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Itis planck: Corso di autoformazione Storia orale e ‘900 a scuola

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Presentazione sul tema: "Itis planck: Corso di autoformazione Storia orale e ‘900 a scuola"— Transcript della presentazione:

1 Itis planck: Corso di autoformazione Storia orale e ‘900 a scuola
Con riflessioni ai margini di un’esperienza: “Donne in guerra” "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

2 Il problema di coinvolgere gli studenti
La storia del ‘900, per le sue caratteristiche di contemporaneità, si presta meglio di altre a coinvolgere la soggettività degli studenti: lo si vede chiaramente con le proiezioni di film dedicati alla Shoah e alle guerre, che risvegliano il loro interesse, e suscitano motivazioni di tipo affettivo al recupero della memoria, che è generalmente trascurata dalla società. Infatti è scomparsa, nelle famiglia, la consuetudine di raccontare i tempi passati e l’impatto con il vissuto di chi è stato testimone di eventi storici cruciali del ‘900 avviene in genere con la mediazione dal mezzo tecnologico (TV, cinema, Internet). Solo occasionalmente, per lo più nelle scuole, è reso possibile da incontri reali. Allora sorge la domanda: è possibile allargare queste possibilità? Nelle linee generali della programmazione di storia del dipartimento si sottolinea la necessità che la mediazione didattica svolta dal docente tra storia esperta e studenti coinvolga la soggettività dei medesimi, fornendo loro motivazioni anche di tipo affettivo. Anzitutto non esistono, oggi, movimenti di riappropriazione collettiva della storia, come avvenne negli anni ’70; in secondo luogo "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

3 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
I giovani e la memoria Si può per esempio pensare ad una raccolta di testimonianze orali: in molte famiglie esistono ancora persone anziane in grado di raccontare storie sulla seconda guerra mondiale, sul dopoguerra e qualcuna è in grado di spingersi indietro fino al fascismo. Costruire un archivio costituito da queste testimonianze permetterebbe da un lato di conservare delle fonti storiche, dall’altro di coinvolgere gli studenti nella realizzazione delle interviste, ovvero in un processo, che li renderebbe, come vedremo, partecipi del processo di ricostruzione di memorie e, si spera, più consapevoli del valore di queste testimonianze. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

4 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Storia e memoria Naturalmente va detto subito che le memorie (in questi casi individuali) non sostituiscono, né possono farlo, la storia generale, che deve essere trattata nelle classi come si fa solitamente. Impregnate come sono di soggettività, costellate di dimenticanze, errori, non devono essere proposte come un sostituto o un contraddittorio della ricostruzione storica, ma come una strada, assai più coinvolgente, per capire come esseri umani concreti, in carne ed ossa, si sono trovati a vivere certi eventi. Le memorie dunque integrano la storia e consentono un approccio “vivo” al tema dei rapporti tra le storie di tutti e la cosiddetta grande storia. Affinché questo rapporto tra storia e memoria non sia fonte di equivoci, è bene chiarire alcuni concetti, che sono propri di un ramo della storia esperta, cioè la cosiddetta “oral history”. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

5 Che cos’è la storia orale?
Nata nel 1948 negli Usa, dove ha conosciuto un vero e proprio take-off negli anni ’70 (con il sorgere dei movimenti per i diritti civili e femministi e la diffusione dei registratori) è un settore della storiografia oramai riconosciuto, ma in qualche modo “diverso”, che utilizza le fonti orali sistematicamente, con piena valenza e consapevolezza metodologica e critica (cioè non come un materiale aggiuntivo, in qualche modo subordinato rispetto ad altre fonti più "canoniche“, o scritte, ma come l’unico tipo di documento). In Italia il pioniere della storia orale è stato Sandro Portelli: "Il ricordo non è solo lo specchio di ciò che è accaduto, è una delle cose che accadono e merita di essere studiato". La storia orale, come materia di studi accademici, nacque nel 1948 negli Stati uniti grazie ad Allan Nevins, storico presso la Columbia University. A Nevin interessava soprattutto la storia della diplomazia e iniziò a raccogliere le testimonianze di funzionari governativi che non avevano lasciato memorie scritte. Il settore iniziò a decollare negli anni Sessanta e Settanta con il sorgere dei movimenti per i diritti civili e femministi e la diffusione dei registratori. Gli studiosi acclamarono la storia orale come strumento per documentare e dare voce ai neri, alle donne, agli indiani, agli immigrati e ad altri gruppi spesso relegati in passato ai margini della società. Allo stesso tempo molti storici tradizionali guardavano con sospetto alla storia orale, sostenendo che la verità storica doveva basarsi su documenti scritti, perché le fonti orali esprimono ricordi selettivi, hanno una percezione errata degli avvenimenti, fondono gli eventi e adeguano il racconto del passato alle esigenze del presente e dell'intervistatore. Gli storici orali risposero alle critiche cercando di sviluppare una metodologia compatibile con gli standard della storia documentale. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

