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La violenza domestica e il lavoro di rete Provincia di Biella La violenza domestica e il lavoro di rete 29 e 30 gennaio 2009 Arcari Micaela - Centro d’ascolto.

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1 La violenza domestica e il lavoro di rete Provincia di Biella La violenza domestica e il lavoro di rete 29 e 30 gennaio 2009 Arcari Micaela - Centro d’ascolto Demetra A.O.U. San Giovanni Battista di Torino Iniziativa realizzata con il contributo della Regione Piemonte Assessorato alle Pari Opportunità

2 Che cos’è la violenza domestica La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

3 Fonte: Violenza e salute nel mondo. Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 2002 Definire la violenza La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

4 L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la violenza una priorità in tema di salute pubblica. Il Parlamento Europeo ha indetto programmi d’azione volti a combattere la violenza contro le donne e i bambini. Il Ministero della Salute, all’interno del Piano di Azioni del marzo 2007, individua il Pronto Soccorso Ospedaliero come ambito privilegiato per l’apertura di Sportelli Dedicati alle donne vittime di violenza e promuove la formazione capillare degli operatori sanitari. La Regione Piemonte ha inserito nel suo Piano Sanitario il tema della lotta alla violenza su donne e minori tra le priorità per l’intervento socio-sanitario. La violenza domestica un’emergenza mondiale La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

5 Dati ISTAT 2006 6 milioni 743 mila donne, tra i 16 e i 70 anni, hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita (31,9%) 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%) il 69,7% degli stupri è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima 3 milioni 961 mila donne hanno subito violenze fisiche (18,8%) la violenza fisica è più frequentemente opera dei partner (12% contro 9,8%) La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

6 1 milione 150 mila donne (5,4%) hanno subito violenza negli ultimi 12 mesi. Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4% Il 34,5% delle donne vittima di violenza domestica ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto 2 milioni 77 mila (18,8%) donne hanno subito comportamenti persecutori (stalking) 7 milioni 134 mila (43,2%) donne hanno subito o subiscono violenza psicologica 1 milione 400 mila (6,6%) donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni … dati ISTAT 2006 … La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

7 Un silenzio assordante Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate Il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner non vengono denunciate. Per gli stupri si arriva al 91,6% e per i tentati stupri al 94,2%. È consistente anche la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite: 33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner. … dati ISTAT 2006 … La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

8 … dati ISTAT 2006 La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009 In Piemonte Su 100 donne tra i 16 e i 70 anni, residenti in Piemonte: il 33,6 ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita il 13,9 da parte di partner o ex partner il 5,4 ha subito violenza fisica o sessuale nell’ultimo anno il 2,2 da parte di partner o ex partner il 18,3 ha subito violenza fisica l’11,2 da parte di partner o ex partner il 26,5 ha subito violenza sessuale il 6,6 da parte di partner o ex partner il 5,2 ha subito stupro o tentato stupro il 2,6 da parte di partner o ex partner

9 La definizione di violenza è il frutto di un processo negoziale ad opera di attori che attribuiscono significato alla violenza a partire dal loro modo di concepire la società e le relazioni tra individui. Attori: le istituzioni politiche, i legislatori, le autorità religiose, l’opinione pubblica, i movimenti sociali… Il concetto di negoziazione sociale La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009 Definire la violenza

10 Violenza contro le donne: “qualunque atto di violenza basato sul genere che consista, o da cui possa risultare, danno fisico, sessuale o psicologico o sofferenza per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione, o la sottrazione arbitraria della libertà, sia che accada nella vita pubblica o privata”. Dichiarazione per la Eliminazione della Violenza contro le Donne, Nazioni Unite, 1993 La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

11 Violenza di genere: riguarda le relazioni tra uomini e donne, si tratta di “azioni aggressive o distruttive in cui sono in gioco le reciproche definizioni delle identità maschili e femminili”. F ranca Bimbi, Tipologie di violenza e relazioni sociali, in Cristina Adami, Alberta Basaglia, Franca Bimbi, Vittoria Tola (a cura di), Libertà femminile e violenza sulle donne, FrancoAngeli, Milano, 2007. Mette in campo i rapporti di potere: la costrizione delle donne è motivata dal potere e non dal desiderio La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

