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STORIA E TEORIA DELLA TRADUZIONE cod. 064SL - 6 CFU (30h) responsabile prof.ssa RACCANELLO I MODULO: prof.ssa Manuela Raccanello (3 CFU, 15h) II MODULO:

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1 STORIA E TEORIA DELLA TRADUZIONE cod. 064SL - 6 CFU (30h) responsabile prof.ssa RACCANELLO I MODULO: prof.ssa Manuela Raccanello (3 CFU, 15h) II MODULO: prof.ssa Caterina Falbo (3 CFU, 15h)

2 I MODULO Le riflessioni sulla traduzione in Italia. Dalla teoria alla pratica. Argomento del modulo Con il presente modulo s’intende delineare lo sviluppo diacronico della riflessione sulla traduzione in Italia, focalizzando i contributi più significativi in tale ambito dal XVI secolo all’epoca contemporanea. Si evidenzia altresì l’evoluzione terminologica che caratterizza il settore. Bibliografia Dossier presentato dal docente. [in PDF nella sezione dispense di Moodle; ulteriori precisazioni verranno fornite all’inizio delle lezioni]

3 II MODULO Argomento del modulo Il modulo si suddivide in due parti. Nella prima parte ci si propone di delineare le grandi tappe della riflessione sulla traduzione attraverso l’analisi di alcuni testi fondamentali. Ci si soffermerà anche sui termini che nel corso dei secoli sono stati usati per indicare la traduzione. La seconda parte si concentrerà sulla nascita e la storia dell’interpretazione. Bibliografia La bibliografia verrà precisata a lezione.

4 Modalità d’esame del corso: L’esame, che è unico e ha forma scritta, consiste in due domande (una per ciascun modulo) relative agli argomenti trattati. (PREAPPELLO) La durata dell’esame è di 2h. Il voto conseguito è dato dalla media dei risultati delle prove relative ai due moduli. Si sottolinea l’obbligo di sostenere l’esame dei due moduli congiuntamente. Non è ammessa la rinuncia del voto conseguito. È obbligatoria l’iscrizione on-line.

5 ISCRIZIONE ON-LINE SITO ATENEO STUDENTI (Striscia blu: Ateneo/studenti/didattica…) SERVIZI ON-LINE LOGIN (a fine pagina) : inserire le proprie credenziali: NOME UTENTE PASSWORD (la stessa con cui entrate in rete)

6 CORSO DI STUDIO (CORSO DI LAUREA IN COMUNICAZIONE INTERLINGUISTICA APPLICATA) Nella colonna a SINISTRA → 3 sezioni A- HOME B- ESAMI C-TIROCINI/STAGE

7 In B-ESAMI: PRENOTAZIONI APPELLI (si visualizzano gli appelli on-line attivati dai docenti) In base alle esigenze personali: CLICCARE sull’icona : LIBRETTO BLU - PRENOTAZIONE APPELLO - PROCEDI - CONFERMA PRENOTAZIONE (Attenzione alle date, possono essere già inserite le date di più appelli. Tenere conto dei limiti entro i quali è possibile ogni iscrizione. Per corsi a struttura modulare, chiedere le modalità al docente responsabile del corso)

8 Antoine Berman: “Occuparci della storia della traduzione vuol dire portare alla luce la trama culturale particolarmente complessa nella quale, in ogni epoca e in luoghi diversi, la traduzione si trova a essere inserita”. Gianfranco Folena: “Per noi non si dà teoria senza esperienza storica. Né si può parlare di “teoria della traduzione” se non come parte di teorie generali della letteratura, della linguistica o dell’ermeneutica filosofica […], delle metodologie linguistiche e letterarie: dalla stilistica alla semiologia, fino alla linguistica generativa, alla logica formale e alla teoria dell’informazione”.

9 IL XVI SECOLO Rinascimento (dalla metà del XV alla fine del XVI sec) Cambiamenti storico-economici e socio-culturali: 1.Scoperta dell’America (1492) 2.Monarchie nazionali 3.Sviluppo economico e sociale 4.Riforma Protestante e Controriforma 5.Affermazione del volgare come lingua letteraria 6.Letterature nazionali 7.Invenzione della stampa a caratteri mobili (Gutenberg, metà XV sec.)

10 LA TRADUZIONE Traduzione come copia servile del TP Traduzione come libera riscrittura del TP (la “bella infedele”, Cfr. Georges Mounin) Traduzione come imitazione (modelli classici e modelli moderni) Traduzione come libero adattamento del TP Traduzione assimilatrice (Cfr. Antoine Berman) Traduzione naturalizzante Funzione della traduzione: assolvere a esigenze culturali di innovazione

11 I a metà del XVI secolo Traduzioni dal greco in latino Traduzioni dalle lingue classiche in volgare (non senza querelle tra favorevoli e contrari: Francesco Amadi, Dialogo de la lingua italiana, 1530; Sperone Speroni, Dialogo delle lingue, 1542; Bartolomeo Ricci, De imitatione, 1545) I dizionari (bilingui e plurilingui). Ambrosio Calepino.

