduce nuove regole (premi e disincentivi) Riforma di medio termine (2003) che completa il processo

31 Verso l’attuale politica di sviluppo rurale
Le tappe La messa in discussione della PAC L’articolazione dello sviluppo territoriale

32 Le tappe per l’impostazione della nuova politica di sviluppo rurale
Il futuro del mondo rurale (necessità di un approccio territoriale nelle aree rurali) La conferenza di Cork sullo sviluppo rurale (inizia grazie anche all’IC Leader un dibattito sui cardini della politica di SR: approccio integrato, dal basso, partenariato, programmazione unica, diversificazione) Il convegno sugli 800 Leader a Bruxelles (si ribadisce la necessità di un profondo ripensamento della politica di sviluppo rurale) Agenda 2000 (il documento a cura della CE per il Consiglio sulle prospettive dell’UE. Il Capitolo 3 affronta il processo di riforma e il nuovo sistema di obiettivi da affidare alla politica di SR) Riforma di medio termine (completa il processo di riforma e riequilibra i due pilastri della PAC (politiche di mercato e SR) 2004 – Le proposte della CE per la Riforma

33 Perché comincia ad essere messa in discussione la PAC e il modello europeo di agricoltura
Elementi interni: Crisi PAC (tramonto obiettivi tradizionali della PAC) riequilibrio territoriale nell’ottica della coesione e dell’allargamento ai paesi PECO peso finanziario della PAC (vincoli di bilancio e perdita centralità agricoltura). Elementi esterni: nuove forme di domanda (ambiente, salute, qualità, ecc.); negoziati GATT; > attenzione studi sull’articolazione dello sviluppo territoriale: - approcci, modalità ed effetti dei percorsi di sviluppo economico; - Evoluzione della ruralità.

34 Percorso di sviluppo economico
Processo unilineare Processo multilineare approccio dall’alto dal basso Endogeno Gestione decentralizzata Necessità locali Centralità territorio Interventi integrati modalità Esogeno Gestione centralizzata Aumento produttività Neutralità territorio Interventi settoriali Processo unilineare in auge fino agli anni ’60; processo multilineare, contrapposto al primo e in auge dagli anni ’70 in poi. Unilineare = crescita economica e manifestatosi seconco i principi evolutivi dalla condizione di arretratezza a quella di modernità. effetti Omogeneizzazione Disgregazione identità Crescita settoriale Differenziazione Rafforzamento identità Diversificazione

35 Evoluzione della ruralità
Il modello della ruralità “agricola” (agricoltura = ruralità: forte peso % del tasso di occupazione agricola; netta separazione tra urbano e rurale; interpretazione dualistica dei processi di sviluppo; produzione di beni e ruolo della PAC giustificato) Il modello della ruralità “industriale” (riduzione del tasso di occupazione agricola; individuazione di altri indicatori, quali la densità, per definire la ruralità; successo industriale nelle aree rurali del NEC; rurale non più sinonimo di povertà e marginalità; evoluzione verso sistemi locali moderni; disposizione forza lavoro a basso costo) Il modello della ruralità “post-industriale” (dimensione territoriale; integrazione fra urbano/rurale e fra mercati locali/globali; aumento attività in settori non agricoli nelle aree rurali; progresso tecnologico che riduce la distanza e l’isolamento; nuove priorità nell’agenda politica, quali sicurezza e qualità alimentare, tutela ambiente, nuovo ruolo dell’agricoltura, ecc.)

36 Il Leader: quali innovazioni nei territori rurali
Risorsa per lo sviluppo in funzione dei suoi valori positivi e non più attraverso il confronto negativo con le aree urbane Specificità (cultura, patrimonio, storia, saper fare, ecc.) Differenziazione percorsi di sviluppo locale Identità locale Nuove funzioni Uscire dall’isolamento Creare una domanda sociale di sviluppo Appropriarsi del concetto di sviluppo Cambiamenti a livello istituzionale e sociale

37 Evoluzione politica di sviluppo Rurale
Riforma di medio termine 2003 Completamento del processo di riforma iniziato con Agenda 2000 con un riequilibrio dei due pilastri della PAC (politiche mercato e sviluppo rurale) Disegno dello sviluppo rurale

