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1 Provincia di Ravenna Settore Politiche Agricole e Sviluppo Rurale PIANO DI CONTROLLO QUINQUENNALE DEI CORVIDI NELLA PROVINCIA DI RAVENNA Gazza – Cornacchia.

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1 1 Provincia di Ravenna Settore Politiche Agricole e Sviluppo Rurale PIANO DI CONTROLLO QUINQUENNALE DEI CORVIDI NELLA PROVINCIA DI RAVENNA Gazza – Cornacchia grigia - Ghiandaia 2011 – 2015

2 2 CORVIDI 1) BIOLOGIA 2) PIANO DI CONTROLLO

3 3 CORVIDI in ITALIA Le specie italiane appartenenti alla famiglia dei Corvidi sono nove: 1) il corvo (Corvus frugilegus), completamente nero e spiccatamente coloniale, presente solo come svernante in pianura padana; 2) la cornacchia (Corvus corone), la cui sottospecie grigia è diffusa ovunque mentre quella nera è limitata alle Alpi; 3) il corvo imperiale (Corvus corax), nero e di grosse dimensioni, legato in prevalenza alle zone montane ed alle coste con ripide pareti rocciose; 4) la taccola (Corvus monedula), nera con la nuca grigia, gregaria, legata alle pareti rocciose e agli edifici storici ricchi di buchi e fessure ove nidifica; 5) il gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus), nero con becco e zampe giallo- arancio, gregario, tipico abitatore delle alte cime alpine; 6) il gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax), nero con lungo becco ricurvo rosso lucente, localizzato in diverse parti dell’Appennino centro- meridionale e nelle Alpi occidentali; 7) la gazza (Pica pica), dalla tipica colorazione bianca e nera e la lunga coda, frequente soprattutto nelle aree rurali; 8) la nocciolaia (Nucifraga caryocatactes), dal piumaggio bruno macchiettato di bianco, diffusa nelle foreste di conifere alpine, specializzata nel cibarsi dei semi del pino cembro e, in minor misura, delle nocciole; 9) la ghiandaia (Garrulus glandarius), dal piumaggio variopinto da bruno- rosato a bianco, nero ed azzurro, legata ai boschi decidui con dominanza di querce dei cui semi prevalentemente si nutre.

4 4 Le specie interessate dal piano di controllo sono CORNACCHIA GRIGIA - GAZZA - GHIANDAIA

5 5 CORNACCHIA GRIGIA In volo assomiglia ad un rapace, mostrando le punte delle ali "digitate", la voce è gracchiante, sessi simili. Sistematica Cornacchia grigia Regno: Animalia Phylum: Chordata (Vertebrati) Classe: Aves (Uccelli) Ordine: passeriformi Famiglia: corvidi Genere: Corvus Specie: corone Sottospecie: cornix

6 6 Morfologia  Lunghezza cm 45 - 50,  peso 430-580 grammi,  piumaggio grigio su dorso e parti inferiori, ali e testa nere Benché ormai considerata una specie a se stante la cornacchia grigia si mescola spesso agli stormi di cornacchia nera con cui da origine ad individui ibridi.

7 7 Riconoscimento età e riconoscimento sesso In natura risulta possibile distinguere due grandi classi:  – giovani  – adulti Sull’esemplare abbattuto un attento esame del piumaggio, del becco e degli arti consente di stabilire con più precisione l’età. Riconoscimento sesso Sessi simili

8 8 Riproduzione  Nidifica a partire da marzo.  Costruisce un nido di ramoscelli su alberi, e talvolta sui tralicci elettrici.  Depone 4-7 uova di varie sfumature (azzurro chiaro o verdastre, più o meno macchiettate di scuro)  covate per 18-20 giorni, ed i nidiacei restano nel nido per 4-5 settimane.

9 9 Alimentazione Onnivora Durante il periodo autunno-invernale ricerca sostanze vegetali: frutti selvatici e coltivati, cereali, granaglie; In generale attacca le coltivazioni di:  cereali e mais  leguminose  ortaggi  uva mentre in primavera la dieta si basa prevalentemente su animali, tra cui invertebrati (Coleotteri, Ditteri, Ortotteri e loro larve, Crostacei Isopodi e lombrichi); e vertebrati (rane, lucertole, serpenti, talpe, piccoli roditori, uccelli e loro uova).

