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Teoria delle scelte pubbliche Valentina Meliciani.

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Presentazione sul tema: "Teoria delle scelte pubbliche Valentina Meliciani."— Transcript della presentazione:

1 Teoria delle scelte pubbliche Valentina Meliciani

2 Contenuti del corso 1.Evidenza empirica sulla grandezza del settore pubblico (spesa pubblica, tassazione, deficit, debito) 2.Concorrenza perfetta e ottimo paretiano 3.Fallimenti del mercato Potere di mercato Beni pubblici Esternalità Mercati incompleti Informazione imperfetta Disoccupazione 3. Efficienza, equità e distribuzione del reddito 4. Disuguaglianze di reddito

3 Contenuti del corso II 5. Gli strumenti della finanza pubblica e il bilancio dello stato in Italia 6. La spesa pubblica 7. Le entrate pubbliche e le varie forme di tassazione 8. La finanza locale

4 Libro di testo Principi di finanza pubblica, Palmerio, Cacucci editore. Lucidi integrativi

5 Valutazione di esame Prova scritta Prova orale (facoltativa) Lavoro in classe

6 Contatti E.mail: vmeliciani@luiss.itvmeliciani@luiss.it Orario di ricevimento: giovedì 12-13

7 Economia mista Molte attività economiche (la maggior parte) sono svolte da imprese private, ma alcune sono svolte dalla Stato Lo Stato altera il comportamento del settore privato attraverso una serie di regolamentazioni, tasse e sussidi Il peso dello Stato differisce tra Paesi e nel tempo

8 Evidenza La stragrande maggioranza del Sistema sanitario è finanziato dallo Stato Più dell’80% degli studenti frequentano scuole pubbliche Lo Stato in molti Paesi paga sussidi di disoccupazione Molte strade sono pubbliche Abbiamo un sistema di difesa nazionale Alcuni servizi di trasporto sono offerti dalla Stato Parte della spesa in Ricerca e Sviluppo è finanziata dallo Stato Circa il 20% della forza lavoro è occupata nel settore pubblico

9 Principali domande Perché e in quale sfere lo Stato dovrebbe intervenire? Perché la presenza dello Stato nell’economia varia tra Paesi e nel tempo? Lo Stato è efficiente nell’offrire bene pubblici? Quali sono gli obiettivi dei governi? Cosa sono i beni pubblici e quali sono i modi più efficienti di produrli?

10 Approcci alternativi Mercantilismo Laissez faire (La mano invisibile di Adam Smith) Marx e il Socialismo Keynes Fallimenti del mercato e fallimenti dello Stato Diseguaglianze di reddito volatilità

11 Questioni Cosa produrre? Scelta tra beni privati e pubblici Come produrre? Per chi? Come prendere decisioni? Scelte collettive

12 Dibattiti Quali sono le conseguenze di una politica? Riproporre il bonus di 80 euro accrescerà i consumi? Se sì, di quanto? Quanto costerà il provvedimento? I consumi crescerebbero di più riducendo le tasse sulla casa? Chi guadagna e chi perde dai vari provvedimenti? Ci sono provvedimenti alternativi più efficienti? Sono anche più «giusti»?

13 La grandezza del settore pubblico 1.Quota della spesa pubblica sul prodotto interno lordo (centrale + locale) 2.Entrate da imposte e contributi in rapporto al prodotto interno lordo 3.Deficit pubblico su PIL 4.Debito pubblico su PIL Europa Italia Confronti internazionali

14 Spesa pubblica in percentuale dei PIL in Europa

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16 Entrate totali della pubblica amministrazione in rapporto al PIL

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18 Deficit / Surplus in % del PIL

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20 Debito pubblico in % del PIL