38 Riforma di medio termine
obiettivi: Rafforzare la competitività dell’agricoltura Promuovere la qualità dei prodotti e la protezione delle risorse ambientali Promuovere l’adozione di standards obbligatori (ambiente, sicurezza alimentare, salute e benessere degli animali, pratiche agricole e zootecniche compatibili con l’ambiente) Rafforzare lo sviluppo rurale Semplificare le procedure gestionali ed amministrative

39 Quali meccanismi operativi?
4 strumenti: Disaccoppiamento Modulazione Condizionalità Nuove misure di sviluppo rurale

40 Nuove misure previste 2003-2006 Reg. CE 1783/03
Rispetto standard ambientali Benessere animali Sostegno e promozione qualità prodotti Revisione Insediamento giovani (Misura strategica e necessaria… ma da sola non sufficiente e funzionale… Pacchetto integrato di azioni - ammodernamento imprese, accesso al credito e al capitale fondiario, servizi reali alle imprese, infrastrutture, qualità della vita, ecc. Formazione partenariati

41 Evoluzione politica di sviluppo rurale (2007-2013)
Fondo unico per lo sviluppo rurale (FEASR) Sistema unico di programmazione (un solo programma) Eliminazione dei Complementi di Programmazione Sistema unico di gestione e controllo Regola del n+2 Equilibrio tra assi prioritari (gestione finanziaria per Asse) Approccio LEADER integrato con gli assi

42 Linee di indirizzo generale
Nuovo modello di sviluppo sostenibile ed integrato Nuovo modello agricolo, radicato sul territorio, multifunzionale e consapevole delle sue funzioni economiche, ambientali e sociali per lo sviluppo delle aree rurali Impresa capace di essere competitiva, vitale, multifunzionale, integrata, sostenibile, nonché di produrre cibi di qualità e sicuri

43 Nuovo modello di agricoltura europeo
Cosa cambia con Agenda 2000 Nuovo modello di agricoltura europeo Produttrice di beni e servizi Modifica del ruolo assegnato agli agricoltori (tutela ambiente, qualità, salute consumatori, ecc.) multifunzionalità Obiettivi Qualificare il ruolo economico-sociale e produttivo; Riorganizzare il settore in una logica di sistema; Sostenere la promozione di sistemi locali di sviluppo rurale Salvaguardare e tutelare l’ambiente.

44 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Quadro di riferimento giuridico Regolamento 1260/99 disposizioni generali sui Fondi Strutturali Regolamento 1257/99 sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo di Orientamento e Garanzia (FEOGA) Regolamento 1750/99 disposizioni applicazione del Reg.n. 1257/99 Regolamento 2603/99 norma transitorie per il sistema di sostegno allo sviluppo rurale Regolamento 2075/00 Regolamento 1763/01 modifica il Reg. 1750/99 Orientamenti comunitari per gli aiuti di stato nel settore agricolo Regolamento 1782/03 di riforma della PAC Regolamento 1783/03 modifica il Regolamento 1257 di sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo di Orientamento e Garanzia (FEOGA) Regolamento 1685/05 sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR) Istituto Nazionale di Economia Agraria

45 Principi portanti della nuova politica di sviluppo rurale
Concentrazione Concertazione Integrazione Programmazione Addizionalità Sorveglianza e valutazione

46 La concentrazione su obiettivi prioritari
Fase Fase Fase Obiettivo 1 Regioni in ritardo di sviluppo Obiettivo Convergenza Ex Regioni obiettivo 1 Obiettivo 6 Regioni scarsamente popolate Obiettivo 2 Zone in declino industriale Zone di riconversione economica e sociale Obiettivo Competitività Regioni fuori obiettivo 1 Obiettivo 5b Zone rurali Obiettivo 3 Lotta disoccupazione Risorse umane Obiettivo 4 Adeguamento professionale Obiettivo Cooperazione

47 Principio della concentrazione
Impiego di una cospicua massa critica di risorse (finanziarie ed umane) verso determinate priorità - territoriali (Patti, PIT, Leader) - settoriali - per tipo di beneficiari

