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Analisi economico finanziaria: utilità ai fini della valutazione del rischio per l’accesso al credito bancario Valutazione operata da parte dell’Istituto.

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Presentazione sul tema: "Analisi economico finanziaria: utilità ai fini della valutazione del rischio per l’accesso al credito bancario Valutazione operata da parte dell’Istituto."— Transcript della presentazione:

1 Analisi economico finanziaria: utilità ai fini della valutazione del rischio per l’accesso al credito bancario Valutazione operata da parte dell’Istituto di Credito Auto-valutazione dell’impresa Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di analisi Economico - Finanziaria 1

2 Premessa – Accordi di Basilea – Basilea 1 Ai fini della considerazioni successive, occorre fare alcune premesse per capire l’importanza che per gli Istituti di Credito ha assunto la valutazione del rischio di insolvenza del soggetto che chiede di ricorre al credito bancario, alla luce di quanto statuito con gli accordi di Basilea. Gli Accordi di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche sono il frutto del lavoro del Comitato di Basilea, istituito alla fine del 1974 dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati (G10). Attualmente ne fanno parte oltre 100 paesi. Il Comitato opera in seno alla BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali, con sede a Basilea, un'organizzazione internazionale che promuove la cooperazione fra le banche centrali ed altre agenzie equivalenti allo scopo di perseguire la stabilità monetaria e finanziaria. Basilea 1 (accordo di Basilea sul capitale) Nel 1988 il Comitato di Basilea introduce il sistema di misurazione del capitale comunemente chiamato Accordo di Basilea sul Capitale. E' il primo Accordo di Basilea. In sintesi, tale documento definiva l'obbligo per le banche di accantonare patrimonio nella misura dell'8% del capitale erogato (cioè degli impieghi), allo scopo di garantire solidità alla loro attività. Come vedremo nella slide successiva, in questo caso con il termine “patrimonio” non si intende il solo capitale netto, ma un aggregato, più precisamente denominato “patrimonio di vigilanza”, nel quale al capitale netto sono sommate passività ibride come le obbligazioni subordinate ed alcuni fondi rischi. L'accordo del 1988, nonostante alcuni correttivi introdotti negli anni successivi, presentava dei limiti di particolare rilevanza. L'8% di accantonamento può essere giudicato troppo per una controparte poco rischiosa e troppo poco per una controparte giudicata rischiosa: la quantità di capitale assorbito sostanzialmente non teneva nel debito conto la qualità dell’attivo delle banche. Con l’accordo denominato “Basilea 2“ si è inteso colmare tale lacuna. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di analisi Economico - Finanziaria 2

3 Premessa – Misurazione del capitale delle banche ai fini dell’accantonamento. Il sistema di misurazione del capitale, modificato nel tempo dal Comitato di Basilea, prevede attualmente che il patrimonio delle banche possa essere distinto in due classi (tier): una "classe principale” (Tier 1) e una "classe supplementare" (Tier 2). Il Tier 1 si compone di: 1) Utili non distribuiti e riserve, al netto dell'avviamento, 2) Azioni ordinarie e di risparmio, 3) Obbligazioni subordinate il cui rimborso, che è a discrezione dell’emittente, può essere sospeso in presenza di andamenti negativi della gestione. Il Tier 2 si compone di: - Fondi rischi vari (crediti, paese, oscillazione titoli, ecc.), - obbligazioni subordinate ma a minor contenuto di rischio per il sottoscrittore rispetto a quelle utilizzabili nel calcolo del Tier 1. Ad esempio: in caso di andamento negativo della gestione il pagamento delle cedole può essere rimandato ma non cancellato. E’ inoltre stabilito che l’ammontare del Tier 2 non possa superare la parte di patrimonio classificata Tier 1. Ciò implica che per conseguire il previsto accantonamento minimo dell’8%, il Tier 1 debba necessariamente essere almeno pari al 4%. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 3

4 Premessa – Basilea 2 Nel giugno 2004, il Comitato di Basilea ha definito una nuova regolamentazione in materia di requisiti patrimoniali delle banche. Il concetto di base è che i requisiti patrimoniali da ora in poi saranno rapportati non più al valore nominale degli impieghi, ma al loro ammontare ponderato in funzione della loro maggiore o minore rischiosità. Per consentire ai sistemi bancari dei paesi aderenti di approntare gli strumenti per una corretta applicazione delle nuove disposizioni, l’accordo è entrato in vigore solo il 1° gennaio 2007. Il requisito di accantonamento del capitale nella misura dell'8%, che resta immutata, non è più rapportato all’ammontare nominale degli impieghi, ma al loro valore ponderato in funzione del grado di rischio di ciascuno di essi. Esemplificando: a fronte di un nominale 100 di impieghi si richiederà un accantonamento pari ad 8 di capitale se la rischiosità dei crediti è nel complesso giudicata modesta, mentre sarà necessario un accantonamento crescente di capitale commisurato alla maggiore rischiosità riscontrata nel citato aggregato, ossia in proporzione diretta al peggioramento della qualità dell’attivo. Per valutare il rischio di credito, le banche potranno utilizzare metodologie diverse di calcolo. Le metodologie più avanzate, che verranno trattate in questa sede, permettono di utilizzare sistemi di internal rating per misurare la rischiosità dei singoli crediti. 4 Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria

