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Il genio della porta accanto: un Prof di matematica si racconta! Vera Coccodi Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano Corso di Laurea in Scienze.

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Presentazione sul tema: "Il genio della porta accanto: un Prof di matematica si racconta! Vera Coccodi Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano Corso di Laurea in Scienze."— Transcript della presentazione:

1 Il genio della porta accanto: un Prof di matematica si racconta! Vera Coccodi Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria II anno

2 Genovese trapiantato a Cagliari, Cristoforo Bozano è stato il mio professore di Matematica e Fisica al Liceo. Sembra passato un secolo da allora, e in effetti diversi anni sono trascorsi senza sentirlo, ma per tre anni ho avuto modo di seguire le sue lezioni tutti i giorni, litigare e fare polemica con lui (difficilmente ci siamo trovati d’accordo), stupirmi per i suoi ragionamenti, farmi mettere in crisi per qualche spiegazione confusa. Ma quando ci è stato chiesto, per l’esame di Matematiche Elementari da un Punto di Vista Superiore, di intervistare un Genio della porta accanto allora non ho avuto dubbi..chi meglio del Boz??? Per cui ecco qui un po’ di domande e le risposte di una persona che davvero è geniale (come scordare i fotomontaggi che lo rappresentavano con il corpo di Einstain, appesi per i corridoi dai compagni più grandi???). Se queste domande gliele avessi fatte tanti anni fa probabilmente il mio rapporto con la matematica negli ultimi anni di Liceo (nonché col prof stesso) sarebbe stato meno sofferto.

3 Come è nata la sua passione per la matematica? Che cosa ama di questa materia? La matematica, ma più che altro la manipolazione logica delle cose, mi è sempre piaciuta, come molte altre cose: la lettura, la musica, la moto, ecc. Nel corso degli anni mi sono molto divertito a scuola a cercare di capire le cose, avvantaggiato da un simpaticissimo e intelligente maestro elementare, da brave insegnanti nella scuola media (molto importante, durante la scuola media, per la mia formazione, è stato l’episodio della sospensione per tre giorni dalle lezioni per aver messo nel sacco, insieme con alcuni compagni di classe, la supplente di matematica, risultata incapace di argomentare di fronte alle nostre obiezioni e ragionamenti su un problema di geometria) e nel biennio del liceo. Della materia, della scienza in generale, come è facile capire amo la logicità, il pacato ragionare, dove l’obiezione dell’altro diventa ricchezza e non opposizione, la democraticità del ragionare che non guarda in faccia nessuno, qualunque sia il ruolo occupato: “la supplente della scuola media” - AVEVAMO RAGIONE NOI!! - anche se ci hanno sospeso, ma erano tempi ottusi.

4 Che ruolo ha avuto la sua famiglia per la formazione e lo sviluppo di questa passione? Importanti! Specialmente la curiosità e la flessibilità di mio padre e la logica un po’ fredda, ma stringente, di quella “mittel-europea” di mia madre (non per niente il cognome faceva KUNKL). Il problemino del mattone che pesa un kilo più mezzo mattone, che tu ricorderai (*), me lo fece mio padre alla scuola elementare e non l’ho più dimenticato. Così come il gusto per le costruzioni, il modellismo, il meccano, per l’elettricità (in quinta elementare ho costruito un telefono funzionante che ho portato a scuola). Aver risolto, quando ero alla scuola media, il problema delle 12 palline tutte uguali con una di peso diverso: mi ricordo benissimo la fatica che mi è costato e il tempo che gli ho dedicato, quasi un pomeriggio, a testa in giù su una poltrona - era ed è ancora oggi il mio modo di pensare. Ndr: Me lo ricordo, si! Ci è stato posto nel corso di due drammatiche ore di supplenza che fece quando ancora ero al biennio: non lo conoscevamo, ma tanto bastò per terrorizzarci e farci pensare con ansia ai tre anni successivi in cui ci avrebbe reso senz’altro la vita difficile..

5 Che percorso di studi ha fatto e con quali aspettative? Ho frequentato il Liceo Scientifico e quindi Fisica. Ricordo ancora l’impressione che mi ha fatto aver partecipato alla proiezione scolastica di uno di quei filmini della ESSO - PSSC. Strepitoso!! Era evidente che la mia idea di iscrivermi a Fisica non poteva avere alternative. Contavo di fare il ricercatore con ricadute di tipo economico sociale: la mia idea era di migliorare le condizioni di vita dell’uomo e di essere apprezzato per le buone idee avute.