48 Principio dell’integrazione
Dagli aiuti alle singole imprese e settori All’impiego coordinato e sinergico di strumenti di programmazione e/o di strumenti finanziari articolato a più livelli - un insieme di settori nell’ambito di un territorio - un insieme di risorse e vincoli da tener presente nell’impostazione degli interventi - una combinazione di strumenti di sostegno e di incentivazione - una combinazione di risorse finanziarie (da diversi fondi) - l’utilizzo di competenze e professionalità diverse e necessarie per progettare e realizzare gli interventi locali

49 Partenariato Introdotto con interventi di tipo Leader e patti
Articolati in due grandi componenti, pubblica e privata - pubblica (Province, Comunità Montane, Comuni, Enti Parco, Camere di Commercio, Università, ecc.) - privata (Associazioni professionali e di categoria, Associazioni di imprese, Istituti di credito, Associazioni ambientaliste e di volontariato, ecc.)

50 Riflessione sui due concetti chiave “sviluppo” e “rurale”
non come crescita economica della componente produttiva (crescita PIL, aumento quantità beni e servizi, aumento reddito p/c non rappresenta un problema ingegneristico risolvibile attraverso la combinazione meccanica di alcuni elementi economici ma……. processo sociale e culturale, nonché economico

51 Riflessione sui due concetti chiave “sviluppo” e “rurale”
Non vuol dire promuovere lo sviluppo del settore agricolo Non è un concetto settoriale ma….. territoriale

52 La programmazione dello Sviluppo rurale in Italia
14 Piani di Sviluppo Rurale - Feoga G 14 Programmi Leader Regionali - Feoga O 14 Complementi di programmazione Regioni del Centro Nord Regioni Obiettivo 1 1 QCS (FESR, FSE, SFOP e FEOGA O) 7 Programmi Operativi Regionali - Feoga O 7 Complementi di programmazione 7 Programmi Leader Regionali - Feoga O 7 Piani di Sviluppo Rurale - Feoga G 1 Documento Strategico della CE 1 Piano Strategico Nazionale (MiPAF) 21 Programmi di Sviluppo Rurale FEASR

53 gli assi prioritari POR 2000-2006
1. Risorse naturali 2. Risorse culturali 3. Risorse umane 4. Sistemi locali di sviluppo 5. Città 6. Reti e nodi di servizio 7. Assistenza tecnica

54 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Gli interventi ammissibili al cofinanziamento del FEOGA – Asse 1 e Asse 4 22 MISURE di ammodernamento delle strutture a finalità ambientale di sostegno diretto ai redditi di diversificazione aziendale ed economica a favore di infrastrutture e servizi Istituto Nazionale di Economia Agraria

55 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Le misure di ammodernamento investimenti nelle aziende agricole insediamento dei giovani agricoltori formazione trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli prepensionamento ricomposizione fondiaria alcune misure forestali Istituto Nazionale di Economia Agraria

56 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Le misure a finalità ambientale misure agroambientali imboschimento delle superfici agricole tutela dell’ambiente miglioramento fondiario altre misure forestali ricostituzione del patrimonio agricolo danneggiato da disastri naturali Istituto Nazionale di Economia Agraria

57 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Le misure a favore di infrastrutture e servizi Gestione delle risorse idriche in agricoltura miglioramento delle infrastrutture rurali servizi di sostituzione e di assistenza alla gestione servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale ingegneria finanziaria Istituto Nazionale di Economia Agraria

58 Istituto Nazionale di Economia Agraria
Le misure a favore della diversificazione Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità incentivazione di attività turistiche e artigianali diversificazione delle attività del settore agricolo rinnovamento dei villaggi e tutela del patrimonio rurale Le misure di sostegno diretto ai redditi Indennità compensative Istituto Nazionale di Economia Agraria

59 Il nuovo sistema di programmazione strategica dello sviluppo rurale
Le fasi della programmazione Le competenze e le procedure Orientamenti Strategici comunitari Adottati dal Consiglio su proposta della CE a seguito dell’approvazione del Regolamento Piano strategico nazionale Elaborato dallo SM con il partenariato istituzionale, economico e sociale e in stretta concertazione con la CE. Approvato dallo SM e trasmesso alla CE. Programma di sviluppo rurale Asse I – Competitività min 10% Asse II – Gestione del territorio min 25% Asse III – Diversificazione e qualità della vita min 10% LEADER min 5% Programma nazionale o programmi regionali. Elaborati dallo SM con il partenariato istituzionale, economico e sociale. La CE valuta la coerenza con Orientamenti comunitari, con il PSN e con il Regolamento. Trasmessi alla CE e approvati con Decisione CE “nel più breve tempo possibile”.

