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1 Enrico Giovannini 11 giugno 2012 Lo scenario economico italiano tra vincoli e prospettive Assolombarda Assemblea 2012.

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1 1 Enrico Giovannini 11 giugno 2012 Lo scenario economico italiano tra vincoli e prospettive Assolombarda Assemblea 2012

2 2 L’andamento dell’economia Il livello dell’attività  La caduta del Pil del 2008-2009 non è stata ancora recuperata e il 2011, che pur si era aperto nel segno della prosecuzione della fase di ripresa ciclica delle economie sviluppate e dell’intensa crescita di quelle emergenti, si è invece concluso con una nuova recessione. Fonte: Istat, Conti economici trimestrali A partire dal terzo trimestre del 2011 il prodotto ha ripreso a diminuire e la discesa si è accentuata nel trimestre successivo e nel primo di quest’anno. La domanda estera netta è stata l’unica componente che ha sostenuto, e tuttora sostiene, la dinamica del prodotto. Andamento del Pil e contributi delle componenti di domanda per l’Italia – Anni 2008 – 2011

3 3 L’economia italiana in brusca frenata Gli investimenti  Nel 2011 gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’1,9%, sottraendo alla crescita 0,4 punti percentuali.  La flessione è stata particolarmente rilevante per gli investimenti in costruzioni (-2,8%), al quarto anno consecutivo di calo, e per quelli in macchinari e attrezzature (-1,5%). Investimenti fissi lordi - Anni 2008-2011 (numeri indice base 2005=100 e variazioni percentuali rispetto al trimestre precedente, valori concatenati) Fonte: Istat, Conti nazionali

4 4 Investimenti e difficoltà di accesso al credito (1)  La modesta attività di investimento è stata accompagnata da crescenti difficoltà di accesso al credito bancario. Percentuale netta di imprese che sperimentano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito (a) - Anni 2008-2012 (b) Fonte: Istat, indagine sul clima di fiducia delle imprese La percentuale di imprese che avverte un inasprimento delle condizioni di finanziamento, sul finire del 2011 si è attestata, in tutti i settori, su livelli compresi tra il 35% e il 45%, valori molto elevati e paragonabili a quelli osservati nelle fasi più severe della crisi dell’autunno 2008.

5 5 Investimenti e difficoltà di accesso al credito (2) Percentuale netta di imprese manifatturiere che sperimentano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito, per dimensione aziendale (a) - Gennaio 2011-Marzo 2012 Fonte: Istat, Indagine sulla fiducia delle imprese manifatturiere (a)La percentuale netta è data dalla differenza tra la percentuale delle risposte che indicano un peggioramento delle condizioni di accesso al credito e la percentuale di quelle che indicano un miglioramento.  Le difficoltà hanno interessato di più le piccole e le medie imprese…..

6 6 Investimenti e difficoltà di accesso al credito (3)  …… e coinvolto anche unità economicamente solide Stima della probabilità di non ottenere il credito richiesto, per comparto e condizione econo- mica delle imprese – Gennaio 2011-Marzo 2012 Fonte:Elaborazioni su dati Istat, Indagine sulla fiducia delle imprese manifatturiere.

7 7 Consumi frenati dalla contrazione del potere d’acquisto  I consumi finali in volume hanno registrato nella media 2011 una variazione nulla (+0,7% nel 2010).  Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è diminuito nel 2011 (- 0,6%) per il quarto anno consecutivo, tornando sui livelli di dieci anni fa.  In termini pro-capite il reddito disponibile è inferiore del 4% al livello del 1992 e del 7% a quello del 2007. Propensione al risparmio, tasso di crescita del reddito disponibile e della spesa per consumi finali delle famiglie consumatrici – Anni 1992-2011 (variazioni e valori percentuali) Fonte: Istat, Conti nazionali

8 8  La percezione della gravità della situazione economica in chiusura d’anno ha portato a un moderato recupero del risparmio, che si è riflessa in una contrazione marcata dei consumi reali Le condizioni delle famiglie: Redditi, consumi e risparmi