6 Specificità delle fonti orali
1. La doppia soggettività 2. L'attendibilità 3. Linguaggio, parola, racconto 4. Tipologia delle fonti orali: 1. testi formalizzati ( etnotesti - canti , favole, etc ); 2. testimonianze su un aspetto di vita collettiva (alimentazione, scuola, ...); 3. testimonianza fattuale su un evento; 4. periodi di vita del testimone (la Resistenza, la prigionia, il 68 ); 5. storia di vita;  6. testimonianza contemporanea agli eventi. La fonte che si costruisce, che non preesiste. Con questa consapevolezza si devono affrontare le questioni della specificità. 1. La doppia soggettività. Si manifesta sempre un’interferenza reciproca tra intervistatore e intervistato ed é illusorio pensare di eliminarla attraverso questionari chiusi. Ogni intervista è produzione (e non prodotto statico ) di un discorso, ed è necessario uno spazio di distanza tra intervistato e intervistatore, per consentire l’esercizio critico e autocritico. Si deve stabilire una relazione sulla base del rispetto del testimone e del "patto"( esplicitare le finalità della ricerca, rispettare le condizioni e le richieste, ecc.) L'attendibilità. Essere consapevoli della memoria e della soggettività di chi racconta ( il peso del dopo, delle circostanze in cui si produce il racconto, dei condizionamenti interni e esterni, ecc ). Ad esempio, nel racconto autobiografico si manifestano meccanismi di difesa, depurazione, rimozione di momenti incresciosi, dolorosi, paurosi : occorre saper decodificare (è un problema di interpretazione ). Memoria e oblio: è un nesso stretto e complesso, che non dipende mai, meccanicamente, dalla quantità del tempo trascorso dai fatti. 3. Linguaggio, parola, racconto. La comunicazione orale ha le sue norme, i suoi codici, i suoi linguaggi, che non sono una semplice trasposizione della cultura scritta. Occorre essere consapevoli dei meccanismi della trasmissione e della cultura orale . 4.Tipologia delle fonti orali. E’ sempre utile un esercizio di chiarezza e di distinzione sulle diverse forme tipologiche della fonte, come ad esempio nella seguente proposta di classificazione (P. Brunello e I. Mattozzi, in La storia: fonti orali nella scuola):1. testi formalizzati ( etnotesti - canti , favole, etc );2. testimonianze su un aspetto di vita collettiva (alimentazione, scuola, ...); 3. testimonianza fattuale su un evento; 4. periodi di vita del testimone ( la Resistenza, la prigionia, il 68 ); 5. storia di vita;  6. testimonianza contemporanea agli eventi. Sulle storie di vita ( autobiografie e tranche de vie): se si considerano testi storiografici, occorre andare oltre le informazioni sulla struttura narrativa (enfatizzazione dell'analisi dei testi con strumenti della sociolinguistica e della critica letteraria ) e considerarle, ad esempio, fonti per storia dell'individuo storia della famiglia storia del lavoro, culture del lavoro storia di comunità locali e storie di tutti ( incontro piccola - grande storia ) "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

7 La doppia soggettività
Scrive Portelli: A differenza della maggior parte dei documenti di cui si avvale la ricerca storica, infatti, le fonti orali non sono reperite dallo storico, ma costruite in sua presenza, con la sua diretta e determinante partecipazione. Si tratta dunque di una fonte relazionale, in cui la comunicazione avviene sotto forma di scambio di sguardi (inter\vista), di domande e di risposte, non necessariamente in una sola direzione. L’ordine del giorno dello storico si intreccia con l’ordine del giorno dei narratori. Per questo, il lavoro con le fonti orali è in primo luogo un’arte dell’ascolto, che va ben oltre la tecnica dell’intervista aperta…è un’arte, oltre che dell’ascolto, della relazione: la relazione fra persone intervistate e persone che intervistano (dialogo); la relazione fra il presente in cui si parla e il passato di cui si parla (memoria); la relazione fra il pubblico e il privato, l’autobiografia e la storia; la relazione fra oralità (della fonte) e scrittura (dello storico). "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

