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“Donne disabili nell’era della globalizzazione” di Lodigiani, Morandi e Vitali; “Globalizzazione: La legge del più forte” di Dornetti, Ferrari, Granata,

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2 “Donne disabili nell’era della globalizzazione” di Lodigiani, Morandi e Vitali; “Globalizzazione: La legge del più forte” di Dornetti, Ferrari, Granata, Labbadini; “Dalla parte dei bambini” di Borsa, D’Avino, Poggi, Schiavi e Tonani.

3 DONNE DISABILI NELL'ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

4 In una società in cui ognuno pensa unicamente a se stesso e ai propri interessi abbiamo deciso di affrontare una tematica “scomoda” senza troppa retorica e assolutamente non in tono pietoso ma comprensivo, ossi “DONNE DISABILI:DOPPIA DISCRIMINAZIONE”. Si sente spesso dire che “i tempi sono cambiati”, ma è veramente così per tutti? Siamo una società paritaria o ci sono ancora persone escluse costrette a vivere all’ombra degli altri? Hanno veramente tutti una possibilità di crearsi una vita degna? Di lavorare? Di vivere “normalmente”? Realizzato da: Lodigiani Roberta, Morandi Rosaria, Vitali Paola. “Lasciate che vengano a vedere gli uomini, le donne e i bambini che sanno come si viva, la cui gioia di vivere non è stata annientata da quelli che pretendono di insegnare agli altri popoli come stare al mondo.” Chinua ACHEBE, No longer at Ease

5 La disabilità è la perdita di funzioni, di una capacità operativa, conseguente alla menomazione, ovvero qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di compiere una attività nel modo o nell'ampiezza considerati normali per un essere umano. L'handicap è la difficoltà che il menomato, o il disabile, subisce nel confronto esistenziale con gli altri, il disagio sociale che deriva da una perdita di funzioni o di capacità, la condizione di svantaggio conseguente ad una menomazione o ad una disabilità che in un certo soggetto limita od impedisce l'adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione all'età, sesso e fattori socioculturali.

6 Osservando la situazione delle donne disabili, soggetto fino ad oggi poco studiato, nonostante il sovente accumulo di una doppia discriminazione legata sia al sesso che all'handicap, abbiamo scelto di approfondire l'argomento. Infatti, la caparbietà dei pregiudizi che danno più importanza alla rieducazione di un uomo disabile affinché sia rieducato per raggiungere la sua autonomia e trovare lavoro, priva di frequente le donne della possibilità di accedere equamente all'educazione e alla formazione professionale. In tal senso, le politiche sociali di alcuni Paesi privilegiano misure più attive per gli uomini disabili, soprattutto in materia di allocazioni e d'inserimento professionale. Le donne sembrano essere anche meno coinvolte nelle decisioni che le riguardano ( formazione, trattamenti, rieducazione) rispetto agli uomini e lo stesso accade in materia di vita familiare e di maternità, dove le loro decisioni sono spesso prive di considerazione.

7 “ Dicesi di disabile un soggetto che presenta una o più disabilità riferibili a particolari carenze fisiche o psichiche”. Queste mancanze vengono immancabilmente amplificate quando l'individuo si trova a doversi relazionare con la società, soprattutto nel mondo del lavoro.E se questo è difficile per il lavoratore disabile, le difficoltà si ingigantiscono per la donna lavoratrice che, oltre al danno fisico, somma sul piano psicologico pesanti conseguenze legate alla specificità femminile. L'associazione nazionale mutilati e unvalidi (Anmil) in collaborazione con l’Istituto nazionale infortuni sul lavoro (Inail) ha documentato una ricerca sulle condizioni di lavoro delle donne disabili. Le donne con disabilità, pur dimostrando di avere la capacità di non rinunciare a se stesse, alla propria vita, si trovano – dopo un evento invalidante – a dovere affrontare atteggiamenti negativi, così sfavorevoli in ambito lavorativo da tradursi in una grande difficoltà e al limite nell’impossibilità di proseguire l’attività professionale. è stato rilevato che una percentuale assai significativa delle donne vittime di infortuni sul lavoro rinuncia all’attività lavorativa proprio a causa del difficile, e a volte penoso, percorso di ritorno sul luogo di lavoro.si registra infatti, dopo l’intervenuta disabilità, una forte spinta al licenziamento della fascia di donne di età inferiore ai cinquant’anni; mentre è circa il sessanta per cento delle stesse donne oltre i cinquant’anni a smettere di lavorare, ed una percentuale altrettanto significativa per lo meno cambia posto di lavoro, o è tentata di farlo ma non ci riesce.

