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I pensieri del narrare Le funzioni psicologiche e pedagogiche della narrazione Provincia autonoma di Trento Assessorato all’Istruzione e Sport Dipartimento.

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Presentazione sul tema: "I pensieri del narrare Le funzioni psicologiche e pedagogiche della narrazione Provincia autonoma di Trento Assessorato all’Istruzione e Sport Dipartimento."— Transcript della presentazione:

1 I pensieri del narrare Le funzioni psicologiche e pedagogiche della narrazione Provincia autonoma di Trento Assessorato all’Istruzione e Sport Dipartimento della Conoscenza Servizio Istruzione Ufficio Infanzia a cura di Alessandra Negro Scienze della Formazione - Torino

2 Perché raccontare storie ai bambini? Le storie si equivalgono?

3 Perché raccontare storie? Raccontami una storia Modalità relazionale del raccontare

4 Paesaggio duplice Nelle storie è presente un paesaggio duplice: (Bruner, 1990;1992) lo “scenario dell’azione”  gli eventi e quello della “coscienza”  i vissuti emotivi dei protagonisti I due piani sono fortemente intrecciati e interconnessi La narrazione è costituita dalla oscillazione tra: mondo internomondo esterno piano della conoscenzapiano di realtà AREA INTERMEDIA DI ESPERIENZA

5 Le storie si equivalgono? Stimare il pensiero del bambino La fiaba è un costrutto intellettuale complesso che richiede una certa agilità di pensiero Genere per bambini?

6 Charles Perrault (Francia, 1628-1703) Contes de ma mère l'Oye Raccolta di undici fiabe fra cui Cappuccetto Rosso, Barbablù, La Bella Addormentata, Pollicino, Cenerentola, Il gatto con gli stivali

7 I Fratelli Grimm Jacob Ludwing Karl (1785-1863) e Wilhelm Karl Grimm (1786-1859) Linguisti e filologi tedeschi, padri fondatori della germanistica Raccolta delle fiabe della tradizione popolare tedesca: Hänsel e Gretel, Cenerentola, Il Principe ranocchio, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, Il Lupo e i sette capretti

8 Hans Christian Andersen (1805-1875) Hans Christian Andersen (1805-1875) Scrittore e poeta Il brutto anatroccolo, La Sirenetta, Gli abiti nuovi dell’imperatore la Principessa sul pisello, Il Soldatino di piombo, La piccola fiammiferaia.

9 La grammatica della storia Un racconto, per essere compreso, ricordato e rievocato deve essere “ben formato”:  deve possedere determinate “categorie canoniche” che formano ed organizzano la struttura di una storia

10 La grammatica della storia Stein e Glenn (1978) hanno elaborato un tipo di grammatica delle storie rappresentata da sei categorie: 1.AMBIENTAZIONE 2.EVENTO INIZIALE 3.RISPOSTA INTERNA 4.TENTATIVO 5.DIRETTE CONSEGUENZE 6.REAZIONE

11 Le regolarità strutturali Le proprietà minime richieste perché si possa dire che un testo è una storia sono che: 1. un personaggio principale 2. si trova di fronte a una situazione inattesa, problematica, non desiderata 3. e mette in atto azioni per fronteggiarla; 4. perviene a una risoluzione del problema iniziale

12 1. Personaggio principale Il genere narrativo si caratterizza per il coinvolgimento affettivo ed emotivo del lettore/ascoltatore. Nelle storie si attua: un processo di identificazione con il protagonista (rispecchiamento negli stati emotivi dei personaggi) un processo di proiezione di aspetti di sé SIMILARITÀ FIGURALE E SITUAZIONALE

13 2. Situazione nuova Con la Psicologia moderna potremmo definirla come una situazione stressante… Eventi percepiti dall’individuo come minacciosi per il proprio benessere psicofisico (Lazarus, 1981) Il pericolo Si rischia la morte

14 Evento stressante (stressor) Il concetto di stress (reazione dell’organismo a uno stressor, evento stressante) assume un ruolo di primo piano nella Psicologia del benessere Stress  significa “pressione” e venne introdotto in medicina per analogia dalla metallurgia (legge di Hooke) Efficace metafora: un individuo è come un ponte, deve essere in grado di sostenere pesanti carichi e resistere agli agenti atmosferici esterni (pioggia, terremoti, ecc.)

15 Stress buono e cattivo Selye (1974) distingue tra due forme di stress: una positiva (eustress) quando la situazione stressante è sotto controllo e l’individuo è in grado di gestirla l’altra negativa (distress) quando si ha la sensazione di non essere in grado di gestire gli avvenimenti esterni  stati d’ansia e di incertezza  (esaurimento)

16 Stressor Il concetto di “evento stressante” non è di facile definizione perché lo stress è una variabile soggettiva (esempio: la vacanza) I fattori stressanti possono essere: gravi (come ad esempio la morte di una persona cara) minori (il traffico) acuti (un incidente) cronici (un ambiente di lavoro competitivo)

17 Caratteristiche stressor Gli eventi che generano distress hanno quindi tre peculiarità: sono incontrollabili, minacciosi per la salute e difficilmente prevedibili (Cassidy, 2002) il danneggiamento/perdita la minaccia la sfida