12 II a metà del XVI secolo Fioritura della traduzione in lingua volgare: a Firenze e a Venezia, i centri dell’editoria dell’epoca, primeggiano le traduzioni in volgare rispetto a quelle in latino; hanno notevole merito, in tal senso, le Accademie, che incrementano la diffusione della lingua volgare. (decreto di Cosimo I de’ Medici, 1542). Traduzione dei testi sacri: in controtendenza rispetto a quella in volgare a livello europeo (proibizione dopo il Concilio di Trento, 1545-1563)

13 Il traduttore In genere è un intellettuale, particolarmente attento al gusto del pubblico per il quale traduce e al contesto ricevente. Fa del lavoro di traduzione un esercizio di stile, dimostrando le proprie capacità di far rivivere il testo altrui - in genere il testo classico antico – attraverso una nuova lingua ed esibendo la propria abilità creativa. Spesso “traveste” il testo originale e compete con il suo autore, gareggiando in quanto a bravura. La traduzione diventa un’operazione basata su un’interpretazione individualistica,

14 Il traduttore Dispone di modelli riconosciuti (cioè di forme, generi, stilemi degni di considerazione quanto quelli dei TP) in cui calare le opere da tradurre. Si consolida allora la consuetudine della naturalizzazione stilistica, per cui tradurre autori classici come Ovidio e Virgilio equivale ad “addomesticarli”, “petrarchizzandoli”, “ariostiz- zandoli”, ecc. (quindi “calandoli” negli stilemi di Pe- trarca, Ariosto ecc.) Si tratta di una traduzione assimilatrice ed etnocentrica, che non rispetta l’ALTRO.(Cfr. Antoine Berman: assimilazione vs decentramento)

15 Il traduttore Tra i tanti, un esempio paradigmatico è dato da Annibal Caro, il quale traduce l’Eneide, in ende- casillabi sciolti, tra il 1563 e il 1566. Opera comple- tamente autonoma rispetto al testo virgiliano, un rifacimento che risponde al segno tutto rinasci- mentale dell’imitazione. La semplicità del TP viene riformulata secondo il gusto di una retorica ricca e spesso incline alla ridondanza. Non esiste più il rigore filologico del primo Umanesimo.

16 IL LETTORE Chi è il potenziale lettore delle traduzioni. Il traduttore si rivolge al lettore. La prefazione dell’opera tradotta: un enco- mio al lettore. Vincenzo Cartari, Il Flavio intorno a i Fasti volgari, 1553 (sul destinatario della tradu- zione in lingua volgare e sulla querelle traduzione vs apprendimento delle lingue).

17 La teoria della traduzione (XVI sec.) I “luoghi”della teorizzazione e della critica della traduzione: A.Trattati che riguardano solo la traduzione B. Trattati linguistici che includono il tema della traduzione C. Il paratesto [greco para>vicino + latino textus>testo = gli elementi testuali e grafici che fanno da contorno a un testo e, in qualche modo, lo presentano e lo prolungano]. Distinguiamo due “zone” paratestuali:

18 Il paratesto 1. PERITESTO: Le Prefazioni Le Postfazioni Le Note 2. EPITESTO: I Carteggi

19 Trattati che includono il tema della traduzione Sperone Speroni, Dialogo delle lingue, 1542 (su questioni della lingua e della traduzione. In forma di dialogo tra Pietro Bembo, Giano Lascaris e Pietro Pomponazzi, intellettuali di punta dell’Umanesimo latino e volgare, e un Cortegiano e uno Scolare; a sostegno della tra- duzione in lingua volgare, per ragioni comu- nicative e quindi anche democratiche: non tutti capiscono il greco e il latino; graduale, ma epocale mutazione del sistema culturale ita- liano ed europeo)

20 Giovan Battista Gelli, I capricci del bottaio, 1546. Dialogo diviso in Ragionamenti, tra il bottaio Giusto e la sua Anima. Per quanto riguarda la lingua, sostiene il volgare e la traduzione in lingua volgare dei testi classici, senza escludere i testi scientifici: “la nostra lingua è attissima a esprimere qual si voglia concetto di filosofia o astrologia o di qualunque scienza, e così bene come si sia la latina, e forse anche la greca”. Inoltre, ribadisce l’im- portanza della traduzione nella storia della cultura, con particolare riferimento alla traduzione della Bibbia.

21 Esempi peritestuali: le prefazioni Bernardino Daniello, A i lettori (prefazione della sua traduzione di Virgilio: La Georgica di Virgilio, di Latina in Thoscana favella, tradotta, e commentata, 1549; in risposta alle critiche mosse alla prima edizione [1545] della sua traduzione delle Georgiche) Alessandro Piccolomini, A i lettori (prefazione della sua traduzione della Poetica di Aristotele, 1575) Tematiche principali: a.Sulla dignità del volgare per le traduzioni dal latino/greco b.L’utilità della traduzione in volgare

22 I trattati sul tradurre Lodovico Castelvetro, Lettera del traslatare, 1543: A.Cicerone come punto di riferimento; B. sul “rivestimento” con altre parole di concetti “d’al- trui, et già vestiti”; C. sull’intraducibilità di alcuni concetti; D.sulla traduzione non solo come mediazione inter- linguistica ma anche interculturale; E. sulla traduzione come mantenimento, il più possi- bile, dei tratti costitutivi dell’originale (“Non m’accordo con coloro che, lasciate le parole, attendono al senso solo, e men con quelli altri che, lasciata una parte del senso, un’altra ve ne ripongono in suo luogo”.)

23 Sebastiano Fausto da Longiano, Dialogo del modo de lo tradurre d’una in altra lingua secondo le regole mostrate da Cicerone (Venezia, 1556) Che cosa significa “secondo le regole mostrate da Cicerone”: Antitesi ciceroniana nel De optimo genere oratorum ("Sulla miglior arte dell'oratoria), 46 a.C. o 50 a.C., prefazione della traduzione delle orazioni di Demostene ed Eschine ut interpres = la traduzione risponde all’esigenza della massima fedeltà del senso e della lettera del testo originale ut orator= la traduzione è libera, rispettosa del senso ma non della lettera, cioè della forma

24 Cicerone: “Ho tradotto [Demostene e Eschine] da oratore (ut orator), non già da interprete (ut interpres) di un testo”. Quindi, ha tradotto in maniera “libera”. Cicerone pone le basi dell’annosa dicotomia tra traduzione letterale e traduzione libera, coppia antinomica che, sotto varie denominazioni, domina la storia della teoria e della prassi della traduzione.

