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Negli ultimi cinquant’anni, in campo aziendale, i progressi tecnologici sono stati enormi. Inoltre i moderni mezzi di comunicazione hanno permesso l’acquisizione.

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2 Negli ultimi cinquant’anni, in campo aziendale, i progressi tecnologici sono stati enormi. Inoltre i moderni mezzi di comunicazione hanno permesso l’acquisizione di dati in tempo reale e l’uso dei calcolatori ha rivoluzionato i modi e i tempi di lavorare. Per questo le decisioni vanno prese in tempi molto brevi, prevedendone con precisione gli effetti. I dirigenti non si affidano più soltanto al buon senso e all’esperienza personale, ma si avvalgono di équipes di specialisti di ogni genere, ingegneri, matematici, economisti, medici, fisici e psicologi, che li aiutano a operare scelte. Gli studi dedicati a trovare i metodi migliori per operare scelte hanno fatto nascere una nuova scienza, la Ricerca Operativa.

3 La Ricerca Operativa è una disciplina che fornisce gli elementi quantitativi di base necessari per le decisioni, relative alle operazioni controllate dal personale dirigente. Essa utilizza strumenti matematici per controllare nel modo più efficiente un sistema reale, cercando di studiarlo nel suo complesso. Per la complessità dei problemi affrontati, la Ricerca Operativa si avvale del contributo di più discipline scientifiche, quali la matematica.

4  La Ricerca Operativa ha iniziato a svilupparsi in ambito militare intorno al 1939, quando in Inghilterra si dovette risolvere il problema della difesa antiarea dagli attacchi dei bombardieri tedeschi.  Contemporaneamente, negli Stati Uniti, sorse il problema di difendere i convogli mercantili che dovevano approvvigionare le truppe operanti in Europa dagli attacchi dei sommergibili tedeschi. Non essendo sufficienti le strategie belliche, i militari si rivolsero a gruppi di scienziati con conoscenze e competenze diverse. I risultati di questo lavoro comune furono decisamente positivi e nacque così un nuovo modo di operare.  Al termine del conflitto le conoscenze acquisite e le nuove metodologie furono rivolte alla ricostruzione, quindi al mondo dell’economia e dell’industria.

5  Formulazione del problema;  La raccolta delle informazioni;  La costruzione del modello matematico;  Il controllo del modello e delle soluzioni ottenute. LE FASI DELLA RICERCA OPERATIVA

6 LA CLASSIFICAZIONE DEI PROBLEMI DI SCELTA  I problemi si dicono: –Discreti, quando le variabili d’azione possono assumere solo valori interi all’interno dei loro intervalli di variabilità; –Continui, quando le variabili possono assumere tutti i valori nel loro intervallo di variabilità; la scelta avviene fra un numero infinito di possibilità.

7 PROBLEMI IN UNA O PIÙ VARIABILI  Un’altra suddivisione dei problemi dipende dal numero delle variabili.  Si distinguono problemi: –In una variabile; –In più variabili.

8 PROBLEMI IN CONDIZIONE DI CERTEZZA O DI INCERTEZZA  Si possono avere problemi: –Condizioni di certezza, in cui i dati sono sicuri e fissi, frutto di indagini precise, e la conseguenza è determinata a priori; –Condizioni di incertezza, in cui i dati dipendono da eventi casuali, che hanno una certa probabilità di verificarsi.

9 PROBLEMI CON EFFETTI IMMEDIATI E DIFFERITI  Si hanno inoltre problemi di scelta con: –Effetti immediati, se il tempo intercorrente fra la decisione e la realizzazione non influisce sulle grandezze economiche in questione; –Effetti differiti, se invece bisogna valutare il tempo intercorrente fra la decisione e l’attuazione della scelta, come per esempio negli investimenti finanziai o industriali.

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11  La scelta della strategia è di vitale importanza per il futuro dell’impresa.  Generalmente, tale scelta è effettuata dall’imprenditore aiutato dal management interno e da consulenti esterni i quali, oltre a fornire un supporto metodologico, hanno – proprio perché esterni – una visione critica e globale dell’azienda e dei suoi problemi.

12 Non è pertanto casuale che i più celebri modelli di scelta delle strategie siano stati elaborati dalle grandi società di consulenza. Non è pertanto casuale che i più celebri modelli di scelta delle strategie siano stati elaborati dalle grandi società di consulenza.

