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Liceo Classico “F. Scaduto” Bagheria, 21/10/2010

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Presentazione sul tema: "Liceo Classico “F. Scaduto” Bagheria, 21/10/2010"— Transcript della presentazione:

1 Liceo Classico “F. Scaduto” Bagheria, 21/10/2010
ASPETTI PSICO-PEDAGOGICI IN AMBITO RELAZIONALE Dr.ssa Gerlanda Giglio

2 Premessa Al fine di poter bene espletare il ruolo del tutor,
assai utile risulta la conoscenza di alcuni aspetti psico-pedagogici in ambito relazionale, con particolare riferimento alle reti socio-emotive in ambito scolastico, alla gestione dei conflitti ed al grado di benessere in classe. CERCHEREMO, DUNQUE, DI RISPONDERE ALLE DOMANDE

3 Cos’è un conflitto? Come gestirlo per garantire benessere e crescita personale?

4 e competenze anche di carattere relazionale.
LA CLASSE La classe è un gruppo obbligato di adolescenti, all’interno dell’istituzione scolastica, la cui finalità è l’apprendimento, la formazione e la crescita culturale attraverso l’acquisizione di conoscenze e competenze anche di carattere relazionale. Partiamo, dunque, dal concetto di classe

5 Il gruppo-classe è Una risorsa educativa e didattica da cui ognuno può attingere energia e sostegno per dedicarsi alla propria autorealizzazione Un gruppo di formazione in cui il processo formativo è il risultato del contributo di tutti Un sistema al cui interno non ci sono soltanto persone, ma la complessa rete delle loro relazioni Un gruppo di persone che vive numerose esperienze di apprendimento e che stabilisce rapporti affettivi tra compagni e docenti

6 Il clima della classe è creato proprio da questa rete di relazioni affettive, dalla collaborazione in vista degli obiettivi comuni, dall’apprezzamento reciproco, dalle norme e modalità di funzionamento del gruppo.

7 Molti sono gli studi sui gruppi
che hanno dimostrato l’influenza che il gruppo esercita sull’individuo, sul bisogno di riconoscimento, sull’autostima e sull’autoefficacia.

8 Assai significativa, quindi, è la ricaduta che il contesto e le reti socio-emotive che si determinano all’interno del gruppo-classe hanno sull’apprendimento; apprendimento che, infatti, si connota come esperienza complessa poichè la messa in moto delle capacità cognitive passa attraverso l’instaurarsi di relazioni affettivamente significative.

9 Negli interventi in classe,nei momenti di crisi, occorre, pertanto, fare attenzione alla rappresentazione che la classe ha di se stessa, alla sua storia e al modo con cui ogni allievo è partecipe di questa storia, alla distinzione dei ruoli all’interno del gruppo classe (leader e gregari) ed all’esistenza di sottogruppi. In tal senso, le aree da attenzionare sono tre.

10 AREA SOCIOEMOZINALE POSITIVA
AREA SOCIOEMOZIONALE NEGATIVA AREA DEL COMPITO

11 AREA SOCIOEMOZINALE POSITIVA distinta in tre categorie
-dimostrare solidarietà, aiutare gli altri, esternare elogi e stima -allentare le tensioni, scherzare, ridere, mostrarsi soddisfatto -mostrarsi d’accordo, approvare, contribuire al perseguimento degli obiettivi comuni Sono tutti comportamenti che contribuiscono a fare del gruppo una vera risorsa educativa e didattica

12 AREA SOCIOEMOZIONALE NEGATIVA distinta in tre categorie
-disapprovare, non dare aiuto, esprimere rifiuto per gli altri -esprimere tensione, porsi al di fuori del gruppo, mostrare disagio -mostrare antagonismo, difendersi, farsi valere, sminuire il livello degli altri Sono atteggiamenti da evitare, poichè creano reti socio-emotive di rifiuto, anticamera di situazioni conflittuali

13 AREA DEL COMPITO distinta in sei categorie
- dare suggerimenti - esprimere aspirazioni - fornire degli orientamenti - chiedere delle informazioni - chiedere delle opinioni, compresi i sentimenti e le valutazioni - chiedere suggerimenti, direttive, modi di azione possibili

14 Il conflitto Conflitto: contrasto che si manifesta con disagio di almeno una delle parti di una relazione Etimologia : confligere, urtare –insieme, scontrarsi, disputa , controversia , conflitto d’interessi, lotta contro l’avversa fortuna, cioè contro il proprio destino. E’ del tutto evidente che se in classe prevalgono comportamenti afferenti l’area socioemozionale negativa, è inevitabile che sorga un conflitto

15 Pensare ad un mondo senza conflitti è utopico poiché il conflitto appartiene alla natura umana.
Non si deve, però, commettere l’errore di identificare il conflitto con la violenza, che è solo uno dei tipi di comportamento in cui esso si manifesta.