10 10 Preferenze ambientali DISTRIBUZIONE Ad esclusione delle popolazioni del Nord - Europa, risulta sedentaria ed occupa lo stesso territorio durante l’intero anno (non sono comunque rari i casi di erratismo occasionale con movimenti anche di una certa entità). Diffusa in tutta Italia, soprattutto in pianura e collina. Preferisce gli habitat aperti con alberature sparse per la nidificazione ed il riposo, quali margini di boschi, praterie, campi coltivati, pioppeti, aree urbane, strade alberate. In Provincia di Ravenna è distribuita uniformemente ormai su tutto il territorio. Frequenta volentieri le spiagge e le discariche, le foci dei fiumi, le zone umide

11 11 COMPORTAMENTO Talvolta si aggrega in dormitori. Sedentaria

12 12 GAZZA Sistematica GAZZA Regno: Animalia Phylum: Chordata (Vertebrati) Classe: Aves (Uccelli) Ordine: passeriformi Famiglia: corvidi Genere: Pica Specie: Pica pica Morfologia Il piumaggio è bianco e nero e ha dei riflessi che possono variare, a seconda della luce, dal grigio al verde metallico. Le gazze raggiungono un peso che va dai 200 ai 250 gr. e misurano in genere 46 cm.

13 13 Alimentazione Onnivora Durante il periodo estivo - autunno-invernale ricerca sostanze vegetali:  frutti selvatici  frutti coltivati,(pere, mele, pesche)  uva  cereali, granaglie, leguminose (soia), ortaggi In primavera la dieta si basa prevalentemente su: animali, tra cui invertebrati (coleotteri, insetti, larve e lombrichi); e vertebrati (rane, lucertole, piccoli roditori, uccelli e loro uova).

14 14 Riconoscimento sesso I sessi non si distinguono esteriormente

15 15 RIPRODUZIONE Occupa i siti riproduttivi già a partire da gennaio. Il nido viene allestito con ramoscelli su alberi e anche su tralicci, ed è sormontato da una tipica cupola. Le uova (3-9) di colore azzurro-verdastro o giallastro con macchiette brune vengono deposte a partire dal mese di aprile. L'incubazione dura 18-24 giorni ed i nidiacei restano nel nido per 22-27 giorni. I giovani dell'anno e gli immaturi possono costituire anche più della metà dell'intera popolazione, e si aggregano in gruppi erratici presso i dormitori e nelle zone di alimentazione.

16 16 Nido e Preferenze ambientali Il nido è costituito da due parti:  -La coppa costituita da un intreccio di ramoscelli tenuti insieme da fango e rivestita internamente con uno strato di sottili fili di erba  -La copertura costituita solo da ramoscelli intrecciati. Preferenze ambientali Diffusa in tutta Italia, soprattutto in pianura e collina. Preferisce gli habitat aperti con alberature sparse per la nidificazione ed il riposo, quali margini di boschi, praterie, campi coltivati, pioppeti, aree urbane,strade alberate.

17 17 COMPORTAMENTO Territoriale risulta particolarmente aggressiva con soggetti della propria specie.

18 18 GHIANDAIA Sistematica: Ghiandaia Regno: Animalia Phylum: Chordata (Vertebrati) Classe: Aves (Uccelli) Ordine: passeriformi Famiglia: corvidi Genere: Garrulus Specie: Garrulus glandarius Morfologia La ghiandaia è il Corvide con il piumaggio più colorato del nostro continente. La livrea è marrone sul capo e sul dorso, con pennellate nere sul capo; la porzione più distale delle ali è nera e grigia, mentre la porzione più vicina al dorso è in parte blu con punteggiature nere e in parte marrone; le ali verso la coda, così come la coda stessa, sono in parte nere e in parte bianche. La ghiandaia è lunga circa 35 cm e con un’apertura alare di 50-60 cm.

19 19 RIPRODUZIONE  Già nel mese di gennaio iniziano le riunioni cerimoniali in gruppi su uno stesso albero.  Entrambi i sessi concorrono alla costruzione del nido su grandi alberi, in genere tra i 2 e i 5 m di altezza, ma anche più in alto. Nel nido, costituito da alcuni rami appena intrecciati e tappezzato all'interno da radici, fili d'erba e crini, vengono deposte 5-6 uova verso la fine di aprile o all'inizio di maggio.  Con la deposizione del primo uovo entrambi i genitori si dedicano alla cova, che dura 16-17 giorni.  I giovani abbandonano il nido all'età di 19-20 giorni.  Depone una volta all'anno.  La deposizione delle uova avviene all’inizio di aprile su un nido costruito tra i rami o, raramente, utilizzando un buco sull’albero. Il nido internamente è ammorbidito con foglie, erba, peli e raramente con piume. Qui sono deposte 5-7 uova che sono incubate per 2-3 settimane.  I giovani lasciano il nido dopo circa 3-4 settimane.

