La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

Roma, 15 marzo Vito Peragine Università di Bari SEMINARIO CERM – Crusoe Quale Politica per il Mezzogiorno?

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "Roma, 15 marzo Vito Peragine Università di Bari SEMINARIO CERM – Crusoe Quale Politica per il Mezzogiorno?"— Transcript della presentazione:

1 Roma, 15 marzo Vito Peragine Università di Bari SEMINARIO CERM – Crusoe Quale Politica per il Mezzogiorno?

2 La scaletta 1.Le divergenze territoriali in Italia – gli effetti della crisi e il breve periodo – tendenze di lungo periodo 2.Le politiche – Le politiche ordinarie e i residui fiscali – Esempi specifici: istruzione universitaria, contrasto povertà – Le politiche regionali e le politiche di coesione UE 3.Criticità e opportunità

3

4

5

6

7

8 Al sud la crisi è stata più intensa, perchè le fragilità del sistema economico italiano al sud sono ancora più accentuate, e perché le politiche di protezione sociale (che in altri paesi hanno avuto una funzione anticiclica) al sud sono meno efficaci.

9 Il lungo periodo: demografia e capitale umano

10 Tassi di fecondità totale per ripartizione geografica - Anni 1952- 2014 Fonte: Istat, Tavole di fecondità regionale (anni 1952-2013); Indicatori demografici (stime 2014)

11 1995 … 2013 il capovolgimento delle graduatorie tra Nord e Sud Numero medio di figli per donna per regione

12 Figura 4 - Piramidi delle età a confronto. Centro-Nord e Mezzogiorno - Anni 2015 e 2065 (a) (valori percentuali) Il processo di invecchiamento accelera soprattutto nel Mezzogiorno Fonte: Istat, Popolazione residente per età, sesso e stato civile; Previsioni demografiche (a) Previsioni demografiche (Anni 2011-2065) – Base 2011 - Scenario centrale

13 Gli immatricolati

14

15 In sintesi Il dividendo della crisi si è distribuito in maniera diseguale I divari territoriali, combinati con quelli personali, generazionali e di genere, si sono ampliati significativamente Conseguenze sociali e demografiche: – scoraggiamento, disinvestimento in istruzione – dallo stereotipo della casalinga meridionale prolifica alla realtà della donna non prolilifica perché senza lavoro e senza welfare – “nuova” emigrazione – società bloccata: cresce il peso delle eredità familiari e geografiche Emigrazione, unita a denatalità, apre la prospettiva di uno “tsunami demografico” (nel 2065, 4 milioni di persone in meno)

16 Le politiche – Le politiche ordinarie – Le politiche regionali e le politiche di coesione

17

18 La spesa e il prelievo

19 Le politiche sociali e il contrasto alla povertà Note caratteristiche del welfare italiano: protezione vecchiaia e trasferimenti di tipo contributivo vs politiche universalistiche e sostegno figli Nel 2009-12 la spesa per prestazioni sociali ha dinamica territoriale omogenea Ma la spesa pro capite è nel sud circa ¾ di quella del centro nord Carenza politiche di contrasto alla povertà: necessità di una misura universalistica di contrasto alla povertà Legge stabilità (e decreto di cui al comma 387) e legge delega vanno nella giusta direzione: importante definire le misure di intervento in termini di LEP e non secondo coefficienti di ripartizione territoriali

20 L’Università (1) L’inadeguatezza delle risorseè stata da ultimo sottolineata anche dalla Commissione Europea nel country report sull’Italia. Dal biennio 2008-09 le risorse complessive dello Stato destinate al sistema, compreso il diritto allo studio, sono scese da circa 8,4 a 7,3 miliardi nel 2015. Tra il 2008 e il 2014, i bilanci delle università statali mostrano un calo delle entrate di quasi il 10% (21% in termini reali). Con una differenza territoriale: l’FFO 2014 è circa pari a quello del 2008 per gli atenei del Nord, ma è dell’11% inferiore per le università del Centro e del Sud. Esito degli specifici indicatori utilizzati per determinare la dotazione di FFO dei singoli atenei: cambiati di anno in anno; costruiti ex post (non annunciati ex ante); legati sia a condizioni strutturali, di contesto, sia a comportamenti “virtuosi”.