5 Premessa - Basilea 3 Nel settembre 2010, il comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria ha dato il via libera tecnico al nuovo accordo Basilea 3 per rafforzare il patrimonio delle banche ed evitare crisi globali future. Il requisito minimo per il patrimonio complessivo non cambia e resta all'8% in rapporto alle attività ponderate per il rischio, ma le banche nel regime Basilea 3 dovranno avere una componente maggiore di capitale di alta qualità. Ad esempio: il Tier one, cioè il requisito del patrimonio di base che include capitali di qualità rafforzata, passa dal 4% al 6 %. In secondo luogo, verrà richiesto alle banche di mantenere un cuscinetto ("buffer") di capitale aggiuntivo sopra i minimi, pari al 2,5%; questo cuscinetto, potrebbe anche aumentare nelle fasi di surriscaldamento del credito. Anche il buffer dovrà essere composto di capitale di elevata qualità. La nuova calibrazione dei requisiti è quindi più severa di quella prevista dai precedenti accordi. Ma, in considerazione dell'esigenza di non compromettere la ripresa economica e permettere alle banche di continuare ad assicurare i necessari flussi di credito alle imprese, l’accordo prevede molta gradualità nell’applicazione, tanto che i nuovi requisiti andranno a pieno regime solo nel 2019. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 5

6 Recenti conseguenze della crisi economica e finanziaria in corso Prima di proseguire è opportuno precisare che l’attuale negativo andamento dei mercati finanziari e il sorgere del rischio di default di alcuni paesi che presentano un elevato indebitamento pubblico, superiore o prossimo al loro PIL, hanno indotto l’Eba (Autorità bancaria europea) e la Banca d’Italia ad imporre alle banche che detengono elevate quantità di titoli pubblici considerati rischiosi, requisiti patrimoniali ben più severi ed immediati di quelli richiesti da “Basilea 3”. Un recente provvedimento dell’Eba, che richiede alle banche europee una dotazione patrimoniale pari al 9% di “tier 1”, ha sollevato non poche proteste da parte di alcune banche non solo italiane che, già alle prese con un generale peggioramento della qualità dell’attivo indotto dalla crisi economica in corso, si vedono costrette ad aumentare il proprio capitale e/o ridurre (ove possibile) gli impieghi più rischiosi che maggiormente incidono nell’attivo ponderato. Le decisioni di cui sopra non mancheranno di incidere, anche pesantemente, nei rapporti tra banche ed imprese rendendo più difficile l’accesso al credito soprattutto a quelle aziende che presentano più elevati indici di rischiosità. Da ciò deriva l’opportunità se non la necessità per queste ultime di procedere ad una auto-valutazione, avvalendosi degli stessi strumenti e criteri utilizzati dalle banche. L’individuazione e successiva rimozione e/o riduzione delle proprie criticità assicurerà alle imprese il soddisfacimento delle proprie esigenze di credito bancario e consentirà di contenere i costi della provvista, considerato che, ovviamente, ai crediti più rischiosi saranno applicate dalle banche condizioni più esose. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 6

7 Gli accordi di Basilea e le conseguenze per le imprese Il giudizio di rating diventerà sempre più importante nel valutare la facilità e i costi di accesso al credito bancario. Nei rapporti con gli Istituti di credito, per le imprese sarà opportuno: - produrre in maniera costante e sistematica le informazioni quantitative che consentano, anche ai fini interni aziendali, l’apprezzamento di dati gestionali consuntivi e preventivi, nonché di indicatori delle performance commerciali e finanziarie; -redigere il rendiconto finanziario per mettere in evidenza fonti e impieghi di capitale, capacità di autofinanziamento e individuazione del fabbisogno finanziario e conseguente stima della quantità di credito da richiedere al sistema bancario; -produrre informazioni qualitative allo scopo sia di valutare il proprio posizionamento aziendale rispetto al settore economico, al benchmark ed alla migliore concorrenza, sia di apportare miglioramenti agli assetti organizzativi; -prestare la massima attenzione ai dati storici riguardanti la puntualità di incassi e pagamenti, il livello degli insoluti, la rotazione degli affidamenti, la frequenza e l’entità degli eventuali sconfinamenti, l’attribuzione dei volumi di lavoro alle varie banche; la conoscenza periodica dei dati della Centrale dei Rischi è di primaria importanza a questo riguardo; (segue) Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 7

8 Gli accordi di Basilea e le conseguenze per le imprese -intensificare l’attività interna di budgeting e di business planning, o quantomeno dare più risalto alle previsioni ed al controllo prospettico dei fatti gestionali; -attribuire maggior dignità aziendale alla funzione finanziaria, destinata a rapportarsi in modo sempre più stretto con la controparte banca, e da considerarsi quindi non più come semplice esecutore delle decisioni industriali o commerciali; -effettuare un’autodiagnosi permanente per meglio presentare i dati ed orientare in modo più favorevole il giudizio di rating delle banche, convincendo tutte le funzioni aziendali che la migliore presentazione dei fatti aziendali -per un’azienda sana- influisce in misura determinante sulla valutazione dei finanziatori; -considerare le alternative al credito a breve termine, come indicato in precedenza, senza trascurare il ricorso al factoring (per monetizzare i crediti commerciali) e al leasing (per agevolare gli investimenti in immobilizzazioni tecniche); -razionalizzare, il più possibile, il numero delle banche con cui operare, ampliandolo per accrescere le possibilità di finanziamento o viceversa riducendolo per selezionare gli istituti più generosi o semplicemente più obiettivi nel giudizio di rating. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 8