8 Lavorare con la storia orale
esplicitare i criteri di scelta del campione sulla base dell'oggetto e dello scopo della ricerca; dotarsi di un questionario o traccia latente: deve soprattutto guidare idealmente l’intervista, non sottoporre l’intervistato a una sorta di interrogatorio; prestare attenzione alle modalità dell'intervista (saper ascoltare); dotarsi di strumenti di corredo (scheda – dati); aver consapevolezza dei problemi della trascrizione (se l’intervista è effettuata con un registratore). a - esplicitare i criteri di scelta del campione sulla base dell'oggetto e dello scopo della ricerca (non generalizzare i risultati, se mai limitare, percepire le differenze e le complessità). Individuare i testimoni, gli intermediari. Importanza dei diversi soggetti, ad esempio, la memoria autobiografica delle donne, anche per i temi "maschili", come la guerra, la politica ; b - questionario o traccia (latente: deve soprattutto guidare idealmente l’intervista, non sottoporre l’intervistato a una sorta di interrogatorio). Occorre definire i temi, le scelte di campo, formulare le ipotesi, le domande (operazione molto importante dal punto di vista didattico in quanto può esplicitare un principio fondamentale, ovvero che l'operazione storiografica è produzione consapevole di memoria). Sottolineo l’importanza della contestualizzazione storica e quindi della conoscenza degli eventi rispetto al campo tematico oggetto dell’indagine. c - modalità dell'intervista . Riassumo alcune avvertenze: saper ascoltare (richiamo l’attenzione sull’educazione all’ascolto delle esperienze autobiografiche e delle relative valenze formative); essere chiari sugli scopi; essere consapevoli delle "astuzie" del testimone che si modella sulle aspettative. Rivestono grande importanza l’ambiente, il ruolo del testimone e dell’intervistatore (natura e carattere delle relazioni che si instaurano, ad esempio se l’intervista è raccolta in classe piuttosto che in casa del testimone, e così via). d - strumenti di corredo. Scheda - dati sul testimone, sul colloquio, modalità , notizie; utilità della descrizione dettagliata , che consente di limitare la trascrizione se e dove necessaria. e - la trascrizione. Non è solo un problema tecnico, di tempo, di fatica. Qui entriamo nel campo della interpretazione . Lo strumento principale , la fonte per eccellenza è la cassetta, la registrazione. La fedeltà maniacale nella trascrizione è un illusorio sostituto dell'interpretazione soggettiva, inevitabile nel passaggio dall’oralità alla scrittura, ma tuttavia la trascrizione deve essere rigorosa, rispettando fedeltà e leggibilità. Ogni trascrizione è una sorta di traduzione, in quanto riproduzione, rappresentazione scritta del testo orale. Gli studiosi adottano varie soluzioni . Si veda, ad esempio, la classificazione di Giovanni Contini (in Verba manent): - testo base - testo adattato - testo normalizzato - testo tradotto- ritrascrizione. Teniamo presente che la storia orale "è un'arte, non una scienza esatta"(Willa Baum), ed è stata anche definita una "violenza sulla natura del materiale per offrirgli un nuovo grado di rilevanza" ( Sandro Portelli ). "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

9 Una proposta didattica
Allora ecco una proposta: avviare una raccolta di testimonianze orali (a tutto campo, o su temi definiti) con studenti di quinta oppure con studenti del biennio (su temi meno politici e meno complessi: es. la storia della tecnologia e del costume nel ‘900) utilizzare il mezzo della video-intervista, che evita l’operazione delicata e difficile della trascrizione catalogare il materiale raccolto, perché sia a disposizione di tutti. Per capire come funzionano le cose in concreto, può essere utile il resoconto di un’esperienza vissuta, cioè la raccolta di interviste sul tema “Donne in guerra” su incarico dell’Istresco per conto della Provincia. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

10 I presupposti della ricerca
Un confronto tra gli obiettivi iniziali di una ricerca e i risultati è richiesto dalle regole standard della comunicazione. C’erano dunque: un obiettivo esplicito: raccogliere testimonianze di “donne in guerra” in funzione del costituendo archivio multimediale della Provincia degli obiettivi impliciti: - far emergere, attraverso tranches de vie, la specificità della condizione femminile (in guerra); - privilegiare la dimensione del quotidiano; - lasciare spazio alla soggettività della memoria nella ricostruzione degli eventi. in modo che la forza rassicurante dei “fatti” comprovi la serietà e la scientificità di una procedura seguita. secondo una nozione aperta di memoria (concetto da declinare al plurale) fare storia sociale sulla guerra "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

11 I risultati statistici
Sono avvenuti 10 incontri, ma solo 5 di essi si sono conclusi con un’intervista formale secondo i criteri previsti dal progetto. Diversificata la tipologia antropologica delle donne contattate, in ordine a: - Età all’epoca della guerra: bambine (una di quattro anni), adolescenti, ragazze sui venti; - Ceto sociale di appartenenza: si va dall’ambiente contadino, a quello popolare-urbano, a quello borghese; - Status particolari: orfana di guerra, sfollata, sinistrata, ebrea e profuga istriana. (cioè con ripresa video ed operatore). "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

