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La cucina polacca (in polacco kuchnia polska) è molto varia, ma risulta difficile definirne l'origine e la tipicità. La cucina attuale infatti, è frutto.

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3 La cucina polacca (in polacco kuchnia polska) è molto varia, ma risulta difficile definirne l'origine e la tipicità. La cucina attuale infatti, è frutto dei cambiamenti storici, e delle numerose invasioni, che hanno profondamente influenzato la moda culinaria ed è il risultato della reinterpretazione delle influenze della cucina tedesca, francese, italiana ed ebraica.

4 Le cronache medioevali descrivono la cucina polacca come molto piccante e basata su carni e grani. Rispetto ad altre cucine europee dell'epoca erano molto usate le spezie, soprattutto il pepe, la noce moscata e il ginepro anche perché era fiorente l'importazione dai paesi orientali a prezzi bassi. L'uso del miele e della rapa era molto comune. Tra gli alcolici più famosi la birra e l'idromele con il vino proveniente soprattutto da Slesia e Ungheria. Nel 1518 la regina Bona Sforza rivoluzionò la cucina polacca portando nel paese i cuochi italiani. Il primo ricettario polacco, il Compendium Ferculorum albo zebranie potraw, è stato pubblicato nel 1682 da Stanisław Czerniecki. Stanisława Augusta porterà ulteriori modifiche alla tradizione con la moda della cucina francese.

5 La Regina di Polonia Bona Sforza, trascorse l'adolescenza nel feudo di Bari e la giovinezza alla corte di Napoli. Andata sposa a Sigismondo I re di Polonia nel 1518, portò nella nuova patria le splendide abitudini delle corti rinascimentali italiane; a lei si dovettero anche feconde iniziative nel campo dell'economia e dell'amministrazione. Sulla sua scia giunsero in Polonia umanisti, artisti e straordinari cuochi italiani,che ebbero una notevole influenza sullo sviluppo del Rinascimento in Polonia. Alla morte di Sigismondo I, suo figlio, Sigismondo Augusto, le tolse ogni autorità, per cui, lasciata la Polonia si recò a governare il ducato di Bari.

6 Il bigos, è uno tra i piatti simbolo della cucina polacca. È cucinato soprattutto nelle stagioni fredde. Non è chiara l'origine della parola "bigos". Secondo Andrzej Bańkowski è probabile che venga dal tedesco "begossen" o "beigossen", o dall'italiano "bigutta". La parola in antichità descriveva un taglio di carne, per poi passare ad indicare la gelatina di carne ed infine, a partire dal XVIII secolo, un piatto di crauti bolliti con carne.

7 Si dice che il Bigos sia stato introdotto in Polonia da Jogaila, un lituano divenuto re polacco nel 1385 che presumibilmente servì ai suoi ospiti questo piatto vantandosi dei prodotti utilizzati per la preparazione, tutti provenienti dalla sua caccia e dalle sue terre. Gli ospiti, sovrani di territori adiacenti, rimasero talmente stupiti dal piacevole sapore del piatto che pur di ottenere le terre coltivate del re Jogaila e la ricetta del piatto gli offrirono i propri territori, ma alla fine nessuno dei sovrani riuscì a preparare il Bigos originale perché,sembra, che Jogalia avesse come cuoca una magica fata che, ancora oggi insaporisce i Bigos, ma solo quelli preparati in Polonia.

8  1 kg tra cavoli e crauti, suddivisi in eguali proporzioni  3/4 cucchiai di concentrato di pomodoro  500 gr di carne preferibilmente Kiełbasa lisiecka (in assenza "ingiustificata" si può optare per una più comune salsiccia o bacon)  1 cipolla bianca  200 gr di funghi secchi  2 foglie di alloro ovviamente olio (meglio se di semi) sale e pepe qb.

9 La preparazione inizia con uno spezzettamento della carne, della cipolla, dei cavoli e crauti. Si passa quindi a far bollire le due verdure base in due pentole separate ciascuna con una foglia di alloro. Si differenzia in quanto teoricamente i cavoli meritano 10 min in più di cottura.Nel mentre si fa soffriggere la carne con la cipolla e si effettua un ammollo dei funghi in acqua bollente (15min circa). Pronte le verdure le si unisce alla pentola della carne insieme ai funghi, al concentrato di pomodoro e si fa cuocere il tutto, salandolo e pepandolo, per 40min a fuoco moderato. E' preferibile consumare la pietanza riscaldandola, il giorno successivo la preparazione. Una logica che attiene alle preparazioni con molti ingredienti e volta ad una perfetta amalgama dei gusti.

