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EVOLUZIONISMO EVOLUZIONISMO E COMUNICAZIONE

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Presentazione sul tema: "EVOLUZIONISMO EVOLUZIONISMO E COMUNICAZIONE"— Transcript della presentazione:

1 EVOLUZIONISMO EVOLUZIONISMO E COMUNICAZIONE
Nuove ipotesi sulla selezione naturale nei linguaggi animali e umani

2 MODELLO CLASSICO Comunicazione intraspecifica
Emittente e ricevente sono della stessa specie; Stesso sistema percettivo-motorio di codifica e decodifica; Stesso codice (astratto o concreto, complesso o semplice); Spesso si esplica nei momenti di gestione bisogni primari: accoppiamento, ricerca del cibo, ecc.

3 MODELLO NUOVO Comunicazione interspecifica
Emittente e ricevente sono di specie diverse; Diversi sistemi percettivi-motorio di codifica e decodifica ma comunanza basi neuronali (neuroni specchio); Diverso codice; Stesso obiettivo: economizzazione degli sforzi; Spesso si esplica nei momenti di pericolo o di gestione di dinamiche di gruppo; TEORIA DELL’HANDICAP (Zahavi)

4 ETOLOGIA «L’obiettivo dell’etologia era lo studio comparato del comportamento animale senza la motivazione strumentale di ottenere un modello semplificato per comprendere l’uomo». «Si differenzia dalla psicologia comparata poiché l’obiettivo epistemologico non era studiare il comportamento animale in laboratorio, controllando le variabili per comprendere meglio le abilità comportamentali umane, ma adottare una lente di valutazione non antropocentrica. Ha posto l’accento sulla percezione del mondo da parte degli animali, l’UMWELT».

5 GLI ETOLOGI HANNO TENTATO DI RINTRACCIARE LA COMPONENTE
INNATA I comportamenti stenotopici, ovvero stereotipati, cioè quelli che compaiono durante lo sviluppo dell’animale senza la necessità di apprendimento, caratterizzati da rigidità di esecuzione. APPRESA I comportamenti euritopici, appresi e flessibili

6 SPECIE-SPECIFICITÀ Rintracciare la caratterizzazione comportamentale delle varie specie animali e la correlazione con altri comportamenti presenti in altre specie animali imparentate (omologia o analogia). L’etologo poteva fornire una spiegazione del comportamento comprendendo le cause remote e prossime. Le 4 classi di domande che è necessario porsi : -quali sono le cause fisiologiche-meccaniche del comportamento; -domande sullo sviluppo ontogenetico; -quali sono le funzioni biologiche legate alla sopravvivenza del comportamento; -domande filogenetiche, qual è la storia evolutiva del comportamento. (Timbergen)

7 COMUNICAZIONE ED ETOLOGIA
«In ambito etologico la comunicazione viene considerata come un fenomeno adattivo in cui un emittente, produce sotto l’influenza di stimoli, esterni e interni, un segnale . Tale segnale viene trasmesso, tramite mezzi e vie differenti al ricevente che lo codifica e agisce di conseguenza». È un fenomeno adattivo poiché vantaggioso, in quanto consente di svolgere e considerare attività connesse con il mantenimento dell’individuo e di conseguenza della specie. Deve produrre un beneficio per l’emittente e il destinatario. Affinché un segnale sia percepito come messaggio diretto a un conspecifico deve essere improbabile, deve ciò differenziarsi in modo significativo dall’ambiente.

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9 ANIMALI CHE VOTANO amandriadi

10 GLI INSETTI SOCIALI Gli insetti sociali hanno sempre affascinato i ricercatori per l’efficienza e la complessità del sistema sociale. Sono definite specie EUSOCIALI se vengono soddisfatte 3 condizioni: la presenza nello stesso gruppo di generazioni diverse( regina, operaie, fuchi) con corredi aploidi e diploidi; la cura cooperativa della prole (il ruolo delle nutrici); la divisione del lavoro.

11 L’ALVEARE, UN SUPER-ORGANISMO
Secondo Wilson si deve ipotizzare l’azione della selezione non solo sul singolo individuo, ma sull’intera colonia. La comunicazione gioca un ruolo centrale, le osservazioni di Karl Von Frisch: danza circolare ; danza dell’addome.

12 COMUNICAZIONE INTERSPECIFICA
comunicazione preda-predatore ( lo stotting della gazzella) simbiosi ( mutualismo, commensalismo, parassitismo); Mobbing (il caso dei garruli).

13 ZAHAVI Secondo Zahavi la selezione sessuale nell’accezione darwiniana può essere ritenuta una “selezione utilitaristica” poiché prevede una maggiore efficacia per i caratteri sessuali meno costosi, divenendo in tal caso inapplicabile all’ambito della comunicazione animale. A tal proposito definì la “selezione di segnale”, che si differenzia da quella sessuale, poiché comprende non solo i segnali comunicativi rivolti al partner o al possibile rivale della propria specie, dunque non solo segnali intraspecifici, ma tra specie diverse.

14 La mancanza dell’handicap non permette di rilevare la veridicità del messaggio in quanto ogni individuo può emetterlo; nel caso ad esempio del segnale circa la forza di un individuo, come nel pavone, può essere emesso solo se realmente il messaggio stesso richiede uno sforzo. Un individuo di bassa qualità non rischia di perdere parte della propria energia in segnali, che non solo potrebbero divenire rischiosi per la propria sopravvivenza, basti pensare all’eccessiva energia che un pavone deve impiegare nel maestoso spettacolo della coda, inoltre verrebbero percepiti come falsi. Le decorazioni “servono a mostrare il prestigio ( lo status sociale) dei loro proprietari e vengono infatti chiamati badges of status ( simboli di status)”, divenendo segnali convenzionali e mezzi di misurazione standardizzata tali da permettere il confronto con gli individui della stessa specie, mostrandone pregi e difetti. L’efficacia è direttamente proporzionale al costo che il segnale richiede.

15 HANDICAP E LINGUAGGIO Zahavi ha applicato il principio dell’handicap a tutti i segnali comunicativi del mondo animale, linguaggio incluso. Non riesce ad inquadrare il linguaggio nel suo modello, poiché pur assegnando un handicap questa facoltà non garantisce la veridicità del segnale. Il linguaggio si sarebbe diffuso e mantenuto perché consentiva di trasmettere informazioni ad individui differenti dagli attori della comunicazione.

16 LA GRACILIZZAZIONE «L’evoluzione non è una battaglia per l’aumento della complessità, ma un continuo compromesso tra le forme anatomiche consentite dal corredo genetico e l’adattabilità all’ambiente in cui vivono. Nel genere homo un processo di questo tipo è avvenuto con la gracilizzazione, una riduzione delle dimensioni corporee in favore delle aumentate dimensioni cerebrali. La gracilizzazione ha anche riguardato il volto, nel sapiens si è verificata l’inattivazione del gene che codifica per la miosina (MYH16) una proteina che produce la forza contrattile dei muscoli e una riduzione del volume del muscolo temporo- mandibolare».

17 Grazie per l’attenzione! UNA BUONA COMUNICAZIONE SALVA LA VITA
E ricordate: UNA BUONA COMUNICAZIONE SALVA LA VITA


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