12 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Criteri di selezione Non c’è stato seguito un principio rigido od esclusivo in ordine a: età, ceto sociale, ideologia, “resa” linguistica. L’idea di fondo era comunque di privilegiare, attraverso una varietà dei punti di vista, la dimensione sociale: la vita quotidiana, il lavoro, i pericoli, le paure, i lutti, le strategie per sopravvivere, con riferimento ad aspetti di cultura materiale, gli affetti, la percezione degli eventi. Non c’è stato seguito un principio rigido od esclusivo in ordine a età, appartenenza sociale, orientamento ideologico, qualità della “resa” dell’intervista in termini di efficacia, fluidità della comunicazione o padronanza linguistica (anche se il mezzo tecnologico orienta in questa direzione). L’idea di fondo era di interpretare il tema assegnato secondo i canoni della storia sociale: quindi sono state individuate persone, a partire da quelle conosciute, che potessero testimoniare gli aspetti più vari della vita quotidiana: i pericoli e le angosce, i lutti, le strategie per la sopravvivenza, con riferimento ad aspetti di cultura materiale, il lavoro della donna, gli affetti e il loro intrecciarsi alla casualità degli eventi, la percezione della dimensione politica e militare. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

13 Dove è avvenuto l’incontro?
Le interviste si sono svolte di norma in abitazioni private, spesso le stesse in cui le persone intervistate vivevano all’epoca della guerra: e ciò è parsa per tutte la soluzione più naturale. Di solito è stato preferito il salotto (per motivi di rappresentanza, data la videocamera). In diversi casi dei familiari, la cui presenza comporta però involontarie interferenze, hanno assistito al colloquio. In un caso si è parlato in un bar davanti ad una tazza di the. Non c’è stato seguito un principio rigido od esclusivo in ordine a età, appartenenza sociale, orientamento ideologico, qualità della “resa” dell’intervista in termini di efficacia, fluidità della comunicazione o padronanza linguistica (anche se il mezzo tecnologico orienta in questa direzione). L’idea di fondo era di interpretare il tema assegnato secondo i canoni della storia sociale: quindi sono state individuate persone, a partire da quelle conosciute, che potessero testimoniare gli aspetti più vari della vita quotidiana: i pericoli e le angosce, i lutti, le strategie per la sopravvivenza, con riferimento ad aspetti di cultura materiale, il lavoro della donna, gli affetti e il loro intrecciarsi alla casualità degli eventi, la percezione della dimensione politica e militare. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

14 La percezione degli eventi
Comune a tutte le interviste è una percezione degli eventi non coincidente con quella dei manuali. Alcune ricordano bene il 10 giugno, tutte però convengono con il fatto che la guerra vera, “totale”, è iniziata con l’8 settembre. Questa è una data che ha lasciato la percezione di una vera e propria soluzione di continuità. Nel caso della città di Treviso, naturalmente, anche il 7 aprile del ’44 rappresenta uno spartiacque fondamentale. Il termine ad quem del conflitto è il 25 aprile, assunto per antonomasia come data reale della Liberazione. Se una soltanto dispone di una memoria lucida e precisa che le consente di localizzare nel 1935 la prima occasione in cui ha sentito parlare di guerra, aprendo la strada a bombardamenti , prigionie, imboscamenti, alla guerra civile, alla guerra che non ha più risparmiato nessuno. 8.9.43 7.4.44 time line "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

15 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
I temi più ricorrenti Un sostanziale ripudio della violenza della guerra (motivazione etica dell’intervista) Il motivo della casualità, ingigantito dagli eventi bellici Le difficoltà materiali, l’ingegno, la forza delle donne Il lavoro femminile e l’assunzione di compiti maschili I pericoli, le paure, gli affanni, i lutti I traumi o i veri e propri shock Il senso di pietà verso i deboli, la solidarietà Le storie d’amore favorite o interrotte dagli eventi Lo scarso rapporto con i mezzi di comunicazione La difficoltà ad orientarsi in mezzo a “tre fronti” (Natalina) Gli uomini provano impressione del sangue, per questo fanno la guerra, cercano di scongiurarne il terrore. Le donne no, devono vedere scorrere il proprio a ogni cambio di luna Rif. a polemica Anna Bravo A proposito delle bizzarrie del caso: i ricordi sono ricchi di intrecci, al pari di un romanzo. Questo ricorda l’urgenza espressiva che caratterizzò il neorealismo: il bisogno di raccontare storie vissute, perché ricca e calda era la materia da narrare. A proposito di solidarietà: la pietas anche nei confronti dei tedeschi: di un tedesco bambino che saluta una donna in modo accorato chiamandola mamma. Ciao, ancora ciao, mamma. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