20 20 PREFERENZE AMBIENTALI Sicuramente abbiamo avuto occasione di udire le grida della ghiandaia nei boschi di querce e nei frutteti della pianura Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa In Italia è stazionaria nelle regioni settentrionali ed erratica, ma pure di passo irregolare da metà settembre a ottobre e in marzo. La distribuzione della specie di per se indica la quasi totale mancanza di fattori limitanti.

21 21 ALIMENTAZIONE Con il suo forte becco si nutre di ghiande, semi, frutti, piccoli invertebrati; non disdegna vertebrati di piccole dimensioni, uova, nidiacei, resti animali ecc. Nella stagione riproduttiva la dieta è rappresentata da insetti degli alberi, oltre che da ghiande e foglie di quercia. Nella gola possono essere trasportate sino a 9 ghiande (e sino a 90 pinoli). Queste sono poi nascoste sottoterra ed utilizzate durante l’inverno, quando il cibo fresco scarseggia. Le ghiandaie dimostrano un’eccezionale memoria visiva, riuscendo a scovare le ghiande nascoste a distanza di tempo, anche quando al di sopra c’è una coltre di neve di 40 cm.

22 22 COMPORTAMENTO A differenza della gazza, la ghiandaia non vive in stormi nemmeno al di fuori della stagione riproduttiva.

23 23 PROBLEMATICHE LEGATE ai CORVIDI Prelievo di prodotti agricoli (frutta, olive, uva, ecc.) Consumo di mangimi e/o granaglie ad uso zootecnico Rischio “ birdstrike ” presso gli aeroporti Problemi agli elettrodotti Predazione su nidi e nidiacei di altri uccelli collegata all’adattamento/apprendimento dei corvidi, ecc.

24 24 COMPORTAMENTO Dotati di spiccate abilità imitative sia dei suoni sia dei comportamenti di altri uccelli (copiano ad esempio le tecniche di pesca dei gabbiani e degli aironi), mostrano una elevata capacità di apprendimento ed una notevole plasticità comportamentale. Molto sviluppato ed utilissimo per la trasmissione delle acquisizioni culturali è il sistema di comunicazione: all’interno della struttura sociale in cui sono organizzate le popolazioni dei corvidi, gli individui “scambiano informazioni” tra loro attraverso un vasto repertorio di emissioni vocali ed atteggiamenti posturali caratteristici. Molto interessante e meno conosciuta di questi uccelli è quella di utilizzare strumenti. Sono stati osservati in più occasioni corvi, cornacchie e ghiandaie gettare piccole pietre e rametti contro i loro aggressori per allontanarli, oppure usare bastoncini per raggiungere il cibo e fessure nei tronchi a mo’ di morsa ed incudine per rompere più agevolmente i grossi semi.

25 25 I corvidi sono noti anche:  per la monogamia, le coppie passano la vita insieme;  perché sono genitori attenti e premurosi;  perché difendendo il proprio territorio.

26 26 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE Natalità e mortalità condizionano l’accrescimento e quindi la dinamica delle popolazioni. L’incremento della popolazione dei corvidi non è influenzato dal solo periodo chiamato, stagione riproduttiva, ma anche da fenomeni di migrazione occasionale. L’incremento delle locali popolazioni di corvidi può essere condizionato dai diversi fattori (disponibilità o meno di: cibo, siti adatti alla nidificazione, ecc.)che costituiscono la cosiddetta resistenza ambientale. Per cui una data popolazione avrà sì un accrescimento esponenziale, ma solo inizialmente, per poi subire un flesso ad un certo punto a causa della resistenza ambientale. Infine è opportuno puntualizzare che la densità di una popolazione è il numero di individui per unità di spazio.

27 27 VALUTAZIONE QUANTITATIVA I censimenti (esatti) risultano di difficile attuazione Valutazione quantitativa Indici di abbondanza relativa: attraverso il conteggio dei nidi attivi è possibile stabilire una discreta valutazione numerica degli individui presenti sul territorio. Risulta comunque necessario accertasi della specie che occupa il nido, ovvero che non si tratti di un rapace in nidificazione.

28 28 PREDAZIONE Per quanto riguarda la predazione sugli altri uccelli, si evidenzia un particolare impatto sui nidi e sui piccoli nati per quanto riguarda i Passeriformi e i Fasianidi. Si è riscontrata predazione a carico dei giovani Fasianidi, soprattutto se trattasi di individui di allevamento a uso venatorio, con scarsa indole selvatica.

