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Quale futuro per il WELFARE locale? Il disagio abitativo: come affrontarlo Biella, 15 novembre 2013 Intervento a cura di : Germana Romano Dirigente dei.

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1 Quale futuro per il WELFARE locale? Il disagio abitativo: come affrontarlo Biella, 15 novembre 2013 Intervento a cura di : Germana Romano Dirigente dei Servizi Sociali Comune di Biella

2 Cos’è il disagio abitativo  Il Disagio Abitativo è un fenomeno multidimensionale che fa riferimento sia a condizioni di deficit qualitativo degli alloggi, sia a quelle dimensioni della vita delle persone che condizionano l'accesso alla casa e che comprendono la condizione familiare, economica, lavorativa e abitativa.

3 Cosa determina il disagio abitativo I principali fattori che concorrono a creare disagio abitativo sono sostanzialmente tre:  le caratteristiche fisiche proprie dell'alloggio quali la superficie pro-capite, la dotazione di servizi e impianti di vario tipo, l'idoneità abitativa dell'alloggio stesso;  la condizione sociale di chi si confronta con il problema dell'accesso alla casa: giovani coppie, giovani soli, separati, disoccupati, migranti, famiglie numerose, anziani, sfrattati, studenti universitari fuori sede;  i costi abitativi legati all'andamento dei canoni di affitto e la loro incidenza sui redditi.

4 Cosa legittima il Servizio sociale ad occuparsi di disagio abitativo: La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1941 all’art. 25.1 così recita:  “ognuno ha diritto ad un livello di vita adeguato alla salute e al benessere personale e della sua famiglia, incluso il cibo, l’abbigliamento, l’alloggio e le cure mediche..” Presupposto all’intervento del Servizio sociale dunque è il diritto della persona all’assistenza sociale e abitativa, volte a garantire un’assistenza dignitosa a chi non dispone di risorse sufficienti secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario e dalle legislazioni e prassi nazionali

5 Di quali strumenti dispone l’ente locale?  Lo strumento più utilizzato è il ricorso al patrimonio di edilizia sociale.  La materia è regolata da legge regionale e le modalità di accesso sono molto strutturate rispetto ai requisiti e rispetto alle percentuali di assegnazione su base annua  In particolare un comune ad alta intensità abitativa può assegnare il 50% degli alloggi che si rendono disponibili su base annua per emergenza abitativa.

6 L’emergenza abitativa ai sensi della L.R. 3/2010 L’Emergenza abitativa è declinata dalla legge in 5 fattispecie:  Procedure di sfratto esecutivo, trasferimento conseguente a pignoramento, rilascio abitazione coniugale a seguito sentenza assegnazione all’altro coniuge  Ordinanza di sgombero in conseguenza eventi calamitosi che lo rendano inutilizzabile  Alloggio dichiarato non idoneo all’abitazione dalla competente ASL  Profughi e rifugiati  Ospiti da almeno 3 mesi di dormitori pubblici o altra struttura alloggiativa procurata a titolo temporaneo dall’assistenza pubblica

7 Alcuni dati ….  Dal 2010 ad oggi sono stati assegnati 237 alloggi di edilizia sociale di cui 114 per emergenza abitativa  Il patrimonio di edilizia sociale nella città di Biella dal 2010 ad oggi è passato da n. 997 unità a 1056  All’ultimo bando generale (2010) per l’assegnazione di alloggi di edilizia sociale sono risultati idonei 333 concorrenti. Ad oggi sono stati assegnati n. 64 alloggi (53 hanno rinunciato)

8 Iniziative “non codificate” per fronteggiare l’emergenza abitativa  Il Comune di Biella ha sperimentato la possibilità di sostenere alcuni nuclei sottoposti a sfratto, attraverso l’aiuto nel pagamento di una caparra per l’affitto di un nuovo alloggio sul mercato privato, magari ad un prezzo più sostenibile ed in zone più periferiche. La Caparra in generale consiste in 2 o 3 mensilità più una quarta di provvigione. Questo sistema ha permesso a diverse famiglie, con scarsa capacità di spesa, di recuperare l’autonomia abitativa in tempi più o meno brevi

9 Iniziative “non codificate” per fronteggiare l’emergenza abitativa Nel 2011, il Comune di Biella ha iniziato a sperimentare con il Santuario di Oropa, attraverso apposita convenzione, una modalità di accoglienza temporanea rivolta ad alcuni nuclei sottoposti a sfratto esecutivo, nel mercato privato, sconosciuti in tutto o in parte ai Servizi, privi di reti familiari o amicali. Le unità abitative messe a disposizione consistono in 5 camere dotate di servizi esterni in comune (bagno e cucina), in grado di ospitare contemporaneamente 10 persone. Questa modalità di accoglienza emergenziale ha consentito ad alcuni nuclei di affrontare il disagio abitativo e con il supporto dei Servizi di risolverlo in tempi medio/brevi

10 Iniziative “non codificate” per fronteggiare l’emergenza abitativa Il Comune di Biella ha emesso 2 bandi speciali (1 nel 2011 ed 1 nel 2013) rivolti a particolari categorie di utenza in situazione di debolezza sociale e non attrezzate per fronteggiare l’emergenza abitativa: separati, ragazze madri, ultrasessantacinquenni, giovani coppie

11 Il Piano di zona quale luogo/strumento nuovo per fronteggiare l’emergenza abitativa  Il Consorzio Iris, di cui il Comune di Biella fa parte, nell’ambito del Tavolo adulti del Piano di Zona 2011-2013 ha promosso un Laboratorio dedicato alla riduzione dei danni derivanti dagli sfratti. Si è partiti dalla strutturazione di un’analisi condivisa della situazione territoriale (bisogni, criticità, risorse), per poi individuare gli interventi necessari e gli interventi realizzabili nel Piano di Zona, esplicitandone le modalità di realizzazione.

12 Tra gli interventi necessari è stato rilevato il bisogno di:  Iniziative di sensibilizzazione e informazione per intercettare precocemente gli inquilini in difficoltà (prima che la morosità diventi eccessiva) e per offrire supporto nei percorsi;  Offerta di servizi di mediazione tra inquilini e proprietari;  Attivazione di interventi di sostegno economico e sociale per il superamento della morosità, della difficoltà economico e/o – se necessario - il reperimento di una soluzione abitativa più sostenibile;

13 Gli interventi realizzati finora tramite il PdZ sono stati:  Predisposizione di 3 pieghevoli con informazioni sull’iter della procedura di sfratto, sull’iter di accesso case popolari e alle assegnazioni di emergenza, sui diritti e doveri dell’inquilino;  Mappatura della rete dei servizi/dei soggetti potenzialmente coinvolgibili nell’azione di informazione e sensibilizzazione di inquilini e proprietari  Individuazione di una modalità operativa condivisa per la rilevazione delle buone prassi di gestione integrata (tra servizi e terzo settore) di situazioni di disagio abitativo

14 Riflessioni  Il sistema pubblico tradizionale è ancora legato a schemi di intervento che escludono da ogni provvedimento di sostegno le fasce intermedie per le quali, le condizioni reddituali, non consentono una equiparazione alle “fasce sociali deboli” per le quali sono state pensate e volute le case popolari  Il sistema degli Enti locali deve trovare forme di intervento più incisive nella ridefinizione del ruolo delle politiche pubbliche del settore abitativo (maggiore connessione con edilizia pubblica e privata)  Occorre dunque costruire politiche e non semplicemente fare interventi


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