9 9 Le attese “certe”di risparmio per il futuro  Le risposte estreme all’indagine Istat (certamente risparmierò / non risparmierò) sono dominate dalle attese più che dall’economia reale I “non risparmiatori futuri”, sono aumentati già prima dell’avvio della crisi, mentre i “sicuri risparmiatori” (poco meno del 20%) a inizio crisi sono restati stabili Nel 2012 si osservano un leggero recupero dei risparmiatori e caduta dei non risparmiatori Fonte: Istat, Indagine sulla fiducia dei consumatori Attese di risparmio futuro (prossimi 12 mesi): 1/1982-3/2012 (medie mobili a tre mesi)

10 10 Chi risparmia e chi no Nel 2007 e nel 2008, poco più di un terzo delle famiglie ha risparmiato e una quota analoga non poteva fronteggiare una spesa imprevista Fonte: Istat, indagine EU SILC Diffusione della capacità di risparmio e della vulnerabilità economica, 2008, per 100 famiglie

11 11  L’inflazione è rimasta elevata per tutto il 2011, sospinta dall’aumento dei prezzi dei prodotti energetici e alimentari importati. Inflazione freno ai consumi L’incidenza sui prodotti acquistati con maggior frequenza Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.  Nei primi mesi del 2012 risulta stabile al 3,3%, con un allargamento del differenziale inflazionistico nei confronti dell’area euro.  L’aumento dei prezzi dei prodotti acquistati con maggior frequenza (4,7% ad aprile) è stato nettamente più accentuato di quello medio. Indici armonizzati dei prezzi al consumo delle spese frequenti (“Frequent out-of-pocket purchases”) - Anni 2007-2012 (variazioni percentuali sullo stesso mese dell’anno precedente)

12 12  A confronto con la Germania, le spinte dei prezzi sul mercato interno in Italia risentono anche di trasformazioni strutturali, inefficienze sistemiche e distributive Incrementi superiori di prezzo si sono avuti per la maggioranza dei servizi, da quelli finanziari agli affitti, ma anche per i beni industriali non energetici, in capitoli come l’alimentazione e l’abbigliamento, denotando un problema di efficienza nel circuito di commercializzazione. Sono aumentati meno i servizi di telecomunicazione, dove si è operata una forte liberalizzazione, e alcune voci di spesa nei servizi pubblici o amministrati (sanità, istruzione, energia) Inflazione freno ai consumi (2) Le spinte sui prezzi in Italia e Germania L’inflazione in Italia e in Germania: variazioni percentuali 2010/2000 degli indici armonizzati dei prezzi al consumo Fonte: Eurostat

13 13 Il comportamento dei consumatori incognite: l’aumento dell’IVA  L’aumento dell’Iva di due punti per le aliquote del 10% e 21% determinerà uno scalino? L’analisi svolta in occasione dell’aumento di un punto dell’IVA standard, dal 20% al 21%, ha mostrato come l’impatto sia stato solo parziale, con una trasmissione intorno al 50% nei mesi successivi (0,2-0,3 punti percentuali, contro un impatto teorico di almeno 0,4 punti percentuali). Il nuovo aumento dovrebbe avvenire a oltre un anno di distanza dal precedente (non ci sarebbero effetti statistici di accumulo), ma avrebbe maggior entità (2 punti) e ampiezza (riguarderebbe quasi l’80% della spesa per consumi delle famiglie osservato nell’HICP). L’impatto teorico è pari a un aumento congiunturale di circa 1,35 punti e di circa 0,3- 0,4 punti per la media 2012. Nella attuale situazione congiunturale, nondimeno, ci si attende che la trasmissione sui prezzi non sia integrale. Ciò comporterebbe una ulteriore riduzione dei margini delle imprese.

14 14  L’occupazione a tempo indeterminato e a tempo pieno è diminuita nel 2011 dello 0,6%, a fronte di aumenti del 5,3% di quella a termine (incluse le collaborazioni) e del 2% di quella a tempo parziale, in gran parte “involontaria” (cioè accettata in mancanza di un impiego a tempo pieno). La disoccupazione ha ripreso a salire a partire dall’autunno: ad aprile si è attestata al 10,2% (35,2% per la componente giovanile). Anche il ricorso alla Cig è aumentato. L’andamento dell’occupazione Occupati per tipologia lavorativa - Anni 2009-2011 (contributi percentuali alla variazione tendenziale dell'occupazione) Fonte: Istat, Rilevazione sulle Forze di lavoro