29 29 DANNI ALLE PRODUZIONI AGRICOLE A differenza di quanto si era osservato in occasione del precedente rinnovo del piano (2006) ove i corvidi non rivestivano un particolare peso nell’indennizzo dei danni alle colture agricole, negli anni si è invece verificata una tendenza crescente al danneggiamento da parte di gazze e ghiandaie soprattutto a carico dei frutteti. I corvidi da 12° “ categoria danneggiante” nel 2006, sono diventati la 5° nel 2010, con importi che sono passati da costituire l’1% del totale, all’8%.

30 30 La tabella a fianco illustra l’incremento dei danni da corvidi dal 2006 al 2010. Con importi che sono passati dall’1% del totale, all’8%. gazza/ghiandaia indennizzi 2006 - 1,16% 2007 - 2,36% 2008 - 2,60 % 2009 - 4,11% 2010 - 7,89%

31 31 METODI DI CONTROLLO CONTROLLI INDIRETTI  Modifiche ambientali  Stabulazione degli animali di bassa corte  Ripopolamenti di selvaggina  Ripristini ambientali CONTROLLI DIRETTI  Piano di controllo

32 32 OBBIETTIVO COMUNE L’obiettivo è quello di limitare i danni alle produzioni agricole,nonché la predazione sulle nidiate di specie di fauna selvatica stanziale di interesse venatorio e non, allo scopo di tutelare e salvaguardare le naturali capacità riproduttive delle popolazioni selvatiche.

33 33 MISURE ECOLOGICHE TESE AL CONTENIMENTO DEI CORVIDI Tipologie MODIFICHE AMBIENTALI La limitazione delle risorse (cibo e siti riproduttivi) attraverso modifiche dell'habitat o variazioni delle pratiche aziendali è un approccio utile e tecnicamente corretto. Le risorse devono essere rese poco accessibili: alcuni esempi sono il mantenimento dei prati ad un'altezza di almeno 15-30 cm, in maniera che i corvidi non possano raggiungere il terreno, oppure la prevenzione dell'accesso presso le discariche attraverso coperture mobili. I bidoni ed i cestini dei rifiuti devono essere resi inaccessibili (muniti di coperchio inamovibile, collocati entro una gabbia di rete metallica, ecc.). Le cariossidi al momento della semina possono essere trattate con repellenti, e sono da selezionare le varietà più resistenti e meno appetibili.

34 34 Per favorire le specie di uccelli potenzialmente predate dai Corvidi (Fasianidi, Passeriformi) sono utili gli interventi di ripristino ambientale, quali :  la piantumazione di alberi e siepi, idonei per celare e proteggere i nidi (essenze folte e spinose quali biancospino, prugnolo, rovo).  l’installazione di nidi artificiali con dispositivi anti predazione o altri sistemi di protezione all’ingresso dei nidi. Gli interventi volti a ridurre e limitare la predazione devono riguardare in particolare le zone urbanizzate, coltivate intensamente, oppure povere di aree verdi e di vegetazione naturale.

35 35  Rinuncia all’immissione di selvaggina pronta caccia Una pratica di immissione artificiale ridotta all’indispensabile. Raggiungere produzioni naturali di selvaggina tali da consentire la futura eliminazione della pratica del ripopolamento ( pronta caccia), appare uno dei pochi elementi con effetto limitante sulla popolazione locale, oltre al prelievo venatorio ed agli incidenti automobilistici.  Stabulazione degli animali di bassa corte piccioni pulcini Condizione basilare ed inderogabile è rappresentata dalla stabulazione, di animali di bassa corte quali piccioni e pulcini.  Smaltimento degli scarti degli allevamenti / controllo dei rifiuti di origine antropica Le vigenti normative prevedono già il divieto dello stoccaggio all’aperto di rifiuti di origine animale.

