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Le teorie della grande impresa moderna

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Presentazione sul tema: "Le teorie della grande impresa moderna"— Transcript della presentazione:

1 Le teorie della grande impresa moderna
Berle e Means: la proprietà dell’impresa Coase: la natura dell’impresa Penrose: l’espansione dell’impresa Chandler: strategia e struttura Porter: l’impresa e la strategia competitiva Williamson: l’impresa e i costi di transazione La teoria evolutiva dell’impresa Storia d’impresa e teoria dell’impresa Storia d'impresa

2 Il contesto storico nel 1930 le 200 maggiori corporations controllavano la metà della ricchezza detenuta sotto forma societaria del paese i circa individui che controllavano tali società avevano quindi nelle loro mani più di 1/5 della ricchezza USA ridimensionamento del capitalismo familiare ottocentesco, composto da imprese in cui il proprietario degli assets, era anche gestore e direttore Tale trasformazione era iniziata negli ultimi decenni dell’800 nel settore delle ferrovie, coinvolgendo via via tutti i settori più moderni dell’industria e dei servizi (AT&T: nel ‘ azionisti) forti preoccupazioni nei contemporanei , che temevano la capacità degli “interessi costituti” ( finanza, oligopoli, burocrazie manageriali) di manipolare il mercato e di inquinare il progresso necessità dellintervento pubblico per regolare il mercato e difendere la concorrenza (Sherman Act, authorities ecc.) Storia d'impresa

3 → corporate reconstruction of american capitalism
Adolf BERLE e Gardiner MEANS: The Modern Corporation and Private Property (1933) L’opera di B&M, così come quella successiva di Coase, è paradigmatica di un’epoca e di un paese: gli USA del decennio post-crisi, in cui si verifica quel processo di ristrutturazione del sistema capitalistico e imprenditoriale definito: → corporate reconstruction of american capitalism cioé affermazione del big business, ormai l’istituzione predominante della vita economica organizzato in grandi corporations, cioè SpA gestite da gerarchie manageriali Storia d'impresa

4 La società per azioni moderna
La società per azioni è divenuta, da un lato, lo strumento mediante il quale esercitare il diritto di proprietà e, dall’altro, un mezzo fondamentale di organizzare la vita economica I il sistema delle s.p.a., col rendere facilmente trasferibili le quote di partecipazione dei proprietari, ha reso possibile la concentrazione della ricchezza di innumerevoli individui in enormi aggregati l(big business), il cui controllo è stato ceduto a un ristretto gruppo di persone La direzione dell impresa risulta quindi affidata a persone diverse da quelle che hanno in essa investito, ovvero *separazione fra proprietà e controllo Talvolta l’eccezionale diffusione fra il pubblico di quote azionarie (sovente centinaia di migliaia di detentori), ha fatto sì che la moderna s.p.a possa essere considerata come un’impresa “quasi pubblica” (public company) La separazione della proprietà dal controllo determina una situazione per cui gli interessi dei proprietari possono divergere da quelli di chi dirige l’impresa► Teoria dell’agenzia (Jensen e Mackling 1976, Fama 1980) Possono sopravvivere e prosperare - tuttavia - anche grandi imprese (come negli anni ’30 la Ford) che restano in mano a famiglie singole o gruppi ristretti Storia d'impresa

5 Ronald COASE: La natura dell’impresa (1937)
Il saggio è stato scritto nei primi anni Trenta, durante un soggiorno di studio del britannico Coase in USA. C. osservava che milioni di piccoli azionisti (diverranno decine di milioni dopo la II guerra mondiale) possedevano grandi imprese gestite da gerarchie manageriali. -La teoria neoclassica tradizionale si mostrava inadatta a spiegare il funzionamento di queste entità complesse. L’analisi di Coase muove dal tentativo di fornire un’analisi realistica dell’impresa R. Coase, premio Nobel Per l’economia nel 1991 Storia d'impresa

6 s concetti base Soltanto quando la dimensione concorrenziale è dominante (quando il negoziare è senza costi) può aversi la soluzione efficiente predetta dalla teoria neoclassica ☞ infatti se il coordinamento dell’attività economica viene effettuato al meglio dal meccanismo dei prezzi come sostiene quella teoria, perché esiste l’impresa, cioè un’organizzazione coordinata come “isola di potere consapevole”? All’esterno dell’impresa i movimenti dei prezzi dirigono la produzione, coordinata dagli scambi di mercato All’interno dell’impresa, le transazioni di mercato sono eliminate e al posto della struttura del mercato c’è l’imprenditore (il manager) che dirige la produzione “Si tratta di metodi alternativi di coordinamento della produzione” Come spiegare questa scelta fra le due alternative? C. introduce il concetto di “costo d’impiego dei meccanismi di mercato”, poi entrato familiarmente in uso con la denominazione di transaction costs Storia d'impresa