25 Sebastiano Fausto da Longiano Tipico letterato dell’epoca Le corti Le case editrici Le Accademie Traduttore: traduce le Epistulae ad familiares di Cicerone, con il titolo di Epistole dette le Familiari di M.T. Cicerone recate in italiano, con le ragioni de lo modo tenuto ne la tradottione, 1544, Venezia, ed. Valgrisi (le Epistole famigliari di Cicerone, 1545, Venezia, ed. Manuzio, traduzione di Guido Loglio; querelle tra i due traduttori)

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27 Dialogo del modo de lo tradurre d’una in altra lingua secondo le regole mostrate da Cicerone Obiettivo A. chiarezza concettuale nel dibattito sulla traduzione B. operare un distinguo tra la traduzione vera e propria, come l’intende Longiano, e tutte quelle forme della ricezione dei testi che all’epoca sono considerate traduzioni; C. stigmatizzare il comportamento libero di molti traduttori, troppo disinvolti nei confronti dei testi originali e desiderosi di soddisfare l’aspettativa del pubblico moderno, formatosi con la lettura dei grandi autori italiani.

28 1.Come si configura il Dialogo 2.I protagonisti del Dialogo: Occulto e Inquieto 3.Il fondamento del Dialogo: Come tradurre? 4.Le trasmutazioni del testo intese, al tempo, come traduzione, e che Longiano critica: A.METAFRASI (restituzione molto libera del TP) B.PARAFRASI (resa del TP con giri di parole ) C.COMPENDIO (riassunto/omissione del TP) D.ISPIANATIONE (chiarificazione del TP)

29 La TRADUZIONE secondo Longiano: Altre denominazioni (conversione, traspositione, traslatione) Confronto con la traduzione delle Epistole di Loglio Come bisogna tradurre (…del modo de lo tradurre…) Si può tradurre sempre letteralmente? (lezione di grammatica comparata → anisomorfismo delle lingue ) Tipologia testuale (text typology) e approccio traduttivo La traduzione secondo lo schema classico (soggetto, distribuzione, elocuzione)

30 Soggetto: il contenuto del TP Distribuzione: la struttura del contenuto del TP, ossia l’ordine dei concetti e delle parole (asse sintagmatico) Elocuzione: il lessico del TP, composto da parole semplici e parole congiunte o collocate 1. parole semplici ( trite e traslate ) 2.parole comuni [parole simili in italiano e latino] 3. parole non comuni → tripartizione a.culturospecifiche b.antiche c.latinismi → prestito/trascrizione → perifrasi

31 d. neologismi → come si creano: A. INFLESSIONE B. SIMILITUDINE C. IMITAZIONE D. COMPOSIZIONE

32 Le locuzioni idiomatiche (In linguistica, gruppo di parole in rapporto grammaticale fra loro (come perdere la bussola), o soltanto giustapposte (come mosca bianca), che ha un valore figurato complessivo non corrispondente alla somma degli elementi che la compongono. La traduzione letterale in altre lingue di una locuzione idiomatica non ha, in genere, un senso logico. Es: (fig. una persona rara) mosca bianca > black swan, ing./merle blanc, fr./mirlo blanco, sp.)

33 DECALOGO: * La traduzione della cultura del contesto di partenza * Tipologia testuale e approccio traduttivo * Traduzione e terminologia * Difficoltà della traduzione letteraria: 1. composizione o eufonia 2. degnitade o figure retoriche ( → omofonia: rime e assonanze) 3. numero ( → metrica) Conclusione del trattato: confronto traduzione Longiano/Loglio. Il pubblico decreta il successo di Loglio, che a esso si è adeguato. La traduzione di Longiano è caratterizzata da marcata aderenza al TP latino per cui è quasi illeggibile.

34 L’adeguatezza Fausto da Longiano traduce in base al concetto di ADEGUATEZZA → secondo tale strategia traduttiva la dominante del metatesto (TA) non è la facilità di ricezione del TA secondo i canoni della cultura ricevente, ma il prototesto (TP), l’originale in quanto tale. Le traduzioni adeguate danno un grande apporto allo scambio tra culture, poiché molto di ciò che è culturospecifico del TP viene conservato, in modo da trasferire elementi culturospecifici nella cultura ricevente, ma che non sempre si leggono con facilità. (Antoine Berman → trad. etica)

35 L’accettabilità Guido Loglio traduce in base al concetto di ACCETTABILITÀ → secondo tale strategia traduttiva la dominante del metatesto (TA) non è il prototesto (TP), ma la facilità di ricezione del metatesto secondo i canoni della cultura ricevente. Le traduzioni accettabili sono quelle che si leggono con più facilità, ma non danno un grande contributo allo scambio interculturale, poiché molto di ciò che è culturospecifico del TP viene modificato, sostituito da elementi culturospecifici della cultura ricevente oppure non culturospecifici, standard. (Antoine Berman → trad. etnocentrica o assimilatrice)

