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MODULO DIDATTICO: «Dall’attaccamento alla formazione del concetto di sé» Unità Didattica n.1: «Il legame di attaccamento» Unità Didattica n.2: «Il concetto.

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1 MODULO DIDATTICO: «Dall’attaccamento alla formazione del concetto di sé» Unità Didattica n.1: «Il legame di attaccamento» Unità Didattica n.2: «Il concetto di sé» Target. II biennio del Liceo delle Scienze Umane Obiettivi. Conoscenze: cenni biografici dei principali autori di riferimento dell’argomento trattato; tematica del legame di attaccamento e le sue diverse interpretazioni; concetto di sé. Abilità: cogliere la peculiarità delle nozioni di attaccamento e concetto di sé e il loro legame con lo sviluppo socio-affettivo , comprendere l’importanza dei primi legami affettivi per lo sviluppo dell’individuo, prendere coscienza del legame tra attaccamento e la propria autostima e la formazione del sé individuale, riconoscere che un cattivo attaccamento può portare a difficoltà emotivo comportamentali. Competenze: competenza  linguistica  e organizzativa  (individuare collegamenti e relazioni, raccogliere  interpretare e rielaborare informazioni, acquisire lessico della psicologia) ; competenza  sociale (saper lavorare in gruppo, collaborando, condividendo, confrontandosi); competenze specifiche della disciplina (saper individuare in maniera consapevole e critica modelli scientifici di riferimento in relazione a fenomeni psico-sociali ; operare collegamenti tra le teorie psicologiche ed eventi dell’esperienza quotidiana individuale o collettiva). Metodologia: lezione frontale dialogata, lavori di gruppo, visione di filmati Valutazione: prova a stimolo chiuso e risposta aperta, massimo 20 righe, a fine unità didattica. Criteri di valutazione : comprensione e padronanza dei contenuti (punti 4), corretto uso del lessico (punti 3) ,capacità di chiarezza espositiva ( punti 3). Tempi: 3 ore per ciascuna unità didattica, più 1 ora di valutazione finale.

2 Dall’attaccamento alla formazione del concetto di sé
Unità Didattica n. 1 «Il legame di attaccamento»

3 ATTACCAMENTO Per Freud è l’evento più importante della fase orale, in cui domina la relazione diadica privilegiata con la madre, su cui il bambino investe una buona quantità di energia libidica è il forte legame affettivo bambino- madre , prototipo per tutte le successive relazioni amorose Per Spitz il concetto freudiano è alla base di patologia mentale del minore Per Bowlby legame con valore adattivo , deriva dall’istinto di difesa dai predatori, presente in molte specie animali (ipotesi innatista e biologica)

4 John Bowlby (1907-1990) Psichiatra e psicoanalista inglese
Famoso per la ricerca sulle condizioni psichiche dei bambini lontani dalla famiglia, negli anni cinquanta ,su incarico dell'O.M.S. Ricerca alla base dell’elaborazione della sua teoria dell'attaccamento e della sua attività. Opera fondamentale: "Attaccamento e perdita in tre volumi : "L'attaccamento alla madre"; "La separazione dalla madre: angoscia e rabbia"; "La perdita della madre: tristezza e depressione".

5 STUDI ETOLOGICI ALLA BASE DELLA TEORIA DI BOWLBY
Studi di Lorenz sull’imprinting Esperimenti dei coniugi Harlow con i macachi Rhesus

6 COME SI SVILUPPA L’ATTACCAMENTO
Primi mesi di vita. Messa in atto da parte del bambino di comportamenti che favoriscono la vicinanza degli altri (piange, sorride, cerca il contatto con gli occhi…) Verso i 3 mesi di vita Manifestazione di preferenze verso chi si prende cura di lui Verso i 7 mesi Formazione di un vero e proprio legame di attaccamento esclusivo verso una sola persona

7 COMPARSA DI DUE SCHEMI DI COMPORTAMENTO NUOVI COLLEGATI TRA LORO
Il riferimento sociale Il bambino si serve della figura di riferimento come di una base d’appoggio per le sue esplorazioni e le sue prime avventure sociali La protesta per la separazione e la paura dell’estraneo

