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Antropologia Medica Patrizio Polisca, M.D. Anno Accademico

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Presentazione sul tema: "Antropologia Medica Patrizio Polisca, M.D. Anno Accademico"— Transcript della presentazione:

1 Antropologia Medica Patrizio Polisca, M.D. Anno Accademico 2010-11
Presented at Paradoxes Sunday School Class, Sierra Madre Congregational Church, June 27, 2004. Patrizio Polisca, M.D.

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3 logica clinica Fisiopatologia etiologia Problema clinico
decisione clinica

4 Antropologia e logica clinica
Antropologia di riferimento Problema clinico decisione operativa

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7 Salute e malattia Malattia: stato difettivo, quale carenza di una positività che è la salute. (La sofferenza è la consapevolezza di tale mancanza percepita quale limite). Storicamente: asthenia (Greci); infirmitas (Latini); danno oggettivo (Nosos o morbus) danno soggettivo ( pathos, aegrotatio, dolentia).

8 Malattia e salute Egizia Ospite che entra ed esce dall’uomo
XV sec.a.C Ippocratica. V sec.a.C. Platonica a.C Galenica a.C Cristiana Ospite che entra ed esce dall’uomo Rottura di ordine naturale Alter. Equilibrio naturale del tutto Disposizione abitutale patita da corpo estranea ordine naturale. Prova , non castigo: sofferta anche dal giusto. Assenza di demoni turbatori micro/macroc. Equilibrio 4 umori/organi Equilibrio anima /corpo Equilibrio anima/corpo Equlibrio stabilito anche grazie a compassione.

9 Malattia e salute Egizia XV sec.a.C Ippocratica. V sec.a.C. Platonica
Galenica a.C Cristiana Rito magico favorente l’espulsione ospite Techne iatrikè si avvale della vis medicatrix naturae Non solo techne ma paideia Sapere teorico-pratico capace di curare la totalità dell’uomo Il sapere medico non conseguenza della filantropia ma dell’ agape.

10 Salute e malattia (Ippocrate)
nasce la scienza medica, compare la patologia generale. La malattia quale alterazione dell’equilibrio naturale sintesi di: ingiustizia (adickia), impurità (akatharsia), deformazione ( acosmia), debolezza (asthenia), sproporzione (ametria), afflizione (lype) Se “l’organismo è il medico delle nostre malattie”, il medico sarà solo un servitore “della natura”.

11 Salute e malattia (Ippocrate)
Favorire e non pregiudicare (primum non nocere) Astenersi dall’impossibile. attaccare la causa del male. Prudenza Fare bene ciò che si deve fare. Educare il malato perché sia un “buon paziente”. individuazione del trattamento, Rispetto della totalità dell’organismo.

12 Salute e malattia (Platone)
la conoscenza medica è più affine alla scienza etica che alle scienze naturali. il medico considera non solo la totalità della natura e la totalità unitaria dell’organismo, ma l’intera situazione esistenziale sia del malato che del medico (interesse alla totalità vivente che è l’uomo). (Gadamer).

13 Salute e malattia (Galeno)
malattia quale disposizione abituale del corpo fuori della natura (diathesis kata physin) dovuto a precise cause tra cui gli affetti dell’anima. medico delle malattie del corpo e dell’anima

14 Salute e malattia (Cristianesimo)
si rompe il legame tra malattia e peccato, tra male fisico e male morale (visione biblica antica). la malattia ha carattere di prova, esperienza inevitabile nell’esistenza, che non risparmia il giusto. la visione cristiana oltrepassa la prospettiva della filantropia ippocratica con la nozione di agàpe, charitas (S. Basilio al medico Eustachio: In te la scienza sia ambidestra ..non circoscrivendo ai corpi i benefici della tua arte , ma occupandoti anche della cura delle anime”). Spiritualizzazione della filantropia, la cura si serve anche della parola (consolatrice e terapeutica, assistenza gratuita, sorgere degli ospedali).