21 Confronti internazionali

22 L’efficienza di un’economia di mercato concorrenziale La teoria di Adam Smith (1776) della “mano invisibile” L’ottimo paretiano Si realizza quando l'allocazione delle risorse è tale che non è possibile migliorare la condizione di un soggetto senza peggiorare la condizione di un altro. Esistono infiniti ottimi paretiani in corrispondenza di diverse distribuzioni delle risorse Miglioramento paretiano: quando da un intervento di politica economica qualcuno ci guadagna e nessuno ci perde

23 I teoremi dell’economia del benessere 1.L’equilibrio concorrenziale è Pareto efficiente 2.Ogni allocazione delle risorse Pareto efficiente può essere raggiunta attraverso un meccanismo concorrenziale, data la distribuzione iniziale delle risorse appropriata

24 L’efficienza in un singolo mercato Beneficio marginale = costo marginale

25 Perdita di benessere Il surplus massimo si ha quando il prezzo è uguale al costo marginale. Se il prezzo è superiore si ha una perdita di efficienza. Nella figura questa è data dal triangolo EL.

26 La frontiera delle possibilità produttive

27 L’efficienza nello scambio

28 L’efficienza nella produzione

29 L’efficienza nel product mix

30 Il potere di monopolio Monopolio -Monopolio naturale -Monopolio legale Oligopolio Concorrenza imperfetta In tutti i casi il prezzo è maggiore del costo marginale. Perché?

31 Mercati non competitivi e perdita di benessere

32 Il Monopolio È una forma di mercato in cui esiste una sola impresa che detiene il 100% (o quasi) del mercato. Il monopolista ha la possibilità di fissare il prezzo p e di conseguenza i consumatori domanderanno una quantità D(p). – Il monopolista può scegliere quanto produrre? Il monopolista, per produrre la quantità q, sostiene il costo C(q). Massimizza i profitti.

33 Perché i monopoli esistono? La causa fondamentale dell’esistenza del monopolio è la presenza di barriere all’entrata: altre imprese non possono entrare nel mercato. 1.Una risorsa chiave per la produzione è detenuta da un’unica impresa; 2.Un’unica impresa detiene il diritto esclusivo, garantito dallo Stato, di produzione di un certo bene; 3.La struttura dei costi di produzione rende più efficiente la presenza di una sola impresa.

34 Ma i monopoli esistono davvero? In realtà, esistono imprese con potere di mercato (monopoly power). – Come misuriamo il potere di mercato? Il grado di potere di mercato dipende dall’inverso dell’elasticità della domanda dell’impresa.

35 Il Monopolio Il monopolio implica inefficienza allocativa. Il prezzo è al di sopra del costo marginale. La quantità prodotta è inferiore rispetto a quella ottimale. Si tratta di una configurazione di mercato ideale?

36 Come si limita il potere di mercato? Aumentare il grado di concorrenza – se i costi fissi sono elevati oppure se le economie di scala nella produzione sono significative, un aumento della concorrenza non sarebbe fattibile. Nel caso di un monopolio naturale la soluzione ottimale è quella di regolamentare il monopolista (o l’impresa dominante), ad esempio fissando degli standard minimi di servizio oppure un tetto al prezzo.

37 Regolamentazione Prezzo uguale costo marginale, ma in situazioni di monopolio naturale le imprese produrrebbero in perdita Prezzo uguale a costo medio

38 Esempio di regolamentazione Se si fissa prezzo uguale a costo medio l’impresa ha incentivo a ridurre i costi? Price-cap regulation: i prezzi vengono fissati dal regolatore per un periodo abbastanza lungo. Un’impresa che voglia massimizzare i profitti cercherà quindi di ridurre i costi di produzione

39 Le politiche per la concorrenza L’insieme di politiche e leggi finalizzate ad assicurare che la concorrenza sul mercato non subisca limitazioni tali da arrecare danno alla società Quando è giustificato l’intervento delle politiche antitrust? Quali sono gli obiettivi della normativa antitrust?

