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Parliamo di RAI Parliamo di RAI Parliamo di RAI

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Presentazione sul tema: "Parliamo di RAI Parliamo di RAI Parliamo di RAI"— Transcript della presentazione:

1 Parliamo di RAI Parliamo di RAI Parliamo di RAI Qualche slide per capire come ha fatto l’Azienda (così la chiamano a Roma) a cadere così in basso

2 10 aprile 1954 l’inizio della fine
Il primo presidente Rai è un funzionario del ministero degli Esteri, Cristiano Ridomi, che viene nominato il mattino e dimissionato il pomeriggio: incompatibilità. Palmiro Togliatti si ricorda che Ridomi era stato fascista, un uomo di Galeazzo Ciano in realtà viene silurato dall’ala scelbiana della Dc che lo ritiene poco affidabile (se il buongiorno si vede dal mattino…).

3 La Rai e il cattocomunismo
Mentre Vittorio Veltroni padre di Walter legge il telegiornale diventa presidente dell’Azienda il torinese Filippo Guala (leggi Scelba e Fanfani), un cattolico di ferro che guarda alla sinistra sociale.

4 La Rai e il cattocomunismo
Per la sua Rai Guala pesca a piene mani dentro l’Azione Cattolica giovani cattocomunismi in erba: Fabiano Fabiani, Gianni Vattimo, Umberto Eco, Angelo Guglielmi, Furio Colombo.

5 Chi di calzamaglia ferisce di calzamaglia perisce
Guala è un moralista che ama la censura. È lui a imporre la calzamaglia alle ballerine del varietà. Quando viene il momento di eliminarlo, i funzionari fedeli al governo architettano una congiura che sa di scherzo.

6 Chi di calzamaglia ferisce di calzamaglia perisce
Per uno spettacolo serale impongono alle ballerine di can-can una calzamaglia color carne, praticamente invisibile. Contando sulle ferree alleanze fra via del Gesù e il Vaticano, fanno in modo che quella sera davanti al televisore ci sia papa Pio XII. Alla vista del trionfo di gambe in libera uscita il Papa si ritira in preghiera e fa arrivare ai vertici della Dc il suo disappunto. Per Guala è la fine.

7 1968 Arrivano i cosacchi Alberto Ronchey in occasione della prima grande infornata di comunisti in viale Mazzini conia il termine lottizzazione

8 Massimo Pini consigliere d’amministrazione
«I giornalisti, quelli sono un’altra banda. Una banda che oggi è qua, domani è là, dopodomani è di nuovo qua. E poi se uno non li prende fuori, si ritrova quelli che ha, quelli che sono già in casa. Socialisti, democristiani. Anche comunisti, visto che vigeva la tripartizione. Ciò che contava era lo schierarsi in tempo dalla parte del vincitore del momento». «I giornalisti, quelli sono un’altra banda. Una banda che oggi è qua, domani è là, dopodomani è di nuovo qua. E poi se uno non li prende fuori, si ritrova quelli che ha, quelli che sono già in casa. Socialisti, democristiani. Anche comunisti, visto che vigeva la tripartizione. Ciò che contava era lo schierarsi in tempo dalla parte del vincitore del momento». Massimo Pini consigliere d’amministrazione Massimo Pini consigliere d’amministrazione

9 Gianni Scipioni Rossi ex-sindacalista Usigrai
«In Rai sono lottizzati anche i sampietrini del cortile». Gianni Scipioni Rossi ex-sindacalista Usigrai

10 1975 finisce l’era Bernabei: «basta una leggina per coprire ogni buco»
Il carrozzone è la pesante eredità di Bernabei (leggasi Fanfani) in 14 anni firma contratti d’assunzione raddoppiando gli organici: i tempo determinato diventano , i collaboratori Metà degli anni settanta: dodicimila dipendenti un costo del lavoro che incide per il 38% sul fatturato (Mediaset è al 15%, con un ottavo di giornalisti).

11 Gli anni del Presidenze ai socialisti e direzioni generali ai democristiani. La lottizzazione si affina e si adegua al manuale Massimo Cencelli e agli appetiti dei lanzichenecchi rossi. Sei democristiani, quattro comunisti, tre socialisti, un repubblicano, un socialdemocratico e un liberale.