36 Il XVII secolo in Italia G.Galilei G.B. Marino T. Campanella

37 Contesto culturale 1.In Italia prevale la produzione poetica (G.B. Marino e altri), satirica (Salvator Rosa), teatrale (tragedia e commedia dell’arte). 2.Il romanzo: periodo di decadenza (Ambrogio Marini). Si traducono i romanzi più importanti delle letterature straniere: picaresco (spagnolo e tedesco); pastorale (L’Astrée di d’Urfé); eroico-galante (Mlle de Scudéry, de la Calprenède); educativo (Fénelon); psicologico (Mme de La Fayette); fantastico- filosofico (Cyrano de Bergerac). Il romanzo straniero più celebre grazie alla traduzione è il Don Chisciotte. 3.La fiaba (il Pentamerone del Basile):

38 4.Letteratura dialettale: importante produzione nel VXII secolo (poesia, prosa, commedia): a.G.BASILE: (napoletano, Lo cunto de li cunti o Il Pentamerone, postumo 1634); b.G.C.CORTESE: (napoletano, La Vaiasseide, 1615; Micco Passaro ‘nnammurato, 1621); c.M.BOSCHINI: (veneziano, La carta del navegar pi- toresco, 1660); d.G.C.CROCE: (bolognese,Il Bertoldo, 1606); e.C.M.MAGGI: (milanese, I consigli di Meneghino, 1697); f.G.B.TANA: (piemontese, Ël cont Piolet, rappresen- tazione postuma nel 1784)

39 Traduzione italiano>dialetto Alcuni esempi di traduzione italiano>dialetto: Carlo ASSONICA: La Gerusalemme liberata del Tasso tradotta in dialetto bergamasco (Il Goffredo del signor Torquato Tasso travestito alla rustica bergamasca dal dottor Carlo Assonica, 1670) Alberto VANGHETTI: traduce L’Orlando Furioso, 1655, in dialetto bergamasco Cesare CIMINELLI: traduce La secchia rapita del Tassoni in dialetto emiliano

40 Contesto politico-economico 1.Dominio spagnolo (a eccezione dello stato pontificio e della Repubblica di Venezia). Tutti gli Stati italiani vengono investiti, in varia misura, dai conflitti che vedono implicata la Spagna. 2.In alcune corti italiane l’influsso di Madrid viene soppiantato da quello della Francia di Luigi XIV. 3.Varie rivolte antifrancesi e antispagnole (Masaniello a Napoli, 1647). 4.Censura della Chiesa e Inquisizione. 5.La peste: l’epidemia al nord nel 1630-31 e al sud nel 1656-57 dimezza la popolazione di Milano e Napoli. 6.Crisi economica rilevante.

41 La traduzione in Italia nel XVII secolo 1.La teoria della traduzione trova spazio in sede paratestuale. 2.Traduzione come rifacimento, ma senza l’eccesso delle Belles Infidèles francesi. 3.Qualche esempio di traduzione-rifacimento: a.la versione del De rerum natura di Lucrezio a opera di Alessandro Marchetti b.La versione degli Annales di Tacito a opera di Bernardo Davanzati

42 Della natura delle cose Alessandro Marchetti, (1633-1714, prof. di filosofia e di matematica a Pisa,di scuola galileiana) De rerum natura di Lucrezio (I sec.a.C.)

43 1. Della natura delle cose: perché rifacimento? 2.Versione manifesto del raziona- lismo cartesiano: a.condanna da parte delle autorità ecclesiastiche b.complessa vicenda editoriale c.influenza il gusto arcadico

44 Annales (115-117) Publio CornelioTacito Annali (1596-1600) Bernardo Davanzati (1529-1606) letterato,economista, agronomo, mercante, storico fiorentino

45 1.Come nascono gli Annali: a.l’Accademia degli Alterati affida a Davanzati il volgarizzamento degli Annales di Tacito. b.motivo della richiesta: rispondere all’accusa che arriva dalla Francia, precisamente da Henri Estienne, secondo la quale la lingua italiana è troppo prolissa e quindi non adatta a rendere lo stile di Tacito, mentre la lingua francese è adatta a ciò. c.nel 1637 viene pubblicata postuma la traduzione di tutta l’opera di Tacito a opera di Davanzati.

46 Come traduce Davanzati a.Nella Premessa al I Libro degli Annali: Ho messo la lingua fiorentina a correre a prova con la lingua latina e con la francese al dono della brevità b.Traduzione molto concisa (in risposta a Estienne) c.Inserisce molte forme popolari e dialettali fiorentine del tutto estranee al testo che traduce. d.Utilizza nella traduzione la lingua dell’oralità, con tutta la ricchezza degli idiotismi, che Davanzati vuole conservare.

47 Annales > Annali (1603) tradotti da Adriano Politi (1542-1625), erudito senese Sfoggio della parlata senese (rivalsa del senese sulla lingua fiorentina) Querelle non solo tra le lingue moderne ma anche tra idiomi diversi dello stesso ambito linguistico Funzione della traduzione in tale contesto

48 La lingua italiana e la traduzione Sulla superiorità della lingua italiana Francesco Fulvio Frugoni (1620-1686), scrittore barocco genovese, studia in Spagna Il cane di Diogene (racconti satirici, 1689)

49 Frugoni sulla querelle tra le lingue moderne, francese e spagnolo vs italiano (da Il cane di Diogene) : “Stian dunque in pace le due lingue opposte [francese e spagnolo], perché ognuna ha i suoi pregi particolari e cospicui che le rendono segnalate ed insigni tra tutte le altre. Non sorpassan però l’italiana, poiché son superate dalla latina, che delle lingue tutte si può appellar reina. In conseguenza l’italiana, primogenita di essa, ha con giustizia da riputarsi d’ogni altra più vaga e più bella, perché porta ne’ lineamenti le fattezze nobili della regia sua genitrice”.