40 Gli obiettivi della normativa antitrust Massimizzare il benessere sociale (surplus totale vs dei soli consumatori) Difendere le imprese più piccole Promuovere l’integrazione del mercato Ragioni sociali (applicazione più lasca della normativa in periodi di crisi) Motivazioni strategiche (es, politiche dei campioni nazionali)

41 La normativa antitrust negli USA La politica a tutela della concorrenza (antitrust) ha origine in USA alla fine del XIX sec., quando il governo prende una posizione forte contro il formarsi di alcuni cartelli (trusts) Il trust è una forma di collaborazione tra imprese, appartenenti allo stesso settore, che permette di ottenere diversi vantaggi: eliminazione della concorrenza di imprese esterne al trust; controllo e scelta della quantità da produrre e dei prezzi da applicare; mantenimento dell’autonomia decisionale

42 La normativa antitrust negli USA Lo Sherman Act, 1890 Fu la prima legge federale emanata in risposta a una concentrazione del potere economico in grandi gruppi industriali. Alcune attività commerciali in forte sviluppo, tra le quali in particolare la ferroviaria, petrolifera e del tabacco, avevano deciso di evitare la reciproca concorrenza unendo le forze e le varie società concorrenti, consolidandole in entità più grandi. Il c.d. “Standard Oil Trust”, costituito nel 1882, è stato il precursore delle odierne società partecipate (c.d. “holding company”). Le azioni di nove società petrolifere, fino ad allora in concorrenza tra loro, vennero fatte confluire e gestire da un fedecommesso (c.d. “trust”) costituito ad hoc. Il consiglio dei fiduciari prendeva le decisioni per tutte le nove società riunite nel trust, dando così vita ad un monopolio.

43 La normativa antitrust negli USA L’articolo 1 dello Sherman Act proibisce qualsiasi accordo che irragionevolmente limiti il libero commercio. Perché ci possa essere una violazione dell’articolo 1, almeno due parti devono essere coinvolte nella formulazione di un accordo illegale per concordare i prezzi di un determinato prodotto, o per ridurre la produzione a livelli prestabiliti, oppure per ripartirsi i mercati, o per rifiutare rapporti commerciali con terzi che non fanno parte dell’accordo illegale. L’articolo 2 vieta i monopoli, il tentativo di costituire monopoli o qualsiasi accordo volto a dare vita ad un monopolio. Questo articolo, a differenza dell’articolo 1, si applica alla condotta anche di singole persone fisiche o giuridiche, indipendentemente da accordi con terzi, che cerchino di monopolizzare il mercato o condurre trattative a ciò finalizzate.

44 La normativa antitrust negli USA Il Clayton Act, 1914. L’obiettivo è di estendere la legislazione antitrust anche ai casi di fusioni, non previste dallo Sherman Act. L’articolo 7 proibisce fusioni od acquisizioni che possano diminuire sostanzialmente la concorrenza o tendere alla creazione di un monopolio. Oltre alle fusioni, il Clayton Act vieta anche la discriminazione del prezzo di vendita e l’amministrazione di società concorrenti da parte delle stesse persone Dopo una forte intensificazione dell’attività antitrust degli anni ’70, segue un periodo più orientato al “non intervento” (scuola di Chicago e amministrazione Reagan)

45 La normativa antitrust negli USA Nello stesso anno è stata istituita la Federal Trade Commission (FTC) un’agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti che ha come obiettivo la promozione della protezione dei consumatori, l’eliminazione e la prevenzione di pratiche anticompetitive. E in Europa? In Italia?