8 IMPORTANZA DELLA QUALITA’ DELL’ATTACCAMENTO
M.Ainsworth ( ) Psicologa canadese allieva di John Bowlby Tesi di dottorato in psicologia, intitolata ’Valutazione dell'adattamento con riferimento al concetto di sicurezza’: fu il primo testo in cui comparve il concetto di base sicura, sebbene in riferimento alla famiglia e non a una specifica figura di attaccamento. In Uganda fra il 1954 e il 1955, Ainsworth condusse una notevole quantità di osservazioni sulle interazioni precoci diadiche, che influenzarono l'intero corso della sua carriera e gli sviluppi successivi della teoria dell‘attaccamento.

9 STRANGE SITUATION Situazione sperimentale ideata da M. Ainsworth per determinare il tipo di attaccamento tra madre e figlio. Otto episodi della durata di tre minuti ciascuno in cui il bambino viene sottoposto a situazioni potenzialmente generatrici di ‘stress relazionale’ Presupposto : i bambini tra i 12 e i 18 mesi dovrebbero usare le figure di attaccamento come una base sicura per l'esplorazione di un nuovo ambiente e per cercare conforto e rassicurazione in una situazione di stress.

10 Gli episodi della Strange Situation
1º episodio. In una stanza apposita vengono fatti entrare e, successivamente lasciati soli ,la madre con il figlio. 2º episodio. Nella stanza sono presenti dei giocattoli in un angolo, il bambino ha così la possibilità di esplorare l'ambiente ed, eventualmente, giocare con lei. 3º episodio. Entra un estraneo che siede prima in silenzio, poi parla con la madre e successivamente coinvolge il piccolo in qualche gioco. 4º episodio. La madre esce lasciando il bambino con l'estraneo. 5º episodio. Successivamente rientra la madre nella stanza ed esce lo sconosciuto. 6º episodio. In questo episodio la madre lascia di nuovo il bambino; è da notare che questa volta lo lascia solo. 7º episodio. Entra l'estraneo e, se necessario, cerca di consolare il bambino. 8º episodio. La madre rientra nella stanza.

11 Assistere alla strange Situation

12 Si evidenziano QUATTRO TIPI DI ATTACCAMENTO:
Stile "sicuro":  il bambino esplora l'ambiente e gioca sotto lo sguardo vigile della madre, quando la madre esce e rimane con lo sconosciuto il bambino è visibilmente turbato, al ritorno della madre si tranquillizza e si lascia consolare. Stile "insicuro-evitante": il bambino esplora l'ambiente ignorando la madre, è indifferente alla sua uscita, non si lascia avvicinare al suo ritorno. Stile "insicuro-ambivalente": il bambino ha comportamenti contraddittori nei confronti della madre, a tratti la ignora, a tratti cerca il contatto, quando la madre se ne va e poi ritorna risulta inconsolabile. Stile "disorganizzato": il bambino mette in atto dei comportamenti stereotipici, ed è sorpreso/stupefatto quando la madre si allontana.

13 MODELLO OPERATIVO INTERNO
Fine primo anno di vita comparsa della simbolizzazione  formazione di un modello interno delle proprie relazioni di attaccamento = modello operativo interno. M.O.I. : cosa comprende. il modello operativo del sé: l’immagine che il soggetto ha di sé, il concetto di quanto sia accettabile o meno agli occhi degli altri Il modello operativo del mondo: la rappresentazione del soggetto circa la realtà esterna

14 Lavoro di gruppo Si formano quattro gruppi.
A ciascuno è affidata la riflessione su un tipo di attaccamento, al fine di risalire allo stile materno che sottostà ad esso e con il compito di ipotizzare come il bambino rappresenterà se stesso.