9 Rating Il rating è l'insieme di procedure di analisi e di calcolo grazie al quale una banca valuta quanto un cliente sia rischioso e quanto sarà capace di generare reddito in futuro. Tramite l’attribuzione del rating si calcola la “probabilità di default” nei successivi 12 mesi. Con Basilea II, è stata introdotta la possibilità, per gli istituti di credito, di affiancare ai rating emessi dalle agenzie specializzate, Ecai (External Credit Assessment Institution), rating prodotti al proprio interno. Ciò significa che le banche possono dotarsi di strumenti particolareggiati volti alla misurazione del rischio, nel rispetto dei principi di trasparenza ed omogeneità, riferendosi cioè a modelli che trovano le loro radici in procedure automatizzate. La principale caratteristica dei sistemi di Internal Rating messi a punto dalle banche maggiori ed approvati da Banca d’Italia è quella di essere predittivi. Si mira cioè a prevedere l’eventuale futuro default dell’impresa esaminata. Per ottenere tale scopo ci si è basati sullo studio dei dati pregressi delle imprese andate in default. Mediante modelli matematici e statistici sono state individuate, tempo per tempo, particolari caratteristiche e, quindi, definiti degli indicatori (allarmi) che, presentandosi con maggiore frequenza nelle imprese oggetto di analisi, avrebbero consentito, se colti tempestivamente, di prevederne il default. Nel prosieguo si descriveranno gli indicatori di natura quantitativa che possono essere considerati un minimo comun denominatore per i sistemi di Internal Rating adottati dalle principali banche italiane. Nella slide successiva, anche se non sono oggetto della presente trattazione, si riepilogano comunque a fini informativi anche le classi di rischio delle principali agenzie di rating. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 9

10 Le principali agenzie di rating e le loro classi di rischio Si riporta di seguito un esempio di quelle che sono le classi di rischio elaborate dalle principali agenzie di rating: Standard & Poor's : AAA Elevata capacità di ripagare il debito AA Alta capacità di pagare il debito A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse BBB Adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare BB, B Debito prevalentemente speculativo CCC, CC Debito altamente speculativo D Società insolvente Moody's: Aaa Livello minimo di rischio Aa Debito di alta qualità A Debito di buona qualità ma soggetto a rischio futuro Baa Grado di protezione medio Ba Debito con un certo rischio speculativo B Debito con bassa probabilità di ripagamento Caa, Ca, Investimento ad alto rischio C, Realistico pericolo di insolvenza Fitch Ratings: AAA Eccellente qualità del credito AA Qualità del credito molto alta A Alta qualità del credito BBB Buoma qualità del credito BB Credito speculativo B Credito molto speculativo CCC Rischio di credito importante CC Rischio di credito molto alto C Rischio di credito eccezionalmente alto RD Insolvenza parziale D Insolvenza Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 10

11 Assegnazione del merito creditizio all’impresa Importanza dell’analisi economico finanziaria I sistemi di rating, come già detto, classificano debiti e debitori in classi omogenee correlate alla probabilità di default. Per la determinazione del rating di controparte, la banca utilizzerà ogni informazione utile al fine di calcolare quante probabilità ci sono che il debitore/cliente non rispetti i propri impegni contrattuali: in questa valutazione un ruolo fondamentale è rappresentato dall’analisi economico finanziaria. L’analisi economico finanziaria del bilancio di un’impresa permette, infatti, all’analista di comprendere la capacità dell’impresa di rispettare l’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario. Più tale equilibrio è assicurato, più favorevole è il rating assegnato all’impresa e, di conseguenza, maggiori saranno le possibilità, per quest’ultima, di vedere concesso il finanziamento e/o confermate le linee di credito accordate. In presenza di situazioni di squilibrio, invece, l’accesso al credito bancario per l’impresa sarà più difficile. La stima finale del rating è comunque fortemente influenzata anche da un’analisi dell’impresa di tipo qualitativo, legata al settore, alla storia e a particolari situazioni: si pensi al caso di ripetuti sconfinamenti di conto corrente. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 11

12 Controllo del proprio rischio da parte dell’impresa Importanza dell’analisi economico finanziaria Anche da parte dell’impresa esiste una precisa esigenza di conoscere, valutare e controllare il proprio rischio di credito. Questo per sapere in anticipo se possono esserci delle difficoltà e di che entità e se si può correggere la propria situazione. Spesso, infatti, una scarsa consapevolezza di queste difficoltà può far sottovalutare il problema, portando l’amministrazione a commettere errori grossolani che possono determinare invece anche in maniera significativa il giudizio di rating e dunque la possibilità di ottenere credito bancario. L‘accesso al credito, anche in presenza di situazioni reddituali floride, è fondamentale per poter finanziare l’attività. Si pensi, ad esempio, alle realtà imprenditoriali piccole e medie che lavorano su commessa: sono costrette a finanziare la fase produttiva anche per intervalli di tempo non brevi; l’accesso al credito è dunque strumento essenziale per la sopravvivenza. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 12