46 La normativa antitrust in Europa Il trattato di Parigi del 1951: istituì la ‘CECA’ (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) I Paesi firmatari: Francia, Germania, Italia, Benelux Due gli obiettivi fondamentali: 1.ridurre il potere economico della Germania del dopoguerra, assicurando ai Paesi UE l’accesso a input fondamentali (acciaio e carbone); 2.garantire un funzionamento efficiente del mercato ‘europeo’, visti i risultati positivi della politica antitrust USA

47 Il trattato di Roma (1957) Istituisce la Comunità economica europea (CEE). Nel preambolo, i firmatari dichiarano di: essere determinati a porre le fondamenta di un'unione sempre più stretta fra i popoli europei; essere decisi ad assicurare mediante un'azione comune il progresso economico e sociale dei loro paesi, eliminando le barriere che dividono l'Europa; avere per scopo essenziale il miglioramento costante delle condizioni di vita e di occupazione dei loro popoli; riconoscere che l'eliminazione degli ostacoli esistenti impone un'azione concertata intesa a garantire la stabilità nell'espansione, l'equilibrio negli scambi e la lealtà nella concorrenza;

48 Il trattato di Roma (1957) riconoscere che l'eliminazione degli ostacoli esistenti impone un'azione concertata intesa a garantire la stabilità nell'espansione, l'equilibrio negli scambi e la lealtà nella concorrenza; essere solleciti di rafforzare l'unità delle loro economie e di assicurarne lo sviluppo armonioso riducendo le disparità fra le differenti regioni e il ritardo di quelle meno favorite; essere desiderosi di contribuire, grazie a una politica commerciale comune, alla soppressione progressiva delle restrizioni agli scambi internazionali; voler confermare la solidarietà che lega l'Europa ai paesi d'oltremare e assicurare lo sviluppo della loro prosperità conformemente ai principi dello statuto delle Nazioni Unite; essere risoluti a rafforzare le difese della pace e della libertà e a fare appello agli altri popoli d'Europa, animati dallo stesso ideale, perché si associno al loro sforzo." Tali intenzioni si sono tradotte in concreto attraverso l'istituzione di un mercato comune e di un'unione doganale e tramite lo sviluppo di politiche comuni.

49 Il trattato di Roma (1957) riconoscere che l'eliminazione degli ostacoli esistenti impone un'azione concertata intesa a garantire la stabilità nell'espansione, l'equilibrio negli scambi e la lealtà nella concorrenza; essere solleciti di rafforzare l'unità delle loro economie e di assicurarne lo sviluppo armonioso riducendo le disparità fra le differenti regioni e il ritardo di quelle meno favorite; essere desiderosi di contribuire, grazie a una politica commerciale comune, alla soppressione progressiva delle restrizioni agli scambi internazionali; voler confermare la solidarietà che lega l'Europa ai paesi d'oltremare e assicurare lo sviluppo della loro prosperità conformemente ai principi dello statuto delle Nazioni Unite; essere risoluti a rafforzare le difese della pace e della libertà e a fare appello agli altri popoli d'Europa, animati dallo stesso ideale, perché si associno al loro sforzo." Tali intenzioni si sono tradotte in concreto attraverso l'istituzione di un mercato comune e di un'unione doganale e tramite lo sviluppo di politiche comuni.

50 Il trattato di Roma: articolo 81 1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di imprese e tutte le pratiche concordate che possano pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all'interno del mercato comune ed in particolare quelli consistenti nel: a) fissare direttamente o indirettamente i prezzi d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni di transazione, b) limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo sviluppo tecnico o gli investimenti, c) ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento, d) applicare, nei rapporti commerciali con gli altri contraenti, condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, così da determinare per questi ultimi uno svantaggio nella concorrenza, e) subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi. 2. Gli accordi o decisioni, vietati in virtù del presente articolo, sono nulli di pieno diritto.

51 Il trattato di Roma: articolo 81 3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere dichiarate inapplicabili: a qualsiasi accordo o categoria di accordi fra imprese, a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di imprese, e a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche concordate che contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico, pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell'utile che ne deriva, ed evitando di 1.imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano indispensabili per raggiungere tali obiettivi, 2.dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.

52 Il trattato di Roma: articolo 82 È incompatibile con il mercato comune e vietato, nella misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più imprese di una posizione dominante sul mercato comune o su una parte sostanziale di questo. Tali pratiche abusive possono consistere in particolare: a) nell'imporre direttamente od indirettamente prezzi d'acquisto, di vendita od altre condizioni di transazione non eque, b) nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico, a danno dei consumatori, c) nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti, determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la concorrenza, d) nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari, che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.