13  All’atto pratico, tali modelli possono risultare eccessivamente astratti, ma le linee – guida e i concetti di fondo cui essi si ispirano possono fornire suggerimenti, idee e orientamenti di grande utilità nelle scelte strategiche.  Comunque, l’elaborazione di una strategia deve si basarsi su ricerche e analisi rigorose, ma richiede anche creatività, intuizione, fantasia, immaginazione, capacità di anticipare l’evoluzione del mercato e i bisogni dei clienti, capacità di reinventare l’azienda e i suoi processi: tutte doti che non possono ritrovarsi incluse in alcun modello.

14  Il motore di successo di una strategia diventa sempre più l’organizzazione, e in particolare quella parte di essa rappresentata dagli uomini che operano nell’azienda e che con i loro comportamenti, le loro motivazioni e le loro aspirazioni determinano in misura notevole il successo o l’insuccesso dell’impresa

15  Naturalmente, non possono esistere modelli validi per ogni tipo d’impresa e per ogni situazione.

16 UN MODELLO DI STRATEGIA A LIVELLO AZIENDALE  Un modello di strategia a livello aziendale è la matrice crescita – quota di mercato, che è stata elaborata dal Bolston Consulting Group (BCG).  In questo modello l’impresa è vista come un articolato insieme di business, chiamato portafoglio, ciascuno dei quali dà un proprio contributo alla performance di crescita e di redditività dell’impresa stessa.  Ogni business, perciò, dovrebbe essere gestito da unità strategiche in larga misura indipendenti, seppure coordinate da un’unica direzione.  La matrice del BCG fornisce una visualizzazione del ruolo svolto da ogni singolo business e da ogni unità strategica che si occupa della sua gestione.  Il modello che segue una logica finanziaria, rappresenta un po’ la sintesi tra il ciclo di vita del prodotto e le curve di esperienza.

17 LA CURVA DI ESPERIENZA  Le curve di esperienza indicano come a un certo aumento percentuale dei volumi di produzione corrisponda generalmente una certa diminuzione nei costi unitari totali dei prodotti.

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19 I fattori che portano a una riduzione dei costi per l’effetto esperienza sono principalmente: I fattori che portano a una riduzione dei costi per l’effetto esperienza sono principalmente:  Il miglioramento dell’efficienza del personale, il quale acquisisce esperienza man mano che lavora e che ripete certe operazioni;  La specializzazione nel lavoro e il miglioramento continuo nell’efficienza dei processi;  I cambiamenti e i miglioramenti nel “mix” delle risorse impiegate, grazie all’introduzione dell’automatizzazione, a un migliore rapporto con i fornitori, all’utilizzo di nuovi materiali che possono facilitare la produzione, ecc.  La diminuzione dei costi permette all’impresa di diminuire gradualmente i prezzi di vendita.

20 La curva di esperienza ha validità soprattutto nel lungo periodo perché sui costi, nel breve periodo, influiscono altri fattori che comportano le seguenti implicazioni pratiche: La curva di esperienza ha validità soprattutto nel lungo periodo perché sui costi, nel breve periodo, influiscono altri fattori che comportano le seguenti implicazioni pratiche:  nel lungo periodo, l’impresa che ha il volume di produzione maggiore avrà costi unitari minori e otterrà margini più elevati;  l’impresa dovrebbe tendere a conquistare quote di mercato sempre più ampie;  la posizione dominante può essere raggiunta attraverso la riduzione dei prezzi, a segmentazione del mercato e la concentrazione sui segmenti per i quali l’impresa ha maggiore forza competitiva.

21 LA MATRICE CRESCITA – QUOTA DI MERCATO La matrice crescita – quota di mercato utilizza l’attrattività del settore e la posizione competitività per confrontare il posizionamento strategico di diverse aree d’affari e formulare suggerimenti strategici. Essa si suddivide in quattro quadranti, ciascuno dei quali rappresenta una fase del ciclo di vita del prodotto e avviene in base ai seguenti due parametri: –la quota di mercato relativa, che serve a indicare la capacità del business di generare liquidità; –il tasso di crescita del mercato; che serve a indicare le esigenze di liquidità del business stesso