13 I principali indicatori adottati nei sistemi di Internal Rating delle principali banche italiane Analisi quantitativa. 1.Solidità: indici patrimoniali; 2.solvibilità: indici finanziari; 3.Economicità ed efficienza: indici reddituali; 4.ciclo monetario: indici di rotazione e durata; 5.rendiconto finanziario: flussi di liquidità; 6.analisi prospettica: business plan. Analisi qualitativa. 1.Organizzazione, struttura, amministrazione; 2.settore e mercato; 3.excursus storico, progetti ed obiettivi; 4.analisi comportamentale. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 13

14 Solidità e strumenti per misurarla La struttura patrimoniale e finanziaria di un’impresa deve mantenersi in equilibrio al fine di garantire che i risultati economici possano perdurare nel tempo. Lo Stato Patrimoniale opportunamente riclassificato deve dare informazioni su: sostenibilità dell’indebitamento, composizione del passivo, coerenza tra fonti ed impieghi. -Si dovranno eseguire due tipologie di analisi dello Stato Patrimoniale: 1.un’analisi verticale per costatare il grado di rigidità, ossia il peso che l’attivo fisso ha sul totale degli impieghi: quanto più sarà elevato questo peso tanto meno sarà la velocità con cui l’impresa può dismettere attivo per fronteggiare impegni finanziari improvvisi. 2. un’analisi orizzontale per verificare che gli impieghi siano stati finanziati con le giuste fonti. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 14

15 Rigidità e rischiosità dell’impresa La rigidità dell’attivo si misura rapportando il valore delle immobilizzazioni al totale dell’attivo. E’ evidente che avere una grossa parte dell’attivo rappresentata da immobilizzazioni è un rischio per l’impresa: dover monetizzare infatti dell’attivo fisso per far fronte ad impegni finanziari può portare a svendere tali componenti e a privare l’impresa di fattori produttivi importanti. Naturalmente l’entità dell’attivo fisso dipende dalla realtà aziendale: è ovvio che in una impresa che produce le immobilizzazioni materiali avranno un peso più rilevante rispetto ad un’impresa che fa solo commercio o che offre solo servizi. La rischiosità derivante dalla rigidità del’attivo inoltre, va ponderata tenendo conto della composizione delle fonti ed in particolare dell’indice di indebitamento a breve. Le immobilizzazioni infatti devono essere finanziate con fonti durevoli. Per contenere la rigidità dell’attivo si puo’ agire in più direzioni: -dismettere immobilizzazioni inutilizzate e/o obsolete; -utilizzare lo strumento del leasing per l’acquisto di nuove immobilizzazioni e del lease- back per continuare ad utilizzare proprie immobilizzazioni senza che queste gravino sull’attivo fisso; -aumentare l’attivo circolante. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 15

16 Indice di indebitamento L’indice di indebitamento, come sappiamo, è calcolato come rapporto tra il totale dei debiti ed il totale del passivo dello Stato Patrimoniale: tanto più questo indice è elevato tanto più l’impresa dipende da capitali di debito. Il peso dell’indice di indebitamento a fini dell’attribuzione del rating è diverso a seconda delle diverse tipologie di debito: ad esempio, può avere addirittura un effetto positivo un forte indebitamento verso i fornitori perché sintomo di forza commerciale. Si può migliorare tale indice con i seguenti interventi: -aumento del Capitale Sociale; -autofinanziamento mediante reinvestimento degli utili; -diminuzione dei debiti. Ancor più significativo è l’indice di indebitamento breve termine per valutare il peso dei debiti esigibili entro l’anno sul totale delle passività. E’ importante adeguare la liquidabilità dell’attivo con le scadenze del passivo ad evitare che non si riesca a far fonte agli impegni finanziari assunti. Un modo per migliorare questo rapporto è quello di allungare le scadenze dei debiti a breve ricorrendo ad operazioni di consolidamento: si pensi ad esempio alla trasformazione di un debito di conto corrente in un mutuo a medio lungo termine; oltre ad avere una minor e esposizione a breve si otterrebbe anche una onerosità inferiore. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 16

17 Solvibilità e strumenti per misurarla La solvibilità non è altro che la capacità dell’impresa di far fronte ai propri debiti con tempestività ed economicità. Gli strumenti più utilizzati per misurarla sono: -l’indice di liquidità generale o indice di tesoreria o indice di disponibilità o current ratio non è altro che il rapporto tra: Attivo circolante (magazzino, liquidità differite ed immediate)/Debiti a breve. Questo indice, molto importante ai fini del giudizio finale di rating, indica la capacità dell’impresa di far fronte,con le attività piu’ facilmente liquidabili, al passivo che scade a breve termine. -L’acid test o quick ratio si ottiene depurando il precedente indice dal magazzino: (Liquidità differite + Liquidità immediate) / Debiti a breve. Quando la differenza tra i due indici è particolarmente rilevante, l’analista dovrebbe approfondire entità e liquidabilità del magazzino: spesso infatti, l’importo indicato in bilancio non corrisponde al valore presumibile di realizzo delle stesse. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 17