53 La politica di concorrenza dell'Unione europea La Commissione, insieme alle autorità garanti della concorrenza degli Stati membri, applica direttamente le regole di concorrenza dell'UE (articoli 101- 109 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea - TFUE), assicurando una concorrenza leale e in condizioni di parità tra tutte le imprese e contribuendo così ad un miglior funzionamento dei mercati dell'UE. Ne beneficiano i consumatori, le imprese e l'economia europea in generale. All'interno della Commissione, c’è la direzione generale della Concorrenza (DG Concorrenza) la principale responsabile dell'esercizio di questi poteri, che sono però rigorosamente limitati: essa può intervenire solo se ha prove di un'infrazione alle regole di concorrenza e le sue decisioni sono suscettibili di ricorso alla Corte di giustizia dell'UE.

54 La politica di concorrenza in Italia In Italia si comincia a parlare di concorrenza molto tardi: è solo la legge 10 ottobre 1990, n. 287 che istituisce l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) quale struttura indipendente preposta all’applicazione della legge antitrust. L’Autorità ha poteri di indagine, di istruttoria e di sanzione in materia di intese e abuso di posizione dominante L’Autorità ha competenze sull’intera economia nazionale eccetto il settore del credito, dove le decisioni vengono prese dalla Banca d’Italia

55 Beni pubblici Caratteristiche 1.Non rivalità 2.Non escludibilità Esempi: Difesa, illuminazione

56 Esternalità Quando le azioni di un individuo causano un costo ad altri senza un pagamento abbiamo esternalità negative: il costo privato è minore del costo sociale. La conseguenza è la sovrapproduzione. Quando le azioni di un individuo causano un beneficio ad altri senza un introito abbiamo esternalità positive: il beneficio privato è minore del beneficio sociale. La conseguenza è la sottoproduzione.

57 Mercati incompleti Quando i mercati private non riescono a fornire un bene o un servizio anche quando il costo di offrirlo è inferiore rispetto a quanto gli individui sarebbero disposti a pagare. Esempi: assicurazioni, prestiti 1.Innovazione 2.Costi di transazione 3.Asimmetrie informative (azzardo morale e selezione avversa) Mercati complementari (programmi di riqualificazione urbana)

58 Problemi informativi Informazione imperfetta da parte dei consumatori Informazione come bene pubblico Gran parte dell’attività economica è diretta ad ottenere informazioni. Esempi? Ricerca e Sviluppo

59 Disoccupazione Una delle evidenze più forti dei fallimenti del mercato è la disoccupazione Perchè il mercato del lavoro non raggiunge l’equilibrio?

60 Problemi redistributivi e beni meritori Anche in assenza di fallimenti del mercato il governo può intervenire per redistribuire il reddito e per indurre a consumare o non consumare alcuni beni I beni che il governo impedisce ai consumatori di consumare sono detti beni meritori Paternalismo: il governo sa qual è l’interesse degli individui meglio di quanto non lo sappiano loro stessi Libertarianismo: il governo non dovrebbe interferire con le scelte degli individui

61 Analisi normativa e positiva Approccio normativo: chiedersi in quali circostanze e come il governo dovrebbe intervenire Approccio positivo: chiedersi cosa il governo fa effettivamente, qual è l’impatto del suo intervento e come la natura della politica aiuta a spiegare cosa fa il governo e come lo fa.

62 Beni pubblici Due proprietà Non rivalità nel consumo: il consumo da parte di un individuo addizionale non è costoso Non escludibilità: è difficile escludere un individuo dal consumo del bene Le due proprietà potrebbero non essere rispettate entrambe. Se il bene è non rivale ma escludibile fissare un prezzo potrebbe non essere efficiente perché risulterebbe in un sottoconsumo. Il beneficio marginale sarebbe maggiore del costo marginale. In assenza si esclusione c’è il problema che il bene potrebbe non essere offerto o essere offerto in quantità troppo piccole.