12 Violenza domestica: “una combinazione di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica, con episodi che si ripetono nel tempo e tendono ad assumere forme di gravità sempre maggiori”. La famiglia, nelle sue varie forme tradizionali e di famiglia allargata, è l’arena della violenza più infida, quella impronunciabile, quella che giorno dopo giorno devasta la psiche, il carattere, la socialità di chi l’agisce e di chi la subisce: donne, bambini, anziani. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

13 Violenza sugli anziani: La violenza domestica sugli anziani è un abuso agito dal caregiver; che si tratti del familiare, del badante o delle istituzioni che l’hanno in cura è all’interno di una relazione di sostegno che l’anziano subisce il maltrattamento. L’abuso può avere natura fisica, psicologica o economica, può comportare un’aggressione fisica, emotiva o verbale, riguardare un maltrattamento di tipo economico, può essere un atto commesso o omesso (incuria). Atto intenzionale o non intenzionale determina nell’anziano una sofferenza, un danno, una perdita o violazione dei diritti, una ridotta qualità della vita. Spesso l’abusante è l’unica fonte di compagnia, di “sostegno” e di affettività. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

14 Violenza sui bambini: “abuso o maltrattamento sul bambino tutte le forme di maltrattamento fisico e/o emotivo, l'abuso sessuale, l’incuria o trattamento negligente o sfruttamento a fini di lucro o altro, che provocano danno reale o potenziale alla salute del bambino, alla sopravvivenza, allo sviluppo o alla dignità nel contesto di una relazione di responsabilità, fiducia o potere”. Report of the Consultation on Child Abuse Prevention, 29–31 March 1999, WHO, Geneva. Geneva, World Health Organization, 1999 (document WHO/HSC/PVI/99.1). La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

15 Violenza assistita: “si intende l’esperire da parte del bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte o minori. Il bambino può farne esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza), e/o percependone gli effetti. Si include l’assistere a violenze di minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia e ad abbandoni e maltrattamenti ai danni di animali domestici”. C.I.S.M.A.I. Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia e Cristina Roccia, psicologa e psicoterapeuta, in www.synergiacentrotrauma.it La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

16 Violenza assistita: non si riferisce soltanto alle situazioni di grave maltrattamento di un genitore contro l’altro ma anche a quelle in cui i litigi violenti e cronici fra i genitori hanno come spettatori i bambini. il 61% dei bambini vittime di violenza assistita diventano bulli il 71% dei bambini che a scuola sono vittime di bullismo subiscono violenza assistita in famiglia (A. C. Baldry, 2003) l’attentato alle figure di attaccamento priva il bambino della necessaria base sicura per il proprio conforto e della predicibilità dell’esperienza, fattori chiave per l’equilibrio; trasmette al bambino una filosofia di vita in cui diventare persecutori può sembrare l’unico modo per evitare di diventare vittime La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

17 Violenza patriarcale: ritiene che la definizione di domestic violence sia un’espressione soft per indicare una violenza che si esercita in un contesto intimo, familiare, privato e in qualche modo meno necessitante di essere trattato, meno brutale, della violenza che si esercita all’esterno delle mura domestiche; patriarchal violence comprende tutte le tipologie di violenza, tutte quelle agite da uomini e donne vittime degli stereotipi, del pensiero e della cultura patriarcale e sessista. Introduce, quindi, nel dibattito femminista, una riflessione sulla violenza che anche le donne agiscono frequentemente sui bambini e più raramente su uomini e altre donne; chiede al femminismo di riconoscere e nominare anche la violenza femminile, poiché soltanto un’operazione condivisa da uomini e donne può cambiare la cultura patriarcale. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