36 36 Azioni limitanti Generale esclusione delle immissioni di selvaggina allevata in cattività o d’importazione; eventuale attuazione di piani eccezionali d’ immissione (una - tantum) finalizzati all’incremento numerico di nuclei naturali di selvaggina con durata temporale limitata (al massimo un biennio). Impiegare selvaggina traslocata proveniente da catture condotte sul territorio nazionale (lepri o fasianidi) ed immessa in forma diretta, oppure giovani fagiani d’ allevamento immessi in periodo estivo previa stabulazione in recinti a cielo aperto per almeno due settimane prima della graduale liberazione in natura. Nelle aree ad agricoltura intensiva occorre provvedere all’ incremento della disponibilità di siti di rifugio e di nidificazione per la selvaggina (aree incolte, siepi, ecc.), oltre che di colture a perdere;

37 37 PIANO DI CONTROLLO Per il controllo numerico della Gazza e della Cornacchia grigia l’ISPRA ha suggerito la cattura in vivo tramite gabbie-trappola, tipo "Larsen" o "Letter-box", qualora i sistemi ecologici non risultassero efficaci. E' un sistema discretamente selettivo che comporta un disturbo minimo alle specie non-target. C’è però da notare che lo sforzo prodotto con i sistemi di eliminazione diretta (compreso il presente) non è di solito in grado di incidere sulla densità di popolazione dei Corvidi, né di ridurre stabilmente la loro consistenza, a causa del reclutamento naturale di queste specie. Si tratta quindi di una tecnica da considerare unicamente a livello locale, nell'ambito di alcuni istituti di gestione faunistico-venatoria. L'abbattimento al nido è sconsigliato per il disturbo recato in epoca riproduttiva, ed il rischio di coinvolgere specie protette non-target (quali rapaci diurni e notturni) che spesso occupano i nidi abbandonati dai Corvidi.

38 38 CATTURE SELETTIVE ABBATTIMENTI MODALITÀ OPERATIVE Contestualmente alle operazioni ecologiche illustrate, saranno associati interventi di cattura puntiforme rispondenti a requisiti di massima selettività ed efficacia d’azione, arrecando nel contempo il minor disturbo possibile alla fauna selvatica non bersaglio. È opportuno sottolineare che il controllo della fauna selvatica non è azione di caccia, ma intervento necessario e di pubblica utilità; inoltre vista la scaltrezza e la diffidenza dei corvidi nei confronti dell’ uomo e dei suoi manufatti, la loro la cattura risulta spesso difficoltosa. Considerate le specifiche caratteristiche, nonché i risultati delle verifiche sperimentali alle quali sono state sottoposte anche dallo stesso ISPRA, si ritiene corretto articolare la realizzazione del piano in tre modi: 1. uso di trappole LARSEN nel periodo della nidificazione e fase territoriale dei corvidi; 2. uso di trappole LETTER-BOX da posizionarsi nelle aree di pasturazione; 3. armi da fuoco.

39 39 Trappole Larsen La trappola LARSEN è costituita da più scomparti, in uno dei quali viene detenuto un esemplare vivo a scopo di richiamo, mentre gli altri servono per la cattura dei soggetti territoriali, mediante un dispositivo a scatto attivato da un finto posatoio.

40 40 Per la cattura del primo soggetto da utilizzarsi quale richiamo vivo, in alternativa alla detenzione dall’ anno precedente, è possibile utilizzare la trappola attivata con esca alimentare (le uova si sono dimostrate un’esca particolarmente efficace). La scelta di questo metodo deriva dalla biologia della specie: infatti i soggetti territoriali di gazza attaccano un intruso al fine di cacciarlo, con aggressività maggiore quanto più la trappola è posta vicino al nido e/ o ai siti di pastura. Occorre quindi predisporre un’ accurata localizzazione dei nidi e successivamente dei siti di pastura esistenti sul territorio. Le coppie nidificanti durante le fasi riproduttive sono particolarmente aggressive e i partner tendono ad entrare entrambi nella trappola Larsen; pertanto bisogna evitare di procurar disturbo appena catturato il primo esemplare, aspettando che il partner si introduca nella gabbia per aiutare il partner in difficoltà. Infine, poiché in natura la cornacchia ha un comportamento dominante sulla gazza, scacciando quest’ultima dai propri territori, l’ impiego di una gazza come richiamo può consentire di catturare anche esemplari di cornacchia grigia. Per contro, poiché la ghiandaia è animale gregario e meno aggressivo nella difesa del territorio, risulta alquanto problematico adottare la gabbia come metodo efficace di cattura per questo corvide. I corvidi catturati vengono eliminati con tecniche eutanasiche capaci di procurare una morte pressoché istantanea (disarticolazione delle vertebre cervicali); è di fondamentale importanza evitare di eseguire tale operazione in prossimità delle trappole dove altri corvidi potrebbero associare l’operazione alla trappola.