60 INNOVAZIONE E CRITICITA’
La programmazione per lo sviluppo rurale della regione Calabria INNOVAZIONE E CRITICITA’

61 Analisi critica della realtà agricola calabrese
Le tappe per l’impostazione della nuova politica di sviluppo rurale in Calabria lunga e faticosa concertazione tra la Regione e le rappresentanze del mondo socio-economico agricolo e tra queste e i territori per: Analisi critica della realtà agricola calabrese Definizione obiettivi, strategia e priorità di intervento Fissazione regole, approcci e strumenti innovativi come punto di rottura e di discontinuità con le vecchie modalità che hanno governato la PAR

62 Svolta fondamentale e coraggiosa, ma necessaria: da una politica centralizzata, orientata al mero sostegno degli investimenti individuali, ad una politica di sviluppo attenta a cogliere e valorizzare le opportunità territoriali, guidata dalla Regione, ma decisa dal territorio: Dall’alto Incentivi individuali alle imprese Interventi “a pioggia” Dal basso Concentrazione Concertazione Sviluppo integrato ed endogeno

63 non più una politica disegnata a Catanzaro da recepire passivamente
Aspetto innovativo Flessibilità non più una politica disegnata a Catanzaro da recepire passivamente ma… piuttosto un set di misure ricco e differenziato da adattare in modo selettivo alle esigenze settoriali e territoriali Programmazione Strumento centrale non solo in termini finanziari ma soprattutto per quel che concerne la sperimentazione di modalità di programmazione innovative (partenariato, governance, sussidarietà, concentrazione, integrazione, fare sistema, ecc.)

64 Cosa sono i progetti integrati
Sono strumenti operativi e metodologici attraverso i quali si organizzano le risorse e i soggetti di un settore/territorio intorno ad un progetto condiviso ed integrato che mira a rimuovere i vincoli e a valorizzare e potenziare i singoli comparti produttivi e/o le specificità territoriali secondo un approccio integrato ed endogeno

65 I piani integrati nel fondo FEOGA
I Piani Integrati per la Filiera (PIF) a favore dei comparti produttivi più significativi (in termini di quantità prodotta e/o di qualità e specificità del prodotto) del sistema agricolo calabrese I Piani Integrati per le Aree Rurali (PIAR) a favore dei territori a media-alta ruralità con e senza emergenze sociali

66 da chi deve essere realizzato il Progetto Integrato di Filiera
Da chi è proposto e da chi deve essere realizzato il Progetto Integrato di Filiera E’ proposto da un partenariato costituito prevalentemente da organismi di natura privata ma rappresentativi di interessi economici collettivi di un comparto produttivo I destinatari delle risorse finanziarie assegnate ai PIF sono i soggetti identificati nelle singole schede di misura del POR e del CdP

67 da chi deve essere realizzato il Progetto Integrato per le Aree Rurali
Da chi è proposto e da chi deve essere realizzato il Progetto Integrato per le Aree Rurali E’ proposto da un partenariato costituito esclusivamente da organismi di natura pubblica e privata rappresentativi di interessi economici e sociali del territorio I destinatari delle risorse finanziarie assegnate ai PIAR sono i soggetti identificati nelle singole schede di misura del POR e del CdP

68 Come deve essere elaborato un Progetto Integrato:
- analisi critica del comparto/territorio (punti di forza/debolezza, opportunità e rischi) - natura e composizione del partenariato locale (rappresentatività, adesioni, impegni, responsabilità, ecc.) - Individuazione degli obiettivi - definizione della strategia - individuazione delle azioni/interventi - valutazione della coerenza e degli effetti del PI (capacità di incedere sulle variabili di rottura del POR e capacità di rimuovere i vincoli allo sviluppo) Piano finanziario (per triennio o per intero periodo)

69 Le misure coinvolte nei PIF
Misura 4.5 Investimenti aziende agricole Misura Commercializzazione prodotti agricoli di qualità Misura 4.6 Trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli Misura Avviamento servizi di sostituzione e di assistenza Misura silvicoltura Misura Misura 4.15 Misura 4.17 insediamento dei giovani agricoltori Formazione Infrastrutturazione