16 Prevalenza del privato
La dimensione politica non è quella più familiare al campione di donne intervistate (le quali possono essere considerate rappresentative della gente comune ed esulano dalla dimensione “eroica” propria delle donne resistenti). Tuttavia l’impatto con essa è in molti casi inevitabile: o per la propria condizione (l’ebraismo), o per le scelte politiche dei familiari maschi, padri o fratelli, che le tengono però all’oscuro delle loro attività, onde proteggerle. E’ il caso dell’ufficiale Irti Isaia, che dopo l’8 settembre instaura rapporti segreti con giovani partigiani e con gli alleati, e che sarà fucilato dai tedeschi: la figlia ignora molti aspetti della sua attività. Si ricorda solo della presenza di armi in casa e di un via vai notturno di partigiani. O di quel Giobatta, detto Rosso (per via dei capelli e non solo) che smantella un ponte e ne seppellisce le assi nei solchi del campo, rischiando la vita. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

17 Una prospettiva pre-politica
Gli orrori della guerra, soprattutto quando essa viene percepita come guerra civile (tesi dei tre fronti), la giovanissima età di queste testimoni, il caos seguito all’8 settembre sembrano orientarle verso una posizione di neutra osservazione, pre-politica, (o post politica?) che non esclude azioni “di cuore”, coraggiose e pericolose. Certo sappiamo che molte donne – al pari è la scelta di assistere mute e perplesse agli scontri, ma di non negare, con alto rischio, il pane o la protezione a chi è affamato, disperato, e fragile. Per motivi di umanità, per pietà o senso materno quando ad aver bisogno di aiuto è un ragazzino solo e spaurito. Anche quando D’altro canto qualcuna osserva che il percorso imboccato dagli uomini, dopo l’8 settembre, fu segnato in molti casi dalla pura casualità: lo smarrimento era dunque generale. degli uomini - hanno saputo “scegliere”. Ma quante avevano la maturità o gli strumenti culturali per poter interpretare il loro tempo? "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

18 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
I temi “di nicchia” Dal sovrapporsi della categoria femminile con quella infantile, derivano i temi dei giochi, dell’avventura e dell’incoscienza dei bambini, ma anche del terrore per i traumi subiti, e poi quello del lavoro minorile La fame insaziabile degli adolescenti Il ruolo delle madrine di guerra I passatempi e le letture delle ragazze Il falso mito del “benessere” dei contadini La rielaborazione e la sedimentazione della memoria nel corso del tempo, favorita dalla scrittura Il tema della devozione "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

19 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Oltre i dati di fatto… Se questi dati servono a fissare dei puntelli o degli steccati, bisogna ora provare a scavalcare queste recinzioni, perché agli elementi concreti – cioè le parole espresse, registrate e corredate di immagini delle persone (in grado di veicolare anche messaggi non verbali) o di inquadrature di altri documenti (foto, scritture ed altro) – si aggiungono molti altri elementi che sfuggono ad una normalizzazione, e che riguardano in particolare: Le reticenze Le modalità del racconto "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

20 Confidenza sì, intervista no
Un dato significativo è lo scarto tra il numero degli incontri preliminari e il numero delle interviste effettivamente portate a termine. Si nota: da un lato una porta aperta con fiducia ad una ricercatrice talvolta sconosciuta; dall’altro, talora, lo sbarramento alla pubblicizzazione dell’evento. Perché? Pudore? Paura di “sbagliare”? Timore di mancare di riservatezza verso qualcuno, magari vivente? Sensazione che la memoria possa essere scomoda? Poca stima per il valore della propria testimonianza? Diffidenza circa gli usi della documentazione o verso il mezzo tecnologico? (una porta che immette ad un mondo intimo di ricordi e di pensieri); "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

21 Interviste e brainframe
Il mezzo tecnologico influenza il modo di pensare e comunicare. In particolare le nuove tecnologie di elaborazione dell'informazione e della comunicazione 'incorniciano' il nostro pensiero, modificano il nostro cervello e la nostra percezione [brainframe, De Kerckhove,1991]. Ciò significa che non è affatto banale porsi la questione dell’impatto del mezzo tecnologico della ripresa dell’intervista con videocamera, dato che: - Dal punto di vista pratico si riduce la possibilità di raccogliere testimonianze; - Dal punto di vista metodologico, si devono considerare gli effetti dell’esporsi ad una tele-intervista. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