16 Se infatti, da un lato, nel conflitto….
…la rabbia trasforma “l’altro” in un demone ed un atteggiamento difensivo impedirà di comunicare apertamente con l’oppositore o di ascoltare attentamente ciò che dice….

17 …dall’altro lato…. …la gestione del conflitto porterà crescita della consapevolezza e miglioramento di se stessi. Il dialogo aiuta a far nascere il lato umano della personalità ed a gestire RABBIA – DIFESA – VERGOGNA.

18 Nel conflitto, infatti, esiste un’opportunità di sviluppo e di crescita, uno spazio di possibile creatività. Il conflitto, pertanto, non deve essere curato, come se fosse un male della società, ma piuttosto gestito perché è un segnale per ridefinire la situazione. Non a caso, in CINA il CONFLITTO si rappresenta con un ideogramma composto dai simboli che significano rispettivamente PERICOLO-OPPORTUNITA’

19 Il conflitto: occasione di crescita
Il CONFLITTO non ha una natura imprescindibilmente benigna né al contrario maligna : è il nostro agire che può farlo diventare una reale occasione di crescita o un momento di scontro aperto e di rottura della relazione.

20 Conflitto non è contrasto
CONTRASTO: “difetto” di comunicazione riconducibile alla dimensione di contenuto, ovvero divergenze di opinione. CONFLITTO: “difetto” di comunicazione afferente alla dimensione della relazione . In queste situazioni, il contenuto delle comunicazioni passa in secondo piano, poichè l’attenzione si sposta prevalentemente sulla relazione, dunque sul “come”si sta comunicando e non tanto sul cosa si sta comunicando.

21 Dimensione emotiva Interruzione o distorsione della comunicazione, rigidità mentale, sfiducia, desiderio di vendetta, violenza. E’ riconducibile ad emozioni quali: paura o rabbia, o emozioni complesse quali imbarazzo, vergogna, senso di colpa , invidia, gelosia e disprezzo. Particolare attenzione merita le dimensione emotiva del conflitto, ossia l’interruzione……

22 Dimensione emotiva Il linguaggio con cui le emozioni emergono più chiaramente e intensamente è quello non verbale, corporeo.

23 Dimensione emotiva ”L’ansia e il timore, prima e durante il conflitto, sono aspetti fisiologici….l’ansia deriva dal timore che il confronto con l’altro mi destrutturi, cioè mi metta in crisi…” (Scotto 1998)

24 Dimensione emotiva Prendere coscienza di questi ed altri aspetti della vita emozionale nel conflitto conferisce serenità nel rapporto con l’altro, un maggiore senso di efficacia (fiducia in se stessi, positiva immagine di sé) e predispone all’instaurarsi di quei circoli virtuosi, risolutivi dei conflitti. (Bandura 1996)

25 Ruolo della paura 1) Uno dei timori più diffusi è la paura della collera di un’altra persona. Si manifesta con l’impossibilità di affrontare persone autoritarie che hanno imposto una propria posizione up su una down, per cui si finisce per privilegiare quei comportamenti spesso stereotipati, relativi a questo paradigma di relazione (passività, sottomissione…) Un momento di analisi merita anche il ruolo che la paura esercita in una situazione conflittuale. Ma perché si ha paura? Cosa o chi impaurisce?

26 Ruolo della paura 2) La paura di essere rifiutati, derisi o venire emarginati impedisce di assumere rischi o di essere aperti nelle relazioni interpersonali. Occorre, pertanto, che la persona cominci ad osservare se stessa con onestà e sincerità, per prendere coscienza delle proprie potenzialità, del proprio sentire e del proprio agire. Altro indicatore comportamentale della paura in una situazione di conflitto è la paura di essere rifiutati……

27 Evitamento Chi ha paura del conflitto evita di affrontarlo, poichè teme di riconoscere se stesso e mettersi in discussione. Affrontare un conflitto crea grande disagio ed a meno che la situazione non diventi troppo dolorosa ed insopportabile, si finisce con l’abituarsi allo status quo. Conseguenza della paura è l’evitamento.

28 Il Tutor, quindi…. Al fine di aiutare il tutee a superare disagi e difficoltà comunicative, deve sapere recuperare una dimensione affettivo-relazionale fra compagno preso in carico e gruppo-classe. In altre parole, deve saper “prendersi cura dell’altro”.

