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Covisco16 - 81 LEZIONE 8 Perché i giovani, nel loro piccolo, non si incazzano? Scansione del tempo in tornanti e dinamiche di negoziazione e octroyage.

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1 Covisco16 - 81 LEZIONE 8 Perché i giovani, nel loro piccolo, non si incazzano? Scansione del tempo in tornanti e dinamiche di negoziazione e octroyage CoViScO 2015/2016 Giuseppe A. Micheli

2 Covisco 2013 - 9 - Tornanti2 QUESTIONE NUMERO 1 [1] Premessa. Dove inizia e quando termina una generazione ? E in che modo le “fasi rem” del corso di vita scandiscono le generazioni in tornanti?

3 Covisco 2013 - 9 - Tornanti3 Quanto è larga una generazione Tra gli studiosi di marketing Landon Jones (1980) definisce boomers i nati tra il 1946 e il 1964, tutti quelli nati dopo la seconda guerra mondiale. Invece per Strauss e Howe (1991) sono boomers (dipinti come non conformisti e più propensi a rischiare) i nati tra il 1943 e il 1960, mentre la generazione X (i “thirteeners”, tredicesima generazione prodotta in America dalla sua fondazione, più conservatori e conformisti) è costituita dai nati tra il 1961 e il 1981: cicli di 17 e 21 anni. In entrambi i casi c’è tra gli esperti di marketing una grande difficoltà a delimitare le generazioni lungo l’asse del tempo storico. In base alla delimitazione di L. Jones gli ultimi boomers (nati nel 1964) raggiungono i 30 anni nel 1994: ma come può –Ritchie (1995) – un boomer essere così giovane da non potersi ricordare del Vietnam, né dei “days of rage” al tempo del liceo? “Questi trailing-edge boomers nemmeno sanno cosa sia Woodstock, salvo come una storia raccontata dai genitori. Tutti i marketers testimoniano la difficoltà improba di farla quadrare con la realtà. Ci siamo sbattuti a trovare subdefinizioni come quelle di boomers “trailing-edge” e “leading edge”. Ma nel fondo del cuore di marketers sappiamo che le esperienze di vita, i processi di pensiero e le preferenze per i prodotti delle persone nate dopo il 1960 sono differenti da quelli delle persone nate nella seconda metà degli anni ‘40 o negli anni ‘50”.(Ritchie, 1995).

4 Covisco 2013 - 9 - Tornanti4 Fasi Rem e scansioni in tornanti “Gli ultimi boomers (nati nel ‘64) varcarono la trentina nel ‘94, ma come può un boomer essere così giovane da non ricordare il Vietnam? Essi non si identifica- no con la generazione di Wood- stock, anzi non sanno nemmeno cos’è, forse una storiella raccontata dai genitori (..). Ci siamo arrabattati con defini- zioni come quella di boomers ‘leading-edge’ e ‘trailing-edge’, ma noi studiosi di marketing sappiamo che le esperienze di vita delle persone nate dopo il ‘60 sono assai diverse da quelle vissute da chi è nato negli anni ‘40 o ‘50”. (K.Ritchie, Marketing to Generation X, 1995). Non c’è riverbero né intensificazione della intensità del suono, se la parete riflettente “svolta dietro un angolo di strada”. Una coorte di fratelli maggiori non fa da sponda se ha già attraver- sato una delle successive “fasi Rem”: infanzia  adolescenza adolescenza  entrata in vita pubblica

5 Covisco 2013 - 9 - Tornanti5 Nati troppo presto, leading-edge e trailing-edge o nati troppo tardi Leading-edge gen. Trailing-edge gen. Nati tr.presto / Incubatori 1921 1923 1945 1947 1971 1973 1953 1955 1962 1964 1937 1939 1929 1931 20-22 anni 1913 1915 Nati tr.presto / Incubatori Leading-edge gen.??? Trailing-edge gen.Leading-edge gen. 19431968 1980 1982 1989 1991 1998 2000

6 Covisco 2013 - 9 - Tornanti6 QUESTIONE NUMERO 2 [2] Slittamenti nella ‘memoria- abitudine’ possono essere frutto di octroyage, oltre che di negoziazione?