22 Offrire l’immagine di sè…
L’ immagine personale, che viene ripresa, per essere poi diffusa pubblicamente, in contesti di cui sfugge completamente il controllo, viene percepita come qualcosa di infinitamente più privato di una voce, la quale conserva o garantisce un margine di anonimato. E’ un’ esposizione verso l’esterno, ben diversa da quella creata da un magnetofono. L’esplicitazione delle finalità del costituendo archivio, a livello ufficiale, potrebbe smussare resistenze. che può legittimamente sollevare timori o ritrosie, o, all’opposto, innescare tentazioni di tipo narcisistico. Si consideri che, se la ricostruzione del passato, avviene in un rapporto a due, caldo, confedenziale, le emozioni possono essere accettate e manifestate, ma la presenza di un terzo occhio, freddo e impassibile, può fungere da specchio: spinge a pensare a come si è visti, può spegnere la spontaneità e la voglia. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

23 Il problema dell’indice
Le nuove tecnologie (come il DVD) concedono delle opportunità prima sconosciute al fruitore: come quella di “saltare” delle fasi dell’intervista, per scegliere certe sequenze, anche a fini didattici. Serve perciò un indice, la cui realizzazione non è semplice. Da un lato, l’intervistatore persegue il fine della linearità del discorso. Dall’altro lato sa che deve, in primis, rispettare la soggettività dell’intervistato. Quale criterio deve prevalere? quindi si propone di non bloccare o irrigidire la ricostruzione per riportarla all’interno di blocchi preordinati. All’atto pratico le cose procedono diversamente. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

24 Sherazade o il discorso femminile
In realtà capita spesso di deviare dalla la scaletta, perché l’intervistata compie ampie digressioni. Il risultato è che la linearità e la sequenzialità del racconto, auspicati dal ricercatore, saltano e si prospetta un percorso ben diverso: ora fortemente ipertestuale, aperto ai link, ora sinuoso, circolare, alla maniera di Sherazade, ma non illogico. E’ un problema che sorge solo o prevalentemente con le donne? sollecitate dal desiderio di presentare nuovi personaggi, entrati in scena nel suo racconto, alla luce di una complessa rete di relazioni parentali o di vicinato, o per approfondire aspetti marginali rispetto al filone narrativo di partenza, ma degni di attenzione Oppure sollecitate dalla presenza di familiari "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

25 Per riprendere il filo…
Sembra di poter concludere che indicizzazioni e approcci tecnologici, in quanto strumenti di una più larga comunicazione, non possono e non devono essere banditi, ma dovrebbero essere introdotti con leggerezza e delicatezza, per non pregiudicare l’atmosfera, i ritmi e le logiche del racconto, e far sì che le confidenze, anziché irrigidirsi in reticenze, si trasferiscano in una personale ricostruzione del passato ad uso pubblico. Va forse riconsiderata l’idea di essere rigidi sul mezzo di riproduzione dell’intervista, con possibilità di escludere il video, o di effettuare riprese di spalle, se richiesto. Per rientrare nel tema e chiudere questa digressione femminile sul femminile, mi "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

26 Una progetto possibile :
avviare la raccolta di fonti orali per costituire un archivio della memoria del ‘900 Verificare in ciascuna classe i possibili contatti con testimoni disponibili al racconto, dopo aver illustrato le finalità del progetto Stabilire un piano annuale: interviste nel secondo quadrimestre (febbraio-marzo) Individuare un paio di allievi per classe disponibili, da formare ai fini delle riprese multimediali Condividere con la classe la registrazione filmata dell’intervista "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

27 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Altre possibilità Se è consentito sognare, su un progetto di questo genere si potrebbero coinvolgere altre scuole, italiane e straniere (es. progetto Comoenius), oppure altri enti, come l’Istresco o la Provincia, al fine di costituire un catalogo comune dei materiali ad uso delle scuole, con possibilità di scambio, prestito o riproduzione. Su questa ipotesi gli enti nominati, ed in più il CSA e la Rete di storia sono già stati contattati. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

28 Indicazioni bibliografiche essenziali
Alessandro Portelli, Un lavoro di relazione. Osservazioni sulla storia orale Luisa Passerini, Storia e soggettività. Le fonti orali, la memoria, Firenze, La Nuova Italia, 1988; Le fonti orali, a cura di Paola Carucci e Giovanni Contini, "Rassegna degli archivi di Stato", XLVIII, n. 1- 2, gennaio - agosto 1988; Liliana Lanzardo ( a cura), Storia orale e storie di vita, Milano, Franco Angeli, 1989;- Giovanni Contini e Alfredo Martini, Verba manent. L'uso delle fonti orali per la storia contemporanea, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1993. Introduzione alla storia orale, a cura di Cesare Bermani, volume I, Storia, conservazione e problemi di metodo, Roma, Odradek, 1999 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