7 Segue: Per condurre a termine una transazione è necessario:
determinare con esattezza quali sono gli attori che vi sono coinvolti, possedere le informazioni relative ai termini impliciti ed espliciti che ciascuno di essi intende, condurre le necessarie trattative, stendere i contratti, stabilire le penalità, effettuare un continuo monitoraggio per assicurare il rispetto delle condizioni; → “il funzionamento del mercato provoca un certo costo; formando un’organizzazione e permettendo ad un’autorità (un imprenditore) di dirigere le risorse, possono essere risparmiati taluni costi di contrattazione” L’impresa, internalizzando le transazioni, può minimizzare i loro costi, risultando così più efficiente del mercato Perché, tuttavia, se con l’organizzazione si possono eliminare taluni costi e di fatto ridurre il costo di produzione continuano sussistere le transazioni di mercato? Storia d'impresa

8 Segue: Perché l’intera produzione non viene effettuata da una sola grande impresa? Per almeno tre motivi: al crescere della scala dell’impresa possono verificarsi rendimenti decrescenti della funzione imprenditoriale all’aumentare delle transazioni l’impresa non è più grado di realizzare l’ottimale allocazione delle risorse perché l’impresa di piccole dimensioni può avere “altri” vantaggi” superiori a quelli di una grande impresa Un’impresa tenderà ad espandersi quindi fino a che i costi di organizzare una transazione in più al suo interno non eguaglieranno i costi di effettuazione della stessa sul mercato, o i costi di organizzare un’impresa diversa Le modalità di crescita dell’impresa sono quelle della combinazione (integrazione orizzontale) o dell’integrazione (integrazione verticale) Storia d'impresa

9 EDITH T. PENROSE, L’espansione dell’impresa (1959)
La teoria della crescita della impresa della Penrose ( ) risente della frequentazione dell’autrice anglo-americana dei circoli economi internazionali ed europei. Schumpeter inoltre ebbe notevole influenza sulla sua opera. La teoria ha conosciuto in tempi recenti un grande ritorno di interesse, quasi un punto di arrivo della riflessioni sull imprenditore e sull’impresa finora evocate. Essa si distacca in maniera evidente (per quanto non polemica) dal mainstream Storia d'impresa

10 concetti base L’impresa è un insieme di risorse, materiali e umane, coordinate da un organizzazione allo scopo di produrre beni e servizi da vendere sul mercato in cambio di un profitto. Proprio il coordinamento amministrativo delle risorse segna i confini (à la Coase) dell’impresa rispetto al mercato. Ciascuna impresa è unica: ciò che la rende unica è l’eterogeneità dei servizi che quelle risorse possono fornire. Le risorse costituiscono un potenziale insieme di servizi: le modalità con cui queste opportunità sono colte da ciascuna impresa, ovvero la sua crescita, derivano dalla sua specifica esperienza, dai suoi programmi e dal suo capitale umano. Le risorse umane (manageriali) di ciascuna impresa sono fondamentali per pianificarne la crescita: esse sono il frutto dell’accumulo di competenze e di conoscenze all’interno dell’impresa e, non possono essere acquisite sul mercato L’attuazione di un piano ottimale di crescita crea e libera al tempo stesso risorse: il suo completamento, liberando le risorse impiegate, crea uno squilibrio temporaneo. Ciò rappresenta una ulteriore opportunità di crescita Storia d'impresa

11 segue ► La teoria della crescita dell’impresa è quindi essenzialmente un’indagine sull’evolversi delle sue opportunità di produzione - esse svaniscono se l’impresa non si rende conto delle possibilità di espansione, oppure non è in grado di utilizzarle. ► Un’impresa infatti può scegliere tra il conservare il ritmo esistente o impegnarsi per scoprire nuove opportunità: tale decisione dipende dal suo spirito di iniziativa e dalle qualità di chi svolge nell’azienda la funzione imprenditoriale. ► Gli imprenditori, svolgono un ruolo cruciale nell’interpretare i feedback che provengono dall’ambiente esterno L’interazione dinamica fra ambiente esterno e risorse interne crea le occasioni per la diversificazione. ► Qui emergono i limiti alla crescita dell’impresa: è giocoforza che le capacità e le conoscenze del suo management pongano un limite alla sua espansione in ogni dato periodo di tempo. L’ingresso in nuove aree produttive si scontra con la possibilità di estendere alle nuove opportunità di mercato i servizi specifici e unici dell’impresa, Per questa ragione è fondamentale che l’impresa sviluppi e protegga un suo proprio nucleo di attività di base Storia d'impresa