15 Salute e malattia (eta moderna e post-moderna)
nasce la medicina clinica che diventa scienza della natura (Claude Bernard). la malattia diventa sempre di più un’alterazione quantitativa rispetto ad una norma , da ricondurre ad una disfunzione fisiologica ( visione positivistica). Modello nominalista (radicale): malattia come semplice costruzione arbitraria ; il confine tra normale e patologico sarebbe in relazione a criteri di ordine sociale e culturale. Paradigma fenomenologico: salute/malattia come una esperienza umana di cui il soggetto cerca il significato. Conseguenza: la medicina deve curare il malato e non la malattia, che tenga conto delle specifiche differenze individuali.

16 Salute e malattia (età moderna e post-moderna)
paradigma interpretativo biopsicosociale. Il binomio salute/malattia come “relazione sociale di valore”. La salute quale relazione sociale adeguata di un soggetto con il suo ambiente, La malattia quale alterazione delle relazioni. La medicina intesa come relazione curativa in cui il malato è “agente – in – relazione - con “.

17 (Antropologia della) salute.
OMS : “condizione di perfetto benessere fisico , mentale e sociale, e non significa soltanto assenza di malattia”

18 Salute: criteri oggettivi.
criterio morfologico. Assenza di una alterazione della sua struttura anatomica che si possa considerare morbosa. Criterio etiologico. Citerio funzionale. Criterio utilitario o ergico. Criterio comportamentale o di condotta ( sano = ben integrato nella società).

19 Salute: criteri soggettivi.
il sentimento dell’essere sano: coscienza della propria validità, benessere psico-organico, Sicurezza di poter continuare a vivere, Libertà riguardo al proprio corpo, sentimento di fondamentale somiglianza con gli altri uomini.

20 Malattia come problema antropologico.
La malattia umana è un modo doloroso e anomalo della vita della persona, reattivo ad una alterazione del corpo psico-organicamente determinata; alterazione per opera della quale le funzioni e le azioni dell’individuo colpito patiscono una sofferenza, e reazione grazie a cui il malato torna allo stato di salute (malattia curabile), muore (malattia mortale) o riporta una deficienza vitale permanente ( m. cicatriziale). (P. L. Entralgo)

21 Malattia come problema antropologico.
un modo di vivere (provocato da lesione anatomica o disordine funzionale) doloroso, anomalo (altera il corso normale della vita dell’individuo), della vita della persona reattivo ad una alterazione del corpo – risposta: la causa immediata risiede sempre nel corpo anche se la causa remota nella psiche.

22 Malattia come problema antropologico.
psico-organicamente determinata (tutto l’organismo e la psiche del soggetto) alterazione per opera della quale le funzioni e le azioni vitali patiscono una sofferenza. La m. nell’uomo comporta ogni volta una “sofferenza” oggettiva e soggettiva di tutte o alcune delle attività organiche, psichiche e sociali che realizzano la vita dell’uomo.

23 Malattia come problema antropologico.
reazione grazie a cui il malato (la malattia agisce in modo causale per procurare in colui che la patisce uno stato vitale diverso dal precedente) torna allo stato di salute (sua sponte o con intervento terapeutico). muore o riporta una deficienza vitale permanente

24 La nosogenesi: dalla salute alla malattia
(Cl. Bernard): “la malattia è fisiologia in condizioni alterate”. Dalla salute alla malattia come conseguenza della alterazione iniziale di alcune funzioni fisiologiche (alterazione qualitativa di carattere biochimico) fino a quel momento normali. la patologia molecolare mostrano l’iniziale realtà della causa immediata della malattia.

25 La nosogenesi: dalla salute alla malattia
1°) la fase iniziale è la reazione – risposta alla causa immediata della malattia ( è sempre organica) 2°) risposta psico-organica : malessere (disordine afflittivo, concerne lo stare nella propria esistenza e nel mondo) anomalo ( diverso da quelli esperiti nella vita normale) e allarmante ( rende palese la possibilità di una morte biologica)

26 La nosogenesi: dalla salute alla malattia
3°) non solo risposta quantitativa ma anche qualitativa soggettivamente e oggettivamente (ciò che si sta verificando nell’organismo espresso dalla anatomia patlogia e dalla patologia molecolare) 2°) risposta sociale e personale ( con la famiglia, rapporto con il lavoro, preoccupazione ec..)

27 La nosogenesi: quando si costituisce lo stato di malattia.
quando si è costituita l’alterazione organica, causa immediata della malattia, quando il soggetto la percepisce, quando il medico la constata.