18 Economicità e strumenti per misurarla L’economicità è l’attitudine dell’impresa a generare degli utili sufficienti a remunerare il capitale impiegato nell’attività in modo duraturo. Gli strumenti per misurarla sono diversi e noti: -ROE dato dal rapporto tra l’utile di esercizio ed il Patrimonio Netto: non è in realtà un indice così significativo nei metodi di previsione delle insolvenze dipende infatti anche dalla politica fiscale adottata e dalla gestione del capitale di rischio. -ROS dato dal rapporto tra reddito operativo e vendite esprime quanto reddito è prodotto per ogni euro venduto, in sostanza calcola il ricarico sui costi e consente di verificare l’adeguatezza degli oneri di produzione rispetto ai prezzi di vendita. -ROI dato dal rapporto tra il reddito operativo prodotto ed il Capitale Investito, è un indice molto significativo ai fini del’attribuzione del giudizio rating; esprime, infatti, la redditività di capitali investiti nel’impresa e quindi anche l’efficienza e l’economicità della struttura produttiva. (segue) Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 18

19 Economicità e strumenti per misurarla -Leva finanziaria:l’effetto leva finanziaria è dato dalla differenza tra la redditività di tutti i capitali investiti (ROI) e l’onerosità dei debiti (OF/Totale passività) moltiplicata per il rapporto di indebitamento (Capitali di terzi/PN). ROE = (Capitale di terzi/PN) X (ROI – (OF/Passività)) + ROI Se il ROI è maggiore dell’onerosità dei debiti l’esito della leva finanziaria è positivo: un aumento del rapporto di indebitamento porta ad un incremento più che proporzionale del ROE e viceversa in caso di effetto leva negativo. Anche lo studio di questo effetto condiziona il giudizio di rating. - Rapporto tra Oneri Finanziari e MOL: questo rapporto rappresenta uno degli indici più significativi nell’esprimere la previsione della crisi perché misura quanta parte della ricchezza creata, mediante la differenza trai ricavi delle vendite e i costi della gestione caratteristica, finisce nel remunerare le fonti di terzi. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di analisi Economico - Finanziaria 19

20 Efficienza e strumenti per misurarla Gli indicatori di efficienza misurano la capacità dell’impresa di generare ricchezza mediante l’utilizzo di mezzi disponibili. Tra questi sicuramente una posizione di primo piano è rappresentata dal ROI. Un indice significativo è anche quello rappresentato dal rapporto tra Indebitamento e fatturato: rapporto che comunque deve essere letto anche alla luce dell’impresa che si ha davanti. Altro indice di rilievo per misurare l’efficienza è rappresentato dal rapporto tra Valore Aggiunto (RO + Amm.ti + Personale) e Fatturato, indica quanto margine di guadagno l’impresa crea per ogni euro venduto. C’è anche la variante rappresentata dal rapporto tra MOL (RO + Amm.ti) e Fatturato. In questo elenco non si possono dimenticare gli indici di rotazione: in particolare, l’indice di rotazione del capitale: Ricavi delle vendite/Media di capitale investito. Questo indice misura il tempo necessario per trasformare quanto investito in ricavi. Anche il grado di ammortamento (Totale F.di amm.to/Immobilizzazioni) può essere un indice significativo per l’analista: un indice alto segnala che le immobilizzazioni sono state già ampiamente ammortizzate e che, probabilmente, le infrastrutture aziendali si avvicinano ad essere obsolete. Anche un indice troppo basso potrebbe preoccupare l’analista: immobilizzazioni nuove significa che ci sono stati da poco esborsi monetari con l’incognita di riuscire ad ammortizzarli negli anni futuri. Altro indice significativo è quello che misura la produttività del lavoro: TFR/VA o Costo del personale/VA. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 20

21 Indici di rotazione Rotazione dei crediti: Ricavi/Crediti verso clienti al netto dell’Iva. Esprime quante volte i ricavi dell’impresa si trasformano in liquidità. L’inverso di tale rapporto esprime invece la durata media dei crediti commerciali, ossia la dilazione media nei pagamenti concessa ai clienti. Rotazione dei debiti: Acquisti materie prime e merci/Debiti verso fornitori. Una impresa che ottiene lunghi tempi i dilazione nel pagamento de propri debiti commerciali, oltre a dimostrare forza contrattuale può beneficiare di un accorciamento del ciclo monetario. Rotazione del magazzino: CDV (RI + Acquisti materie prime e prodotti – RF)/giacenza media di magazzino. Lo studio della rotazione del magazzino è una delle analisi piu’ importanti per valutare l’efficienza: esprime quante volte in un anno si svuota il magazzino. Il suo reciproco, la durata del magazzino, ci dice invece quanto tempo in media rimane in giacenza un prodotto acquistato o realizzato internamente. Ciclo monetario: è il tempo che passa dall’esborso monetario necessario per acquisire il fattore produttivo e l’incasso della vendita del prodotto finito. Più è lunga questa attesa più l’impresa dovrà supportare la propria gestione ordinaria con l’aiuto di altre risorse. E’ dato dalla somma tra la durata media dei crediti commerciali e la durata media del magazzino al netto della durata media dei debiti commerciali. Esistono imprese che riescono ad avere un ciclo monetario negativo: questo significa che riescono ad incassare le vendite degli output prima di pagar gli input. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 21