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19 Il nostro protocollo d’accoglienza Sospettare + Identificare + Valutare + Agire È la parola d’ordine che deve guidare operatori del Pronto Soccorso e operatori del Centro d’ascolto. Questo acronimo si può pronunciare anche come l’incitamento a partire verso un percorso che faremo insieme. = S.I.V.A. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

20 Sospettare Identificare Valutare Agire Sospettare Un responsabilità sociale e individuale La risposta delle istituzioni Identificare Il ciclo della violenza Stereotipi e pregiudizi Perché gli operatori non vedono Perché le vittime non denunciano Perché gli autori non l’ammettono Valutare Le conseguenze psicologiche della violenza Le conseguenze sociali Il rischio di recidiva Agire L’ascolto: prima azione concreta L’ascolto attivo Elementi base di tecniche di ascolto La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

21 Sospettare

22 Una responsabilità sociale “Lavorare per produrre un cambiamento è sfiancante sempre, in questo caso di più, perché si tratta di andare a modificare i condizionamenti culturali in cui siamo cresciute/i. E parrebbe un lavoro impressionante, immenso, in cui tocca sempre a qualcun altro iniziare, perché tanto ‘noi non possiamo fare nulla’. Allora, tocca ai super manager, e alle istituzioni, e alle multinazionali, e al sistema bancario e... E nessuno mai comincia, perché c’è sempre qualcun altro che può di più”. Barbara Chiavarino, Parole di responsabilità, di genere e non solo, articolo apparso sulla rivista on line ManagerZen, il 17 ottobre 2006, www.managerzen.com La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

23 Una responsabilità individuale Proprio ieri mi è tornato in mente quando con l’amica e collega Wilma Calleri sognavamo di aprire, presso l’ospedale Sant’Anna, un pronto soccorso dedicato alle vittime di violenza. Era il 1996 e Wilma aveva intitolato ‘Dal desiderio alla delibera’ una relazione destinata all’allora Assessore Comunale alle Pari Opportunita’ Eleonora Artesio. A quella relazione seguirono incontri, riunioni, progetti, ricerche di finanziamenti ed alcuni anni dopo il sogno divenne realta’ e nacque l’SVS Soccorso Violenza Sessuale. Qualcosa di simile è accaduto alle Molinette, dove è finalmente operativo il Centro d’Ascolto ‘Demetra’. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

24 Una responsabilità individuale Tocca a noi Tocca a noi per primi cominciare, altri ci seguiranno a volte sorpassandoci, a volte perdendosi dietro o affiancandoci; a volte dovremo spingerli o tirarli senza perderci d’animo, senza arrenderci. lavoro È proprio un lavoro - nel senso latino del termine - faticoso e impressionante produrre cambiamenti, modificare condizionamenti culturali ma non dobbiamo sottrarci. “ciclo virtuoso” Si tratta di un’assunzione di responsabilità tra la cittadinanza e le istituzioni: in certi momenti la società civile ha chiesto l’attenzione delle istituzioni, in altri momenti le istituzioni nazionali e comunitarie hanno messo a disposizione risorse per stimolare la società, in un continuo “ciclo virtuoso” al fine di costruire progetti, reti, centri, servizi, norme giuridiche, ognuno per la propria competenza. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

25 Una responsabilità individuale 1996 il Comitato Pari Opportunità dell’Azienda Ospedaliera O.I.R.M.- Sant’Anna inizia a lavorare sul problema della violenza alle donne e ai bambini. Attraverso corsi di sensibilizzazione, corsi di formazione, convegni e seminari focalizza l’interesse da parte della società civile e l’impegno da parte delle istituzioni. Aumentano le domande di assistenza e il CPO progetta l’apertura di un Centro medico specialistico multidisciplinare integrato per l’accoglienza di donne e bambini. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 20 gennaio 2009

26 Una responsabilità individuale primavera 1998 il CPO e la Direzione Sanitaria dell’A.O. O.I.R.M.-Sant’Anna con la Direzione del Servizio di educazione sanitaria dell’ASL 1 propongono all’Amministrazione comunale di avviare un coordinamento dei servizi istituzionali e delle associazioni che intervengono nel sostegno delle donne vittime di violenza e dei minori abusati. Le adesioni vengono da più parti. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