28 La nosogenesi: la costituzione reale del sintomo (realtà psico-organica).
a) momento biofisico e biochimico (causa immediata della malattia) manifesto o latente. Segno (Husserl) “ ogni dato percettivo che rivela in modo diretto o meno l’esistenza di una determinata realtà. b) momento psichico (percezione della alterazione) Intensificazione Specificazione consapevole (non vaga sensazione) localizzazione

29 La nosogenesi: la costituzione reale del sintomo (realtà psico-organica ).
c) momento personale. Dipende dall’essere la realtà psico-organica, alla radice, una realtà personale. La sua stessa realtà è regolata dalla condizione personale dell’uomo, dal fato che l’animale umano è una persona. In ogni sintomo sta segretamente operando l’ “essere persona” del malato. Sintomi in cui il m.personale è preponderante (organonevrosi o isteria di conversione), marginale (cecità da lesione del nervo ottico), mediamente espresso (malattie psicosomatiche: intenzione subconscia di trovare nella malattia la soluzione di un conflitto vitale)

30 Malattia come problema antropologico.
In che cosa consiste, di per sé, la malattia umana? quale realtà possiede la malattia, modo di vivere transitorio, in seno al soggetto che la subisce? in che modo deve essere costituita la realtà dell’uomo affinchè la malattia umana sia possibile? Come devono essere costituite la realtà in generale e la realtà umana in particolare perché la malattia mi si presenti cosi come fa direttamente e secondo che su di essa mi insegna la scienza?

31 Fisica e metafisica della malattia.
la malattia dal punto di vista di “ciò che è” in quanto ente, cos’è l’ens morbi?’ Come devono essere costituite le realtà in generale e la realtà dell’uomo in particolare perchè la malattia mi si presenti come fa direttamente e secondo quello che su di essa mi insegna la scienza?

32 Fisica e metafisica della malattia: la malattia dal punto di vista di “ciò che è”.
Non è “ente di ragione”, non è “realtà sostanziale”, Non è “ accidente categoriale”, Non è “ proprietà”, la possibilità di ammalarsi è una proprietà difettiva della natura umana. E’ “accidente modale”.

33 Fisica e metafisica della malattia: la malattia dal punto di vista di “ciò che è”.
individualità dell’ammalarsi. causa della malattia (etiologia e patogenesi). consistenza reale della malattia.(anatomia patologica e fisiopatologia). La malattia è un accidente modale della sostanza prima dell’individuo che la sopporta. l’essere reale della m. come alterazione della natura

34 Fisica e metafisica della malattia: la malattia dal punto di vista di “ciò che è”.
consistenza reale della malattia.(anatomia patologica e fisiopatologia). La malattia è un accidente modale della sostanza prima dell’individuo che la sopporta. l’essere reale della m. come alterazione della natura la m. come comportamento praeter naturam (il contrastare il giusto ordine della natura specifica e individuale di chi la soffre).

35 Fisica e metafisica della malattia: la malattia dal punto di vista di “ciò che sono”. Momento soggettivo del quadro sintomatico M. e corporeità . La consapevolezza della malattia rivela l’essenziale corporeità di colui che la sperimenta. M. e vulnerabilità. (possiede in nuce una certa intuizione della nostra sempre allarmante mortalità) M. e dolorabilità. m. e valore. Rivela la condizione pregevole della vita umana.

36 Come deve essere costituita la realtà dell’uomo perché la sua infermità sia ciò che di fatto è?
“poiché l’uomo può sentirsi malato, e in quanto si sente tale, quando di fatto giunge a questo stato, la realtà dell’uomo è corporea, coesistente, vulnerabile, dolorabile, appropriatrice, interpretabile e preziosa”. (L. Entralgo)

37 La sofferenza La sofferenza è una condizione di dolore, che può riguardare sia il corpo che il vissuto emotivo del soggetto. Essa può derivare direttamente da una lesione fisica o psichica.

38 La sofferenza: fenomenologia (dimensione oggettiva e soggettiva)
coinvolti corpo – psiche - spirito. nell’uomo il dolore, a causa della anima immortale che reca impressa in se stessa per sempre l’esperienza delle prove del tempo che passa, ha una proiezione verso il futuro (assente nell’animale). M.T.Russo:Corpo, salute e cura.p 148.