22 Il Rendiconto Finanziario Il Rendiconto Finanziario è uno strumento molto utile anche se ancora poco in uso nella maggior parte dei modelli di rating adottati dalle banche, sebbene sia in grado di fornire informazioni sia sulle disponibilità liquide dell’impresa sia sul capitale circolante netto (attivo corrente meno passivo corrente). Dall’analisi dei flussi è possibile comprendere: l’andamento della struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa, le politiche di investimento e di finanziamento dell’impresa, da dove origina la liquidità e dove è investita, la capacità di autofinanziamento dell’impresa. Il Rendiconto è indispensabile per il calcolo del fabbisogno finanziario di un’impresa. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 22

23 Caso 1 – Impresa artigianale Forma giuridica: s.r.l. Costituita: nel 2003. Oggetto dell’attività: progettazione e realizzazione di prodotti software e hardware, indirizzati alla automazione industriale, alla gestione di processo, alla supervisione e controllo, agli impianti civili, reti e sistemi di telecomunicazione, indirizzati anche alla fruizione in ambito internet ed intranet. Caratteristiche: pochi grandi committenti, modesta forza contrattuale, lunghi tempi di dilazione concessi. Scarsa patrimonializzazione. Magazzino elevato. Problemi nell’accesso al credito, richieste di garanzie personali. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 23

24 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi Stati Patrimoniali attivi Stati Patrimoniali passivi 24

25 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi – Conti Economici Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile 25

26 Calcolo dei principali indici ed assegnazione di un giudizio * * E’ stata seguita una scala di apprezzamento tipica di un modello di internal rating adottato dalle principali banche italiane Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 26

27 Rapporto tra fonti e impieghi Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 27

28 Commento al calcolo dei principali indici Come si può desumere da quanto sopra riportato, l’impresa in questione: -non ha problemi in termini di economicità: tutti gli indici esaminati sono positivi, compresa la leva finanziaria. L’unico indice a non essere brillante è il rapporto tra oneri finanziari e fatturato (un po’ elevato) ma è invece ottimo il rapporto tra oneri finanziari e MOL che abbiamo già detto essere un indice maggiormente significativo. -Per quanto riguarda la solidità, il giudizio è contrastante: da un lato l’indice di rigidità è positivo, nel senso che le immobilizzazioni pesano poco sul totale dell’attivo, dall’altro l’indice di indebitamento e di indebitamento a breve appaiono inadeguati. E’ evidente, infatti, il forte peso che sul passivo hanno i debiti e tra questi in particolare i debiti verso le banche: l’impresa ha una scarsa autonomia, dipende da capitali di rischio. Inoltre, tra i debiti contratti forte è il peso di quelli a breve termine: il che significa rischio di non riuscire a far fronte agli impegni assunti. -In relazione alla solvibilità, si deve dire che, a fronte di un indice di liquidità soddisfacente, l’acid test invece è appena sufficiente: infatti, l’attivo, come abbiamo detto, è rappresentato in larga parte da attivo circolante, essendo modesto il peso dell’attivo fisso, ma l’attivo circolante è in buona parte formato dal magazzino che ha un peso di rilievo e che è una posta di piu’ dubbia liquidabilità e valutazione. Per questo motivo, l’acid test, depurato dal valore del magazzino, ha un valore appena sufficiente. -Circa l’efficienza, i giudizi sono contrastanti. Da un Lato, il rapporto tra indebitamento e fatturato non è buono: abbiamo già visto con l’analisi della solidità che l’impresa ha dei problemi per l’eccessivo indebitamento, si conferma adesso che l’entità del’indebitamento è eccessiva anche rispetto al fatturato realizzato. (segue) Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 28

29 Commento al calcolo dei principali indici - segue -La redditività per contro è positiva e questo è confermato anche dal rapporto tra Valore Aggiunto e Fatturato e dalla produttività del lavoro. I costi del personale sono bassi se rapportati al valore Aggiunto: nell’impresa lavorano i soci che investono tempo e know how in cambio di scarsi ritorni economici perché credono nel loro progetto. Sono invece scarsi gi indici di rotazione del Capitale e del grado di amm.to: il primo è negativamente influenzato dall’entità del magazzino ed il secondo dal fatto che le immobilizzazioni risultano in buona parte ammortizzate e che dunque si avvicinano ad essere obsolete. In realtà, preme precisare che l‘impresa in questione ha goduto, in sede di start up, di un contributo a fondo perduto in conto impianti e che, per sfruttarlo a pieno, si è sovrastrutturata al di là delle proprie esigenze effettive. Quindi, al completarsi del processo di amm.to non è detto che sia necessaria una sostituzione integrale delle infrastrutture. -Indici di rotazione: il giudizio è nel complesso negativo. Se si esclude, infatti, l’indice di rotazione dei debiti che denota una certa capacità dell’impresa di farsi finanziare dai propri fornitori, si notano per contro pessimi valori per gli indici di rotazione di magazzino e dei crediti e per il ciclo monetario. L’impresa ha dovuto concedere una dilazione media nei tempi di pagamento ai propri clienti veramente lunga (129 gg.) e la durata media delle scorte raggiunge i 264 gg. Si intuisce che l’impresa ha scarsa forza contrattuale rispetto ai propri clienti e che sono state adottate politiche di gestione del magazzino sbagliate (parte del magazzino giacente deriva da un’operazione di conferimento di un’azienda). Il pessimo giudizio sul ciclo monetario fa capire che l’impresa ha difficoltà nel finanziare con la vendita dell’output il proprio ciclo produttivo, dovendo necessariamente ricorrere a fonti esterne. Da qui si capisce la difficoltà sollevata dagli istituti di credito che, nonostante la redditività, vedono come fonte di forte rischio l’eccessivo indebitamento ed il dilatarsi dei tempi di incasso e di realizzo del magazzino. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 29