22 Alta Bassa Quota di mercato relativa Tasso di crescita del mercato Alto Basso

23 LE CARATTERISTICHE DELLE UNITA’ STRATEGICHE StarsCash – cowsDogsQuestion marks Producono utili Producono utili modesti o nulli Producono perdite o utili molto modesti Generano un flusso di causa negativo Generano un flusso di cassa largamente positivo Generano un flusso di cassa modesto o nullo Generano un flusso di cassa negativo Richiedono strategie di sviluppo Richiedono strategie di difesa Richiedono strategie di abbandono Richiedono strategie offensive

24 IL MODELLO STRATEGICO DI PORTER  Il modello strategico elaborato da Porter ha valenza a livello di area d’affari e si basa sull’assunto che il successo dell’azienda dipende da due fattori: –l’attrattività del settore; –il posizionamento dell’impresa rispetto alla concorrenza.

25 SETTORE: concorrenti attuali e le loro manovre di posizionamento Potere contrattuale dei clienti Minaccia di nuovi entranti Potere contrattuale dei fornitori Minaccia da prodotti/servizi sostitutivi FORZECHE DETERMINANO LA REDDITIVITA’ DI UN SETTORE FORZE CHE DETERMINANO LA REDDITIVITA’ DI UN SETTORE

26  Il posizionamento rispetto alla concorrenza influisce sui risultati che l’impresa può conseguire. Per conoscerlo è necessario individuare i punti di forza e i punti di debolezza dell’impresa.

27 LE ALTERNATIVE STRATEGICHE  Una strategia di difesa;  Una strategia di attacco;  Una strategia d’anticipo.

28 LE STRATEGIE COMPETITIVE DI BASE  Leadership di costo, mediante la quale l’impresa vuole raggiungere un livello di costi più basso rispetto ai concorrenti;  Differenziazione, mediante la quale l’impresa punta ad essere unica nel proprio settore, in rapporto ad alcune variabili ritenute molto importanti dai clienti;  Focalizzazione, con cui l’impresa mira a raggiungere migliori risultati impegnandosi in un segmento o in un gruppo di segmenti del settore, può essere sui costi o sulla differenziazione.

29 LE STRATEGIE COMPETITIVE DI BASE 1. LEADERSHIP DI COSTO 2. DIFFERENZIAZIONE 3.a. FOCALIZZAZIONE SUI COSTI 3.b. FOCALIZZAZIONE SULLA DIFFERENZIAZIONE Bassi costi Differenziazione elevata VANTAGGIO COMPETITIVO Ampio Stretto Ambito competitivo da dominare

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31 WHAT IS INTERNATIONAL TRADE?  International trade is the process of buying and selling goods and services between different countries.  Depending on what a country produces or needs, it either: –Exports, sells to other countries; –Imports, buys from other countries.

32  There are a few general factor which make trading abroad more risky than trading at home: –Language difficulties. Often the customer and the supplier speak different languages and come from very different cultures, so they have to find a way of communicating effectively. Besides, documents may need to be translated; –Exchange rates. Changes in international exchange rate can make it difficult for exporter to “price” their goods competitively in international markets; –Legal system. National legal systems can be very different. Therefore, exporters may need to be familiar with them. They should be also know all the procedures they must comply with; –Political or economic instability. This can make trade risky for both parties involved.

33  Governments can control international trade by means of protectionism, which consists of restrictions to trade.  The main reasons for protectionism are: –To protect domestic industries; –To safeguard employment; –To raise revenues through tariffs; –To remove a balance of payment deficit; –To restrict dumping, selling goods at very low prices to compete with the domestic industry.

34  The main methods of protectionism are: –Tariffs, also called import or customs duties: taxes imposed on imported goods to make them less competitive. Tariffs encourage consumers to prefer domestic products; –Quotas: these place a limit on the quantity of foreign goods that can be admitted into a country. For example, the USA, the UK and Italy all have limits on the number of Japanese cars that can be imported into their countries; –Subsidies: these consist of grants, that is to say, money given by the Government to domestic producers to make them more competitive against foreign companies; –Embargo: this places a ban on the export or import of a particular good or on trade with a particular country or countries. It is usually used for political reasons. For example, many countries stopped trading with Serbia as an objection to the ethnic cleansing carried out in that country during the Kosovo crisis.