39 Funzioni antropologiche del dolore (sofferenza fisica).
Potrebbe essere che il sovvertimento provocato dal dolore produca una alterazione dell’io con perdita dell’identità personale. Se, invece, diviene oggetto di di una elaborazione personale profonda , il dolore comporta una crescita nella fedeltà a se stessi ed alla propria storia. (M.T.Russo) Felicità relativa di V. Frankl : la capacità di godere di gioie minime, in quanto sospensione della sofferenza.

40 La sofferenza: fenomenologia (orizzonte interpretante)
L’uomo, non subisce semplicemente il dolore fisico, ma desidera porgli fine. capace di proiettarsi nel futuro, interpreta la sofferenza come presagio di morte (avvenimento della propria corporeità). La sofferenza è, nel contempo, patita, vissuta e interpretata.

41 La sofferenza: fenomenologia (l’homo patients)
percorso negativo (abbattimento, ribellione, isolamento) Percorso positivo (avvertimento, comunione, purificazione).

42 La sofferenza: fenomenologia (l’homo patients)
per V. Frankl non ha solo senso la vita attiva e ricettiva ma anche la vita passiva o paziente , l’esistenza di un immenso dolore ha senso, purchè si assuma questo dolore come un compito il cui senso profondo è al di la del soffrire stesso: “ una s. ha senso quando è una sofferenza per amore di…

43 La sofferenza: fenomenologia (l’homo patients)
“ la libertà spirituale dell’uomo, quel bene che nessuno può sottrargli finchè non esala l’ultimo respiro, fa si ch’egli trovi, fino al suo ultimo respiro, il modo di plasmare coerentemente la propria vita. ..dal modo in cui un uomo prende su di se la sofferenza come la “ sua croce” sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita…fino all’ultimo atto di esistenza.” V. Frankl: uno psicologo nei lager.

44 La sofferenza in prospettiva antropologica: libertà dal dolore o libertà nel dolore?
La comprensione del dolore rimane del tutto personale assumendo il carattere di domanda: perché soffrire? Perché il mio dolore?

45 La sofferenza in diverse prospettive antropologiche: sofferenza come destino
L’essere umano è sottoposto al fato, destino inesorabile che non ammette l’affermazione dell’ io: la sofferenza non trova senso. Unica uscita, l’amor fati.

46 La sofferenza in prospettiva antropologica: sofferenza come medicina
nella rivelazione ebraico-cristiana: Giobbe, Passione di Cristo. E’ l’uomo che ne ha bisogno per maturare e crescere nella coerenza di vita. La sofferenza trova senso quale strumento purificatore.

47 La sofferenza in prospettiva antropologica: sofferenza come apparenza
Il razionalismo in generale, Spinoza ed Hegel: eliminare la consistenza del dolore che risulterebbe una defaillance intollerabile in una visione in cui tutto ha una ragion d’essere con logica deducibilità.

48 La sofferenza in prospettiva antropologica: sofferenza come non-senso.
Per Nietzsche la sofferenza è mancanza di senso, è assurdità quale parte del non senso della vita. Solo la volontà di potere può superare qualsiasi limite opposto alle forze cosmiche.

49 La sofferenza in prospettiva antropologica: nella prospettiva di V
La sofferenza in prospettiva antropologica: nella prospettiva di V. Frankl Anche la vita passiva, paziente, di chi è immerso nel dolore , ha senso, purchè si assuma questo dolore come un compito il cui senso profondo è al di la del soffrire stesso “ quando è una sofferenza per amore di..” “per noi la sofferenza era diventata un compito e non volevamo sottrarci più al suo senso”.

50 Libertà dal dolore o libertà nel dolore? (teorie sul dolore).
Dolore come destino (tragedia greca, stoicismo, buddismo Schopenahuer). Dolore come medicina o catarsi (Ebraismo). Dolore come parte di una vocazione (Cristianesimo). Dolore come apparenza (razionalismo. Spinoza, Leibniz, Hegel). Dolore come non senso (Nietzsche) – ribellione.