50 La traduzione in italiano dalle lingue moderne 1.Che cosa si traduce 2.Con quali obiettivi 3.Il pubblico e l’editoria 4.Lo statuto della traduzione 5.Le difficoltà linguistiche: a.Giuseppe Ronchi (trad. dal francese) b. Lorenzo Franciosini (trad. dallo spagnolo) 6.L’aderenza al testo di partenza (la traduzione “straniante”; es. Carlo Laderchi Foschera traduttore di L’Astrée)

51 Traduzione e registro linguistico Il registro linguistico = diverso modo di realizzare, nell’atto linguistico, le possibilità che offre un sistema linguistico, soprattutto in rapporto al ricevente e alle finalità che chi scrive o parla si propone. Es. r. elevato, familiare, colloquiale ecc.) Nei TP, per es., espressioni gergali, furbesche, proverbi popolari ecc. (es. di variabile diastratica, ossia il variare della comunicazione linguistica in base al diverso contesto socioculturale dei parlanti/personaggi di una narrazione), un r. “basso”, problematico per i traduttori. Alessandro de Novilieri Clavelli traduttore delle novelle di Cervantes, (Il Novelliere castigliano, 1625)

52 La traduzione in italiano dalle lingue antiche 1.Intenti programmatici dei traduttori e risultati effettivi 2.La fama del traduttore di testi classici 3.La letteratura classica come modello 4.La teoria del compenso

53 La terminologia della traduzione Lettera (1620) di Giovan Battista Marino (1569- 1625; massimo poeta barocco → marinismo) ↓ Claudio Achillini (1574- 1640; poeta barocco prof. di diritto civile a Bologna e a Ferrara, amico e seguace del Marino)

54 1.IL PLAGIO (L’Adone) 2.TRADUZIONE PEDANTESCA (= mot à mot, letterale) 3.PARAFRASI (Marino:”tradurre intendo non già vulgarizzare da parola a parola, ma con modo parafrastico, mutando le circostanze della ipotesi ed alternando gli accidenti senza guastar le circostanze del sentimento originale”) 4.IMITAZIONE: a.universale (“invenzione e cose”: contenuto) b.particolare (“sentenza e parole”: stile, forma) 5.FURTO

55 Il Marino si vanta delle sue traduzioni condotte secondo il metodo parafrastico. Sull’l’idillio di Piramo e Tisbe, nella Sampogna, plagio delle Metamorfosi di Ovidio: “l’ho illustrato, ampliato con diversi episodietti e descrizioni, onde quel che v’è rimasto del suo primiero autore è sì poco, che si può dir quasi nulla, né so s’egli stesso così travestito si riconoscerebbe per suo. Or avvenga che, per esser le suddette cose da me accresciute ed arricchite di molti lumi, che per l’addietro non avevano, io possa dire d’aver sopra di esse qualche giusta giurisdizione e d’essermene non senza ragionevole autorità insignorito: non voglio con tutto ciò esserne tenuto legittimo possessore”

56 La traduzione pedantesca Si fonda sul convincimento che, in quanto l’italiano è lingua primogenita del latino, si può tradurre dal latino in italiano in modo diretto. In merito, i risul- tati non sono eclatanti, a eccezione delle traduzioni di Paolo Abriani (1607-1699, poeta marinista e religioso). Traduce l’Ars poetica di Orazio e le Pharsalia di Lucano [“quando tra le guerre di Cesare e Pompeo abbiano a leggersi in Lucano tradotto, senza imitarne il testo, non saranno in tal caso opere di Lucano” / “la variazione delle parole, delle frasi, anche se il senso sia il medesimo, non costituisce un traduttore, ma bensì un nuovo autore della istessa materia”]

57 La parafrasi Il metodo parafrastico è più utilizzato del metodo diretto. Maggiori esempi: A.Francesco Pona (1595-1655, filosofo e medico), traduce Ovidio (La trasformazione del primo libro delle Metamorfosi di Ovidio, 1618). Nell’Avviso al lettore si legge: “Impresa non ancora tentata è quella di trapiantare in cotal modo parafrasando, le piante del Lazio a’ giardini della Toscana, con fare innesti su l’altrui piante, e sparger fiori sebben posticci, non però disdicevoli a’ rami di arbore straniero” Pona limita la scelta della parafrasi ai testi classici. Quanto traduce testi moderni sceglie il metodo diretto (letterale).

58 B.Pietro Michiele (nobile veneto, traduce l’Ars amatoria di Ovidio, 1642) C.Federico Malipiero (nobile veneziano, traduce in prosa l’Iliade e l’Odissea trasportata dalla Greca nella Toscana lingua, 1643) D.Ciriaco Basilico, ps. Di Domenico Regi (letterato napoletano, traduce parte del Satyricon di Petronio: i Successi di Eumoplione, 1678. Il suo volgarizzamento molto libero di Petronio è celebre in quanto è la prima traduzione del Satyricon in una lingua moderna. Seguirà la Francia, con François Nodot nel 1698)

59 la teoria della traduzione nel XIX secolo in Italia Mme de Staël 1766-1817 Scrittrice francese De L’Allemagne, 1810 (manifesto del Romanticismo) Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni (1816)