10 Il babà o babbà è un dolce da forno a pasta lievitata con lievito di birra, tipico della pasticceria napoletana, anche se le sue origini sono polacche. Il suo diametro può variare da 5–7 cm fino a 35–40 cm. Lo si trova anche diviso in due e ripieno con del cioccolato o panna. Inoltre, esiste anche una versione con essenza di bergamotto.

11 “C’era una volta....un Re, diranno i miei piccoli amici”. Così comincia Pinocchio, una delle favole più belle della storia. Nella storia del babà il Re c’è davvero, e non è un personaggio fiabesco: è nientedimeno che Stanislao Leszczinski, re di Polonia dal 1704 al 1735. Stanislao era diventato re a meno di trent’anni, grazie all’appoggio di Carlo XII di Svezia. Qualche anno dopo (era il 1735) Pietro il Grande, Zar di tutte le Russie, si dimostrò molto più grande del re svedese e di quello polacco: insieme ai suoi alleati, la Prussia e l’Austria, mosse loro guerra, e li sconfisse. Stanislao però non era uno qualunque. Era il suocero di Luigi XV di Francia, che aveva sposato sua figlia Maria. Per questo motivo, dopo averlo detronizzato, come contentino gli diedero il Ducato di Lorena. Lui non ne fu troppo contento, ma si adeguò. Privato del Regno di Polonia, e costretto in un quel piccolo regno privato, Stani si annoiava. Siccome c’aveva un sacco di tempo libero, si circondò di filosofi e scienziati, e si mise a studiare. Studia che ti studia, finì per mettere a punto un programma di collaborazione internazionale e di integrazione europea: la prima versione della UE, a memoria d’uomo. Sulla carta, il progetto era splendido, ma l’ex monarca sapeva di non avere alcuna possibilità di attuarlo: era senza corona, e quindi senza alcun peso. Questo stato di cose gli dava molta amarezza. Per combatterla, Stanislao aveva bisogno tutti i giorni di qualcosa di dolce. Accontentarlo,però, non era facile: i pasticcieri lorenesi dovevano lambiccarsi continuamente il cervello per preparargli qualcosa di nuovo.

12 Ma di fantasia ne avevano pochina, e così due giorni su tre al povero ex sovrano veniva servito il “kugelhupf”, un dolce tipico di quel territorio, fatto di con farina finissima, burro, zucchero, uova e uva sultanina. All’impasto veniva aggiunto lievito di birra, fino ad ottenere una pasta soffice e spugnosa. Stanislao il kugelhupf non lo poteva soffrire. Non che fosse cattivo: ma era, come dire, un po’ fesso, privo di personalità. E poi era asciutto, ma così asciutto che si appiccicava al palato. E non gli piacque nemmeno quando fu bagnato con una salsa di vino Madera, zucchero e spezie. Spesso non l'assaggiava nemmeno. Poi tornava ai suoi progetti per un mondo più giusto, senza vincitori né vinti (così quei maledetti che l’avevano sbattuto laggiù sarebbero stati serviti). Insomma, Stanislao Leszczinski viveva in una prigione: dorata, ma pur sempre una prigione. E’ comprensibile perciò che ogni tanto, per non pensare al passato, che gli faceva tristezza, e al futuro, che gli faceva paura, alzasse un po’ il gomito. Fedele ai suoi ideali di uguaglianza, beveva di tutto: a cominciare dai vini della Mosa e della Mosella, orgoglio della Lorena. Ma poichè da quelle parti gli inverni sono lunghi, freddi e nevosi, spesso gli ci voleva qualcosa di più forte. E lui l’aveva trovato: era il rhum, un’acquavite derivata dalla canna da zucchero, importata dalle Antille. Era buono, era tosto, e quindi era proprio quel che ci voleva. Un giorno Stanislao, che aveva già ingollato vari bicchierini di rhum, si accorse di avere una gran voglia di un buon dolce. Di qualcosa di veramente speciale. Perciò, quando il suo maggiordomo gli piazzò sotto il naso l’ennesima porzione di kugelhupf, l’allontanò rabbioso.Poi impadronitosi del piatto che il servitore teneva timoroso tra le mani, lo scagliò sulla tavola, lontano da sé.