51 Libertà dal dolore o libertà nel dolore? (dolore come vocazione).
“Se tutti devono soffrire per comprare con le loro sofferenze un’armonia che duri eternamente, cosa c’entrano però i bambini, dimmi?..Io non voglio l’armonia, per amore dell’umanità non la voglio. Preferisco tenermi la mia sofferenza invendicata ed il mio sdegno insaziato, anche se dovessi aver torto. Troppo caro , in conclusione hanno valutato l’armonia: non è davvero per le tasche nostre, pagar tanto l’ingresso.

52 Libertà dal dolore o libertà nel dolore? (teorie sul dolore).
“Quindi il mio biglietto d’ingresso, io mi affretto a restituirlo. E se sono un uomo onesto, lo devo restituire al più presto possibile. E’ appunto quello che faccio. Non è che io non accetti Dio , Alesa; soltanto gli restituisco rispettosamente il biglietto” . (Dal dialogo tra i fratelli di F. Dostoevkij, I fratelli Karamazov, Einaudi, Torino 1999, pp )

53 Funzioni antropologiche del dolore (sofferenza fisica).
Cambiamento del rapporto io - corpo (riduzione all’essere corpo, essere quel corpo). Cambiamento del rapporto corpo mondo (diversa percezione del tempo che è scandito dalla propria sofferenza). Cambiamento del rapporto io-altri. (riconoscimento di dipendenza, richiesta di aiuto.., isolamento, ostilità) Relativizzazione degli interessi (riordinamento delle priorità, felicità relativa, purificazione della speranza).

54 Funzioni antropologiche del dolore (sofferenza fisica).
Potrebbe essere che il sovvertimento provocato dal dolore produca una alterazione dell’io con perdita dell’identità personale. Se, invece, diviene oggetto di di una elaborazione personale profonda , il dolore comporta una crescita nella fedeltà a se stessi ed alla propria storia. (M.T.Russo) Felicità relativa di V. Frankl : la capacità di godere di gioie minime, in quanto sospensione della sofferenza.

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61 Rapporto medico - malato (1).
valore del dialogo tra medico e paziente: informativo. terapeutico (si innesta in un processo di terapia). decisionale.

62 Modelli di relazione medico-malato (2).
Paternalistico o genitoriale o sacerdotale (il medico decide con la minima partecipazione del pz). Scientifico o informatativo - contrattuale (i fatti nettamente distinti dai valori). Interpretativo (cansueling). Deliberativo (maestro o fratello maggiore del pz). “il medico libero non prescrive alcuna medicina fino che il pz. non sia persuaso della sua bontà o del suo valore morale” . (Platone, Leggi).

63 Concetto di virtù nella relazione medico-malato (5).
Si ritorna alla filosofia originaria della medicina: agire in modo virtuoso, in modo da raggiungere quei valori intrinseci all’azione, realizzando il loro fine specifico. Competenza scientifico - professionale, Coscienza dei valori in relazione alla antropologia di fondo. Coerenza nel comportamento, Collaborazione.

64 La sofferenza nel rapporto medico-malato
La sofferenza nel rapporto medico-malato. Com-patire e consolare: reciprocità nella sofferenza? Il sofferente è sempre un altro da me e lo sarà finchè resta una categoria astratta, quella di un prossimo senza nome. (M.T. Russo: Corpo, salute e cura).

65 La sofferenza nel rapporto medico-malato
La sofferenza nel rapporto medico-malato. Com-patire e consolare: reciprocità nella sofferenza? La sofferenza è una questione contemporaneamente umana ed interumana poiché chiama in causa anche colui che intende rispondere al suo appello, come esigenza posta a se stesso (M.T. Russo: Corpo, salute e cura). Sofferenza quale esperienza condivisa.

66 La sofferenza nel rapporto medico-malato
La sofferenza nel rapporto medico-malato. Com-patire e consolare: reciprocità nella sofferenza? Nell’intersoggettività ..la sofferenza costituisce un richiamo alla fragilità e alla vulnerabilità della propria condizione: supplemento di senso offerto da chi soffre a chi compatisce (M.T. Russo: Corpo, salute e cura).

67 La sofferenza nel rapporto medico-malato
La sofferenza nel rapporto medico-malato. Com-patire e consolare: reciprocità nella sofferenza? “ io non posso affrontare la sua sofferenza se non partendo dalla mia, ed a condizione che ciò che non era che suo divenga anche mio o, più esattamente nostro” (G. Marcel, Lettre à Elisabeth N. Paris 1968). nel cristianesimo viene interpretato e vissuto nel modello del Cristus patiens che assume su di se il carico del dolore altrui.