6 Come mai la scelta di insegnare? Ero venuto in Sardegna per lavorare allo zuccherificio di Villasor, poi ho conosciuto la ragazza che è diventata mia moglie e ho deciso di sposarmi, laurearmi e stabilirmi in Sardegna. Così ho fatto e ho dovuto cercarmi un lavoro. Pensavo di chiedere di essere assunto presso la sede cagliaritana della IBM: proprio in quel tempo la chiusero definitivamente. Mio cognato, che insegnava, mi disse di provare a fare la domanda per la scuola. Io ero molto incerto, perché mi innervosivo molto quando gli altri non capivano, e non mi sentivo per nulla adatto all’insegnamento: i miei metodi erano piuttosto “duri”. Alla fine ho fatto domanda e ho cominciato alla scuola media: è stata una rivelazione!! Insegnare non significava spiegare qualcosa agli altri - alla scuola media non si insegna quasi nulla - ma capire perché gli altri hanno difficoltà a fare le cose da soli. Era tutta una questione di comprensione, di psicologia. Questo mi ha appassionato, potevo essere utile a qualcuno! E quindi... eccomi qua ancora in trincea anche se potrei andarmene in pensione: nonostante tutto mi diverto e non faccio MAI due volte le stesse cose.

7 Qual è il rapporto che hanno i suoi studenti con la matematica? E con il suo metodo di insegnamento? In generale direi che mentre sono a scuola appaio come uno che pretende, ma che lascia fare, corre con il programma un po’ più in fretta di quello che gli studenti ritengono utile e possibile, che oscilla tra un eccesso di formalismo e sottigliezza ed eccessi di approssimazione e di valutazione all’ingrosso. (Tutto abbastanza voluto.) Poi all’università molti, che fanno materie scientifiche, scoprono perché ho svolto gli argomenti in una certa maniera, scoprono che sarebbe stato meglio prestare più attenzione a ciò che facevo in classe: ”Avrei dovuto impegnarmi di più, che sciocco/a mi sono perso/a un’occasione” - “Dove hai imparato a ragionare così bene?” (docente di Fisica australiano nel Texas, candidato al Nobel). “Che diamine, è stato il mio insegnante del liceo” (mia ex-alunna laureata in Fisica). Oggi ho come collega un’altra mia ex-alunna, me l’ha voluto dire con affetto, io ovviamente non l'avevo riconosciuta, è passata da 18- enne a 45-enne: questo è il lato migliore del mio rapporto con i miei studenti, purtroppo non si verifica sempre con tutti, ma non per mia volontà.

8 Adesso insegna, ma sente di avere ancora qualcosa da imparare? Le capita di dover ripassare qualche argomento prima di presentarlo in classe? QUALCOSA da imparare???? TUTTO! Questo è il bello dell’insegnamento: che non si smette MAI di imparare, di curiosare, di capire; la scienza cammina senza sosta e poi gli studenti sono sempre persone diverse; purtroppo ultimamente la parola studiare è poco frequentata, ma insomma... Non mi è mai capitato però di dover ripassare un argomento PRIMA di presentarlo. Sono convinto, per esperienza diretta, che non si può presentare un argomento ripassato nei giorni precedenti, tanto meno il giorno prima: si è rigidi, meccanici, si tende a ripetere quello che si è letto, si è visto, si perde la flessibilità, l’ampiezza di veduta, la problematicità. Invece studio gli argomenti MOLTO PRIMA, un anno prima, due anni prima, dieci anni prima. Cioè studio, leggo, guardo tutto quello che posso e lo immagazzino. Quando mi servirà lo tirerò fuori e allora sembrerà che esca dal cappello a cilindro, come il famoso coniglio.

9 Sono convinto che valga la lezione di Dario Fo (il premio Nobel per l’intelligenza, non per il teatro: è stata una scusa per darglielo) sulla tecnica ”ALL’IMPROVVISO”. Sembra facile ma la recita ”ALL’IMPROVVISO”, la commedia dell’arte richiede una preparazione enormemente più sottile, dettagliata, ampia, profonda rispetto alla recitazione su copione, perché DEVE APPARIRE, DEVE SENTIRSI COME SPONTANEA, ma non lo è affatto, o meglio è talmente digerita da diventare spontanea: tutte le situazioni sono state analizzate e si è trovata la risposta giusta, razionalmente giusta; ma quando questa verrà fornita essa sembrerà trovata lì per lì, quasi per magia. E allora diventa fascinazione per chi ha sensibilità e voglia di apprendere.

10 Quali progetti o modalità di studio pensa che possano essere utili per avvicinare i giovani allo studio della matematica? Una società che si preoccupa davvero di questa questione, cioè dello studiare, del pensare, del ricercare; e preoccuparsi davvero vuol dire pagarlo, fornire il rispetto dovuto a questa opera sociale FONDAMENTALE, invece un autista della regione Calabria, giusto per fare un esempio, guadagna da quattro a cinque volte quello che guadagna un ricercatore, e ha, ovviamente, uno “studio matto e disperato” dietro le spalle per ottenere quel posto!! E contribuisce allo sviluppo della società italiana in maniera molto più determinante di quello “strizzacervello occhialuto” del ricercatore, che in realtà disprezza profondamente. La questione degli stipendi non è il centro, il centro è il riconoscimento sociale dell’utilità del lavoro svolto: i ricercatori fanno quello che fanno PER PASSIONE, mai sono stati pagati bene da una società ottusa, ma almeno prima avevano un riconoscimento sociale, riconoscimento che ora va tutto ai pusher o ai partecipanti all’Isola dei famosi.