7 Modi di impatto della memoria [] Una modificazione della memoria comunicativa (Assman), essenzial- mente cognitivo [III] Una modificazione della base emozionale del processo cognitivo-nor- mativo di formazione delle scelte [II] La rimodulazione-rinego- ziazione di un segmento di si- stema normativo (memoria- abitudine di Bergson): es. ‘patto di sangue’ Ma cosa transita nell’impatto tra generazioni? Quali ‘messaggi’ sono trasmessi lungo il canale generazionale? Tre tipi diversi: Un mutamento in norme, valori o pratiche può prender piede da una certa coorte a causa di una esperienza vissuta (o trasmessa) direttamente ‘alla fonte’ delle nuove coorti, nella loro infanzia o adolescenza. L’impatto non è il risultato di una trasmissione cognitiva/normativa, ma opera per linee più sotterranee. La ‘dote’ ereditata può esser trasmessa tramite processi di socializzazione e ‘mimesi muscolare e posturale’ nella prima adolescenza (Allport, 1958: learning through identification). In questi casi il mutamento transita dalla coorte dei genitori a quella dei figli (generazioni in senso antropologico) senza contaminare le generazioni intermedie. TORNEREMO SU QUESTO TIPO DI IMPATTO PARLANDO DI MODELLI FAMILIARI.

8 Memoria comunicativa e effetti eco: tre memorie del nazismo Memoria del silenzio Memoria del risveglio Diritto alla smemoratezza 1920 1922 25 anni 1945 1947 1971 1973 25 anni Una domanda troppo spesso trascurata. Se ci sono indizi che facciano ipotizzare qualche mutamento in norme e pratiche a partire da una certa coorte, siamo certi di sapere che sia proprio quella coorte a innescare il cambiamento?

9 Covisco 2013 - 9 - Tornanti9 Memoria abitudine: negoziazione vs octroyage COSTITUZIONE OCTROYÉE: Documento che definisce i principi fondamentali dell'ordinamento di uno stato, la cui emanazione, invece che essere espressione di un'assemblea costituente sovrana, è direttamente dipendente dalla volontà e dalla au- torità del re, identificandone così il carattere concessivo e limitato [Carta di Luigi XVIII (1814), di Luigi Filippo d'Orléans (1830), Statuto Albertino (1848)]. IPOTESI: La convenienza di una posta in gioco per una data generazione può indurla a concedere una posta ‘equivalente’ alla generazione dei figli; posta quindi non strappata dai figli ai padri, ma graziosamente concessa dai secondi ai primi “Oggi assistiamo al rifiuto assoluto di un pas- sato inutile da parte di una generazione inno- vatrice, completamente rivolta verso l’avveni- re. Si è soliti attribuire questa volontà di fare tabula rasa solo alla gioventù di oggi. È chiaro che essa ne ha tratto conclusioni più radicali e rivoluzionarie, ma la rottura in sé non è opera sua, è stata perpetrata dai sessantenni di oggi [NdA: 1979] quando e- rano giovani, fin dagli anni ’40-’50 del nostro secolo” (Ph. Ariès, 1979).

10 Due memorie generazionali contrastanti dei Trenta Gloriosi “Gli anni tra il 1945 e il 1975 sono stati riconosciuti da quasi tutti come una sor- ta di miracolo, che generò l’American way of life. Due generazioni di americani, uomini e donne che avevano vissuto la seconda guerra mondiale, e i loro figli che avrebbero celebrato gli anni Sessanta, sperimentarono sicurezza occupa- zionale e mobilità sociale verso l’alto in proporzioni mai viste prima (e che mai più si sarebbero riviste dopo di allora) (..) (Ma) un grande divario separa queste due generazioni. Per tutti coloro nati dopo il 1945, lo Stato sociale e le sue istituzioni non erano la soluzione a dilemmi precedenti: rappresentavano semplicemente le condizioni normali (e anche un po’ noiose) dell’esisten- za. I baby boomers, che a metà degli anni Sessanta facevano il loro ingresso all’università, non avevano conosciuto altro che un mondo di crescenti oppor- tunità, generosi servizi scolastici e sanitari, ottimistiche prospettive di ascesa sociale e (forse soprattutto) un’indefinibile ma onnipresente sensi di sicurezza. Gli obiettivi della precedente generazione di riformatori non interessavano più ai loro eredi, anzi venivano percepiti sempre di più come restrizioni alla libertà e all’espressione individuale” (Judt, Ill Fares the Land, 2010, corsivo nostro).

11 Covisco 2013 - 9 - Tornanti11 QUESTIONE NUMERO 3 [3] Cosa cambia nelle generazioni di ventenni negli anni Novanta, nell’era della precarietà globale?