68 Compassione / pietà. La compassione ha sempre come oggetto i singoli esseri sofferenti nella loro situazione concreta; richiede la prossimità. Si alimenta dell’amore ed esclude il sentimento soggettivo. E’ un riconoscimento del valore individuale e unico dell’essere dell’altro. La pietà appare come sentimento più generico riferito a collettività più lontane. Per Scheler una sollecitudine verso il dolore non mossa dall’amore. Una beneficienza senza benevolenza.

69 Compassione. La compassione ha il potere di farci oltrepassare l’assoluto del nostro io e del solipsismo (per cui l’altro è sempre rapportato alla sfera dei nostri interessi) e comprenderlo nel suo valore reale. ha un significato cognitivo perché ci mette in condizioni di conoscere oggettivamente il valore dell’altro eliminando la conoscenza illusoria della prospettiva egocentrica.

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71 Modalità di relazione compassionale ( parabola del Buon Samaritano)
La compassione ha il potere di creare un prossimo riconoscendone le necessità e condividendone la sofferenza e rendendosi disponibili all’aiuto. “Il prossimo è la condotta stessa di rendersi presente… Il racconto (parabola del Buon Samaritano) narra una catena di avvenimenti: una successione di incontri mancati e un incontro riuscito” (Ricoeur, Histoire et veritè, Paris 1955)

72 Compassione quale manifestazione di responsabilità
resistenza a lasciare l’altro nella solitudine del suo dolore, desiderio di farsi prossimo e intervenire per quanto possibile. Sentirsi chiamati in causa.

73 Sulla Compassione: sua causa
Solo l’amore per la persona nella sua individualità può spingere alla compassione e dunque alla sollecitudine (fondamento autentico nel cristianesimo) . E’ di fatto una virtù morale e non un semplice sentimento. Espressione di benevolenza che caratterizza l’amicizia e, solo in un secondo momento, spinge a ben operare nei confronti di un altro, in vista del suo stesso bene (L. Alici, L’altro nell’io, Roma 1999).

74 Implicazioni nel rapporto medico – malato: la relazione di cura.
E’ nella reciprocità che nasce dalla relazione di cura che è dato di riconoscere nel paziente la persona. Tale reciprocità si può ritrovare nello scambio della parola, del gesto all’interno delle relazioni tra malato, medico e famiglia.(P. Ricoeur)

75 Implicazioni nel rapporto medico – malato: la relazione di cura come relazione compassionevole.
La benevolenza medica comprensiva di atteggiamenti quali la compassione e la sollecitudine. La compassione = una delle virtù essenziali della pratica medica: “il buon medico con-soffre con il paziente” E. Pellegrino : The virtues in medical practice, Oxford 1993.

76 Implicazioni nel rapporto medico – malato: la relazione di cura e l’amicizia medica
filia iatrike. Seneca tratteggia l’amicizia medica fondata sulla beneficienza disinteressata del medico e sulla gratitudine e fiducia del paziente. Nasce da un insieme di disposizioni personali e convinzioni che conducono chi ha il compito di curare a non limitarsi allo stretto dovere.

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81 Implicazioni nel rapporto medico-malato. Prospettiva teologale
in una prospettiva teologale è il luogo dell’incontro con Dio fatto uomo (Cristo): “ ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo….l’avete fatto a me”(Mt 25,40) dalla sfera della “salute” a quella della “salvezza”.

82 Atto medico E il momento della realizzazione del rapporto medico-malato negli intervalli di tempo in cui tale rapporto non soffre interruzione (studio privato, nella clinica universitaria, durante la visita ospedaliera…) Si realizza in vari momenti. Affettivo, conoscitivo, operativo, etico e storico-sociale.