70 Le misure coinvolte nei PIAR
Misura 4.5 Investimenti aziende agricole Misura 4.10 Diversificazione attività agricole Misura servizi essenziali per l’economia e la popolazione Misura 4.11 Rinnovamento villaggi e patrimonio rurale Misura 4.12 Incentivazione attività turistiche ed artigianali Misura Misura 4.15 Misura 4.17 insediamento dei giovani agricoltori Formazione Infrastrutturazione

71 Copertura geografica PIF
Intero territorio regionale Costo del PIF Min 5 meuro Max 20 meuro

72 Copertura geografica PIAR
All’interno dei territori definiti dai PIT e riguardano solo i comuni a medio-alta ruralità con o senza emergenze sociali individuati incrociando una serie di variabili Densità (< 100 abiatnti/kmq) Attivi in agricoltura (> della media regionale) Tasso del ricambio generazionale (> della media regionale) Tasso di spopolamento (> media regionale) Dimensione aree tra mila abitanti con almeno 4 comuni contigui

73 Calcolo risorse PIAR 150 euro per abitante comuni ad altà ruralità con emergenze sociali 100 euro per abitante comuni a media ruralità con emergenze sociali 50 euro per abitante comuni ad alta-media ruralità senza emergenze

74 Meccanismi premianti per i PI
Priorità rispetto alle domande individuali + 10% di cofinanziamento pubblico

75 Criteri di valutazione dei PI
Coerenza con gli obiettivi del POR Coerenza ed integrazione tra le diverse fasi della proposta (Contesto, obiettivi, strategia, azioni, Piano finanziario) Capacità di rimuovere i vincoli allo sviluppo del comparto/territorio (carattere innovativo del progetto) Impatto del progetto sul comparto/territorio (risultati previsti) Natura e rappresentatività del Partenariato Cantierabilità del progetto

76 Percorso attuativo del PIF/PIAR
Emanazione linee-guida da parte della Regione Incontri territoriali Presentazione proposta da parte del partenariato Verifica ricevibilità/non ricevibilità della proposta da parte degli IPA provinciali (pre-istruttoria conformità allegato 8 del DGR n. 373 del 3/5/01 Emissione decreti ricevibilità/non ricevibilità Avvio fase negoziale tra Regione e Partenariato (durata 60 giorni) Presentazione versione finale e condivisa del PIF Valutazione ed approvazione del PIF Comunicazione ammissibilità Istruttoria domande individuali allegate alla proposta Approvazione definitiva del PIF e degli interventi a valere sulle singole misure Inizio lavori – realizzazione – fine lavori Erogazione anticipo e SAL Controllo regolare esecuzione investimenti

77 Distribuzione risorse pubbliche FEOGA
Misure Asse 1 Misure PIF Misure PIAR Misure orizzontali Totale POR FEOGA % % % % %

78 Risultati PIF 116 19 43 51 3 PIF presentati Non ricevibili
In fase di attuazione In fase negoziale Aggregati 116 19 43 51 3

79 Risultati PIAR 41 (tutte le aree PIT interessate) 320/337 (95%)
PIAR presentati Partecipazione dei Comuni Risorse richieste approvati Aggregati 41 (tutte le aree PIT interessate) 320/337 (95%) 147 Meuro 41 3

80 Stato dell’arte dei 43 PIF decretati
Soldi impegnati e in fase di spesa Dimensione territoriale Costo medio PIF Numero destinatari totali Costo per destinatario Comparti interessati 346 meuro circa 5 PIF regionali; 15 PIF interprovinciali; 2 provinciali; 18 PIF subprovinciali; 2 territoriali 8 Meuro 2.719 circa 127 mila euro 8 PIF olivicoli; 8 PIF zootecnici; 18 PIF orto-frutticoli; 4 vinicoli; 1 Floristico; 1 vinicolo