27 Una responsabilità individuale Per un paio di anni si susseguono seminari e convegni a seguito dei quali viene evidenziata l’esigenza di costruire una collaborazione tra i diversi servizi istituzionali e le associazioni. Incontri e riunioni dell’assessorato con le varie realtà istituzionali e non determinano la convinzione della necessità di una rete di coordinamento di tutte le diverse competenze presenti sul territorio cittadino. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

28 Nel 2000 il Comune di Torino, su indicazione della società civile, costituisce il Coordinamento Cittadino contro la Violenza alle Donne “una rete tra gli enti e le organizzazioni aderenti al fine di creare una sinergia tra gli stessi, con lo scopo di sviluppare la conoscenza del fenomeno e di armonizzare la varie metodologie d’intervento, nel rispetto delle naturali vocazioni di ciascun soggetto partecipante”. La risposta delle istituzioni La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

29 Identificare

30 La violenza non esiste finché non se ne pronuncia il nome avere poca consapevolezza della gravità e della diffusione del problema ritenere che non si tratti di un problema di propria pertinenza non sentirsi in grado di intervenire e dare aiuto mette a tacere le vittime, forse per sempre. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

31 Il ciclo della violenza La violenza si stabilisce per gradi all’interno della coppia All’inizio tensioni ed ostilità che non sempre vengono individuate. Silenzi ostili, occhiate aggressive, tono della voce irritato. Ciò che fa la compagna non va mai bene, dà infastidito, è la causa di tutti i problemi, di tutte le frustrazioni. È la fase di accumulo della violenza. Lei Lei sente la tensione e cerca di essere gentile, remissiva rinuncia ai suoi desideri per accontentare il compagno. Si sente responsabile, si sente in colpa perché non è abbastanza brava con la gestione della casa, dei figli, non ha un bell’aspetto…. Se chiede a lui cosa c’è che non va si scatena la violenza verbale, gli insulti, le ingiurie e lei si rimprovera di aver fatto quella domanda…ma la prossima volta sarà più brava, starà zitta così non accadrà nulla! La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

32 Il ciclo della violenza Dopo le urla, gli insulti e le minacce si passa ad una violenza più evidente. Lui rompe gli oggetti di casa, maltratta l’animale di famiglia, maltratta anche lei. La violenza fisica comincia per gradi. Spintoni, braccia torte, schiaffi, pugni. Il primo episodio apertamente violento spesso si colloca durante la gravidanza o subito dopo il parto. Il bimbo è l’intruso e l’uomo teme di essere messo da parte. Lo scoppio della violenza palese spesso è raccontato dagli uomini come un sollievo, hanno scaricato l’energia negativa accumulata. Lei Lei ha paura. Talvolta protesta ma non si difende. Più che collera prova tristezza e senso di impotenza. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

33 Il ciclo della violenza Luna di MieleÈ il momento della Luna di Miele. Forse anche lui è spaventato dalla violenza che ha agito. Chiede scusa, si pente, giura che non lo farà più. Minimizza l’accaduto. Addossa la responsabilità alla compagna, a fattori esterni: il lavoro, le preoccupazioni, la malattia, ecc. Lei Lei lo vede pentito e si convince che basterà stare più attenta, modificare il proprio comportamento per evitare che il compagno perda di nuovo la pazienza. In questa fase lui torna ad essere carino e premuroso, affascinante ‘come da fidanzati’! La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

34 Il ciclo della violenza Tutto questo alimenta la speranza della donna di cambiarlo ed aumenta il suo livello di tolleranza. Se nel momento della violenza aveva pensato di andare via ora è decisa a rimanere e salvare la loro relazione. Ma presto la violenza riprende più pesante di prima. Dai maltrattamenti, schiaffi e pugni si passa al tentativo di strangolamento, all’uso di armi. Con il tempo il periodo di remissione diminuisce e la soglia di tolleranza della donna aumenta. Lei Lei finisce per trovare la violenza normale, addirittura giustificata. Se questo ciclo non viene interrotto, la vita della donna può essere in serio pericolo. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