8 le ricadute che la disabilità provoca nell’ambito familiare e affettivo e che, nella vita di coppia, può portare alla rottura di legami apparentemente forti. In una normale famiglia, una ragazza è preparata per avere una propria vita familiare, come sposa, e madre. Per quanto riguarda invece l'educazione della donna disabile, all'interno della famiglia, in genere non si considera una donna disabile in quanto donna, con tutti i suoi desideri e problemi, ma la si considera soltanto una persona, da curare, osservare, coccolare, viziare come un'eterna bambina, nei casi più rosei, oppure un individuo di cui vergognarsi. un disabile è considerato una persona, e non un uomo o una donna, con diritti e doveri, che di solito hanno i così detti "normali", ma disabili non solo si nasce, lo si può diventare, in seguito ad incidenti e malattie. Perciò bisogna rendersi conto che il disabile non è un semplice paziente da studiare per sperimentare o fare delle conferenze. Hanno sentimenti, paure, opinioni, desideri come tutti gli esseri umani. Forse è anche colpa della società, dei mass media, che impongono delle regole assurde, bellezza e perfezione e non intelligenza, simpatia, e voglia di vivere. Se i genitori dei disabili, dessero un'educazione giusta, una buona preparazione alla vita adulta, senza privilegi e discriminazioni il disabile avrebbe il desiderio di crescere, ed invecchiare, giustamente senza restare bambino per sempre, cosa che accade molto spesso.

9 La nostra organizzazione sociale tende a rendere passive persone con carenze funzionali, il fattore pietà è il vero facilitatore della loro integrazione sociale anche se sappiamo che non porterà mai ad una effettiva integrazione. Nonostante tutta una serie di leggi degli ultimi trent’anni, non è resa facile ad un disabile la partecipazione alla vita sociale, considerando quali difficoltà non tanto le barriere architettoniche (che pure ci sono) quanto la diffusione di luoghi comuni che lo identificano come disgraziato, deficiente, poveraccio, minorato. Inoltre nel nostro paese le leggi non si rispettano e i diritti all’inserimento lavorativo come quello della realizzazione di percorsi formativi scolastici e di apprendistato individualizzati non sono effettivi. Soltanto pochi disabili hanno accesso al lavoro ed a percorsi formativi ad hoc. Ancora oggi la disabilità nell’immaginario collettivo è associata ad uno stato d’inferiorità mentale e i cambiamenti terminologici non hanno mutato questo aspetto, resta sempre un mondo a parte, una categoria spesso ai margini della società (fatte le rare eccezioni).Il problema effettivo è quindi la perdita di senso di questa distinzione tra “disabili e normali” anche se un tale obiettivo è più un’ideale che una possibilità concreta perché come abbiamo visto all’inizio resterà sempre la necessità linguistica di nominare la persona bisognosa di assistenza.

10 I miei occhi non vedono Ma sentono i colori straziati della guerra E quelli accesi dell’amore Le mie gambe non si muovono Ma corro ovunque con la fantasia Le mie orecchie non sentono Ma so ascoltare le note armoniose della felicità E quelle stonate dell’odio La mia bocca non ha voce Ma comunico col sorriso del mio volto E le lacrime dei miei occhi Sì, forse non vedo, forse non parlo, forse non sento, forse Non cammino Ma il mio cuore non ha ostacoli, può fare tutto questo. Morandi Rosaria

11 Sitografia www.uildm.org/dm/15 0/sociale/55donne1.ht m www.deputatids.it/Pub blicazioni/Agendo/LM/ LavoroDisabili.htm Vandana, SHIVA, Terra Madre sopravvivere allo sviluppo

12 “la legge del più forte” Dornetti Federica, Ferrari Alice, Granata Elena, Labbadini Claudio GLOBALIZZAZIONE PARI OPPORTUNITA’

13 Il nuovo ordine economico internazionale, con il suo movimento dei capitali e la liberalizzazione del commercio mondiale, crea una grave emarginazione del Terzo mondo. LA SITUAZIONE ECONOMICA GLOBALE

14 Le grandi società multinazionali possono marginalizzare il ruolo della forza-lavoro nell’economia globale. Ultimamente, un considerevole numero di Paesi è rimasto indietro: essi sono rimasti sempre più emarginati dalle principali correnti dell’economia mondiale e, sono lasciati ai margini delle trattative. Le dimensioni ridotte conferiscono ai paesi piccoli un rango marginale sul piano dell’attenzione riservata alle diverse nazioni nel mercato delle notizie (l’80% di esse proviene da Usa, Gran Bretagna e Francia) o degli aiuti accordati dagli organismi internazionali. I poveri si trovano a dover contendere alle classi medie e alte l’utilizzo di risorse insufficienti. La grande mobilità e libertà dei capitali, legali e illegali, non produce investimenti nei Paesi del Terzo mondo, ma tende a concentrarsi nei Paesi più industrializzati.