29 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Per la didattica Le fonti orali tra storiografia e didattica, " Storie e storia", Quaderni dell'Istituto storico della Resistenza e della guerra di liberazione di Rimini, n. 3, aprile 1980; La storia: fonti orali nella scuola. Atti del convegno dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia e degli Istituti associati, febbraio 1981, Venezia, Marsilio, 1982 [con bibliografia su contributi teorici e metodologici, ricerche storiche, esperienze didattiche dal 1965 al 1981. - La memoria e l'ascolto. Per una didattica della storia orale nella scuola dell'obbligo, Milano, Bruno Mondadori, 1985. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

30 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Fine E buon proseguimento del lavoro! "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

31 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Storia n. 1 : Bianca Classe Già orfana di madre dall'infanzia,  perde anche il padre, Irti Isaia, ex ufficiale di origine abruzzese, che, sospettato di simpatie partigiane, viene fucilato nel 44 a Crocetta del Montello (nell’immagine i funerali partigiani svoltisi nel ‘45). Bianca resta sola, con una sorella, nella casa di Lovadina, e comincia a fare la maestra per guadagnarsi da vivere. . Bianca (1922): la sua storia è in realtà storia del padre. Quando scoppia la guerra, è, assieme alla sorella, orfana di madre (dall’infanzia) e studia alle magistrali di Treviso. Il padre, di origine abruzzese, già ufficiale nella prima guerra mondiale, innamoratosi di una giovane veneta di famiglia borghese, proprietaria di terre, si era stabilito in un paese del trevigiano, dove aveva avviato una latteria ed esercitato attività professionale. Richiamato alle armi, prima è inviato al confine francese, poi a Lubiana, mentre le figlie si trasferiscono in Abruzzo, da cui ritornano dopo l’8 settembre, come il padre. Nell’agosto del ’44 il padre è arrestato in casa dai tedeschi: aveva contatti con i partigiani e teneva in casa armi e forse una ricetrasmittente. Dopo pochi giorni è fucilato. Le due sorelle restano sole a provvedersi la vita. Bianca fa supplenze nelle scuole elementari di paesi vicini, girando in bici, e dovendo spesso attraversare il Piave sotto i mitragliamenti. Solo nell’estate del ’45 potrà recuperare il corpo del padre per un funerale che sarò scortato da partigiani "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

32 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti
Storia n. 2 : Irma Nata nel ‘23, nel ‘40 perde il padre per malattia e, per sopravvivere, deve lavorare come portalettere, assieme alla madre (mentre il fratello è chiamato alle armi). Con il suo lavoro è esposta a mitragliamenti e bombardamenti, ma, oltre alle paure, Irma narra le domeniche trascorse tra amiche, senza ragazzi, le letture dei romanzi rosa, e la corrispondenza come madrina di guerra. Nata nel 1923, ricorda i primi anni ’40 non solo per l’inizio della guerra e la partenza del fratello per il servizio di leva, ma anche per la morte precoce del padre (’41), portalettere. A quel punto lei e sua madre devono mettersi a lavorare. La madre “eredita” la funzione del deceduto, Gemma la aiuta, ab-bandonando il suo mestiere di sarta (alle dipendenze). Della guerra racconta soprattutto le paure connesse ai mitragliamenti o bombardamenti aerei, ai quali è esposta con suo lavoro, o alla presenza minacciosa particolarmente per due donne sole, ma anche aspetti di vita sociale femminile. Narra le domeniche trascorse tra amiche, senza ragazzi, le letture dei romanzi rosa di Liala, di Brocchi e il bisogno di romanticismo che c’era, nonostante tutto. E poi l’attività di madrina di guerra, ovvero la corrispondenza che le permetteva di allacciare amicizie interessanti e culturalmente ricche (v. Marcello Barbisan). Racconta di un’esperienza di solidarietà: l’ospitalità di una famiglia siciliana, profuga dopo lo sbarco alleato. E la gioia del ritorno alla vita nel ’45. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