81 Punti di forza Rilevanza risorse finanziarie messe in campo
Strumento funzionale ad una strategia di sviluppo mirata a un determinato settore/territorio Coinvolgimento e complessità di attori nel processo di programmazione, gestione e progettazione anche in contesti territoriali e sociali marginali e difficili Coinvolgimento di soggetti/territori, precedentemente esclusi, dalle opportunità offerte dalle politiche di intervento (piccole aziende agricole a gestione familiare, giovani appartenenti a contesti difficili, aree marginali, ecc.) Introduzione di strumenti, obiettivi, modalità di intervento e procedure innovative e sconosciute nell’ambito delle politiche regionali di sviluppo Sollecitato l’adeguamento della P.A. Cambiamenti nei percorsi economici e contestualmente istituzionali, sociali e culturali PIF come punto di partenza (non di arrivo) per rafforzare le relazioni orizzontali e verticali fra soggetti e pr realizzare progetti di sviluppo integrato (non costruire scientificamente e tecnicamente la filiera)

82 Criticità Incompatibilità fra le finalità perseguite da questi strumenti e le regole di funzionamento dei fondi strutturali con i meccanismi introdotti dalla UE (disimpegno automatico) Presenza di vincoli posti da interpretazioni restrittive delle norme di riferimento che rischiano di snaturare le finalità di questi strumenti e di ridurre i margini di flessibilità nella fase di traduzione degli orientamenti generali in progetti concreti Informazioni frammentate, disorganiche e poco chiare Tempi e procedure (38 mesi - di cui: 18 mesi per la ricevibilità; 8 mesi per la fase negoziale; 8 mesi per l’approvazione; 4 mesi per l’erogazione del 1° anticipo) Ritardi culturali del territorio (partenariati formali, abilità di catturare finanziamenti pubblici, non concertazione) Messo in luce carenze e difficoltà della P.A. (inefficienza delle strutture tecnico-amministrative, allungamento dei tempi di realizzazione, turn-over del personale, mancanza di competenze) Deficit informativo e di Assistenza (+ buone prassi, informazione, riqualificazione, Assistenza tecnica) Scarsa qualità della progettazione integrata (visione unitaria e complessiva)

83 Cosa fare nel breve periodo
Favorire la conoscenza delle buone prassi (reti di scambio) al fine di approfondire il processo di apprendimento sia a livello istituzionale che locale Rafforzare le azioni di supporto tecnico verso la P.A. e i territori più deboli al fine di elevare la qualità progettuale non sempre alla portata dei contesti rurali (soprattutto marginali) Aumentare l’efficienza delle strutture amministrative sia a livello di risorse umane che strumentali Ripensare le procedure in direzione di una loro maggiore semplificazione

84 Cosa fare nel lungo periodo
Garantire all’approccio integrato spazi più adeguati all’interno della futura programmazione Favorire azioni pilota che garantiscano alle aree rurali la possibilità di sperimentare nuovi processi, metodi ed interventi Svincolare questa tipologia di strumenti dai meccanismi di penalizzazione finanziaria Favorire una più incisiva e proficua attività di coordinamento (fra i vari settori della P.A., fra le varie tipologie di P.I., fra la P.I. di diversi strumenti di programmazione)

85 La programmazione per lo sviluppo rurale della regione Calabria 2007-20013
Valorizzare la strategia in corso… ma creando discontinuità nella gestione ed attuazione

86 Orientamenti Strategici Comunitari
sullo sviluppo rurale Miglioramento della competitività del settore agricolo e foretsale Migliorare l’ambiente Migliorare la qualità della vita nelle zone rurali e promuovere la diversificazioneEconomia rurale e popolazione delle zone rurali Ed ancora Costruire occupazione e diversificazione Assicurare la coerenza della programamzione (sinergia tra Assi, approcci integrati, ecc.) Complementarietà tra strumenti comunitari (sinergie tra politiche)

87 Articolazione PSN Capitolo 1 – Analisi situazione socio-economica ed ambientale Il sistema agroindustriale e forestale La situazione dell’ambiente e del paesaggio delle aree rurali Le condizioni socio-economiche del territorio rurale italiano L’analisi SWOT I fabbisogni per asse Capitolo 2 – La strategia generale del Piano Gli obiettivi generali Gli Assi del Piano Le priorità territoriali Le tipologie di azione integrate Il contributo dello sviluppo rurale alla strategia di Lisbona L’equilibrio tra gli assi del piano Capitolo 3 – La strategia per Asse L’equilibrio interno agli Assi Identificazione degli indicatori Il monitoraggio e la valutazione della strategia