15 15 Il lavoro per donne e giovani Disoccupazione giovanile (18- 29 anni) – Anni 2007-2011 Il tasso di disoccupazione giovanile (18-29) è aumentato sensibilmente attraverso la crisi superando il 20% (e il 30% al Mezzogiorno). Per le giovani donne del Mezzogiorno (15-24), a fine 2011 il tasso di disoccupazione raggiungeva il 49,2% (+6,8% tendenziale), e quello d’inattività superava l’80% Fonte: Istat I tassi d’occupazione italiani (56,9%) sono tra i più bassi nell’Ue (64,6%), soprattutto per la componente femminile (46,1% contro il 58,7% dell’Ue). Tasso di occupazione 15-64 anni per sesso nei paesi Ue – T3-2011 La crisi, tuttavia, ha toccato quasi esclusivamente i maschi: a febbraio 2012, rispetto al picco della primavera 2008, l’occupazione maschile era diminuita del 4,4%, quella femminile solo dello 0,2%. Il tasso di disoccupazione femminile resta più elevato (10,3 vs 8,6%), ma per gli uomini è quasi raddoppiato

16 16 Gli inattivi disponibili e lo scoraggiamento Si trovano in Italia un terzo dei circa 8,2 milioni degli individui che nei paesi dell’Unione europea dichiarano di non cercare lavoro ma di essere disponibili a lavorare. In percentuale delle forze di lavoro si passa dall’8,9% del 2004 all’11,1% del 2010. Dai 2,2 milioni di unità del 2004 si è passati, infatti, ai 2,8 milioni del 2010 Le donne che appartengono a questo gruppo di inattivi sono il 16,6% delle forze di lavoro femminili, a fronte del 7,2% degli uomini. I giovani (15-24) inattivi disponibili crescono dal 21,6% del 2004 al 30,9% del 2010. Nel Mezzogiorno la quota è oltre sei volte superiore a quello del Nord. Persone disponibili a lavorare di 15-74 anni che non cercano lavoro nei principali paesi dell’UE (% sulla forza lavoro) Persone disponibili a lavorare di 15-74 anni che non cercano lavoro (% sulla forza lavoro maschile e femminile) il 42% (circa 1,2 milioni) degli inattivi disponibili è «scoraggiato»: convinto di non potere trovare un impiego perché troppo giovane, vecchio, di non avere le professionalità richieste o ritiene non esistano occasioni di impiego nel mercato del lavoro locale

17 17 Due crisi simili, ma differenti Le componenti della domanda aggregata  La crisi del 2008-09, rispetto alla precedente del 1992-93, si è caratterizzata per l’ampiezza del decumulo di scorte e il contributo negativo della domanda estera netta, che aveva guidato la ripresa precedente. I consumi delle famiglie, invece, hanno mostrato una buona capacità di tenuta.  La recessione attuale, invece, si caratterizza per la caduta dei consumi e il forte aggiustamento delle scorte, mentre la contrazione degli investimenti non è ancora ampia, e la domanda estera sta agendo da calmiere…

18 18 Cosa è accaduto in questi venti anni? (1) Mutamenti e persistenze nell’ economia italiana  Negli ultimi venti anni l’intensificarsi delle relazioni commerciali, produttive e finanziarie tra paesi e la rivoluzione tecnologica hanno determinato grandi trasformazioni nell’economia mondiale. L’Italia ha partecipato a questo processo con modalità solo in parte simili a quelle dei principali paesi avanzati. L’economia italiana è cresciuta in termini reali ad un tasso medio annuo dello 0,9%, con un significativo divario rispetto ai partner europei, che si è ulteriormente allargato nel periodo più recente. Con un punto percentuale in meno all’anno, il nostro Paese si colloca in ultima posizione tra i 27 stati membri. Il peso del debito pubblico è rimasto su livelli elevati: nel 2011 l’incidenza del debito sul Pil è pari al 120,1%, un valore vicino a quelli degli anni Novanta. Il processo di terziarizzazione dell’economia, è proseguito: tra il 1992 e il 2011 le attività terziarie hanno incrementato la loro incidenza sul valore aggiunto di circa sette punti percentuali (dal 66,5% al 73,4%). Il calo del peso del settore industriale è quasi interamente imputabile all’industria manifatturiera, che vede scendere il proprio valore aggiunto dal 21% nel 1992 a circa il 16% nel 2011. Si è assistito a una contrazione dell’occupazione delle grandi imprese industriali, compensata soprattutto da un rafforzamento delle imprese di piccole e medie dimensioni. Opposta è la situazione del commercio.