41 41 MODALITÀ E PRESCRIZIONI PER L’UTILIZZO DELLA GABBIA- TRAPPOLA L’utilizzo delle gabbie-trappola è condizionato al rispetto delle seguenti prescrizioni: localizzazione dei nidi attivi o in costruzione e dei siti di pastura; posizionamento delle trappole Larsen in prossimità dei nidi o dei sit i di pastura e cattura del soggetto da usare come richiamo con esca alimentare; attivazione delle trappole con richiamo vivo eventualmente coadiuvato dal contemporaneo utilizzo di esca alimentare; controllo giornaliero delle trappole; assicurarsi di avere sufficiente disponibilità di tempo il giorno seguente per effettuare lo svuotamento di tutte le gabbie attivate nella propria area di intervento; disinnescare sempre tutte le trappole se il giorno seguente non sono possibili i controlli. In caso di tempo limitato, innescare un numero di trappole corrispondenti al tempo disponibile; liberare subito nel luogo stesso di cattura gli animali eventualmente intrappolati, non appartenenti alla specie bersaglio, con particolare riferimento ai rapaci (gheppio, poiana, astore, gufo, ecc.); soppressione dei corvidi catturati successivamente e in luogo appartato; compilazione del prospetto delle operazioni di abbattimento; spostamento delle trappole nei pressi di altri nidi qualora si constati la cessazione delle catture per alcuni giorni consecutivi; sostituzione saltuaria dei richiami vivi.

42 42 Trappole LETTERBOX Per la cattura negli altri periodi dell’ anno e particolarmente nelle aree di pastura si ricorre alle LETTER-BOX, grandi voliere larghe anche 3 metri e alte 2 metri, nel cui tetto, spiovente verso il cent ro, viene lasciata centralmente un apertura ad inganno, somigliante ad una scala adagiata, larga circa cm. 45-46, ove i pioli costituiscono i posatoi su cui sostano i corvidi prima di scendere all’interno della stessa, attirati dalla pasturazione. Per facilitare l’ingresso e contemporaneamente impedire la fuga degli animali catturati, i posatoi andrebbero posizionati ad almeno 16-18 cm l’uno dall’altro. È molto importante chiudere con rete a maglie fitte le aperture dei primi due posatoi estremi affinché gli uccelli non possano arrampicarsi e fuoriuscire dall’ apertura del tetto, e fare attenzione affinché sotto all’ inganno centrale non siano posizionati supporti che fungendo da posatoi intermedi possano in qualche modo consentire l’uscita degli esemplari catturati. I corvidi catturati vengono eliminati con tecniche eutanasiche capaci di procurare una morte pressoché istantanea (disarticolazione delle vertebre cervicali).

43 43 Armi da fuoco Come accennato, la scaltrezza e la diffidenza dei corvidi nei confronti dell’ uomo e dei suoi manufatti, rendono la loro la cattura con gabbie trappola molto difficoltosa, di fatto alquanto improbabile nel caso della ghiandaia. Per tali motivi soprattutto nel caso della Ghiandaia la fattibilità del controllo diventa imprescindibile dalla possibilità di intervenire con l’ ausilio di metodi cruenti, da effettuarsi nel rispetto delle seguenti modalità:  abbattimenti con arma da fuoco con canna ad anima liscia, caricata con munizione spezzata, dalle caratteristiche previste dall’art.13 della legge 157/92;  utilizzo dello sparo esclusivamente all’ interno di frutteti in presenza di frutti pendenti, fino a 100 metri dagli stessi, anche da appostamento e con l’ uso di richiamo acustico;  su tutto il territorio provinciale;  dall’alba fino ad un ora dopo il tramonto, comprese le giornate di martedì e venerdì.

44 44 PERIODO CONSENTITO PER IL CONTROLLO Utilizzo delle gabbie trappola Coerentemente con la finalità di tutela e salvaguardia delle naturali capacità riproduttive delle popolazioni selvatiche, si ritiene opportuno attivarsi con l’ utilizzo delle gabbie a fine inverno, quando inizia la fase di costruzione dei nidi. L’ utilizzo delle gabbie è pertanto consentito da METÀ MARZO A METÀ AGOSTO ; successivamente l’ utilizzo delle gabbie è consentito esclusivamente all’ interno di frutteti o colture suscettibili di danno, in presenza di frutti pendenti. Armi da fuoco Gli abbattimenti, strettamente controllati e preventivamente coordinati da questo Settore, sono attuati all’ interno delle colture necessarie di protezione, in presenza dei frutti pendenti prossimi alla fase fisiologica di maturazione Sono attuati all’ interno delle colture necessarie di protezione, in presenza dei frutti pendenti prossimi alla fase fisiologica di maturazione. Poiché l’agricoltura frutticola si sta caratterizzando negli ultimi anni con l’ utilizzo di cultivar precoci di ciliegia, pesca e albicocca, nonché di cultivar sempre più tardive di mele e pere, si ritiene necessario anticipare il controllo dei corvidi all’ inizio del mese di MAGGIO e di consentirlo fino al termine del mese di OTTOBRE e comunque non oltre la raccolta.