13 Il piatto terminò la sua corsa contro la bottiglia di rhum posata lì accanto, e la rovesciò. Prima che qualcuno potesse intervenire a risollevarla, il liquore aveva completamente inzuppato il kugelhupf. Sotto gli occhi ancora corrucciati di Stanislao ebbe luogo una straordinaria metamorfosi: la pasta lievitata dell’insipido dolce lorenese, per solito di colore giallastro, assunse rapidamente una tonalità calda, ambrata, e un profumo inebriante comincò a diffondersi intorno. Nella sala da pranzo c’era un silenzio che si sarebbe potuto tagliare col coltello. Invece Stanislao, sotto lo sguardo stupefatto della servitù, sollevò il cucchiaino d’oro (la mano gli tremava un po’), prelevò qualche frammento di questa Chimera: di quest’ibrido che si era materializzato sotto i suoi occhi, e lo portò alla bocca. Quel che provò lo sappiamo. Lo abbiamo provato tutti la prima volta che lo abbiamo assaggiato il babà. Perché nessuno può dimenticare il primo istante in cui si è trovato faccia a faccia con Lui (nessuno, tranne i napoletani: in genere, per loro questo momento arriva quando sono troppo piccoli per ricordarsene). Fu questa, una giornata memorabile per l’umanità. All’invenzione casuale del dolce inventato dal Re polacco tra le brume della Lorena: mancava il nome.Fu sempre Re Stanislao a dedicare questa sua creazione ad Alì Babà, protagonista del celebre racconto tratto da “ Le Mille e Una Notte”. Libro che il sovrano amava leggere e rileggere nel suo lungo soggiorno a Luneville. Il babà da Luneville arrivò presto a Parigi,alla pasticceria Sthorer. Qui in tanti lo conobbero e lo apprezzarono. A portarlo successivamente a Napoli,dove assunse la forma definitiva assai caratteristica (quella di un fungo) furono i “monsù”,chef che prestavano servizio presso le nobili famiglie napoletane.

14 E da allora il babà elesse Napoli a proprio domicilio stabile. Un’ultima considerazione: nella cucina napoletana esiste più d’un dolce che – per il suo sapore – “po’ ghì annanz’o Rre”: può essere presentato al re. Ma il babà è l’unico dolce che dinanzi al Re non c’è andato: c’è nato. P.S.: I progetti utopistici di Re Stanislao si realizzarono in pieno: di fronte a una guantiera di babà tutte le controversie si appianano, e la Pace e la Concordia regnano sovrane. Un grande sapore ha sempre la meglio sui dissapori: grandi o piccoli che siano.

15  120 grammi di farina  50 grammi di burro  150 grammi di zucchero  1 sacchetto di lievito  3 cucchiai di latte  3 uova  10 cl di rhum  25 cl di sciroppo di frutta

16 - Scaldare il forno a 180°. - Montare i rossi d’uovo e lo zucchero fino ad’ottenere una crema omogenea. - Aggiungere il latte caldo, il burro sciolto, la farina e il lievito. - Montare i bianchi a neve e aggiungerli alla preparazione precedente. - Versare l’impasto così ottenuto in uno stampo a corona e lasciare in forno per 25 minuti. - Togliere dallo stampo e cospargere di sciroppo di frutta. Degustare il babà accompagnandolo con una macedonia o della crema chantilly.

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18 La cucina olandese è l'espressione dell'arte culinaria sviluppata nei Paesi Bassi. È caratterizzata per essere una cucina poco elaborata e ricca di calorie. La cucina tradizionale olandese è semplice. Nonostante questo, a causa dell’influenza degli immigranti indonesiani, surinami, cinesi e nordafricani, c’è un’abbondante cucina multi- etnica che permette le scelte più varie. Nelle grandi città si può trovare del buon cibo tailandese (al “Nieuwmarkt” di Amsterdam, per esempio) a un prezzo vantaggioso, e nei quartieri cinesi si trova il vero cibo cinese. Si possono trovare ristoranti tipici di ogni angolo del mondo (soprattutto ad Amsterdam).