11 Poi, nello specifico, penso che ogni disciplina, ma in particolare quelle più difficili o complesse come quelle scientifiche, debbano essere insegnate CON METODO mescolato CON EVENTI SORPRENDENTI, curiosi, paradossali. Gli studenti, devono essere colpiti, interessati, meravigliati … ma devono essere consapevoli che questa meravigliosa avventura costa impegno, fatica, pensieri, aborre la superficialità dei giorni nostri. Eppure i cervelli ci sarebbero, ma sono sprecati. E gli indiani, i cinesi che sanno che cosa vuol dire la fame, il progresso, lo sviluppo delle proprie condizioni, ci hanno sorpassato alla grande. E la scienza consente la migliore meritocrazia perché è, per sua natura, DEMOCRATICA: l'università di Shangai (o Pechino) supera per qualità quella di New York (o Boston). E tanti saluti all'Aristocrazia Intellettuale Occidentale!!!

12 Che ruolo possono avere le nuove tecnologie, in particolare l’informatica, nello studio di questa materia? Le utilizza nelle sue classi? Possono essere un utile supporto, un indispensabile strumento in alcuni casi, via via più numerosi, un esempio di logica pratica che aiuta molto all’attenzione al rigore, alla precisione, alla riflessione. Parzialmente le uso, ma la scuola gentiliana non è organizzata per i tempi necessari nei laboratori di Fisica, di Scienze, di Chimica, di Informatica ecc. Gentile non era uno sciocco e la sua scuola era piuttosto ben equilibrata, ma non capiva la scienza nel profondo e quindi non ha dedicato i tempi necessari alla ricerca, alla sperimentazione, all'osservazione. La tragedia della scuola odierna è questa: le materie scientifiche oggi non le studia più nessuno (o quasi) perché costano fatica, e le umanistiche – più facili per certi versi -, una volta invece strumento di selezione durissima, vengono affrontate e spesso offerte con sciatteria e superficialità. Perciò la scuola italiana (compresa l’Università con le sue lauree brevi, le tesi di mera compilazione discusse in minuti sei-sette con votazioni che, ovviamente, non riescono a scendere sotto il 110) è in condizioni pietose.

13 Oltre alla matematica quali altri interessi nutre? Credo che mi piaccia quasi tutto dell’attività umana ad eccezione della violenza, della prevaricazione, dell’arroganza; anche se talora si riesce a scorgere nella violenza l’incapacità di far passare fatti o idee con i metodi del confronto: a volte, molto più spesso di quanto si voglia credere, di quanto io voglia credere, le contrapposizioni sono reali rotture nello sviluppo dell’uomo, inconciliabili con il percorso precedentemente seguito, ma dotate di ragioni interne possenti entrambe, la tradizionale e l'innovativa. È un problema affascinante e sconvolgente perché ci toglie il nostro calmo e signorile “a plomb” e ci costringe, volenti o nolenti, a schierarci. Il mondo va nella direzione in cui noi in qualche modo lo mandiamo: incredibile!!

14 Oltre alla matematica quali altri interessi nutre? Credo che mi piaccia quasi tutto dell’attività umana ad eccezione della violenza, della prevaricazione, dell’arroganza; anche se talora si riesce a scorgere nella violenza l’incapacità di far passare fatti o idee con i metodi del confronto: a volte, molto più spesso di quanto si voglia credere, di quanto io voglia credere, le contrapposizioni sono reali rotture nello sviluppo dell’uomo, inconciliabili con il percorso precedentemente seguito, ma dotate di ragioni interne possenti entrambe, la tradizionale e l'innovativa. È un problema affascinante e sconvolgente perché ci toglie il nostro calmo e signorile “a plomb” e ci costringe, volenti o nolenti, a schierarci. Il mondo va nella direzione in cui noi in qualche modo lo mandiamo: incredibile!!

15 Queste sono le domande, forse poche o poco chiare, che gli ho posto e a cui gentilmente il prof ha dato risposta. Non ho censurato niente, perché un genio lo si deve prendere così com’è, e perché lui è fatto così: gli piace provocare reazioni perché ama il confronto e, come si è potuto leggere, lo trova stimolante. Ne so qualcosa io che quando decido di dare la mia opinione non mi faccio fermare da niente, e infatti il fatto che fosse il mio prof non mi ha impedito di discutere animatamente con lui..e non solo di matematica: il suo interesse per tutto ciò che l’umana conoscenza ammette è vero, e non potrò dimenticare mai le serate in gita scolastica a discutere con lui di fede, politica, logica e qualunque altro argomento potesse venir fuori nelle conversazioni. Non gli ho mai chiesto cosa pensava di me e del mio modo di rapportarmi alla sua materia.. Qualcosa di lui non è venuta fuori da questa intervista, come il suo amore per il teatro (regista e attore, quanto mi ha fatto faticare nei tre anni di corso teatrale) e soprattutto la sua passione per la bici (e andare in giro per Cagliari in bicicletta vuol dire esser davvero coraggiosi..che salitone abbiamo), ma penso che il suo spirito poliedrico sia comunque emerso..o almeno lo spero..


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