12 ALFRED D. CHANDLER: Strategia e struttura (1962)
L’influenza di Schumpeter negli USA si fece sentire nell’immediato soprattutto sulla storia d’impresa più che sull’economia teorica, ormai indirizzata per i sentieri dell’ortodossia (sintesi neoclassica) Solo recentemente si è avuto un revival dei motivi schumpeteriani nei filoni evolutivo e neo-schumpeteriano Invece influenza sulla storia d’impresa, specie alla Harvard Business School, dove nel 1948 Schumpeter aveva organizzato il Research Center for Entrepreneurial History. Qui si formò A. D. Chandler, la più importante personalità della storia d’impresa A.D. Chandler Storia d'impresa

13 Strategia e struttura la pianificazione e lo sviluppo dell’impresa vengono definiti una strategia: la scelta delle mete fondamentali e degli obbiettivi di lungo periodo, così come dei criteri di azione e di allocazione delle risorse necessari a raggiungere quegli obiettivi • l’organizzazione progettata e costruita per amministrare i settori di attività e le risorse vengono definita una struttura, ovvero lo schema di organizzazione attraverso il quale l’impresa viene amministrata. Esso comprende aspetti immateriali quali: - i canali di autorità e comunicazione fra i diversi uffici e i diversi funzionari - le informazioni e i dati che percorrono questi canali Storia d'impresa

14 Gerarchie manageriali e forme di impresa
La organizational synthesis chandleriana diviene il paradigma dominante della disciplina. In essa elementi dell’analisi dinamica schumpeteriana si fondono con categorie della sociologia (Max Weber, soprattutto):  l’innovazione resta il motore del cambiamento,  il regista di tale cambiamento nella grande impresa moderna non è più l’imprenditore, bensì le gerarchie manageriali: Le gerarchie manageriali individuano e applicano le strategie più adatte alla crescita delle imprese (e quindi del sistema economico) e adeguano allo stesso tempo le strutture dell’azienda (uffici, organizzazione, ecc.) a quelle strategie espansive: l’evoluzione dell’organizzazione dell’impresa vede il passaggio dalla struttura monofunzionale dell’epoca del capitalismo famigliare alle più complesse forme multifunzionale (U-form) e multidivisionale (M-form), le strutture gerarchico-organizzative sono indispensabili all’affermazione della grande impresa americana del ’900. L’analisi di Chandler si incentra quindi sul livello delle grandi corporations Storia d'impresa

15 Segue Chandler 1. analisi storica del modo in cui diverse imprese svolgono una stessa attività o funzione (Marketing, finanza ecc.) 2. esame della nascita ed evoluzione della struttura multi-divisionale nelle 4 aziende che la adottarono negli anni ’20 (duPont, G.M., Standard Oil, Sears) ► la necessità di adattare la struttura burocratica all’espansione delle imprese spiega perché tale innovazione diviene il modello delle corporations USA 3. la tesi fondamentale è che la struttura consegue alla strategia; il tipo più complesso di struttura è il risultato della concatenazione di diverse strategie: i. integrazione verticale (assunzione di nuove funzioni) ii. diversificazione (sviluppo di nuovi prodotti)  La crescita non accompagnata da adeguamenti strutturali può portare soltanto all'inefficienza economica.  Storicamente il cbiamento di struttura non sempre ha accompagnato quello della strategia. Ciò è avvenuto quando i manager risultavano troppo assorbiti da attività di routines, e adottavano tattiche difensive per difendere i propri privilegi  I costruttori di organizzazioni possono essere considerati i moderni imprenditori schumpeteriani Storia d'impresa

16 U form M form Storia d'impresa

17 MICHAEL E. PORTER, le forze competitive modellano la strategia (1979)
Evidente influenza di Chandler sugli studiosi di strategia aziendale, riuniti intorno alla Harvard Business School. Questi hanno contribuito in maniera decisiva a dare fondamento concettuale all’ approccio strategico alla gestione dell’impresa. Esso è caratterizzato innanzitutto dall’esigenza di una riflessione globale intorno all’impresa, al fine di superare le particolarità analitiche (lo studio delle singole funzioni aziendali), tipiche del pensiero manageriale Porter è il principale rappresentante di questo indirizzo: La Strategia competitiva (1980) e Il Vantaggio competitivo (1985) Storia d'impresa