35 DUTIES  Duties are tariffs which an importing country imposes on certain foreign goods.  Dutiable imported goods are therefore more expensive for the consumer, and domestic prices and industries are protected.  Duties can be: –Countervailing duties, when a country applies a special tax on foreign goods whose price has been dumped. These duties bring the price of such goods into line with domestic prices; –Ad valorem when they are applied as a percentage of the value of the goods; –Specific duties when the amount of tax is proportional to the size, weight or quantity of the goods. –Duty – free, are goods are imported in limited quantities, without customs duties, they can be sold at airports. Countries within the EU no longer allow their passengers travelling within EU to take advantage of duty – free goods.

36 TRADING WITHIN THE EU AND GLOBAL TRADING  The establishment in 1993 of the European Single Market opened up free trade between member countries of the European Union.

37 Free circulation of capital persons goods services THE EU’S SINGLE MARKET’S FOUR BASIC FREEDOMS ARE:

38  Steps towards the realisation of these principles have been: –The elimination of border controls on goods; –The harmonisation of taxation; –The abolition of VAT; –The harmonisation of standards and certification system.  The creation of a tariff union so as to abolish all customs duties on trade between the member states. Therefore, they are not allowed to levy their own customs duties on imports. Instead, the Common Customs Tariff (on CCT) is applied.  The CCT is common to all members of the Union, but the rates of duty differ from one kind of import to another depending on what they are and where they come from.  By means of its CCT, the Community applies the principle that home producers should be able to compete fairly and equally on the Community market with manufacturers exporting from other countries.

39  The Community is constantly adapting the CCT to the World Trade Organisation (WTO) rules.  This body was set up in 1995 and its members are countries from all over the world. Its objective is not simply making international trade freer, it is also about developing a framework of rules designed to limit unfair trading practices and therefore protect the interests of all its members, there were 134 in May 1999. The WTO includes three agreements covering: –Trade in goods, (GATT, the General Agreement on Tariffs and Trade); –Services, (GATS, the General Agreement on Trade in Services); –Intellectual properties, (TRIPS, the Trade – related aspects of intellectual property rights).

40 IMPORT / EXPORT DOCUMENTS  These document are used in global trade; they allow goods to be shipped, the importer to take possession of the goods and the exporter to collect the credit.

41 COMMERCIAL INVOICE  The commercial invoice is a document that the exporter sends to the importer.  It contains: –The name and the address of the importer and exporter; –The place, date of issue and number of the document; –The order number; –A description of the goods; –The unit amount and the total amount; –Details of shipment, freight and insurance.

42 CONSULAR INVOICE  The consular invoice is issued by the consulate of the importing country and certifies that the prices of goods are the real market prices.  Copies of the consular invoice are given to the exporter and to the customs authorities in the importing country.

43 DELIVERY NOTE  The delivery note accompanies the goods to their destination.  It gives details of the goods, but does not specify the prices.

44 CERTIFICATE OF ORIGIN  The certificate of origin states the country of origin of the goods exported and is signed by he exporter or the chamber of commerce in the exporting country.

45 PACKING LIST  The packing list is issued by exporter and gives precise details of: –Number of packages; –Type; –Weight, size; –Marks on the packages.

46 INCOTERMS (International Commercial Terms)  Incoterms are 13 standard terms fixed by the International Chamber of Commerce.  Incoterms are rules to be used in international sales contracts.  They define the responsibility of both the importer and the exporter for transport costs, risks, duties, insurance and customs formalities.

47 THE BALANCE OF PAYMENT AND THE BALANCE OF TRADE  There are two type of goods: –Visible goods, such as cars or television; –Invisible goods, such as banking, insurance or tourism, that are not evident.  These two types of goods can be either imported or exported.

48 THE BALANCE OF COMMERCE  The balance of commerce is the difference between the amount of a country spends on imports both visible and invisible, and the amount it receives from exports both visible and invisible.  The Balance of Payment is in surplus when exports are higher than imports.  When exports are lower than imports, the balance of payment is in deficit.

49 BIBLIOGRAFIA - Microsoft ® Encarta ® 2006. © 1993-2005 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. - Omnia - © 2004 De Agostini Editore - Moduli di economia azienda – Pietro Boni – Pietro Ghignino – Clara Robecchi – Elemond scuola e Azienda - New Economy – Commercial Interest – Bentini – Riley – Longman - Corso base rosso di matematica – Bergamini M. - Trifone A.Massimo - Zanichelli - Consultato il sito www.virgilio.it per le immagini www.virgilio.it


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