83 Il momento conoscitivo dell’atto medico: la diagnosi
Diagnosticare è attenersi all’esperienza che ha offerto la relazione con il malato, congetturare una ipotesi che possa essere spiegata tecnicamente, provare a confermare questa ipotesi attraverso il ricorso ad una determinata indagine, sostituirla con un‘ altra e andare avanti fino a quando la conoscenza del malato non permetta di comprendere tutto l’insieme dell’esperienza in modo soddisfacente

84 La diagnosi integrale Diagnosi come giudizio clinico e d. come inferenza diagnostica (tecnica). conoscenza medica di un infermo in quanto persona inferma. In modo “scientificamente freddo” si può diagnosticare una specie morbosa ma non la sofferenza di una persona malata.

85 La diagnosi integrale: indagine di un organismo personale.
mira ad individuare la lesione organica e l’indole dell’agente cosmico causale. la lesione organica (macro. Micro o /e molecolare) e l’agente causale (microrganismo, tossico, ag. Fisico…)

86 La diagnosi integrale: indagine di un organismo personale.
lo sguardo del medico (vedere, guardare). attività simbolica. Coinvolgente, inquisitivo, oggettivante: il malato deve sentirsi coinvolto e protetto. con lo sguardo il m. “ricerca” quanto prescritto dalla semeiologia e quanto avviene nell’animo del malato. lo sguardo del medico è oggettivante (attenzione percettiva e distacco mentale rispetto all’oggetto).

87 La diagnosi integrale: indagine di un organismo personale.
Anamnesi o interrogatorio. Espressioni paraverbali (sospiri, intrruzione breve di parole…) rivelatori di stati emozionali. I silenzi. La parola. Anamnesi testimoniale (il malato testimone di se stesso) A. interpretativa (offre una interpretazione personale).

88 La diagnosi integrale: indagine di un organismo personale.
Contatto manuale. Toccare q.cosa è percepire la sua realtà Per il medico è esperienza conoscitiva Oggettivante e spersonalizzante Formalmente personalizzante (realtà umana dotata di interiorità ). Palpare con tutta la dolcezza consentita ma in una neutralità affettiva.

89 La diagnosi integrale: indagine di un organismo personale.
Tecniche non strumentali (percussione, esame sensibilità, riflessi..) Tecniche esplorative strumentali (auscultazione, endoscopie e diagnostica per immagini ..) Il clinico non deve vedere nel dato esplorativo il risultato della pura constatazione oggettiva ma una vera risposta psico-organica di una persona umana alla situazione in cui la malattia e l’indagine esplorativa l’hanno posta.

90 La diagnosi integrale: indagine di una persona organica.
lo scopo della ricerca sarà il modo di vivere del malato , cioè la sua condotta in quanto malato. Anamnesi interpretativa. Il modo personale di vivere la malattia e il significato per il paziente. Indagine dell’ambiente sociale.

91 l’inferenza diagnostica -tradizionale
operazioni mentali in base alle quali il medico traduce in vero giudizio clinico i dati ottenuti attraverso la visita del malato. Constatazione del dato (affidabilità del dato) selezione dei dati più significativi Induzione clinica tipicizzante (d. differenziale) Individuazione del giudizio diagnostico.

92 La diagnosi integrale: l’inferenza diagnostica- tradizionale
La mente del clinico si muove a partire dai dati clinici verso il disordine organico e l’agente causale che lo ha determinato.

93 l’inferenza diagnostica - interpretativa
atto attraverso il quale il medico completa e trascende l’astrazione inferenziale riduttiva. tener in conto ciò che la malattia è in relazione al modo di vivere della persona, come affezione di un soggetto in cui si fondono l’organismo personale e la persona organica. (P.L. Entralgo: Antropologia medica)

94 l’inferenza diagnostica – interpretativa (Il senso della malattia)
individuazione anamnestica e medico-sociale del significato che la malattia ha per il malato. (P.L. Entralgo: Antropologia medica)

95 Atto medico: momento operativo.
Il primo atto del trattamento è l’atto di dare lamano al malato ( Ernst von Leyen) la visione anatomo-clinica della m. porta alla eliminazione farmacologica , chirurgica o altro della causa immediata del processo morboso. La fisiopatologia consente di porre rimedi prevedibili sui disordini funzionali; La visione etiopatogenetica porta alla eliminazione della causa esterna (microbo o altro) (P.L. Entralgo: Antropologia medica)

96 Atto medico: momento operativo.
il sapere terapeutico consente di attualizzare due aspirazioni antiche: sublata causa tollitur effectus e restitutio ad integrum. (P.L. Entralgo: Antropologia medica)