18  L’accento è sulla efficienza dinamica dell’impresa: la capacità di rapportare scelte e comportamenti interni (quindi anche la sua organizzazione) all’ambiente esterno (contesto socio-istituzionale, mercato, tecnologia ecc.).  Il comportamento strategico sta non tanto nelle capacità dell’impresa di adattarsi a tale ambiente esterno, quanto in quelle di intervenirvi e modificarlo  la sfida per il management diviene allora quella di sviluppare una strategia competitiva in grado di valorizzare al meglio le risorse e le competenze distintive dell’azienda in modo da assicurarle un vantaggio competitivo  Se l’impresa non si limita ad ottimizzare il comportamento all’interno di condizioni date, allora non hanno più senso: - gli astratti obiettivi della massimizzazione della teoria neoclassica, - né gli approcci deterministici del tipo struttura (del settore/mercato) - condotta-performance (dell’azienda). Storia d'impresa

19 strumento di analisi: la catena del valore
Cinque forze influenzano la concorrenza in un settore: La formulazione della strategia avviene dopo aver valutato tali forze e i punti di forza e di debolezza dell’azienda: strategie difensive, strategie d’attacco, o strategie a lungo termine, Solo le ultime due possono spostare l’equilibrio: leadership di costo, differenziazione, focalizzazione sulla base di queste si determinerà il vantaggio competitivo dell’azienda nel settore. strumento di analisi: la catena del valore Storia d'impresa

20 OLIVER WILLIAMSON: Le istituzioni economiche del capitalismo: imprese mercati, rapporti contrattuali (1986) W. appartiene all’ approccio neo-istituzionalista in cui si combinano echi dell’istituzionalismo americano, della dottrina neoclassica e specie della scuola behaviourista (o comportamentista: H. Simon, R.M.Cyert J.G.March). Ma è influenzato anche da sociologia, psicologia e teoria dell’organizzazione. Premio Nobel per l’economia 2009 Nella teoria comportamentista il soggetto economico può contare solo su una “razionalità limitata” e non assoluta, che impedisce la piena comprensione della complessità del sistema e ne condiziona quindi le scelte (il contrario di quanto sostenuto nelle concettualizzazioni neoclassiche). l’impresa è una coalizione di individui e gruppi con aspirazioni e esigenze diverse e con limitate capacità di fronteggiare simultaneamente tutti i problemi della organizzazione di cui fanno parte, - le sue decisioni si attuano attraverso la contrattazione e conciliazione fra i membri che la compongono. Storia d'impresa

21 ► Williamson prende le mosse dalle questioni già poste da Coase: che cos’è un’impresa e perché esiste? Come Coase egli spiega l’alternativa fra gerarchie e mercati in termini di transaction costs: ►Il suo contributo principale sta nell’aver analizzato le condizioni in cui avvengono queste transazioni e come insorgono quindi costi relativi CONCETTI CHIAVE L’economia dei costi di transazione studia l’intera gamma delle istituzioni del capitalismo, dallo scambio di mercato fino alla organizzazione gerarchica centralizzata, e l’intera gamma delle forme miste o intermedie i costi di transazione dipendono dalla natura umana dell’«uomo contrattuale» il cui comportamento di basa su due principali assunzioni: 1. razionalità limitata in un contesto dominato dall’incertezza, che riconosce i limiti della facoltà conoscitiva e si contrappone ad altri due livelli di razionalità: - la razionalità forte dell’economia neoclassica che prevede la massimizzazione la razionalità debole o organica dei moderni approcci evoluzionistici o della scuola 2. opportunismo, cioè perseguimento con astuzia di finalità egoistiche, ex-ante, ovvero la selezione sfavorevole intesa come diffusione di informazioni selezionate o distorte ex-post, ovvero il rischio morale inteso come promessa relativa alla condotta futura che non verrà rispettata Storia d'impresa