18 Mediazione cognitiva Tra il cambiamento ambientale (stressor) e la risposta del soggetto  si inserisce la mediazione cognitiva (appraisal)  le persone costantemente valutano:  il significato di cosa sta accadendo  le proprie risorse (coping)

19 3. L’importanza delle azioni concrete Le categorie più ricordate sono: ambiente - evento iniziale - conseguenze (Mandler e Johnson, 1977; Stein e Glenn,1979) Azioni centrali relative allo scopo (Levorato, 1988) I bambini sono interessati e si ricordano soprattutto le AZIONI ma generalmente comprendono il rapporto tra intenzione e azione, motivazione e scopi (probe questions = domande di ricerca, come e perché)

20 Il Coping: strategia di fronteggiamento Indica un insieme di sforzi cognitivi e comportamentali(pensieri, sentimenti ed azioni) che un individuo utilizza per far fronte alle situazioni problematiche in cui si imbatte quotidianamente e in circostanze particolari sono un tentativo di ristabilire l’equilibrio (Lazarus, 1991; Frydenberg 1997) lo stile di coping è quello che differenzia ciascun individuo nella reazione allo stressor

21 Coping Il coping è un costrutto multidimensionale È un processo dinamico In teoria è infinito il numero di azioni di coping che le persone usano per gestire le proprie preoccupazioni Non esiste lo stress in assoluto, né una strategia di coping che sia la più valida.

22 Coping sul problema / emozione Lazarus e Folkman (1984) distinguono tra due fondamentali strategie di reazione: le strategie focalizzate sul problema e le strategie focalizzate sull’emozione. Coping orientato al problema  azioni per agire sul contesto (modificare la situazione stressante) Coping orientato all’emozione  la persona agisce sul proprio vissuto emotivo, contenendo le ansie (ridurre la percezione dello stress)

23 Strategie adattive – focus problema ORIENTAMENTO AL PROBLEMA  strategie attive e di pianificazione CONFRONTAZIONE  sforzi propositivi per modificare la situazione PROBLEM SOLVING  sforzi intenzionalmente messi in atto per modificare la situazione RICERCA DI SOSTEGNO SOCIALE  ricercare l’aiuto degli altri per sostegno concreto o conforto emotivo AUTOCONTROLLO  sforzi per regolare i propri sentimenti e le proprie azioni

24 Strategie adattive – focus emozione AUTOCONTROLLO  sforzi per regolare i propri sentimenti e le proprie azioni USARE LO HUMOR  correlato al maggior livello di autostima AMMISSIONE DI RESPONSABILITÀ  riconoscimento del proprio ruolo nel problema e tentativo di risolverlo ATTITUDINE POSITIVA  atteggiamento di accettazione, contenimento e reinterpretazione positiva degli eventi RIVALUTAZIONE POSITIVA  tentativi di ridefinirsi positivamente focalizzandosi sulla crescita personale

25 Strategie disadattive Strategie disadattive DISTANZIAMENTO EVITAMENTO / FUGA STRATEGIE DI EVASIONE NEGAZIONE / RIFIUTO AUTOCOLPEVOLIZZAZIONE /AUTOCRITICA RUMINAZIONE Si tratta di vissuti negativi rispetto alla propria adeguatezza  sensazione di non avere le risorse/capacità per agire non poter controllare gli eventi esterni

26 Coping&Co. Situazione finale 4. Situazione finale

27 Coping e autostima L’autostima è la valutazione che l’individuo fa di sé stesso (Coopersmith, 1967)  indica quanto un individuo si ritenga capace e significativo Persone con una stima di sé più bassa tendono a indulgere in pensieri autocritici  minano l’autoefficacia e quindi la motivazione (Heimpel, Wood, Marshall, Brown, 2002)

28 Coping e autoefficacia Molti studi hanno messo in relazione il coping con l’autoefficacia (Bandura, 1977, 1982, 1984)  convinzione di “potercela fare” a realizzare una certa azione o a eseguire certi compiti Questa percezione di sé ha una influenza notevole sul modo con cui ciascuno di noi sceglie i propri obiettivi e sul tipo di risultati che pensa di ottenere

29 Alto senso di autoefficacia mettono alla prova le proprie abilità  compiti sfidanti si propongono obiettivi ambiziosi e mobilitano le energie per raggiungerli sono orientati alla soluzione dei problemi se falliscono ritengono di non essersi impegnati abbastanza  locus of control interno riemergono con più facilità dalle difficoltà

30 Basso senso di autoefficacia hanno scarse aspirazioni ed energie per raggiungere gli obiettivi prevalenza di dubbi e preoccupazioni piuttosto che attivazione pensieri negativi sui propri limiti si attribuiscono la causa dei propri fallimenti desistono di fronte alle difficoltà sono più soggetti allo stress e alle difficoltà

31 Resilienza È la capacità di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a organizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare a un esito negativo (Malaguti, 2005) Tre fattori principali costituiscono la capacità di resilienza: Le risorse esterne ed il supporto sociale di cui dispone il bambino  sviluppare senso di fiducia e di sicurezza nei confronti delle persone significative (io ho) Le risorse personali, credenze ed attitudini (io sono) Le competenze relazionali e di problem-solving (io posso)

32 …perché una storia lo sa


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