60 1.Sulla funzione della traduzione : arricchimento delle lingue e delle culture [“Trasportando da una lingua all’altra i capolavori dell’ingegno umano, si rende un alto servizio alla letteratura. Se ogni nazione moderna si limitasse alla propria produzione di capolavori – che sono rari – rimarrebbe povera. Con le traduzioni le idee circolano e ciò è assolutamente positivo”]

61 2.La traduzione come conoscenza dell’”Altro” [“… nuovi colori, modi insoliti, … forestiere bellezze”] 3.Traduzione e decentramento. Condanna della traduzione etnocentrica. [“… guardiamoci dall’usanza francese di tramutar sì le cose altrui che della origine loro niente si ravvisi. Colui che mutava in oro ogni cosa che toccasse, non trovò più cosa lo nutrisse”]

62 4.La traduzione e la ricezione del testo originale. Traduzione “autorevole” e ritraduzione. 5.Sull’ANISOMORFISMO delle lingue. [fenomeno che contraddistingue tutti i linguaggi non artificiali, per cui esprimono concetti uguali con forme diverse → non sovrapponibilità delle lingue → traduzione asintotica]

63 6.Sull’anisomorfismo delle lingue e la traduzione poetica [“… non si traduce un poeta come col compasso si misurano e si riportano le dimensioni di un edificio; ma a quel modo che una bella musica si ripete sopra un diverso strumento: né importa che tu ci dia nel ritratto gli stessi lineamenti ad uno ad uno, purché vi sia nel tutto una eguale bellezza”] 7.Sulla traduzione delle pièces teatrali

64 Giacomo Leopardi 1798-1837 poeta Zibaldone Note alle traduzioni

65 1.I luoghi della riflessione: A.PERITESTO: Prefazioni e note (nei testi tradotti) B.EPITESTO: Zibaldone 2.La riflessione sulla traduzione e la pratica della traduzione A.La traduzione di Mosco, gli Idilli (poeta greco, II sec. a.C.) B.La traduzione del II canto dell’Eneide (critica della traduzione dell’Eneide di Annibal Caro)

66 “… della scioltezza… della semplicità scelte dal Caro… se aprite l’Eneide di Virgilio di queste in genere non trovate niente o quasi niente, ma un dire invece sempre grande, sempre magnifico, sempre segnalatamente nobile, sempre superiore a quello del comune degli uomini. Questo risulta e vi dà negli occhi, e questo chiamate carattere dello stile virgiliano… il Caro perché la sua traduzione corra sempre libera e spedita, s’adopera a fare bellamente familiari anche i luoghi nobilissimi. Ora se è d’obbligo stretto del traduttore il conservare anche i minutissimi lineamenti del testo, l’averne tramutato il distintivo e la proprietà principale, certo sarà un gran peccato. Per tanto il Caro a me pare che sia da imitar con molto giudizio come traduttore”.

67 Come va tradotto Virgilio (e come vanno tradotti gli autori classici in genere): Il traduttore deve cercare, tra le poetiche esistenti nel panorama letterario italiano a lui contemporaneo, un modello omologo all’autore del TP, e condurre la traduzione in base a esso: “un traduttore dovrebbe studiare assaissimo il Parini, e quanto più si accostasse allo stile pariniano, tanto più realizzerebbe lo stile virgiliano” [es. Virgilio > Parini/Mosco > Monti] un traduttore dovrebbe studiare assalissimo il Parini,e quanto più si asse allo stile pariniano,tanto piùun traduttore dovrebbe studiare assalissimo il Parini,e quanto più si asse allo stile pariniano,tanto più

68 Come traduce l’Eneide 1.Obiettivo nei confronti del TP: conservare il sapore e lo stile “grande, magnifico e nobile” del testo virgiliano Alcune strategie: a.Latinismi [es. fatum > fato] b.Latinizzazione della lingua italiana [es. sintagma verbale in chiusura di frase] 2.Obiettivo nei confronti della LA: non “corrompere” la lingua italiana

69 La lingua italiana e la traduzione la lingua italiana permette di esprimere “i modi, le forme, le parole, le grazie, le eleganze, gli ardimenti felici, i traslati, le inversioni” [la lingua italiana si lascia plasmare senza, per questo, “corrompersi”] Sul traduttore di Virgilio [e del testo poetico in genere]: “Messomi all’impresa [la trad. dell’ Eneide], son ben dirti avere io conosciuto per prova che senza esser poeta non si può tradurre un vero poeta, e meno Virgilio, e meno il secondo Libro della Eneide” [lettera a P. Giordani, 30 aprile 1817]

70 Sulla traduzione in versi e in prosa Io certo quando traduco versi, facilmente riesco (facendo anche quanto posso per conservare all’espressione la forza che hanno nel testo) a dare alla traduzione un’aria d’originale, e a velare lo studio; ma traducendo in prosa, per ottener questo, sudo infinitamente più, e alla fine probabilmente non l’ottengo. Però io avea conchiuso tra me che per tradur poesia vi vuole un’anima grande e poetica e mille e mille altre cose, ma per tradurre in prosa un più lungo esercizio ed assai più lettura, e forse anche (che a me pare necessarissimo) qualche anno di dimora in paese dove si parli la buona lingua, qualche anno di dimora in Firenze.