12 Anni 80: il compromesso storico partorisce Telekabul
Biagio Agnes (leggasi Ciriaco De Mita) direttore generale per garantirsi la poltrona regala al Pci Raitre. Crea Telekabul affidandolo ai compagni Angelo Guglielmi (un intellettuale comunista che aveva fondato con Umberto Eco il Gruppo ’63). Direttore è Alessandro Curzi (oggi cda) già vicedirettore di Paese Sera (foglio comunista).

13 Anni 80: il compromesso storico partorisce Telekabul
In sette anni persone trasmigrano da Botteghe oscure triplicando il loro stipendio. Quindici anni dopo, una volta alla guida del Paese, le sinistre non avranno bisogno di affannarsi: dentro viale Mazzini la strada è spianata da tempo. Biagio Agnes garantiti i cosacchi blandisce il palazzo con Pippo Baudo e Raffaella Carrà.

14 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Siamo nel 1986, l’inflazione galoppa come anche gli sprechi in Rai. Gratifichiamo chi ci gratifica. La Carrà va a New York, le costruiscono uno studio faraonico, vasca idromassaggio nel camerino, la parrucchiera personale inclusa.

15 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Gratifichiamo chi ci gratifica. La Carrà va a New York insieme ad altre cento persone per un totale di sette miliardi di lire (1986). «Non si può pensare di andare in America a fare gli straccioni”. Clemente Mastella

16 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Gratifichiamo chi ci gratifica. I giornalisti televisivi hanno un’indennità assurda: quella video. Alcuni esempi: nel 1993 l’azienda scopre che nelle note spese di Enrico Massidda (inviato del Tg1) ci sono biglietti aerei su tratte inesistenti per il Polo Sud. Dirà: «In certe situazioni è difficile trovare ricevute. E poi si comportano tutti così».

17 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Gratifichiamo chi ci gratifica. Dal Medio Oriente (guerra del golfo) un inviato porta una ricevuta milionaria in caratteri arabi: albergo più cene. Traduzione dall’arabo: si tratta di un versetto del Corano a cui è stata aggiunta a mano la cifra che il giornalista sperava di farsi rimborsare.

18 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Gratifichiamo chi ci gratifica. Stesso periodo, da Amman arrivano decine di ricevute (da persone diverse) riguardanti pernottamenti nello stesso albergo. Indagine: l’hotel non esiste più e l’ex proprietario ammette che la sua principale occupazione degli ultimi tempi era stata quella di «staccare ricevute false per i signori della Rai».

19 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Molto spesso mi chiedono come mai i leghisti in Rai sono una chimera. In Rai il posto si lascia in eredità, tra il 1993 e il 1994: un’assunzione su quattro è regolato dallo scambio genitori-figli.

20 Stipendi e benefici. La mangiatoia centralista
Molto spesso mi chiedono come mai i leghisti in Rai sono una chimera. Gabriele La Porta entra in Rai nel 1994 (primo governo Berlusconi) come leghista, poi si sposta a sinistra fino a Rifondazione. «Oltre non può, c’è il muro di cinta del cortile» commentano a Viale Mazzini.

21 «Spostiamo una rete a Milano e un’altra a Palermo
«Spostiamo una rete a Milano e un’altra a Palermo. Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi». Umberto Bossi il primo a teorizzare la privatizzazione e di decentramento della Rai

22 Conosciamo qualche topo…
Anni 90, la Rai capitola: è nelle mani dei post comunisti. L’ideologicamente puro Michele Santoro non fa altro che camminare nel solco della tradizione inaugurata nel 1994 da Enrico Deaglio, ex direttore di Lotta Continua, ex socialista martelliano d’acciaio.

23 Conosciamo qualche topo…
Anni 90, la Rai capitola: è nelle mani dei post comunisti. Alcuni recenti direttori del tg1 di comprovata fede: Lerner 'ghost writer' di Prodi, Brancoli capo-ufficio stampa di Prodi, Volcic senatore del centro-sinistra, Fava candidato centro-sinistra, Longhi, La Volpe, Rizzo Nervo (in cda).

24 1996 I Veltroni Boys Siamo nel luglio del 1996, la stagione così cara a Fabio Fazio a Jovanotti e al migliaio di miracolati dalla Rai dell’Ulivo. Basta un cenno di Veltroni e lavori in Rai.