35 Stereotipi e luoghi comuni impediscono il riconoscimento e l’emersione del fenomeno della violenza La violenza verso le donne è un fenomeno poco diffuso La violenza verso le donne riguarda solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate La violenza verso le donne è causata dall’assunzione di alcool e droghe Le donne sono più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei La violenza non incide sulla salute delle donne La violenza verso le donne è causata da una momentanea perdita di controllo La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

36 Stereotipi e luoghi comuni Solo alcuni tipi di uomini maltrattano la propria compagna I partner violenti sono persone con problemi psichiatrici I partner violenti sono stati vittime di violenza nell’infanzia Alle donne che subiscono violenza “piace” essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa La donna viene picchiata perché se lo merita I figli hanno bisogno del padre anche se violento Anche le donne sono violente nei confronti dei loro partner La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

37 Gli stereotipi e i pregiudizi ci proteggono… Pensare che la violenza sia un fatto culturale che riguarda altri popoli Pensare che riguarda classi sociali disagiate Pensare che riguarda persone che abusano di alcol o di sostanze …ci convince che a noi non può accadere! La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

38 …se la violenza colpisce soltanto chi ha le orecchie blu allora non potrà capitare a me e neppure a mia sorella, né a mia figlia non solo Ma non vedrò segni di violenza tra le persone che non hanno le orecchie blu… …se non vediamo la violenza, se non la riconosciamo allora non esiste! Dare giudizi morali significa prendere le distanze, porre un muro tra me e l’altro perché non ci sia osmosi, perché i problemi dell’altro non mi coinvolgano. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

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40 Le risposte difensive, di distanziamento emotivo, di rimozione, di negazione del problema da parte degli operatori che entrano in contatto con il fenomeno sono una difesa da qualcosa che è raccapricciante e che fa orrore. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

41 Si resta indifferenti alla violenza perché non si hanno sufficienti risorse emotive per farsene carico. Come evitarlo? La conoscenza scaccia la paura Affrontare il problema, seguire corsi di sensibilizzazione, di formazione è il modo corretto per irrobustire le proprie difese e affrontare il problema… La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

42 Cosa spinge una donna a frequentare un violento? Quale sentimento la lega a lui? Cosa le fa tollerare l’intollerabile qualche volta fino a morirne? La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

43 Secondo un’inchiesta francese (ENVEFF) di alcuni anni fa, il numero di donne che erano state vittime di violenza negli ultimi 12 mesi era quattro volte più elevata fra quelle che avevano subito sevizie nell’infanzia. “Quando si è incontrata la violenza durante l’infanzia, lingua materna è come quando vi insegnano una lingua materna”. Crescere in un contesto di violenza aumenta le probabilità di essere violento o di subire violenza. È sadismo? È masochismo? La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

44 Ogni potere e’ un potere di vita e di morte Michel Foucault È una forma di apprendimento! stereotipi sopravvivono Gli stereotipi sopravvivono nonostante le trasformazioni intercorse nei rapporti tra uomo e donna. I poli opposti si attraggono... I poli opposti si attraggono... donna protettiva - uomo dominatore. Per tutti si tratta di mantenere il proprio equilibrio interiore. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

45 dominatoriaccudenti Gli uomini sono dominatori e le donne accudenti, passive e rassegnate. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

46 Agisce una sorta di condizionamento delle vittime famiglia Nella famiglia la missione delle donne resta la riproduzione della specie e la cura degli uomini, dei bimbi e degli anziani. responsabili Sono responsabili della riuscita di un rapporto di coppia. falliteincapaci vergogna Si sentono fallite se la relazione non funziona, incapaci di creare una famiglia felice e ne provano vergogna. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