97 Atto medico: momento operativo.
La malattia acuta curabile. Amministrare discretamente e opportunamente l’efficacia terapeutica della semplice pazienza. il buon medico sa rendere l’azione dei farmaci nobilior (Saliceto–medico medievale). Passare all’uso del trattamento più efficace. Il malato non cessa mai di essere un organismo personale; non è un puro organismo neppure quando è in coma.( considerare quello che è stato e quello che può essere la persona cui il corpo appartiene)

98 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente organica non è puramente occasionale ; spesso influisce la vita che il paziente ha voluto adottare. Non puro processo ma anche”sviluppo”. deve essere incorporata dal paziente nel nucleo della sua vita pesonale. Il medico non potrà limitarsi a prescrivere rimedi ma dovrà diventare compagno di cammino del malato da accompagnare per lungo tempo.

99 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente organica. Meta del trattamento. deve essere sempre la guarigione intera del malato, la restitutio ad integrum o se ciò impossibile , il conseguimento della migliore delle vite che la m. renda possibili. il medico si vede obbligato a rimodellare una vita umana. un atto di invenzione immaginativa. un atto di proiezione riformatrice. un atto di proiezione empatica.

100 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente organica. Struttura del trattamento. il medico compagno del paziente, suo educatore e suo amico (amicizia medica itinerante). Il rapporto terapeutico stesso porta a realizzare quelle attività , in senso medico, caratterizzanti questo tipo di amicizia. combinazione delle varie risorse terapeutiche attuali (farmacologiche, dietetiche, fisioterapiche, chirurgiche e psicoterapeutiche).

101 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente psichica. Meta del trattamento. Recupero della salute del malato oppure una vita la meno tormentata tra tutte quelle rese possibili dalla malattia. Nuovo e corretto installarsi del p. nella realtà. “che il malato giunga ad essere il migliore personaggio che la sua persona gli permette di essere”.

102 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente psichica Struttura del trattamento. “eros psicoterapeutico” di Seguin . attiva partecipazione del malato alla cura. Con l’effetto di ottenere: Conforto e sollievo Illuminazione (il m. vede e sente se stesso con crescente chiarezza e verità). rafforzamento (aumento di energia). guida.

103 Atto medico: momento operativo.
La malattia cronica prevalentemente psichica Struttura del trattamento. il medico potrà incontrare anche resistenza e ribellione nel m. Mezzi per vincerla: Capacità suggestiva, La verità (non facile installazione vitale nella propria verità). amicizia medica (grande motore nell’impresa di condurre psicoterapeuticamente il malato alla salute).

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105 “ Và e anche tu fa lo stesso ”. Lc 10, 37

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112 Rapporto medico-malato (1).
Fedeltà subordinata del medico ai valori assoluti della persona umana nel senso di una sua valorizzazione e costante rivalutazione (E. Sgreccia: Manuale di bioetica- 1999). Il paziente come agente principale. L’atto medico come rapporto di sinergia

113 Rapporto medico-malato (2). L’atto medico.
le categorie aristoteliche applicate all’attomedico: Causa materiale (il paziente) Causa formale (parametro di normalità) Causa efficiente (il medico) Causa finale (guarigione o prevenzione).

114 Implicazioni nel rapporto medico – malato: la relazione di cura come relazione compassionevole.
La compassione è un atteggiamento di profondo rispetto per l’altro nell’unicità della sua persona e della sua esperienza di sofferenza. I rapporti mediati dall’istituzione o dal contratto professionale non devono entrare in conflitto con quelli da persona-a persona. Ricoeur: Histoire et verité.

115 “ Và e anche tu fa lo stesso ”. Lc 10, 25-37

116 “ L’atto del guarire per mezzo del potere di Dio è allo stesso tempo un invito a credere in Dio e a usare le forze della ragione per il servizio della guarigione. Sempre si intende una ragione ad ampio spettro , che percepisce Dio e quindi riconosce anche l’uomo come unità di corpo e anima: chi vuole veramente guarire l’uomo deve vederlo nella sua interezza e deve sapere che la sua definitiva guarigione può essere solo l’amore di Dio”. ( Benedetto XVI : Gesu di Nazaret)

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