30 Caso 2 – Impresa di servizi Forma giuridica: s.r.l. Costituita: nel 2003 Oggetto dell’attività: prestazione di servizi di consulenza di marketing e di supporto alla vendita al dettaglio che si estrinsecano nelle seguenti attività: a)visita costante dei clienti del committente; b)consulenze di marketing ad ampio raggio: supervisione della situazione marchi e merchandising e delle configurazioni esposte sugli scaffali delle principali superfici di vendita (SKU); c)elaborazione per il committente di report periodici relativi alla situazione del mercato consumer aggiornata settimanalmente ed invio di dati utili ed informazioni provenienti da fonti attendibili; d)creazione e gestione di eventi di marketing; e)attività di formazione ed aggiornamento del personale dei punti vendita; f)formazione e gestione dei promoter. Caratteristiche: pochi grandi committenti, modesta forza contrattuale, tempi di dilazione concessi medi, elevati margini, elevati utili. Scarso ricorso al credito. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di analisi Economico - Finanziaria 30

31 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi Stati Patrimoniali attivi Stati Patrimoniali passivi 31

32 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi – Conti Economici 32

33 Calcolo dei principali indici ed assegnazione di un giudizio * * E’ stata seguita una scala di apprezzamento tipica di un modello di internal rating adottato dalle principali banche italiane. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 33

34 Rapporti tra fonti ed impieghi Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 34

35 Commento al calcolo dei principali indici Come si può desumere da quanto sopra riportato, l’impresa in questione: -non ha alcun problema in termini di economicità: tutti gli indici esaminati sono ottimi, l’impresa guadagna, ha degli ottimi margini e sostiene costi per oneri finanziari modestissimi. La leva finanziaria è decisamente positiva e questo fa guardare con favore ad un eventuale maggior ricorso al capitale di credito. -Per quanto riguarda la solidità, il giudizio è contrastante: da un lato l’indice di rigidità è positivo, nel senso che le immobilizzazioni pesano poco sul totale dell’attivo, dall’altro l’indice di indebitamento a breve appare insufficiente: in effetti, il totale dell’indebitamento è rappresentato da debiti a breve termine. Ma si deve precisare che tale indebitamento è in larga parte rappresentato da debiti verso fornitori e debiti tributari maturati nell’esercizio non da debiti verso le banche che pesano assai poco sul totale (Euro 42.000 c.a. nel 2010 ed Euro 48.000 c.a. nel 2009). Il fatto che i debiti verso fornitori sia elevato è indice di forza commerciale e debiti tributari elevati significa elevati guadagni. -In relazione alla solvibilità, i risultati sono ottimi sia per l’indice di liquidità che per l’acid test (che sostanzialmente coincidono visto che il magazzino è assente). L’attivo circolante è rappresentato da crediti per i quali tra l’altro non sussistono grossi problemi di esigibilità. (segue) Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 35

36 Commento al calcolo dei principali indici - segue -Circa l’efficienza, i giudizi sono contrastanti. Da un lato, il rapporto tra indebitamento e fatturato, valore aggiunto e fatturato e l’indice di rotazione del Capitale sono ottimi, dall’altro produttività del lavoro e grado di ammortamento sono appena sufficienti. Il grado di ammortamento è elevato perché i beni strumentali della società: essenzialmente software ed hardware sono caratterizzati da un forte grado di obsolescenza e quindi da un ricambio continuo. Si regista poi un basso risultato per l’indice di produttività del lavoro che va però inquadrato in un brillante costante di risultati reddituali. -Indici di rotazione: si registrano ottimi giudizi per gli indici di rotazione dei debiti e del magazzino ed un giudizio di inadeguatezza per l’indice di rotazione dei crediti. I tempi medi di dilazione concessi per il pagamento sono di circa 89 gg. Del resto l’impresa ha una scarsa forza contrattuale rispetto ai propri clienti che sono grosse multinazionali, dunque non ci sono margini di miglioramento per tale indice. Nonostante questo, il ciclo monetario è ottimo perché è addirittura negativo: questo significa che l’impresa riesce ad incassare i compensi concordati per le proprie prestazioni prima di dover pagare gli input necessari ad espletare i propri servizi. L’impresa in sostanza riesce a gestire bene l’allungamento dei tempi di dilazione concessi nel pagamento ai clienti, allungando a sua volta, e più che proporzionalmente i tempi di pagamento dei debiti. Questa organizzazione fa sì che l’impresa possa contare sulle proprie risorse senza bisogno di dover ricorrere al capitale di credito. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 36