25 1996 I Veltroni Boys In una settimana Walter riesce nell'ancora ineguagliata impresa di attraversare tutto il palinsesto della Rai: Napoli capitale, Telecamere, Speciale Parlamento, Tempo reale, Mixer, Speciale Tg1, Linea tre. A ‘Notte Cultura’ elenca i suoi libri da comodino, a ‘Storie’ racconta il suo cinema di formazione, a Bruno Pizzul la sua Juventus (allora i contenitori che si occupavano di politica e costume erano di gran lunga meno diffusi).

26 1996 I Veltroni Boys Continua l’esodo da l’Unità:
Rosanna Cancellieri, Antonello Caprarica, Guido Dell’Aquila. Dall’altro foglio di sinistra, Paese Sera: Lamberto Sposini, Neliana Tersigni e Pizzinotto.

27 1996 I Veltroni Boys Più i fedelissimi Francesco Mannoni, Bianca Berlinguer, Flavio Fusi, Massimo Loche e Roberto Morrione. Morrione è l’apoteosi di telewalter.

28 Morrione: l’apoteosi di telewalter
1996 I Veltroni Boys Nato politicamente negli anni Settanta dentro la sezione staccata del Pci di viale Mazzini è il coordinatore della campagna elettorale dell’Ulivo del 1996. In azienda lo chiamano Pol Pot.

29 Morrione: l’apoteosi di telewalter
Dopo aver appoggiato i glutei su tutte le poltrone, ottiene la gratitudine dei Ds: nel 1998 diventa direttore di Rai International. «in certi momenti, alla vigilia di elezioni e referendum o durante i congressi di partito, si avverte ancora il richiamo della foresta». Roberto Morrione

30 Perché Caparini ci ha raccontato tutto questo?
Per dare un senso alle battaglie della Lega Nord di questi anni. Quando Umberto Bossi dice: «Spostiamo una rete a Milano e un’altra a Palermo. Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi».

31 Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi
Umberto Bossi sa che: la lottizzazione ha radici profonde, è culturalmente estranea alla Lega per occupare la Rai le sinistre hanno lavorato per mezzo secolo, con la complicità del mondo della cultura, dello spettacolo, del giornalismo, del sindacato e di alcuni poteri forti

32 Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi
Umberto Bossi sa che: per lottizzare e poter sperare di incidere servono decenni servono centinaia di giornalisti e dirigenti disposti a vivere a Roma servono compromessi al ribasso per costruire un sistema che deve essere continuamente alimentato

33 Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi
Umberto Bossi sa che: «I giornalisti, quelli sono un’altra banda. Una banda che oggi è qua, domani è là, dopodomani è di nuovo qua. Ciò che contava era lo schierarsi in tempo dalla parte del vincitore del momento». M. Pini

34 Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi
Per questo motivo Umberto Bossi ha scelto la via della privatizzazione e del decentramento, di creare un cortocircuito nel meccanismo perverso del carrozzone Rai

35 Se gli togli da sopra la casa, scopri i topi
Per questo motivo Umberto Bossi ha scelto la via della riforma strutturale, per lasciare un eredità certa alle future generazioni, un segno tangibile della nostra esistenza.

36 La rai federale La lega ha un progetto molto ambizioso: la diffusione e la valorizzare delle diverse identità culturali e sociali attraverso una specifica programmazione. Affrancarci dal giogo della cultura nazional-popolare imposta a colpi di sceneggiati e fiction.

37 La rai federale Solo così la Padania potrà finalmente vedere rappresentata la sua identità, i suoi attori, i suoi autori, i suoi artisti Solo così potremo rompere l’egemonia centralista che Rai, non a caso definita “la mamma di tutti gli italiani”, ha contribuito a consolidare.

38 La rai federale Con il nuovo centro di produzione di Milano vogliamo programmi pensati, realizzati e trasmessi per il Nord. La storia, le tradizioni e l’immenso patrimonio storico e culturale raccontati senza la mediazione omologante di autori e registi che la disprezzano (ricordate Lizzani?)

39 La rai federale Finalmente la nostra cultura, le nostre musiche, i nostri costumi, le nostre tradizioni, il nostro presente e il nostro futuro torneranno sugli schermi della tv nazionale. In questo modo anche milioni di padani avranno un volto ed una voce.

40 «La Rai sarà l’ultimo palazzo del potere a cadere e sarà il primo ad essere dalla nostra parte il giorno della vittoria». Umberto Bossi grazie a lui di esistere grazie a voi per l’attenzione


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