12 Covisco 2013 - 9 - Tornanti 12 Cosa cambia tra 1990 e 2005? La flessibilizzazione del carattere ‘40 10 20 30 0 ‘50 40 50 60 ‘602010‘70‘80‘90‘00 La coorte nata a metà anni ‘70 è (in media) figlia della generazione del 1945, protagonista a sua volta d’una celebrata rivoluzione del costume. È opinione comune che la coorte dei loro figli (15enni al 1990) sia portatrice di una forte discontinuità nelle procedure di entrata in età adulta. Ma cosa cambia nei 15 anni successivi, nelle coordinate della formazione alla vita adulta? Tre rilevanti binari di ‘corrosione del carattere’ (Sennett, 1998): Precarizzazione del mondo d.lavoro, Deregolazione agenzie di ripro- duzione sociale (famiglia, scuola), tendenza a delocalizzazione evitante di luogo e tempo della presa di de- cisioni (Binswanger, 1964)(Sindrome dell’essere altrove» (Jon.Franzen)

13 Covisco 2013 - 9 - Tornanti13 Cosa cambia nella formazione all’adultità dei 15enni del 2005? Per proiettare in avanti i comportamenti di formazione familiare dei giovani 25-30- enni, nel 2006 è stata condotta una ricerca esplorativa, con interviste in profondità a docenti medi superiori visti come testimoni privilegiati dei cambiamenti delle ‘coorti’ di quindicenni tra metà Novanta e dieci anni dopo, con il fuoco sulla evoluzione nei modelli cognitivi, relazionali e affettivi dei ragazzi. Data l’esiguità dei testimoni interpellati (22) la ricerca si è autodelimitata con due accorgimenti: a) i docenti sono stati selezionati non random, mirando a docenti boomers (vicini a 60 anni e di lunga esperienza didattica), per formazione generazio- nale e per elezione portatori dell’idea di un ruolo socialmente ‘emancipato- re’ della scuola, attenti alle dinami- che giovanili e relativi mutazioni. b) l’attenzione alle nuove coorti di quindicenni si è concentrata su stu- denti di istituti tecnici, fascia medio- bassa contrassegnata da un codice più ‘ristretto’ che ‘elaborato’ del lin- guaggio, a cui corrisponde, per Basil Bernstein (1971), una minore aper- tura del ventaglio di progettualità. Tutti i docenti interpellati hanno individuato otto punti di discontinuità (per forte accentuazione o totale mutazione) nelle risorse analitiche, emotive e relazionali con cui i ragazzi fronteggiano le loro sfide:

14 Covisco 2013 - 9 - Tornanti14 Perdita dell’orizzonte lineare, senza un’etica della responsabilità Soltanto dieci anni fa uscivano con l’idea di andare in banca, il lavoro a tempo inde- terminato era l’obiettivo. Adesso l’idea è di fare qualcosa fin quando piace o fin quando dura, poi ci sarà un altro lavoro.. In adolescenza pensiero e azione sono spesso collegati, ma la generazione pre- sente ha un costante rinvio dell’azione come ci fosse un tempo infinito davanti. Il che si traduce in una totale disorganiz-zazione nel lavoro, nell’incapacità di prevedere le conseguenze dalle premesse. Non esiste responsabilità delle con- seguenze delle proprie azioni. Chiaro che se fai una cattiva azione seguirà una sanzione, ma questo non è mai tematizzato, la regola del “se sbagli, paghi” era più chiara prima. Una grande incertezza in tutti. Non sanno proprio quello che dovranno fare, vivono alla giornata. Dieci anni fa, dicevano “mi farò una famiglia, avrò dei figli”. Adesso non più.. L’aumentata incertezza knightiana del mercato produce perdita dell’orizzon- te lineare del futuro, quello di Enrico di Sennett (1988), senza però paral- lela assunzione di un’etica della responsabilità (si passa direttamente ai figli di Rico): il che comporta disancoraggio tra azione e conseguenze, e ulterio- re sfocamento del senso del limite: “vergognoso vergognarsi” (Carofiglio).

15 Covisco 2013 - 9 - Tornanti15 Perdita di un centro di gravità (decisionale) permanente Rispetto alla famiglia che abbiamo avuto noi, se ne è sostituita un'altra in cui la figura del padre si trasforma talvolta in amico. E questo pesa sui ragazzi, perché sono sballottati tra i due i genitori, e stanno un po’ con l’uno e un po’ con l’altro.. Nelle famiglie di separati (i ragazzi) han due poli, possono fuggire dall’uno e dall’ altro e farsi coccolare alternativamente. Sono più indipendenti nelle cose pratiche, meno forse da un punto di vista emotivo. (Così) il prestare attenzione è faticoso, perché fan sempre due o tre cose insieme.. Sì, sono aumentati i divorzi, ma i genitori sono diventati molto più protettivi nei confronti dei figli. Magari poi non dedicano loro del tempo, non sono in grado di parlare con i figli, e questo ha prodotto di riflesso nei ragazzi una maggiore instabilità e fragilità emotiva Vivono momento per momento, con più in- sofferenza rispetto a dieci anni fa. Oggi sono molto più irrequieti, più frenetici. Devono arrivare immediatamente al dunque subito L’accelerata deregolazione familiare produce “accudimento mimato” (Selvini Palazzoli, 1998) che a sua volta induce perdita di un ‘centro di gravità permanente’, accentuata pulsione a essere senza tregua altro- ve (restlessness), delocalizzazione/perdita del luogo delle decisioni.