15 Il commercio internazionale, la ricerca e i flussi finanziari si concentrano negli Stati uniti, in Giappone e in Europa occidentale. Questi tre poli esercitano un fortissimo controllo, imponendo la loro razionalità a buona parte del pianeta. Gli squilibri diventano vistosi quando la contraddizione tra di loro si inasprisce. Questo modello, detto >, ha come conseguenza più vistosa e deleteria la sistematica concentrazione di ricchezze in un numero sempre inferiore di mani. Questo avviene nei Paesi del Terzo mondo, ma anche nei Paesi industrializzati, accrescendo in modo allarmante la fascia delle persone senza alcuna protezione da parte dello Stato sociale. Se questo è il quadro, per i Paesi più forti del Terzo mondo, come per esempio il Brasile e l’India, si tratta di trovare forme di un modello di sviluppo il più possibile endogeno, allontanandosi dall’integrazione economica internazionale subalterna. Per Paesi di minore densità demografica e con tecnologia inferiore, è necessario cercare di creare blocchi regionali e di trasformarsi in un’area di interscambio autogestita. Per i popoli dell’Unione europea si apre una possibilità preziosa di combattere uniti nella ricerca di un futuro con una migliore distribuzione delle loro molte ricchezze.

16 IL NORD E IL SUD DEL MONDO Netto appare il contrasto tra un Nord del mondo dove si trovano i Paesi più industrializzati, con una popolazione che dispone di molte risorse e un Sud che, ad eccezione di Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica, vede crescere la popolazione molto più rapidamente delle risorse prodotte da un’economia spesso basata sull’agricoltura di sussistenza e sull’esportazione di materie prime.

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18 Il legame tra Nord e Sud è costituito da un rapporto di subordinazione del Sud al Nord, che affonda le sue radici nel colonialismo e nei nuovi problemi posti dalla globalizzazione.

19 …UNA SPIRALE DIABOLICA L’Europa - e l’Italia che ne fa parte – fa sentire la sua presenza anche oltre i propri confini. Il petrolio prodotto fuori dall’Europa condiziona l’economia europea; la richiesta di legno pregiato da parte degli europei incide profondamente sugli equilibri dell’Africa; i conflitti e l’insufficiente sviluppo di molti Paesi africani e asiatici sono all’origine di una continua emigrazione in Europa; le armi prodotte in Europa determinano cambiamenti politici in mezzo mondo. Uno dei motivi per cui il Sud non riesce a svilupparsi adeguatamente è che non ha realizzato modi di sviluppo adatti alle proprie necessità e alle proprie condizioni ambientali e sociali.

20 Il debito estero dei Paesi del “terzo mondo” può avere ripercussioni sull’ambiente in due modi. Da una parte, ci si indebita per realizzare progetti rovinosi dal punto di vista ecologico; dall’altra, per rimborsare il debito, si avviano progetti altrettanto rovinosi di sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. La terra, oggi, nonostante il continuo aumento della popolazione, potrebbe produrre una quantità di alimenti sufficiente per sfamare tutti i suoi abitanti, ma milioni di persone patiscono la fame e molti muoiono per mancanza di cibo. Le più rilevanti cause all’origine del problema “fame nel mondo” sono: la disomogenea distribuzione delle risorse, la siccità, l’esaurimento del terreno, l’abbandono dell’agricoltura e la cattiva pianificazione.

21 SITOGRAFIA mogent.altervista.org/3Edivario.htm www.dirittiglobali.it www.internazionale.it www.manitese.it www.worldsocialforum.com

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24 Lavoro di approfondimento, ricerca, analisi svolto da: Borsa Silvia D’ Avino Antonietta Poggi Valentina Schiavi Federica Tonani Dario

25 La globalizzazione È un movimento economico attraverso il quale nazioni e imprese nel mondo e ne controllano l’economia influenzando l’agricoltura, la produzione di medicinali, le telecomunicazioni,i settori finanziari e manifatturieri e i servizi lavorano per entrare in nuovi mercati, integrarli e dominarli, creando monopoli nella produzione e nella commercializzazione di beni e servizi.

26 Questa forma di globalizzazione viene presentata come benefica per i Paesi poveri ma al contrario provoca maggiore povertà e i BAMBINI ne sono le prime VITTIME.

27 I bambini Ricevevano modestissime quantità di cibo Sono stati costretti a dormire in stanze affollate, chiuse a chiave e sorvegliate Sono stati spesso frustati sono stati costretti a lavorare 12-14 ore al giorno per sei giorni la settimana, senza essere pagati. Bambini vittime delle multinazionali Nestlé, Archer Daniels Midland (ADM) e Cargill sono tre multinazionali che importano cacao dalla Costa d’Avorio, accusate di traffico di bambini, torture e lavoro forzato Secondo l’accusa: Le multinazionali si dichiarano estranee ai fatti. Nei loro principi aziendali si afferma che esse sono contro qualsiasi forma di sfruttamento dei bambini.