22 2. di incertezza, determinata da fattori perturbatori esogeni
segue Williamson L’economia dei costi di transazione individua e spiega anche i fattori che determinano le differenze fra le transazioni e quindi le modalità con cui queste sono organizzate. Le transazioni richiederanno strutture di governo specializzate sia a causa delle assunzioni sul comportamento degli agenti sia in presenza: 1. di specificità delle risorse, ovvero di caratteristiche idiosincratiche nelle transazioni: investimenti, capitale umano ecc. 2. di incertezza, determinata da fattori perturbatori esogeni 3. frequenza, solo in presenza di transazioni ricorrenti sarà possibile recuperare il costo delle strutture specifiche  L’impresa è l’istituzione economica del capitalismo - una struttura di governo specializzata – atta a ridurre i costi di transazione  ciò avviene grazie alla trasformazione fondamentale della transazione da transazione anonima di mercato a transazione bilaterale Storia d'impresa

23 La Teoria Evolutiva dell’mpresa
La teoria evolutiva, trae ispirazione soprattutto dal secondo Schumpeter, quello di Capitalismo, socialismo, democrazia,  ovvero dall’analisi del capitalismo trustificato, connotato dal prevalere delle grandi imprese oligopolistiche, in cui l’attività innovativa veniva di fatto integrata nella normale attività burocratica (le routines ) dell’impresa Proprio il concetto di routine è alla base della costruzione teorica che di Richard Nelson e Sidney Winter (An evolutionary theory of economic change, 1982), mentre il ruolo delle innovazioni torna al centro dell’analisi Richard Nelson Storia d'impresa Sidney Winter

24 concetti chiave le routines sono le conoscenze tacite alla base di gran parte delle attività dell’impresa (produzione, investimenti, ricerca ecc.) e sono il frutto delle sue passate esperienze (cioè sono l’insieme di conoscenze e attività della organizzazione dell’impresa storicamente strutturatasi). Ma l’impresa può essere anche il luogo e il soggetto principale del mutamento tecnologico: il suo potenziale innovativo dipende dalla capacità di rinnovare le proprie routines, mentre il suo successo come impresa innovatrice dipende dalla selezione esercitata dal mercato.  L’attività innovativa è però un fenomeno stocastico, selettivo, incerto il cui ritmo dipende : 1. dalle opportunità tecnologiche del settore in cui l’impresa si trova a operare, 2. dalle capacità dell’impresa di ritardare l’imitazione dell’innovazione da parte delle imprese rivali. Storia d'impresa

25  Le attività dell’impresa inoltre sono delimitate (esogenamente) da regimi tecnologici - o paradigmi tecnologici - e ruotano intorno a determinate traiettorie  la tecnologia stessa ruota intorno ad alcune direttrici principali ( economie di scala o la meccanizzazione)  Ma l’impresa è soltanto uno degli attori istituzionali: ci sono anche le università, le agenzie governative ecc. Vi è interazione fra il “gioco innovativo” e le decisioni dei giocatori, le imprese e gli altri attori istituzionali. N & W riescono a unificare le due prospettive dell’analisi, generalmente limitata: o ad approfondimenti relativi alle regole del gioco (ovvero alla prospettiva macroeconomica) o alle scelte dei singoli operatori (quindi alla prospettiva microeconomica).  La capacità quindi di tenere presenti entrambi i livelli di analisi (imprese e contesto) consente a N & W di sviluppare una visione dinamica dellimpresa di comprendere i ruoli dellimpresa nel progresso tecnico, ad es. della R&S innovativa o imitativa Storia d'impresa

26 Teoria dell impresa e storia d impresa
Sempre più ampi di settori di indagine e linee di approfondimento teorico sembrano confluire negli ultimi anni nel programma di ricerca incentrato sull’impresa evolutiva. In questo ambito sono stati approfonditi concetti importanti anche per la storia d’impresa e che, anzi, hanno messo in moto un proficuo feedback fra teoria e storia d’impresa: Il concetto di capabilities (potenzialità) della impresa appare l’elemento cruciale per differenziare le imprese le une dalle altre: le capabilities sono il risultato dell’attività di apprendimento dell’impresa nel tempo e rappresentano il suo know-how specifico complessivo, a livello tecnologico, organizzativo, ecc]. L’apprendimento, tuttavia, è condizionato nel suo procedere da variabili differenti ed essenzialmente di carattere esogeno all’impresa, quindi non sempre da quest’ultima dominabili: il contesto di rischio ed incertezza nel quale l’impresa si trova ad operare la razionalità limitata che comunque ne condiziona le scelte gli aspetti di path-dependence (ovvero di dipendenza dal percorso) connaturati a ciascun processo evolutivo: Storia d'impresa


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