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Storia n. 3 : Ester Ester ha una memoria prodigiosa ed una straordinaria e precoce attitudine alla scrittura, anche se proviene da un’umile famiglia contadina. Ricorda la guerra d’Etiopia. Descrive le fatiche del vivere quotidiano, le tecniche della sopravvivenza, i pericoli vissuti, una delusione d’amore e lo scompiglio provocato dall’ 8 settembre anche nell’intreccio di ciascuna vita. Forte l’immagine di sua madre che salva, con l’astuzia, dei ragazzi sbandati. (compone allora, ragazzina, una “parodia funebre” sulle sanzioni), gli indottrinamenti del fascismo sulla guerra (e qui si esibisce in un vasto repertorio canoro), i primi lutti L’ospitalità data ad alcuni soldati meridionali di stanza nel paese, tra cui il futuro marito, reduce di El Alamein, lo sconcerto di fronte agli odi e alle violenze provocate dalla guerra civile e, per concludere, un viaggio avventuroso e quasi picaresco fino a Padova, con gli scarsi mezzi del tempo, a scopo devozionale. Su molti episodi Ester si è già soffermata a riflettere, componendo racconti e poesie, specie dialettali, da cui emerge una pratica della scrittura a fini autobiografici ma anche di comprensione del senso generale degli eventi. 1 2 "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

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Storia n. 4: Gabriella Gabriella ricorda distintamente il 7 aprile del ‘44, benché avesse allora soltanto quattro anni, ed anche l’impatto con la città devastata nel pomeriggio. Ricorda anche di essere sfuggita alla sorveglianza e di aver visto centinaia di cadaveri nella chiesa di S. Leonardo. Ricorda i giochi infantili tra le rovine, le voci terribili circa la lotta tra fascisti e partigiani. Non ha voluto farsi riprendere. Può una bambina di soli quattro anni essere testimone attendibile di eventi di guerra? Gabriella sostiene di sì. Quanto ha visto, si è impresso così nettamente nella coscienza, che il rievocare a lunga distanza risulta fonte di dolore e di malessere. Gabriella vive in centro città. Suo padre è nella polizia. Sua madre, per conto del fratello (prima combattente in Africa, poi prigioniero in Scozia), gestisce una tabaccheria presso S. Leonardo. La guerra vera comincia con l’ 8 settembre, con le prime incursioni aeree. Mentre la giovane mamma continua l’attività in centro, la famiglia sposta la residenza in Selvana. Il 7 aprile del ’44 la mamma è al lavoro e fa appena in tempo a salvarsi. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

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Storia n. 5: Natalina Natalina viveva a Selvana. All’inizio, la guerra non sembra di grande impatto: la famiglia è contadina, qualcosa da mangiare c’è sempre, anche se i figli sono otto. Le cose cambiano con il bombardamento del 7 aprile. La casa è centrata in pieno, i campi devastati, gli animali uccisi, i bimbi, da soli, mandati a Cendon dagli zii. , ma la famiglia può dirsi fortunata perché, grazie ad un rifugio privato, si salva, mentre, sull’altra riva dello Storga, una bomba colpisce un fienile su cui si erano riparati in tanti e muoiono in trenta. Mentre i genitori e i fratelli più grandi rimangono in Selvana per risistemare casa e campi, Natalina, che ha tredici anni, con i piccoli viene spedita a Cendon, dagli zii, che li ospitano per un anno, durissimo, di grande fame. Non ci sono più animali, la terra è piena di buche e proiettili inesplosi. A Cendon la tribù di cugini gioca inconsapevole: pur vedendo ogni tanto cadaveri trasportati dalle acque del Sile, o su un carro. Quando arrivano gli americani, Natalina se ne torna a casa, assieme ad una sorellina: otto km a piedi, tra carri armati, radio, soldati bianchi e di colore. Sua mamma impallidisce quando se le vede comparire. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

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Storia n. 5: Gianna Quella di Gianna è una storia di traumi: la perdita del padre, ferroviere, colpito da un mitragliamento, morto dopo 17 giorni di agonia e sepolto il giorno prima del bombardamento del 7 aprile; la perdita di compagne di scuola; l’esperienza dello sfollamento a Cassola, la vista dei partigiani impiccati a Bassano, a cui è stata costretta assieme ad altri civili che si trovavano per caso in città; le angosce del fratellino, che reagisce con senso di soffocamento ad ogni allarme aereo. "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti

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Storia n. 6: Frieda Di famiglia ebrea, italo-ungherese si trova a dover fuggire da Fiume, attraverso l’Istria, dopo l’occupazione tedesca. Con un bluff, il padre ottiene dai tedeschi un lasciapassare, a Pazin,che permette loro di arrivare in Italia. Nella fuga sono aiutati da Giovanni Palatucci. A Venezia vivono chiusi in una stanza fino al 25 aprile. Ben 16 dei loro parenti sono vittime della Shoah. Frieda dal ’47 vive a Treviso. Pazin (Pisino): teatro della beffa ai tedeschi "Storia orale a scuola" - francesca meneghetti


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