19 19 Cosa è accaduto in questi venti anni? (2) Le trasformazioni del sistema produttivo italiano  Approfondendo l’analisi sulla trasformazione industriale, guardando ai 36 comparti del terziario e ai 19 della manifattura emergono differenze tra i due sottoperiodi 1992-2001 e 2001-2010: Tra il 1992 e il 2001 è maggiore il processo di trasformazione nel terziario (circa il 6% del valore aggiunto è riallocato tra i vari comparti). Tra il 2001 e 2010 è il settore manifatturiero a cambiare più velocemente (si ha una redistribuzione del valore tra le varie attività del 6,2% contro il 5,2% dei servizi). Indici di cambiamento strutturale (a) per macrosettore - Anni 1992- 2010 (valori percentuali) Fonte: Istat, Conti nazionali (a) Definiti come semisomma delle variazioni in valore assoluto delle quote di valore aggiunto.

20 20 Cosa è accaduto in questi venti anni? (3) Le differenze rispetto al resto d’Europa  Dal confronto degli indici di dissomiglianza emerge che la struttura economica complessiva dell’Italia è divenuta negli ultimi venti anni via via più simile a quella degli altri paesi europei.  Per la manifattura gli indici di dissomiglianza sono più elevati, ma dopo una prima fase in cui le distanze sono aumentate negli ultimi anni si assiste ad una tendenza alla riduzione. Indice di dissomiglianza tra Italia e paesi europei per macro settore. strutturale (a) per macrosettore - Anni 1992, 2001 e 2008- (valori percentuali) Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

21 21 Cambia lo scenario delle opportunità di crescita per l’economia italiana Crescita del Pil e contributo delle principali componenti - Anni 2000-2011 (variazioni e punti percentuali) Fonte: Istat, Conti economici nazionali  Nel 2011 è stata la domanda estera netta a sostenere la crescita del Pil, in presenza di un contributo negativo della domanda nazionale. Questa inversione di tendenza può essere interpretata come un segnale di cambiamento dello scenario delle opportunità di crescita per l’economia italiana.

22 22 Vincoli e opportunità legati alla globalizzazione (1)  L’export nazionale registra una crescita sostenuta nel 2011 (+11,4%). Tuttavia la riduzione della quota dell’Italia sul commercio mondiale, che passa dal 3,8% del 2000 al 3,1% del 2011 (con una riduzione superiore a quela dei competitor europei), mostra segnali di perdita di competitività sui mercati internazionali.  Sui mercati extra Ue, per tutte le fasce dimensionali la quota di imprese in espansione è maggiore di quella rilevata per i mercati Ue.  Più aumenta la dimensione, più l’impresa si impone sui mercati internazionali. Esportazioni di un panel di imprese per mercato di sbocco, classe di addetti e profilo di performance - I semestre 2009-II semestre 2011 (variazione percentuale e contributi alla crescita) Fonte: Istat, Registro statistico delle imprese attive ; Statistiche del commercio con l’estero

23 23 Vincoli e opportunità legati alla globalizzazione (2)  La globalizzazione riduce la capacità di attivazione delle esportazioni sulle produzioni nazionali: nel 1995 un’espansione del 10% delle esportazioni di merci attivava un aumento dell’8,3% della produzione nazionale, nel 2010 del 7,5%.  D’altra parte essa amplifica le opportunità di crescita tramite il rafforzamento del sistema delle interdipendenze produttive con altri paesi. Impiego diretto e totale di input intermedi nazionali ed esteri nella manifattura - Anni 1995 - 2010 Fonte: Istat, elaborazione su tavole input-output.