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29 La Nestlè L'allattamento al seno è il miglior nutrimento per i neonati; Unicef e Organizzazione mondiale della sanità hanno un codice internazionale che proibisce la promozione di latte in polvere per bambini. La Nestlè viola questo codice Ad esempio con forniture gratuite agli ospedali, provocando la diminuzione dell'uso del latte materno rendendo indispensabile il ricorso al latte artificiale. Secondo l'Unicef un milione e mezzo di bambini muore ogni anno nei paesi poveri del mondo perchè non viene nutrito con il latte materno, e altri milioni si ammalano. Per convincere questa multinazionale che la vita dei bambini vale più dei profitti commerciali è stato indetto un nuovo boicottaggio internazionale oltre a quelli subiti dalla Nestlè nell'84 e nell' 88.

30 I bambini nigeriani cavie umane per la Pfizer I bambini nigeriani cavie umane per la Pfizer. in Nigeria bambini malati di meningite fecero da banco di prova alla sperimentazione della Pfizer e alcuni ne morirono. La Pfizer inviò i suoi esperti in un ospedale da campo di Kano per mettere alla prova un nuovo farmaco, il Trovan, su cento bambini Cinque bambini morirono durante la terapia e altri si ammalarono di artrite. Morirono altri sei bambini a cui venne somministrato un farmaco di controllo I bambini-cavia in Africa costano meno

31 La globalizzazione ed il lavoro minorile sono rispettivamente un fenomeno economico ed un problema sociale profondamente interrelati. Oggi entrambe le questioni sono al centro del dibattito socioeconomico. In primo luogo, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha reso più visibile il problema. La televisione, le foto sui giornali, hanno avvicinato realtà distanti migliaia di chilometri ed hanno portato nelle nostre case le immagini della povertà, dello sfruttamento minorile, sensibilizzando l’opinione pubblica ed accrescendo la nostra consapevolezza del fenomeno. In secondo luogo, la mobilitazione delle coscienze è stata stimolata da un altro, forse meno nobile, motivo. L’ aumento della disoccupazione e della povertà nei paesi occidentali è stato da alcuni associato al contestuale aumento delle importazioni di manufatti dai paesi in via di sviluppo. Si è da qui diffusa la convinzione che l’assenza di una regolamentazione internazionale dei diritti dei lavoratori abbia permesso ai paesi in via di sviluppo una concorrenza sleale, basata su un progressivo peggioramento delle condizioni dei lavoratori e sullo sfruttamento dei minori in questi paesi.

32 schiavitù o semi-schiavitù lavoro al di sotto di un’età minima prostituzione e pornografia lavori pericolosi e/o molto duri LAVORO MINORILE considerate Intollerabili In tutti i paesi PRATICHE il traffico di bambini

33 GLOBALIZZAZIONE SFRUTTAMENTO LAVORO MINORILE in molti paesi il lavoro dei bambini era utilizzato ben prima della loro apertura al commercio internazionale fra i nostri antenati, il lavoro minorile era ampiamente diffuso CONSEGUENZA

34 "corsa verso il basso“ nella definizione degli standard del lavoro nei paesi in via di sviluppo Occupazione dei minori necessario mezzo di sostentamento della famiglia condizione necessaria per il loro sviluppo economico

35 Emanazione di convenzioni internazionali SOLUZIONI POSSIBILI Per uniformare in tutti i paesi le leggi sullo sfruttamento del lavoro minorile E’ quasi impossibile verificare la conformità dei vari paesi alle regole stabilite Da sola essa non può bastare Lasciando aperto il problema del destino di quei bambini che perderanno il lavoro

36 Non basta, quindi, toglierli dal lavoro, occorre anche garantirgli la possibilità di accedere a tali diritti. Se i paesi nei quali vivono non se ne possono permettere l’onere, perché eccessivamente poveri, ciò spetterà ai paesi più ricchi. Sancire imperativi morali senza volerne pagare il costo è un’insopportabile ipocrisia.

37 Sitografia:  http://www.comitatopace.it/progetti/lamiascu olaperlapace/14_maggio_2004/materiali/globa lizzazioneelavorominorile.htm http://www.comitatopace.it/progetti/lamiascu olaperlapace/14_maggio_2004/materiali/globa lizzazioneelavorominorile.htm  http://www.popoli.info/anno2005/05/ar0505os pite.htm http://www.popoli.info/anno2005/05/ar0505os pite.htm  http://www.biello.it/index.php?pag=news&id= 649&id_click=649 http://www.biello.it/index.php?pag=news&id= 649&id_click=649  http://www.ecn.org/contropotere/boicottaggio _e_globalizzazione__.htm http://www.ecn.org/contropotere/boicottaggio _e_globalizzazione__.htm

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