47 Bassa stima di sé Bassa stima di sé, si collocano subito in una posizione di sottomissione. Indegne d’amore Indegne d’amore saranno pronte a qualunque rinuncia per avere diritto ad un po’ di felicità. Protettive Protettive, sottomesse, accudenti per meritare l’amore di qualcuno che amano. Tolleranti Tolleranti, non sanno porre limiti ai comportamenti abusivi del partner. non chiederecapire tutto Si fanno un punto d’onore nel non chiedere mai, nel capire tutto e tutto tollerare tutto tollerare. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

48 Le donne non se ne vanno perché… gli uomini che maltrattano tendono ad isolare, la donna non ha più altri legami al di fuori della coppia È difficile spezzare un legame in cui hanno creduto ed investito affettivamente Dargli un’altra possibilità diventa un modo per tenere unita la famiglia per tentare di salvare la relazione La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

49 partner violenti I partner violenti sono anche molto spesso particolarmente manipolatori sollecitano gli istinti di protezione di una donna per sedurla. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

50 Alcune situazioni personali possono creare ulteriori ostacoli …e le donne non chiedono aiuto… la donna è immigrata e senza permesso di soggiorno teme di essere espulsa la donna che ha problemi con l’alcol o fa uso di droghe teme di non essere creduta la donna che fa uso di psicofarmaci o ha problemi di salute mentale teme di essere considerata pazza La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

51 Alcune situazioni personali possono creare ulteriori ostacoli …e le donne non chiedono aiuto… la donna omosessuale teme di essere giudicata per il suo orientamento la donna disoccupata, seguita dai servizi sociali teme che le portino via i figli la disabile o la donna anziana non autosufficiente teme di rimanere sola La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

52 …le donne non chiedono aiuto perché… perché non riconoscono la violenza perché hanno vergogna perché hanno paura di ritorsioni perché sono minacciate perché si credono responsabili* autobiasimo * è l’autobiasimo, una strategia di sopravvivenza finalizzata a sentirsi in grado di controllare la situazione: ‘Sono io a provocare la violenza, farla cessare dipende da me’. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

53 …le donne non chiedono aiuto perché… perché quando decidono di lasciare i partner, questi diventano più violenti perché nessuno intorno può credere che il marito sia un violento perché non hanno una indipendenza economica perché non conoscono i propri diritti perché si sentono colpevoli Ne ‘Il dominio maschile’ (Feltrinelli, Milano 1998) Bourdieu definisce violenza simbolica violenza simbolica quella secondo la quale il dominato “assume su di sé, senza saperlo, il punto di vista del dominatore”. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

54 …le donne non chiedono aiuto perché secondo l’indagine ISTAT 2006, le forze dell’ordine… nel 36,5% dei casi non hanno fatto nulla nel 42,6% dei casi hanno preso la denuncia nel 19,7% dei casi hanno seguito il procedimento nel 5,3% dei casi hanno arrestato il colpevole nel 5,2% dei casi hanno fornito protezione nel 0,3% dei casi hanno indirizzato le donne a servizi specializzati soltanto nel 28,7% dei casi vi è stata una imputazione degli autori della violenza Comunque il 55,7% delle donne, il cui partner violento è stato imputato, sono state soddisfatte dal lavoro svolto dalle forze dell’ordine. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

55 Se non avvengono richieste di aiuto e se gli operatori non ‘vedono’, nella vita della donna si verifica una rottura di equilibri identitari Isolamento Assenza di comunicazione e di relazioni al di fuori della coppia Perdita delle relazioni amicali Perdita delle relazioni familiari rottura di equilibri economici Perdita del lavoro Perdita della casa e di eventuali altre proprietà Perdita di un certo tenore di vita La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

56 Se non si rompe la spirale del silenzio anche i servizi ne hanno una ricaduta negativa Non intervenire sul problema significa rimandarlo… si ripresenterà quando sarà di maggiore gravità. Non fermare la violenza ha dei costi economici molto alti. Non fermare la violenza toglie la speranza, la creatività, la capacità di fare e di pensare, toglie risorse alla società La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