45 45 NUMERO MASSIMO DI ESEMPLARI CATTURABILI  I risultati del controllo effettuato negli anni passati mostrano come le quantità di cornacchia grigia e ghiandaia siano ampiamente inferiori ai contingenti autorizzati.  Nel caso della gazza si è localmente superato il numero consentito, in risposta alla già motivata espansione in consistenza e areale della gazza stessa, che ha ampliato la propria distribuzione occupando in modo stabile sia le zone prettamente di pianura, sia quelle sub collinari e montane dell’ATC RA3, precedentemente utilizzate solo in modo occasionale  Il quantitativo massimo di capi abbattibili con arma da fuoco non può superare il 30% del totale.

46 46 OPERATORI INCARICATI DI REALIZZARE IL PIANO  Ai sensi dell'art.16, della legge regionale 15 febbraio 1994 n.8 i prelievi e gli abbattimenti avvengono sotto la diretta responsabilità della Provincia, attuati dai soggetti indicati al comma 2 dell'art.19 della legge statale o da operatori all'uopo espressamente autorizzati dalla Provincia, selezionati attraverso appositi corsi di preparazione alla gestione faunistica,direttamente coordinati dal personale di Polizia Provinciale.  Ogni intervento viene attuato per mezzo di un numero ristretto di operatori appositamente selezionati, per quanto di competenza, dal competente Comitato di Coordinamento dell’ATC

47 47  Gli interventi sono attuati su richiesta del conduttore o proprietario del fondo, da parte di personale munito di regolare licenza per l’ esercizio dell’ attività venatoria e relativa assicurazione, anche in deroga ai divieti stabiliti dall’ art.21 della L.157/ 92 e art.60 della L.R. 8/ 94 e successive modificazioni, assumendo tutte le misure precauzionali necessarie alla salvaguardia della pubblica incolumità e preavvisando le Forze dell’Ordine qualora gli interventi avvengano in prossimità di centri abitati.

48 48 CONTROLLO DEGLI INTERVENTI  Gli esemplari catturati ed abbattuti vengono annotati sul PROSPETTO DELLE OPERAZIONI DI ABBATTIMENTO, consegnato nominativamente ad ogni operatore incaricato e da restituire, quando esaurito o a fine stagione, al Settore Politiche Agricole Sviluppo Rurale, Servizio Gestione Faunistica e Rapporti con l’Agricoltura  Nel prospetto delle operazioni di controllo vengono annotate la data e ora di attivazione della gabbia e la località di cattura, nonché il numero degli esemplari catturati ed eventuali spari.

49 49 DESTINAZIONE DELLE CARCASSE  I capi abbattuti devono essere sempre recuperati ed allontanati dell’operatore stesso.  La Provincia, fra i soggetti abbattuti, può riservarsi esemplari da affidare a Soggetti pubblici o privati, che ne facciano richiesta, allo scopo di condurre monitoraggi sulla struttura delle popolazioni stesse, sugli aspetti sanitari, sulle principali zoonosi trasmettibili a persone ed animali, nonché per quant’altro la stessa ritenga necessario.

50 50 IMPORTANTE  È opportuno sottolineare che il controllo della fauna selvatica non è azione di caccia, ma intervento necessario e di pubblica utilità;  Durante gli interventi di controllo numerico con sparo, dei Corvidi gli operatori dovranno indossare un apposito giubbetto visibile a distanza dotato di numero di riconoscimento individuale.

51 51 MODALITA’ OPERATIVE Premesso che il coordinamento dei Piani di controllo risulta in capo alla Provincia, spinti dalla necessità di rendere più veloci e fluidi gli interventi di controllo a servizio delle attività agricole e degli imprenditori agricoli, si provvede a stabilire le modalità operative necessarie alla corretta gestione e trasparenza degli operatori abilitati, mediante il supporto degli ATC competenti per territorio, come da lettera prot.67424 del 22/7/09.