16 Covisco 2013 - 9 - Tornanti16 Esternazione di emozioni non filtrata da elaborazione cognitiva Negli anni novanta magari avevano pochi problemi, ma precisi e individuabili: andar- sene di casa e lavorare, o un genitore che non permetteva libertà. Oggi hanno uno stato d’angoscia, ma non hanno così chiaro i loro problemi. I modi di ribellione più o meno spontanei derivano da un carico emo- tivo che il ragazzo non riesce a tollerare. A volte le azioni si sviluppano senza al-cun pensiero precedente. Una quindicina di anni fa erano un po’ più riflessivi, più consapevoli di come si muovevano È diminuito il controllo effettivo delle reazioni emotive; quando si innervosi- scono reagiscono in modo incontrollato, come ci fosse una maggiore tensione in- terna rispetto a 10 anni fa: sono molto più nervosi, più nervosi ed irrequieti Patricia Crittenden (1999) sostiene che individui distanzianti nella configurazione del discorso ma dissimulino gli elementi emozionali entro un recinto di input cognitivi ‘affettivamente neutrale. L’accentuata despecificazione degli stati intenzionali produce “rebels without a cause”, con esternazione di emozioni non filtrata da ade- guata pre-elaborazione cognitiva dell’azione (thoughtlessness) e ac- centuata distanziazione cognitiva della narrazione (Crittenden,1999) “Rebels without a cause”: anche i teen- ager di Gioventù bruciata (1953) cresco- no nell’anomia della grande depressione

17 Covisco 2013 - 9 - Tornanti17 Incapsulamento nel peer group (ma allora chi elabora le scelte?) Sembra infine accen- tuarsi, se possibile, l’importanza del peer group nella formazio- ne delle scelte. Ma il gruppo,tendenzialmen te,non elabora scelte Fino agli anni novanta c’erano tantissimi gruppi, adesso c’è “il” gruppo, importantissimo. E chi non sta nel gruppo è out. Dopo aver fatto leggere ai ragazzi “Il giovane Holden” avevo chiesto loro “vi è simpatico il personag- gio?”, e la risposta è stata “no”, “perché lui non sa stare in gruppo”. Appartenere ad un gruppo, essere accettati dal gruppo, omologarsi nel gruppo è fondamentale Nelle scelte di studio o lavoro non c’è pressione del gruppo: non ci sono scelte ragionate in gruppo Ma allora chi elabora davvero le scelte transizionali (es. scolastiche) dei quindicenni di oggi? Famiglia e gruppo dei pari, sì, probabilmente più di 1 o 2 decenni fa: ma né l’una né l’altro sembrano oggi efficaci macchine di elaborazione delle scelte. Non resta che puntare il dito sui due grandi indirizzatori delle scelte di società eterodirette: la classe sociale di appartenenza e la manipolazione mediatica. Il processo individuale di scelta del percorso scolastico sembra dun- que, oggi più di quindici anni fa, assai problematico.

18 Covisco 2013 - 9 - Tornanti18 Leva ’90: -lessness o perdita degli assi direzionali del giroscopio Stati di –lessness, cioè di perdita inconsapevole della percezione di un asse direzionale dell’azione. Perdita degli assi direzionali del giroscopio che ‘mantiene la rotta’ dell’individuo. worth sense fear hope shame will -lessness “Per trent’anni ho sentito studenti che si lamentavano con me dicen- do “per voi era facile: la vostra generazione aveva ideali e idée,cre- devate in qualcosa, eravate in grado di cambiare le cose. Noi (i ra- gazzi degli anni ’80, ‘90) non abbiamo niente”. Per molti versi i miei studenti hanno ragione. Sì, per noi era facile come era facile per le generazioni prima di noi. L’ultima volta che una generazione espresse frustrazione analoga per la vacuità della propria esistenza e per la sco-raggiante assenza di uno scopo (purposelessness) nel proprio mondo fu negli anni Venti, e non a caso gli storici parlano in quel caso di una ‘generazione perduta’” (Judt, 2010)


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