63 Non rivalità con esclusione Il governo può offrire il bene gratis (per questioni di efficienza) ma lo deve finanziare con le imposte. Il governo può usare sistemi di pagamento in modo che i consumatori che beneficiano del bene o servizio paghino di più.

64 Esempio di bene non rivale ma escludibile. Nel caso del ponte la capacità è elevata e non è efficiente far pagare un prezzo.

65 Beni offerti dal settore pubblico: non tutti I beni offerti dal settore pubblico hanno le proprietà tipiche dei beni pubblici

66 Beni pubblici locali e globali In alcuni casi i benefici dei beni pubblici si percepiscono globalmente. E’ il caso dell’ambiente o della conoscenza globale. In questi casi ci sono problemi particolari di governance.

67 Beni private offerti dal settore pubblico Beni con elevate costi marginali di offerta come la sanità e l’istruzione ed escludibili In tutti questi casi potrebbero esserci problemi di sovraconsumo Perché vengono offerti dallo Stato?

68 Distorsioni legate all’offerta uniforme di beni pubblici: alcuni individui consumano più del livello efficiente altri meno

69 Metodi per razionare il consumo di beni privati offerti dallo Stato 1)Tariffe Vantaggi: chi ne beneficia paga il costo Svantaggi: sottoconsumo. Costi di transazione 2) Offerta uniforme Vantaggi: risparmio dei costi di transazione Svantaggi: sottoconsumo e sovraconsumo. Chi ha una elevata domanda può ricorrere a consumo privato facendo crescere i costi di transazione. 3) Code Vantaggi: I beni non vengono allocati in base alla ricchezza Svantaggi: Perdita di tempo. I criteri di allocazione possono comunque essere inefficienti.

70 Condizioni di efficienza per i beni pubblici Somma dei saggi marginali di sostituzione (di tutti i consumatori) uguale al saggio marginale di trasformazione Il saggio marginale di sostituzione indica quanto del bene privato ogni individuo è risposto a rinunciare per un’unità addizionale del bene pubblico. Il saggio marginale di trasformazione indica a quanto del bene privato bisogna rinunciare per avere un’unità addizionale del bene pubblico.

71 Domanda individuale dei beni pubblici Se le imposte diminuiscono la domanda di beni pubblici aumenta

72 Domanda collettiva di beni pubblici Si ottiene sommando verticalmente le curve di domanda individuali

73 Produzione efficiente di beni pubblici

74 Efficienza paretiana Efficienza paretiana: MRS 1 +MRS 2 +..MRS n =MRT E’ raggiunta nel punto di intersezione tra domanda e offerta. Tuttavia: Non è detto che il governo offra la quantità efficiente Ogni volta che cambiamo la distribuzione del reddito otteniamo una diversa condizione di efficienza: efficienza e distribuzione sono interdipendenti Problemi di rivelazione delle preferenze Meccanismi politici

75 Governo efficiente come bene pubblico Il governo efficiente ha le stesse proprietà di un bene pubblico: non rivalità e non escludibilità. Conseguenza: sotto produzione!

76 Domande: classificazione dei beni Istruzione superiore Parco Acqua Elettricita’ Sanita’ TV Ricerca di base

77 Esternalità Si generano quando si viene a creare una differenza tra costo privato e costo sociale o tra beneficio privato e beneficio sociale. Nel caso di esternalità negative il costo sociale è maggiore del costo privato. Esempio della fabbrica che inquina. La conseguenza è che si produce più del livello ottimale. Nel caso di esternalità positive il beneficio sociale è maggiore del beneficio privato. Esempio del vicino che tiene piante e fiori nel pianerottolo oppure delle imprese che operano nei distretti industriali. La conseguenza è che si produce meno del livello ottimale.