21 L’università (2) Tutto ciò sta provocando una grande, silenziosa, riconfigurazione del sistema universitario italiano: meno corsi/sedi, sempre più concentrate nei territori più forti economicamente. Drastico ridimensionamento del sistema universitario del Mezzogiorno. La risposta non può essere una battaglia contro la valutazione e il principio della premialità. Ma regole trasparenti (annunciate ex ante), che guardino alla dinamica, stabili nel tempo, selettive (spesso varianza within è maggiore di varianza between), che compensino per le diverse circostanze di contesto (e per le politiche selettive degli ultimi anni) Vanno nella giusta direzione: la nuova VQR, il costo standard e la premialità. Ma in un quadro di maggiori risorse, e con i correttivi sopra suggeriti.

22 Le politiche regionali e le politiche di coesione UE

23 Le politiche regionali Le politiche regionali sono difficili perchè: -Intervengono su distanze storiche e recentemente ampliate -devono contrastare effetti negativi delle politiche ordinarie e generali -Devono incontrare le politiche di coesione UE Ma sono necessarie, per l’equità e per la crescita dell’economia.

24 La dimensione della spesa FORTE RIDUZIONE DEGLI INTERVENTI Le politiche teoricamente aggiuntive sono in realtà sostitutive (la mancata addizionalità è certificata) : la spesa complessiva in conto capitale procapite è al Sud inferiore alla media nazionale. Le risorse aggiuntive per il Mezzogiorno (fondi europei, cofinanziamento, FAS-FSC) erano il 2,1% della spesa pubblica primaria italiana nel 2000-02 e sono l’1,1% nel 2011-13; In euro costanti (2005) scendono da 11,8 a 7,1 miliardi (dati Agenzia per la Coesione Territoriale su CPT).

25 Caduta degli investimenti e politica regionale non aggiuntiva rispetto alla politica ordinaria nel Sud 200 300 400 500 600 700 800 900 1.000 1.100 1.200 20002001200220032004200520062007200820092010201120122013 PA-SPESA PUBBLICA IN CONTO CAPITALE PRO CAPITE AL NETTO DELLE PARTITE FINANZIARIE (euro costanti 2005) MezzogiornoCentro-NordCentro-Nord netto Fondi e FSC Mezzogiorno netto FondiMezzogiorno netto Fondi e FSC Fonte: elaborazioni su dati CPT

26 Non solo il livello di spesa conta. Elementi critici delle politiche di coesione Mancato raccordo con le politiche ordinarie, sia c/capitale sia corrente – Esempio: in Puglia obiettivo di servizio su asili nido raddoppiato ma nuovi asili non partono per debolezza domanda e mancanza fondi funzionamento Proliferazione obiettivi e azioni – Impostazione teorica corretta? Azione integrata su molti ambiti o «grandi progetti»? (esempio: discussione su politiche per la ricerca: grandi centri di ricerca o sostegno diffuso a università per compensare tagli nazionali?) – Due conseguenze potenzialmente negative: si disperdono le risorse, ottenendo necessariamente miglioramenti modesti; è richiesto un impegno attuativo imponente, che rallenta l’azione Difficoltà attuative – Regole fondi UE inducono maggiore attenzione su aspetti formali che sostanziali (realizzazioni, impatti), anche se per il ciclo 2014-20 vi è un focus sui target – Debole coordinamento verticale ministeri-regioni (e assenza collaborazione orizzontale regioni- regioni – Valutazione, apprendimento e diffusione: spesso solo formale – Ritardi di spesa

27 Opportunità Nuovo ciclo fondi strutturali (2014-20): già programmati ma sostanzialmente non ancora partiti Programmazione FSC (80% al mezzogiorno) «Clausola degli investimenti» per 11.3 miliardi nel 2016 (quota per il mezzogiorno?) Il master plan opportunità per agire su questi punti?

28 Grazie per l’attenzione.

29

30


Scaricare ppt "Roma, 15 marzo Vito Peragine Università di Bari SEMINARIO CERM – Crusoe Quale Politica per il Mezzogiorno?"

Presentazioni simili


Annunci Google