71 Sulla traduzione di Luciano, i Dialoghi (scrittore greco, 120 d.C.): Quale obiettivo si propone: restituire in LA il testo di Luciano, senza sminuire né l’opera nel suo complesso, né le peculiarità lessicali Alcune problematiche traduttive A.Il neologismo B.Il proverbio

72 A.Il neologismo “Un’osservazione importantissima intorno alle traduzioni, e che non so se altri abbia fatta, e di cui non ho in mente alcuno che abbia profittato, è questa. Molte volte noi troviamo nell’autore che traduciamo, per esempio greco, un composto, una parola che ci pare ardita, e nel renderla ci studiamo di trovargliene una che equivalga, e fatto questo siamo contenti. Ma spessissimo quel tal composto o parola, comeché sia, non solamente era ardita, ma l’autore la formava allora a bella posta, e però nei lettori greci faceva quell’impressione e risaltava nello scritto come fanno le parole nuove di zecca, e come in noi italiani fanno quelle tante parole dell’Alfieri, per esempio spiemontizzare.

73 Onde tu che traduci, posto ancora che abbi trovato una parola corrispondentissima, proprissima, equivalentissima, tuttavia non hai fatto niente, se questa parola non è nuova e non fa in noi quell’impressione che facea ne’ greci. E qui è cosí comune l’inavvertenza che nulla piú, se traducendo trovi quella parola e non l’intendi, tu cerchi ne’ dizionari, e per esser quella parola di un classico, tu ce la trovi colla spiegazione in parole ordinarie, e con parole ordinarie la rendi e non guardi, prima se quell’autore che traduci è il solo che l’abbia usata, secondo, se è il primo; perché potrebbe anche dopo lui esser passata in uso e nondimeno non essere stato meno ardito né nuovo né esprimente il suo primo usarla...

74 Ecco un esempio. Luciano ne’ Dialoghi de’ morti usa la parola ἄ ντανδρον. Cerca ne’ lessici: spiegano succedaneus ec. ma se tu vòlti: sostituto, o che so io, non arrivi per niente all’efficacia burlesca e satirica di quella nuova parola di Luciano che vuol dire: contrappersona, e colla sua novità ha una vaghezza e una forza particolare specialmente di deridere (Nota bene. Io non so se questa voce di Luciano sia di lui solo: la trovo ne’ Dizionari senza esempio, onde potrebbe anche esser propria della lingua; e bisogna cercare migliori dizionari che io per ora non ho; perché cadrebbe a terra quest’esempio, per altro sufficiente a dare ad intendere, vero o no che sia la mia proposizione e osservazione). Quello che io ho detto delle parole va inteso anche dei modi, frasi, ec. ec. ec.

75 La traduzione “straniante” La parola usata nel TA da Leopardi deve suscitare nel lettore della LA un effetto simile a quello suscitato dal TP nel lettore della LP. Leopardi non ha optato per il forestierismo (che poteva essere antantropo), ma per la traduzione “straniante”, che non banalizza il TP e che nel contempo sfrutta le convenzioni linguistiche della lingua italiana. Con il termine contrappersona pensa di suscitare nel suo lettore una reazione quanto meno di sorpresa (come è ipotizzabile sia successo per i lettori greci di Luciano)

76 B.Il proverbio [Concentrazione semantico/ritmica] “Qui Luciano ha un proverbio al quale non corrisponde nessuno de' nostri ch'io sappia; e il proverbio è di quelli che renduti secondo che suonano, o restano insulsissimi o anche senza senso: ora parafrasato e dichiarato nessun proverbio è più proverbio, e per l’ordinario diventa freddura. Sicch’io l’ho saltato di netto: e pure in questa traduzione ho proposto di essere fedelissimo”

77 Umberto Eco, 1932, saggista, romanziere, docente di semiotica Gérard de Nerval, 1805-1855 scrittore francese Sylvie (1854) > Sylvie (1999)

78 A.La riflessione sul tradurre Traduzione source-oriented/sourcière [= portare il lettore verso il TP; ADEGUATEZZA] oppure Traduzione target-oriented/cibliste [= portare il TP verso il lettore; ACCETTABILITÀ]? a.Traduzione source-oriented/sourcière: es. Omero e “l’aurora dalle dita di rosa” b.Traduzione target-oriented /cibliste: es. rinvio intertestuale all’Infinito (al di là della siepe) del Leopardi nel Pendolo di Foucault di Umberto Eco.

79 Peritesto: Note sulla traduzione, Postfazione alla traduzione di Sylvie di Nerval, Torino, Einaudi, (Collana: Scrittori tradotti da scrittori), 1999. Necessità della ritraduzione [“… si è osservato che, mentre un’opera originale si presenta sempre uguale, le traduzioni “invecchiano” e vengono rifatte nel tempo, perché rendono conto del modo in cui una certa epoca e una certa cultura riescono ad accedere a quel testo”.]

80 Sulla N.d.T. [sulla nota del traduttore: Perché non ho posto note esplicative] “Un testo narrativo (se non è sconnesso e delirante) fornisce al lettore tutte le nozioni che debbono servirgli, e se non specifica qualcosa è perché non è essenziale ai fini della comprensione. Naturalmente ci sono dei momenti in cui il lettore può trovarsi sopraffatto da nomi di persone o di luoghi che non conosce. In tal caso deve fare finta di capire. Facendo finta, entrerà agevolmente nel testo, e alla fine avrà capito quanto basta…

81 … Che cosa si dovrebbe fare di fronte alla p.2 dove si descrive l’epoca “strana” in cui il narratore stava vivendo? Il testo abbonda di riferimenti ad Apuleio, alla Fronda, alla Reggenza, era stata preceduta da due paragrafi in cui si rievocano gli affreschi di Ercolano e le principesse d’Elide e di Trebisonda, e termina con gli Unni e i Turcomanni… Davvero il lettore deve far precedere la lettura di Sylvie da un ripasso generale del Larousse? Non credo.”