57 QUINDI Se si parla soltanto della responsabilità della vittima che non interrompe il rapporto Se si dimentica la distruttività del partner Se non si considerano le condizioni che impediscono di chiedere aiuto senso di colpa isolamento non si fa che aggravare il senso di colpa e rendere più opprimente l’isolamento e la sudditanza psicologica. Si imprigionano le donne in un rapporto mortifero. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

58 Affrontare il problema significa dare voce alla vittima, dare ascolto, salvare una vita. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

59 Perché gli uomini non riconoscono la propria violenza? La personalità di un individuo è influenzata dall’educazione e dall’ambiente sociale. Secondo la teoria dell’apprendimento sociale i comportamenti violenti si placano osservando gli altri, mentre persistono se non sono socialmente stigmatizzati o se sono addirittura valorizzati. In altre parole se le azioni violente non sono punite, non c’è motivo di non ripeterle. minimizzano Tutti gli uomini violenti minimizzano le proprie azioni, trovano giustificazioni esterne, incolpano la compagna. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

60 Perché gli uomini non riconoscono la propria violenza? giustificano Gli uomini violenti giustificano la propria ira, la propria aggressività, la propria violenza adducendo scuse assai stereotipate: preoccupazioni di natura finanziaria, problemi con il capo, lo stress, la provocazione della moglie, il rispetto delle regole religiose o delle abitudini culturali, la malattia, l’alcol… …giustificano il proprio comportamento con una perdita del controllo, ma sanno essere controllatissimi in società o sul luogo di lavoro. La società continua ad attendersi che gli uomini occupino un ruolo dominante. Se questi si sentono inadeguati o impotenti possono agire comportamenti tirannici, manipolatori e violenti in privato. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

61 Perché gli uomini non riconoscono la propria violenza? negazione La negazione è un mezzo per sfuggire alla vergogna e alla colpa, ma è anche il modo per non vedere la propria fragilità interiore. Così gli uomini violenti tentano di mantenersi onnipotenti anche con l’uso della manipolazione e della menzogna. Si tolgono d’impaccio rivoltando il problema e atteggiandosi a vittime. scarsa stima di sé La scarsa stima di sé è alla base del comportamento violento. Il senso di fragilità e di impotenza interiore porta questi uomini a voler dominare e controllare la compagna. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

62 Perché gli uomini non riconoscono la propria violenza? angoscia La violenza diventa un palliativo per sfuggire all’angoscia e alla paura, paura di affrontare le proprie e le altrui pulsioni affettive. Confondono amore e possesso. Qualsiasi situazioni che ricordi una separazione provoca in loro sentimenti di paura e di ira. Dominano l’angoscia da abbandono controllando costantemente la compagna. Tale angoscia può esplodere in una gelosia cieca e devastante. A volte il ruolo di uomo forte, virile, potente è pesante da sostenere e non si trova altro modo di mascherare le proprie debolezze che schiacciando chi è più debole. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

63 E’ difficile E’ difficile, per la vittima e per gli operatori, riconoscere quei segni sottili che marcano il confine tra i litigi di coppia e le ambigue sopraffazioni psicologiche che logorano l’identità della donna sino a renderla incapace di riconoscere la violenza a cui è quotidianamente sottoposta.MA proteggere Una società responsabile deve fornire alle donne gli strumenti per proteggere se stessa e per proteggere i propri figli. Deve fornire i mezzi per riconoscere la violenza e per denunciarla. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

64 Occorrono azioni Occorrono azioni dirette alle vittime ed ai carnefici, ma anche alle forze dell’ordine, agli operatori sanitari, sociali, agli insegnanti e agli educatori affinché: sappiano riconoscere i segni della violenza sappiano sostenere le donne sappiano proteggere i bambini poiché una prevenzione efficace deve affrontare il problema dei bambini esposti alla violenza di coppia, in condizioni di solitudine e impotenza. È qui infatti che affondano le radici di ulteriori future violenze agite e subite. La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009

65 Valutare: Le conseguenze psicologiche della violenza Le conseguenze sociali Il rischio di recidiva Patrizio Schinco La violenza domestica e il lavoro di rete Micaela Arcari Biella, 29 gennaio 2009


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