88 Articolazione PSN Capitolo 4 – I programmi di sviluppo rurale e l’allocazione finanziaria Capitolo 5 – Coerenza e complementarietà La coerenza interna La coerenza e complementarietà con le altre politiche (nazionali, PAC, Coesione, Pesca, altre strategie comunitarie) Capitolo 6 – La costruzione della Rete Rurale Nazionale Obiettivi e strategia Organizzazione Beneficiari Dotazioni finanziarie

89 Metodologia utilizzata
Metodologia OCSE per la classificazione aree urbane e rurali - densità della popolazione (> 150 ab./Kmq = urbani; < 150 ab./Kmq = rurali) - classificazione a livello comunale delle aree in 3 categorie (peso % popolazione comuni rurali/popolazione provinciale) Limite Non consente di cogliere adeguatamente le differenze interne alle province Soluzione Adattamento metodo OCSE Prima fase: selezionati i comuni-capoluogo di provincia con oltre 150 ab./Kmq Seconda fase: Applicazione metodo OCSE ai comuni rimanenti ma distinguendo i comuni nell’ambito di ogni provincia per zona altimetrica e calcolando per ciascuna di queste tre l’incidenza della popolazione dei comuni classificati rurali sulla popolazione totale Terza fase: Disaggregazione della categoria aree prevalentemente urbane sulla base della densità (150 ab./Kmq) e del peso della superficie agricola totale sulla superficie territoriale (2 aree: rurali urbanizzati e rurale fortemente urbanizzata) Quarta fase: incrociando le aree OCSE riviste con le tre zone altimetriche e le tre circoscrizioni territoriali (Nord, Centro e Sud) si ottengono 36 tipi di aree (+ i capoluoghi di provincia)

90 Territorializzazione
Poli Urbani (1.034 comuni: capoluoghi di regione e di provincia, grandi aree metropolitane; 43% della popolazione) Aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata (1.632 comuni: aree di pianura ed alcune aree di collina adiacenti; 22% della popolazione) Aree rurali intermedie (2.676 comuni: territori di collina e di montagna; 24% della popolazione e il 32% della ST) Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (2.759 comuni: soprattutto territori di collina e di montagna ed alcuni territori di pianura del sud e delle isole; 12% della popolazione e il 43% della ST)

91 La strategia generale del Piano
Assi prioritari Asse I – Miglioramento competitività Asse II – Miglioramento ambiente e spazio rurale Asse III – Qualità della vita e diversificazione Asse IV – LEADER Obiettivi prioritari di Asse Ammodernamento ed innovazione Qualità produzione Dotazioni infrastrutturali fisiche e telematiche Capacità imprenditoriale Conservazione biodiversità Riduzione gas serra Tutela del territorio Tutela risorse idriche Attrattività territori rurali Creazione opportunità occupazionali Capacità progettuale e gestione locale Valorizzazione risorse endogene

92 Integrazione degli interventi
A livello regionale Coerenza e sinergia fra il PSR ed il POR Coerenza all’interno del PSR Complementarietà con la PAC Politica orientata alla specificità territoriale

93 Modalità di integrazione degli interventi
Quali strumenti? Pacchetti di misura per l’impresa Integrazione di filiera Strategie locali (asse III) L’approccio Leader

94 Equilibrio tra gli Assi del Piano
Da Regolamento Media PSN Asse I 10% 41% Asse II 25% Asse III 14,5% Assistenza Tecnica 3,5% Totale 100% Asse Leader 5% 6%

95 Allocazione finanziaria regioni convergenza
Basilicata Calabria Campania Puglia Sicilia Totale convergenza Totale PSR Rete Rurale Nazionale Totale Italia

96 Allocazione finanziaria regioni competitività
Abruzzo Prov. autonoma Bolzano Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Piemonte Toscana Prov. autonoma Trento Umbria Veneto Molise Sardegna Totale competitività

97 Metodo di costruzione del PSR Concertazione
Le tappe per l’impostazione della nuova politica di sviluppo rurale in Calabria Metodo di costruzione del PSR Concertazione Partenariato istituzionale e socio-economico (articolo 6 del Reg. CE 1698/2005) ampio e rappresentativo programmazione, ma anche per attuazione, sorveglianza e valutazione Tavolo tecnico tematiche specifiche Partenariato VAS (Valutazione Ambientale Strategica) affidato all’Autorità Regionale Ambientale Partecipano gli enti che a vario titolo si occupano di ambiente Assistenza tecnica al Dipartimento: INEA, ISMEA, ARSSA