78 Esempio di sovrapproduzione con esternalità negative Qm è l’equilibrio di mercato mentre Qe è il livello ottimale di produzione

79 Soluzioni alle esternalità Tasse per le esternalità negative, sussidi in caso di esternalità positive Le tasse dovrebbero rendere il costo privato uguale a quello sociale I sussidi dovrebbero rendere il beneficio privato uguale a quello sociale

80 Equilibrio con le tasse Senza tasse sull’inquinamento si produrrebbe Qm, con le tasse si spingono le imprese a produrre di meno. Se le tasse coprono il costo marginale dell’inquinamento si riesce a far produrre alle imprese la quantità ottimale Qe.

81 Table 6.1 Gasoline Taxes Around the World COUNTRYTAX PER LITER IN U.S. DOLLARS United Kingdom 1.32 Germany 1.26 France 1.19 Italy 1.14 Spain 0.90 Japan 0.77 Canada 0.38 United States0.11

82 Soluzioni private al problema delle esternalità Il problema delle esternalità si potrebbe risolvere attraverso contratti tra le parti in conflitto (ad esempio tra l’impresa che inquina e i soggetti danneggiati dall’inquinamento). L’affermazione secondo cui quando ci sono esternalità le parti interessate possono trovare un accordo per internalizzare l’esternalità senza bisogno dell’intervento pubblico è noto come teorema di Coase. Tuttavia quando il problema riguarda molte persone i costi di transazione potrebbero essere molto alti. Si pensi all’inquinamento nelle grandi città

83 Altre soluzioni Regolamentazione (esempio obbligo di usare marmitte catalitiche, blocchi del traffico) La regolamentazione viene applicata quando si vogliono stabilire dei livelli massimi, non superabili, di esternalità negative (ad esempio inquinamento) Un altro esempio è l’uso di risorse comuni scarse. Esempio traffico nei centri storici.

84 Esternalità positive: si produce troppo poco Il mercato produce Qm mentre la quantità ottimale sarebbe Qe Costo privato=costo sociale Beneficio sociale Beneficio privato QmQe

85 Il caso dell’innovazione L’innovazione genera esternalità positive. Lo Stato può investire risorse nell’innovazione, dare sussidi o sconti di tasse alle imprese che spendono in R&S. Un altro modo per favorire le innovazioni sono i brevetti: protezione temporanea dell’innovazione dall’imitazione di altre imprese

86 La distribuzione del reddito Giustizia commutativa: la giustizia realizzata dal mercato attraverso lo scambio La giustizia distributiva: legata alla posizione di partenza di ciascun soggetto Mill: uguaglianza delle opportunità (istruzione, imposta sulle successioni)

87 Distribuzione del reddito Criterio paretiano Principio dell’indennizzo La teoria di Pigou La teoria di Rawls La funzione del benessere sociale

88 Principio dell’indennizzo Barone-Kaldor-Hicks: se gli individui avvantaggiati sono in grado di indennizzare i danneggiati e, dopo il pagamento dell’indennizzo, hanno ancora un vantaggio residuo, la nuova situazione è migliore della precedente Problemi: se l’indennizzo non viene pagato, alcuni individui saranno danneggiati; se viene pagato si ricade nel criterio paretiano

89 La teoria di Pigou (1) Pigou è considerato il fondatore dell’economia del benessere. Massimizzazione del benessere sociale Benessere sociale= benessere economico Utilità misurabili Benessere economico=somma delle utilità dei singoli individui Dipende da: 1.Quantità di beni prodotti (reddito nazionale) 2.Distribuzione del reddito

90 La teoria di Pigou (2) L’utilità marginale è decrescente (come in Bentham e Mill), pertanto una redistribuzione del reddito dai più ricchi ai più poveri accresce l’utilità totale. Interventi che accrescono il volume e migliorano la distribuzione del reddito vanno perseguiti. Lo stesso per interventi che accrescono il reddito a parità di distribuzione o migliorano la distribuzione a parità di volume di reddito. Difficoltà nei casi in cui gli interventi accrescono il volume peggiorando la distribuzione o migliorano la distribuzione diminuendo il volume del reddito