29 A tal fine… … è opportuno usare un linguaggio che non escluda e che consenta di vedere le cose da un punto di vista diverso…

30 perché… ….solo mediazione, ascolto attivo , consapevolezza emozionale, ironia ed autoironia permetteranno la crescita e la risoluzione del conflitto.

31 dell’azione di tutoraggio.
Finalità e Obiettivi dell’azione di tutoraggio.

32 Cos’è il tutoring Nel tutoring due compagni di viaggio con diverso equipaggiamento affrontano e attraversano un percorso formativo focalizzandosi sull’apprendimento di temi specifici, sull’acquisizione ed il sostegno di particolari abilità.

33 Compiti del tutor: Individuare e precisare i disagi che il tutee manifesta Sensibilizzare il contesto al superamento dei disagi di cui sopra Essere in grado, in definitiva, di sostenere le capacità del tutee

34 Competenze del tutor: Possedere le competenze necessarie per sostenere lo studente; essere in grado, cioè, di analizzare e decodificare le richieste del tutee Essere in grado di individuare e precisare i problemi che lo studente incontra Essere in grado di sostenere lo studente nella ricerca di soluzioni/strade alternative Essere, quindi, in grado di sostenere le abilità di autodeterminazione e di autoregolazione Un tutor dev’essere, quindi, in grado di leggere i bisogni dello studente che segue, di indicargli la strada e rassicurarlo

35 In una situazione di conflitto, il tutor deve:
1. Ridurre le ostilità tra le parti 2. Facilitare la ri-costruzione del dialogo 3. Consentire ad ognuno di comprendere meglio i punti di vista dell'altro 4. Identificare i bisogni e le posizioni delle parti 5. Gettare le basi per lo sviluppo di una relazione nuova e attiva dopo il conflitto 6. Coinvolgere direttamente gli antagonisti in un processo di matura responsabilizzazione 7. Garantire spazi di ascolto ed accoglienza

36 In tal senso, il tutor deve favorire
l’integrazione dello studente, creando le condizioni di accoglienza e di sensibilizzazione ai disagi ed alle problematiche che ostacolano un clima sociale positivo e le condizioni di benessere all’interno del gruppo-classe.

37 Il tutorato è, infatti, finalizzato ad
orientare ed assistere gli studenti rimuovendo, attraverso l’ascolto e la mediazione, gli ostacoli alla proficua frequenza scolastica.

38 Ecco perché, il tutoring rappresenta
un’ esperienza di crescita in cui tutor e tutee imparano ad essere reciprocamente formativi. Si auspica, infatti, che entrambi sviluppino un senso di autorealizzazione e di fiducia reciproca.

39 Ma come favorire lo strutturarsi
di una relazione basata sulla fiducia reciproca e sufficientemente soddisfacente?

40 Certamente, attraverso una
Cultura della Integrazione come Cultura della Convivenza.

41 La cultura che non comprende
che le emozioni sono un aspetto fondamentale in tutte le relazioni umane, sociali e professionali, che considera l’attenzione al mondo emotivo come un fattore di disturbo….è una cultura che genera maltrattamento, disagio.

42 Quale modello di “sostegno”
alla relazione di tutoraggio?

43 formazione all’ascolto empatico
Formazione all’analisi delle dinamiche relazionali e socio-emotive in ambito scolastico e, soprattutto, formazione all’ascolto empatico Un tutor deve saper mettersi nei panni dell’altro

44 L’empatia permette al soggetto che viene ascoltato un’ esperienza di sostegno che è anche una esperienza di rifornimento energetico. La empatia soddisfa i nostri bisogni emotivi profondi di regolazione dell’autostima e di sostegno del sé.

45 L’empatia è una esperienza di comprensione cognitiva, ma soprattutto di condivisione emotiva dei sentimenti, positivi o negativi , piacevoli e spiacevoli di un’altra persona. Senza empatia le porte della vera comprensione rimangono sbarrate (E.Fromm: l’arte di ascoltare)

46 In altri termini : La disponibilità affettiva è indispensabile per potere accogliere il disagio della persona presa in carico e per poterla sostenere nella promozione della maturità emotiva. Qualunque azione di sostegno efficace può nascere solo acquisendo una competenza all’ascolto empatico, in un clima relazionale di fiducia e di collaborazione, favorevole alla gestione ed alla conseguente risoluzione dei conflitti.

47 Al fine di recuperare un linguaggio emozionale nei rapporti relazionali, si consiglia:
JOHNSON & JOHNSON, “Apprendimento cooperativo in classe”, ERICKSON, 1996. AA.VV., “Migliorare l’autostima”, ERICKSON, 1998.

48 GRAZIE PER L’ATTENZIONE!


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