24 24 Esistono ampi spazi di miglioramento (1) Gli IDE  Nell’ultimo decennio l’Italia ha rafforzato i processi d’internazionalizzazione, ma esistono ancora ampi spazi di miglioramento.  Nel 2010 lo stock di investimenti diretti esteri in entrata è risultato pari al 16% del Pil, mentre quelli quello dei flussi in uscita è pari al 23,5%.  Nel confronto europeo, l’Italia si caratterizza per un livello di apertura internazionale agli scambi di merci relativamente ridotto e per un più limitato livello di internazionalizzazione attiva. Investimenti diretti esteri in entrata (graf di sinistra) e in uscita (graf di destra) per alcuni paesi dell’Ue - Anni 2000 - 2010 Fonte: Eurostat

25 25 Esistono ampi spazi di miglioramento (2) La bassa produttività e il capitale intangibile  Negli ultimi 10 anni la crescita contenuta dell’Italia è stata determinata da un’insoddisfacente dinamica della produttività. Rispetto alla media dei paesi Ue27, l’Italia ha registrato un differenziale di crescita reale annuo della produttività pari a -1,2 punti percentuali.  In Italia il contributo del capitale intangibile alla crescita della produttività del lavoro è molto contenuto, con un apporto particolarmente modesto della spesa in ricerca e sviluppo. Le imprese italiane presentano una ridotta propensione all’innovazione, specie se connessa all’adozione di tecnologie Ict. Contributi alla crescita della produttività del lavoro- Anni 2007 - 2010 Fonte: Elaborazioni su dati Euklems

26 26 Esistono ampi spazi di miglioramento (3) La bassa produttività e gli investimenti pubblici  In alcuni paesi europei gli investimenti pubblici hanno un ruolo propulsivo sia per la crescita del Pil che per la produttività. L’Italia si contraddistingue, invece, per una riduzione dell’incidenza degli investimenti pubblici sul Pil tra il 2000 e il 2010 (-0,3 punti percentuali). Produttività ed investimenti pubblici nei principali paesi Ue27- Anni 2000-2011 (a) (punti percentuali) Fonte: Elaborazione su dati Eurostat, (a) Crescita media annua della produttività nel periodo 2000-2011, differenziali rispetto alla media Ue27; tasso di natalità delle imprese dato dal rapporto tra il numero di nuove imprese e il numero totale di imprese attive nel 2009, differenze assolute rispetto alla media dei paesi considerati.

27 27 Esistono ampi spazi di miglioramento (3) La bassa produttività e il lavoro sommerso  Esiste una correlazione negativa tra livello del sommerso e crescita della produttività.

28 28 Esistono ampi spazi di miglioramento (4) Fattori di contesto per la crescita  I principali risultati che emergono dall’analisi del posizionamento dell’Italia rispetto agli altri paesi europei in termini di crescita economica e produttività sottolineano la rilevanza di alcune carenze connesse a fattori strutturali e a inefficienze sistemiche che delineano una sorta di agenda di interventi: L’insufficienza dello stock di capitale umano. La bassa qualità dell’ambiente normativo delle imprese (Business environment). Le inadeguatezze del sistema logistico e dei trasporti. L’inefficienza della giustizia civile. L’ ampiezza dell’economia sommersa.

29 29 Le prospettive dell’economia I consumi delle famiglie e, soprattutto, gli investimenti subiranno forti riduzioni (-2,1% e -5,7%, rispettivamente), mentre la domanda estera netta fornirà un contributo positivo, grazie all’aumento delle esportazioni (+1,2%) e alla forte caduta delle importazioni (-4,8%). La prevista riduzione dell’occupazione (associata ad un aumento della disoccupazione) e la contenuta dinamica retributiva contribuiranno all’ulteriore contrazione del reddito reale delle famiglie, in presenza di un’inflazione ancora elevata.  Le previsioni che l’Istat ha diffuso il 22 maggio per la prima volta dopo il trasferimento ad esso dei compiti precedentemente svolti dall’ ISAE, indicano per quest’anno una contrazione del Pil dell’1,5%. Le esportazioni crescerebbero del 4,0%, mentre la domanda interna resterebbe costante nella media dell’anno. La lieve ripresa occupazionale non sarebbe sufficiente a ridurre il tasso di disoccupazione, la crescita dei prezzi rallenterebbe. Il quadro delineato per i prossimi 18 mesi, che per molti versi conferma le analisi formulate da altri centri di ricerca nazionali e internazionali, segnala la necessità di mantenere elevata l’attenzione sul fronte della politica fiscale e sottolinea l’importanza dei temi della crescita e dell’equità.  Nel 2013, invece, il Pil dovrebbe aumentare dello 0,5%.


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