91 La teoria di Rawls Il benessere sociale dipende solo dall’utilità dell’individuo più povero Rawls quindi attribuisce pesi diversi alle utilità dei singoli Non si attribuisce nessun peso alla diminuzione di utilità dei ricchi Auspica una distribuzione di reddito più ugualitaria di quella auspicata da Pigou La visione di Rawls si propone di ridurre la povertà più che la disuguaglianza

92 Le scelte sociali Trade-off tra efficienza ed eguaglianza? Le scelte sociali dette anche scelte collettive o pubbliche sono in primo luogo scelte di natura costituzionale cioè riguardano il sistema istituzionale Come scegliere tra diversi assetti distributivi? 1.Unanimità: preserva lo status quo 2.Maggioranza

93 CURVE DI INDIFFERENZA SOCIALI

94 FORME ALTERNATIVE DELLE CURVE DI INDIFFERENZA SOCIALI (A) A utilitarianismo: stesso peso alle utilità di individui diversi. (B) Peso maggiore ai poveri rispetto ai ricchi. (C) Rawls: l’utilità aumenta solo se cresce l’utilità dell’individuo più povero.

95 Curve di indifferenza sociali e curva delle possibili utilità

96 Funzione del benessere sociale Bergson, Allais, Samuelson, Arrow 1)Ciascun individuo ha una scala di preferenze tra le diverse possibili alternative relative all’organizzazione economica della società 2)La funzione di benessere sociale può essere costruita sommando le funzioni (o scale) di preferenze individuali (ottenute mediante interviste o sondaggi) Difficoltà: 1.Aggregazione delle preferenze 2.Pesi da dare agli individui Arrow: utilizzare il meccanismo della votazione

97 Il paradosso del voto Individuo 1 preferisce A a B a C Individuo 2 preferisce C to A to B Individuo 3 preferisce B to C to A 2 voti per A contro B 2 voti per B contro C 2 voti per C contro A

98 Voti su distribuzioni alternative delle risorse Per molti problem di distribuzione delle risorse non c’è una maggioranza Nell’esempio si vede il problema di arrivare ad una decisione con il voto di maggioranza

99 C’è una maggioranza che vuole passare da A a B (poveri e classe media). C’è una maggioranza che vuole passare da B a C (poveri e ricchi). C’è una maggioranza che vuole passare da C ad A (classe media e ricchi)

100 Critiche all’utilitarismo (1) Sen (economista e filosofo indiano premio Nobel nel 1998): Sen elabora la teoria dei funzionamenti, che si pone come alternativa all’utilitarismo. Mentre l’utilitarismo privilegia aspetti soggettivi del benessere, la visione di Sen si basa sulla realizzazione di certe dimensioni oggettive, definite da Sen come stati di fare o di essere, o genericamente funzionamenti, che sono dei risultati acquisiti dall'individuo su piani come quello della salute, della nutrizione, della longevità, dell'istruzione.

101 Critiche all’utilitarismo (2) Paternalismo: non sempre l’individuo è il migliore giudice dei propri interessi. Lo Stato deve intervenire per tutelare l’individuo. Beni meritori: beni che lo Stato costringe ad usare (cinture di sicurezza, istruzione giovanile, ecc.). Criterio paternalistico

102 Critiche all’utilitarismo (3) L’ipotesi secondo cui un individuo massimizza la propria utilità che dipende solo dai beni che egli consuma non è realistica Comportamenti filantropici Invidia

103 Critiche all’individualismo (4) Frisch e Tinbergen: funzione del benessere sociale come funzione di preferenza dei politici. Questa deve esplicitare obiettivi e strumenti L’economista deve evidenziare eventuali contraddizioni negli obiettivi e compatibilità tra obiettivi e strumenti


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