37 Caso 3 – Impresa commerciale Forma giuridica: s.r.l. Costituita: nel 2009. Oggetto dell’attività: minimarket, commercio al dettaglio di prodotti surgelati. Costi di struttura significativi: locazioni, quote di amm.to degli impianti di refrigerazione, remunerazione dei due soci lavoratori e amministratori impiegati full time (anche la domenica). Volumi fatturati non adeguati e difficoltà nell’elevare i prezzi perché legati alle politiche commerciali del marchio cui sono affiliati. Ricorso al credito. Necessità di ricostituire il Capitale Sociale. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 37

38 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi Stati Patrimoniali attiviStati Patrimoniali passivi 38

39 Bilanci civilistici degli ultimi due esercizi – Conti Economici 39

40 Calcolo dei principali indici ed assegnazione di un giudizio * * E’ stata seguita una scala di apprezzamento tipica di un modello di internal rating adottato dalle principali banche italiane. 40

41 Rapporto tra fonti ed impieghi Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 41

42 Commento al calcolo dei principali indici Come si può desumere da quanto sopra riportato, l’impresa in questione ha diversi problemi: -dal punto di vista della economicità i risultati sono assolutamente insufficienti: ha chiuso i primi due esercizi in perdita ed anche ROI e ROS sono modestissimi. Nonostante questo la leva finanziaria è positiva perché il ROI è comunque superiore al tasso di onerosità dei debiti evidentemente buono che l’impresa è riuscita ad ottenere. In effetti, gli oneri finanziari non appaiono particolarmente elevati né in rapporto alle passività né in rapporto alle vendite, diverso invece è l’esito se rapportati al MOL. L’impresa, oltre ad avere un margine di contribuzione non particolarmente elevato e difficilmente elevabile perchè legato alle politiche commerciali del marchio a cui è affiliata, ha ingenti costi di struttura: locazione, compensi ai soci amm.ri, quote di amm.to e utenze. -Per quanto riguarda la solidità, il giudizio è contrastante: da un lato la rigidità dell’attivo appare elevata perché elevato è il peso delle immobilizzazioni, l’impresa si è dovuta dotare di un apparato importante di impianti per la refrigerazione delle merci surgelate vendute. Anche l’indice di indebitamento è particolarmente elevato a fronte di un Patrimonio Netto rappresentato dal solo Capitale Sociale che, oltretutto, a causa delle perdite subite e del mancato reintegro, è al di sotto del minimo legale. Unica nota positiva è l’indice di indebitamento a breve che riesce ad essere contenuto in virtu’ del fatto che, in sede di avvio dell’attività, quando si è cercato di reperire i capitali di credito necessari, il management ha scelto forme di finanziamento a medio lungo termine per dotarsi della struttura necessaria: i 120.000 euro di debiti verso banche a lungo termine iniziali sono serviti per acquistare le immobilizzazioni (euro 118.000 circa di costo storico). (segue) Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 42

43 Commento al calcolo dei principali indici - segue -Nonostante quanto sopra, in relazione alla solvibilità i risultati sono molto negativi, in particolare per l’acid test (l’indice di liquidità beneficia di un elevato importo del magazzino che andrebbe meglio analizzato circa il reale valore di realizzo). In effetti, crediti e liquidità sono molto modesti rispetto ai debiti a breve invece significativi. -Circa l’efficienza, i giudizi sono contrastanti. Da un lato, il rapporto tra indebitamento e fatturato è soddisfacente, dall’altro il rapporto tra valore aggiunto e fatturato è assolutamente insufficiente: quest’ultimo conteggio conferma i problemi di tipo reddituale già visti. Il grado di amm.to ottimo dipende solo dal fatto che l’impresa è stata da poco avviata e che quindi gli impianti sono nuovi ma questa situazione puo’ fa sorgere dei dubbi sulla capacità reddituale dell’impresa di sostenere l’imputazione di rilevanti quote di amm.to per i futuri esercizi. Anche la produttività del lavoro appare positiva per il semplice fatto che il costo del lavoro è rappresento dai compensi dei soci amm.ri che sono inseriti tra i costi per servizi e non prevedono l’acc.to di tfr. -Indici di rotazione: si registra un ottimo giudizio per gli indici di rotazione dei crediti visto che trattasi di vendita al dettaglio. La rotazione dei debiti è invece inadeguata (tempo medio di pag.to 16 gg. questo è indice di scarsa forza commerciale sicuramente dovuta al recente avvio). Negativo è anche l’indice di rotazione del magazzino che non si capisce come faccia a durare mediamente 55 gg. trattandosi di prodotti alimentari. Appena sufficiente è il ciclo monetario. Dott.ssa Francesca Dal Porto Commercialista – Revisore Contabile Cultrice di Analisi Economico - Finanziaria 43


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