19 L'Olanda è una nazione giovane in quanto per secoli è stata assoggettata in modo più o meno diretto dalla Francia. Di conseguenza la sua gastronomia deriva da quella francese e da quella tedesca sebbene sia meno ricca di queste ultime, probabilmente a causa della minor estensione del territorio e soprattutto per la mancanza di varietà territoriale, visto che la quasi totalità del territorio olandese è costituito da pianure verdeggianti e molto ricche di acqua.

20 La kremówka è un tipo di torta alla crema polacca. E 'composta da due strati di pasta sfoglia, riempiti con panna montata, crema al burro, vaniglia o crema pasticcera, e di solito è cosparsa di zucchero a velo. In alcuni luoghi della Polonia la torta è conosciuta come kremówka, in altri, è chiamata napoleonka. Questa "guerra" polacca tra i nomi kremówka e napoleonka è stato oggetto di un disegno satirico realizzato dall' illustratore polacco Andrzej Mleczko.

21 Il dolce per eccellenza è la kremówka, un dolce "papale". Era il 1999, quando Giovanni Paolo II, in visita nella sua cittadina natale Wadowice, rievocò il sapore e la nostalgie per la kremówka che andava a comperare da ragazzo nella pasticceria della piazza centrale. Da allora questa torta, a base di pasta frolla e crema, viene prodotta in ogni pasticceria polacca e conosciuta come kremówka del Papa.

22 Per la base: Pasta sfoglia pronta 2 fogli, oppure usate la vostra ricetta preferita per la pasta sfoglia. Per la crema: 1 tazza di latte 1 tazza di panna 1 baccello di vaniglia 6 tuorli d’uovo 70 g di zucchero 40 g di maizena 150 g di burro, freddo, tagliato a dadini Opzionale: 1 cucchiaino di rum

23 Far bollire il latte mescolato con panna e vaniglia. Mettere da parte per 10 minuti e poi filtrare. Sbattete i tuorli con lo zucchero fino ad addensare, aggiungere la farina setacciata, mescolando bene e mettere in una pentola con fondo alto. Quindi versare nella pentola il latte caldo, mescolando costantemente e addensando. Togliete dal fuoco, aggiungere il burro freddo e rum e mescolare fino a quando il tutto sia legato. Mettere la pentola sul lato e attendere. Durante il raffreddamento coprire la superficie a contatto con un foglio di pellicola per evitare la formazione della pellicina.

24 Lo stroopwafel (letteralmente "wafer allo sciroppo") è un tipico biscotto olandese composto di due sottili cialde tra le quali si spalma un tipo di sciroppo al caramello detto stroop oppure siroop.I primi vennero prodotti a Gouda, nei Paesi Bassi, nel 1784. In commercio esistono diverse versioni.

25 I primi stroopwafel sembrano essere stati prodotti fra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIXda un panettiere usando gli scarti del panificio, come briciole di pane, dolcificati con dello sciroppo. Una leggenda attribuisce l'invenzione degli stroopwafel al panettiere Gerard Kamphuisen, che li avrebbe preparati per la prima volta tra il 1810, anno di apertura del suo panificio, e il 1840, anno al quale risale la più antica ricetta. Nel XIX secolo, c'erano circa 100 panifici a Gouda che producevano queste cialde con lo sciroppo, unica città nella quale vennero prodotti fino al 1870. Dopo il 1870 loro erano anche prodotti alle feste e nei mercati fuori della città di Gouda. Nel XIX secolo, le industrie partirono a produrre stroopwafel. Nel 1960 c'erano 17 industrie solo a Gouda, di cui quattro sono ancora operative.

26  500 grammi di farina  2 cucchiai di lievito secco attivo  1 cucchiaino di cannella in polvere  150 grammi di zucchero  125 grammi di burro  100 ml di acqua tiepida  2 uova grandi  1 presa di sale

27 Preparazione: Mescolare la farina con il lievito, la cannella e lo zucchero. Incorporare pezzettini di burro nella farina fino ad ottenere una miscela piuttosto granulosa. Versare lentamente l'acqua tiepida e impastare a più riprese. Aggiungere un uovo alla volta. Infine aggiungere la presa di sale e impastare per un paio di minuti mescolando tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto uniforme. Avvolgere l'impasto nella pellicola di plastica per alimenti e lasciare riposare per 30 minuti.

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