98 Obiettivi generali del PSR
Modello di sviluppo competitivo, sostenibile e integrato Valorizzare la strategia della programmazione in corso (approccio integrato, filiere, sviluppo dal basso) Creare discontinuità nell’attuazione Qualità della spesa Efficacia della spesa Approccio integrato Tra programmi, tra assi, tra misure Concentrazione Priorità Selezione Bisogni territoriali/settoriali

99 STRATEGIA DEL PSR Dare centralità all’impresa agricola
Orientare le azioni e gli interventi al mercato Valorizzare la programmazione attuale Discontinuità nelle modalità e nelle procedure di attuazione Sostenere l’approccio integrato e la programmazione dal basso Puntare sulla qualità ed efficacia della spesa

100 Modalità di attuazione
Aziende agricole Investimenti e premi Domande individuali Servizi e infrastrutture PIAR (Enti pubblici) Progetti PSL Locali Progetti di Sviluppo Locale con Integrati approccio dal basso PIF Settoriali Progetti Integrati di Filiera con (realizzati su tutto il approccio dal basso territorio regionale) PTS (Progetti Tematici di Sviluppo)

101 PSR Calabria PSN

102

103 ASSE 1: MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITA’
1. Capitale umano: formazione professionale e innovazione; insediamento giovani agricoltori; prepensionamento imprenditori e lavoratori agricoli; servizi di consulenza aziendale. 2. Capitale fisico e innovazione: ammodernamento aziende agricole; valore economico delle foreste; aumento valore aggiunto agricolo e forestale; cooperazione tra produttori; infrastrutture; calamità naturali e prevenzione. 3. Qualità della produzione agricola: rispetto delle norme UE; partecipazione ai sistemi di qualità alimentare; informazione e promozione prodotti di qualità. 4. Misure transitorie per i nuovi Stati membri (fino al 2008): sostegno alle aziende agricole di sussistenza; associazioni produttori.

104 Uso sostenibile dei terreni agricoli:
ASSE 2: MIGLIORAMENTO AMBIENTE E SPAZIO RURALE Uso sostenibile dei terreni agricoli: indennità zone montane; indennità altri svantaggi naturali; indennità Natura 2000; pagamenti agro-ambientali; pagamenti benessere animale; investimenti non produttivi. 2. Uso sostenibile dei terreni forestali: imboschimento terreni agricoli; primo impianto sistemi agro-forestali su terreni agricoli; imboschimento superfici non agricole; indennità Natura 2000; pagamenti silvo-ambientali; ricostituzione potenziale forestale e prevenzione; investimenti non produttivi. N.B. Le misure agro-ambientali sono obbligatorie per ogni programma.

105 Diversificazione economia rurale:
ASSE 3: QUALITA’ DELLA VITA E DIVERSIFICAZIONE ECONOMIE RURALI Diversificazione economia rurale: attività non agricole; creazione e sviluppo microimprese; attività turistiche. 2. Qualità della vita in zone rurali: servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale; villaggi rurali; tutela e riqualificazione patrimonio rurale; formazione e informazione di operatori in settori non agricoli; animazione e acquisizione di competenze. Principio di demarcazione: inserire nei programmi criteri che permettono di distinguere quali azioni sono finanziate con il FEASR e quali con i Fondi Strutturali

106 ASSE 4: LEADER Approccio LEADER
territori rurali ben definiti; partenariato publico-privato; approccio bottom-up basato sul Gruppo di Azione Locale (GAL); interventi multisettoriali; innovazione; cooperazione; collegamento in rete dei GAL. 2. Gruppo di Azione Locale (GAL) strategia di sviluppo locale; gruppi LEADER II, LEADER+, nuovi gruppi; partenariato composto per almeno il 50% da privati; capofila amministrativo e finanziario; massa critica; selezione progetti locali da parte dei GAL. 3. Misure a) piani di sviluppo locali; b) cooperazione; c) gestione GAL, acquisizione di competenze e animazione. 4. Piani di sviluppo locali – Attuazione si possono comporre delle misure appartenenti agli Assi 1, 2 e 3.

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