52 52 ATC e rapporti con il mondo AGRICOLO - Ogni ATC competente per territorio, provvede ad individuare e trasmettere a questa Provincia, una rete di Referenti Territoriali, con il compito di organizzare gli interventi necessari, utilizzando i Coadiutori già segnalati dal Comitato provinciale degli ATC ed autorizzati da questa Provincia; - I nomi dei Referenti Territoriali e i loro recapiti telefonici, vengono trasmessi da questa Provincia alle Organizzazioni professionali agricole, le Associazioni venatorie, nonché pubblicati sul sito provinciale, affinché siano sufficientemente conosciuti e divulgati; - Il Referente Territoriale diviene il rappresentante verso l’imprenditore agricolo sia della Provincia che dell’ATC territorialmente competente, e come tale immediato interlocutore anche della Vigilanza di Istituto;

53 53 SEGNALAZIONI e RICHIESTE DI INTERVENTO - L’agricoltore, l’Ente o comunque Colui che lamenta danni da fauna selvatica, provvede ad inoltrare la segnalazione e relativa richiesta di intervento, su apposito modulo già predisposto, al Servizio Caccia e Pesca di questa Provincia, ove autodichiara la propria qualifica di Imprenditore agricolo, le dimensioni della propria azienda, le colture suscettibili di danneggiamento, le epoche prossime alla maturazione necessarie di protezione, ecc...; - Il Servizio Caccia e Pesca provvede ad attivare il Referente Territoriale competente e già designato dall’ATC; - Il Referente Territoriale può essere attivato anche direttamente dall’Imprenditore agricolo o dall’Organizzazione professionale agricola, purché sia stato precedentemente inoltrata segnalazione e relativa richiesta di intervento al Servizio Caccia e Pesca;

54 54 Il Referente Territoriale - Il Referente Territoriale provvede ad un primo sopralluogo al fine di valutare la necessità e la tipologia degli interventi più idonei da attivare, i tempi e i coadiutori necessari al fine di rendere più efficace ogni singolo intervento; - Il Referente Territoriale quindi attiva i Coadiutori, attingendo da quelli resisi disponibili fra quelli autorizzati; - Anche gli agricoltori, che nel tempo sono stati autorizzati individualmente, devono attivare il controllo dei Referenti Territoriali; - Sarà compito del Referente Territoriale comunicare alla Polizia Provinciale l’attivazione di ogni intervento, sia esso in ATC od in Zona di protezione;

55 55 Le metodologie di intervento - Le metodologie di intervento sono stabilite in ogni singolo piano di controllo; - Se l’intervento prevede catture mediante gabbie-trappola, sarà cura del Referente di comunicare alla Polizia Provinciale il luogo ed inizio delle catture e successivamente, ogni spostamento delle stesse; - Se l’intervento prevede abbattimento mediante armi da fuoco, sarà cura del Referente di comunicare alla Polizia Provinciale, giornalmente, luogo ed ora degli interventi; - Qualora l’intervento con arma da sparo sia adiacente a strade od abitazioni diverse dal richiedente, il Referente provvede ad avvertire la Polizia Provinciale, la quale coordina le modalità e i tempi dell’intervento; - La comunicazione dell’intervento avviene mediante comunicazione telefonica al Corpo di Polizia Provinciale, tel. 0544-249322, il giorno antecedente l’intervento, con orario 7/19 dal lunedì al sabato e 7/13 la domenica ed altri festivi;

56 56 RENDICONTO ATTIVITA’ Sarà cura dei singoli Coadiutori rendicontare, con le metodologie già stabilite nei relativi Piani di controllo l’esito degli interventi al Servizio Caccia e Pesca, e comunque mediante la restituzione annuale del tesserino “Prospetto riassuntivo degli interventi“ ; - Trimestralmente ogni Referente Territoriale provvede a rendicontare al Servizio Caccia e Pesca gli interventi fatti, gli abbattimenti realizzati e gli operatori partecipanti; - Nel caso in cui Referenti o Coadiutori si sottraggano alle proprie responsabilità o neghino il proprio operato, fatto salvo l’applicazione delle sanzioni di legge, al secondo diniego documentato, senza causa di forza maggiore, questo viene inteso quale ritiro della propria disponibilità e pertanto si provvederà all’esclusione da codesto coordinamento e alla revoca dell’autorizzazione provinciale ad operare;

57 57 ESCLUSIONI I Coadiutori che non si attengono alle disposizioni stabilite dai Piani, o impartite dal Referente, o che hanno riportato sanzioni di natura penale in materia venatoria, vengono esclusi dalle operazioni relative ai piani di controllo; - Inizialmente, per gli ATC che dovessero incontrare difficoltà ad avviare il meccanismo di gestione di cui sopra, questa Provincia continuerà a seguire direttamente l’attività di coordinamento degli interventi di prevenzione.


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