82 Quale metodo traduttivo scegliere? [dato che “ tradurre non vuol dire solo trasporre da lingua a lingua ma anche da cultura a cultura e da secolo a secolo, il traduttore può operare, in teoria, due scelte: o portare il lettore a capire il mondo linguistico e culturale dell’autore (e dei lettori originari), o rendere quel mondo in termini comprensibili al lettore contemporaneo d’altra lingua. L’opzione non può essere drastica, occorre fare del cabotaggio da caso a caso, sapendo che si perde sempre qualcosa, ma che quello che si è perso in un punto lo si può guadagnare altrove”.

83 PRINCIPIO FONDAMENTALE: “Non far dire al testo quello che non poteva voler dire, e solo perché la nostra lingua (LA) ci permetterebbe di dirlo. Faccio un esempio: B.FAUVETTE [>silvia > capinera] Capinera= IPONIMO Silvia= IPERONIMO In questo caso Umberto Eco opta per una IPERTRADUZIONE= esplicita di più rispetto al TP

84 *L’INTERPUNZIONE *PRONOMI ALLOCUTIVI [= I pronomi usati per rivolgersi ad un'altra persona per iniziare la comunicazione]. Considerare il contesto epocale: Es.VOUS > VOI [oggi, in genere: VOUS >LEI] *LA RIPETIZIONE [=figura retorica dell’insistenza, crea giochi di corrispondenze nel testo letterario] “La regola dovrebbe essere quella di non arricchire mai [con varianti sinonimiche] il lessico dell’autore. Ma certe volte il traduttore è obbligato a variare”. Es. BOUQUET > SERTI, MAZZOLINI, FASCI [“Mi consolavo pensando che, se perdevo la parola, non perdevo l’immagine e rimaneva il ricorrere del motivo”]

85 *QUANDO BISOGNA AIUTARE IL LETTORE la scelta dell’ipertraduzione [=chiarire, dire di più rispetto al TP] Es. ENGAGEMENT DANS LES SPAHIS [spahis= truppe coloniali]. Soluzione di Eco: > SI ARRUOLA OLTREMARE NEGLI SPAHIS [il lettore deve capire che il personaggio esce di scena, andando lontano arruolandosi: “lo invio a mille leghe di distanza”, altrimenti il lettore non capisce la sfumatura ]

86 *PERDITE E COMPENSAZIONI Es. CHAUMIÈRE= 1.Casa 2.di pietra 3.col tetto di stoppia 4.umile “Impossibile dirlo in italiano con una sola parola” Dopo aver considerato il co-texte, Eco opta per: > CASETTA IN PIETRA [perdita] Compensa nel co-texte con qualche piccola aggiunta in merito alla descrizione del luogo. [“il problema è che bisogna rinunciare ad alcune proprietà per non perdere il ritmo del discorso e salvare solo quelle rilevanti per il contesto”.]

87 *QUANDO IL TESTO FA VEDERE Es. CORSAGE OUVERT À ÉCHELLE DE RUBANS > letteralmente : CORSETTO APERTO A SCALA DI NASTRI [traduzione improponibile] Soluzione di Eco: CORSETTO DALLA VASTA SCOLLATURA SERRATO A VESPA DA GRANDI NASTRI [indagine delle trad. precedenti, ricerca documentale]

88 Mme de Pompadour (François Boucher, 1759) [… CORSAGE OUVERT À ÉCHELLE DE RUBANS]

89 *ES. TAFFETAS FLAMBÉ a.Indagine trad. precedenti FLAMBÉ > squillante, luccicante, color bruciato, sciupato. b.Ricerca documentaria → Musée de la Mode, Paris → flambé > damasco. Secondo Eco: “Un tessuto damascato fa venire in mente la gonna di Mme de Pompadour di Boucher con il corset en échelle de rubans. Ma se una gran dama di corte aveva una gonna di damasco, la zia di Sylvie si accontentava d’averla di taffetà, sia pure flambé… Che fare? Al lettore non si può propinare una voce enciclopedica sull’industria tessile… Infine ho salvato l’effetto cangiante. Risultato: un taffetà fiammato”. [il contesto cognitivo]

90 *ES. ROBE D’INDIENNE > VESTITO D’INDIA- NA a.Indagine trad. precedenti > certe rese sono ambigue, Sylvie può essere scambiata per una pellerossa; alcune parafrasi esplicative: vestito di tela indiana/vestitino di tela stampata/veste di tela indiana. b.Scelta di Eco: cotonina Motivazione: [“Visto che il vero contrasto è tra un abituccio semplice e quello più vistoso che la ragazza sta per indossare, mi pare che “cotonina”, nella sua sveltezza renda bene l’idea di una cosa di poco prezzo.]

91 QUANDO IL TESTO FA SENTIRE *Il ritmo e la sonorità della prosa [“Ogni bel racconto ha una musicalità tutta propria, e tradurre vuol dire anche rispettare la musica dell’originale.”] *L’incidenza della metrica poetica e delle rime interne, nella prosa di Nerval [stilema] [“Di qui la decisione di rendere questi ritmi per quanto possibile, anche a costo di rinunciare a una traduzione letterale”] ES: tes ombrages et tes lacs > le tue fronde e i tuoi laghi [fronde invece di: le tue fronde ombrose e i tuoi laghi; ombrages=foglie che danno ombra]

92 “TRADURRE PRODUCE SEMPRE QUALCHE FRUSTRAZIONE, IN CHI SCRIVE E IN CHI LEGGE, MA TALE È LA NOSTRA SITUAZIONE DOPO L’INCIDENTE DI BABELE” Umberto Eco


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