15 4RAPPRESENTAZIONI DEL SE’ e stili materni
Rappresentazione di sé come autorizzato a esprimere disagio e come degno di ricevere attenzione. Modello di Sé e dell’Altro positivo. Grande fiducia in se stesso ed un grande apprezzamento degli altri. Convinzione di essere amato. (Madre con valutazione adeguata del bisogno di cura ; stile materno sicuro). Rappresentazione di sé come indegno dell’attenzione protettiva degli altri. Apparente senso del sé positivo e affidabile in contrasto con la percezione di inaffidabilità e negatività dell’altro da sé: il bambino costruirà il proprio senso di sé facendo esclusivamente affidamento su se stesso, caratterizzato da autosufficienza emotiva. Convinzione di non essere amato.(Madre che svaluta il bisogno di cura e attenzione; stile materno distanziante). Rappresentazione di sé come degno di ricevere attenzione e al contempo come indegno di risposte benevole da parte degli altri Sfiducia in se stesso e fiducia nelle capacità degli altri . Senso di sé negativo e senso degli altri positivo. L’emozione prevalente è la colpa. Convinzione di non essere degni di amore.(Madre in conflitto rispetto al valore da attribuire alle esigenze di attaccamento; stile materno preoccupato). Rappresentazioni multiple di sé (Madre impegnata nella elaborazione problematica di eventi luttuosi o traumatici ; stile materno non risolto)

16 CONTRIBUTO DELLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO AL CONCETTO DI SE’
Interazione con la madre  il bambino sviluppa credenze stabili su di essa Madre buona, presente ed affidabile, pronta a rispondere alle esigenze del bambino  bambino con un sé sviluppato positivamente, percepisce se stesso come una persona degna d’amore. Madre inaffidabile, che non riesce a soddisfare i bisogni del bambino bambino con un immagine di sé instabile e/o negativa. Il bambino cresciuto con un caregiver sensibile e disponibile sviluppa autostima, fiducia negli altri. Il senso di essere degno d’amore è componente tipica dell’autostima.

17 Compito per casa (fase preoperatoria dell’unità didattica successiva)
Rifletti per iscritto sulla seguente questione, motivando la tua risposta: «Il modo di percepire se stessi dipende esclusivamente dallo stile materno o anche da altri fattori ?»

18 Dall’attaccamento alla formazione del concetto di sé
Unità Didattica n. 2 «Il concetto di sé»

19 Discussione di gruppo sui compiti svolti a casa
LA PERCEZIONE CHE ABBIAMO DI NOI STESSI E’: il prodotto della socializzazione…………………….. il prodotto delle pratiche di allevamento………… il prodotto dell’esplorazione del proprio corpo…. il prodotto della maturità cognitiva……………. il prodotto delle riflessioni su se stessi……….. il prodotto dell’imitazione……………………….. il prodotto dell’identificazione…………………..

20 IL CONCETTO DI SE’ Il sé, oggetto di studio di molte discipline (filosofia, psicologia, psicologia sociale, psicologia dello sviluppo, psicologia della personalità ) è un concetto che presenta diverse valenze, individuale-sociale, soggettiva-oggettiva, cognitiva, emotiva-affettiva. Il concetto di sé quindi rappresenta l’insieme di elementi a cui una persona fa riferimento per descrivere se stessa e riguarda tutte le conoscenze sul sé, come il nome, la razza, le credenze, i valori e le descrizioni fisiche (es. altezza e peso). Una persona può ad esempio vedere se stessa come un lavoratore, come una persona interessata allo sport, e così via; questi sarebbero tutti elementi del suo concetto di sé. Quando illustriamo il concetto di sé, dobbiamo essere attenti a distinguere bene i tre aspetti del sé: “l’io/identità”: è la funzione che  acquisisce, pianifica e interpreta l’esperienza del soggetto. Manifesta l’esistenza del soggetto come unico, separato, distinto dagli altri, costante e duraturo nel tempo.  “il sé”: ciò che il soggetto appare a se stesso, in riferimento alla percezione che egli stesso ha e al segnale che riceve dagli altri.  “il senso di sé” rappresenta la consapevolezza che il soggetto ha di sé, la conoscenza della propria autostima ovvero la valutazione di se stesso.

21 Lavoro di gruppo Si formano quattro gruppi.
A ciascuno è affidato il compito di approfondire la tematica del concetto di sé, sviluppata da uno dei seguenti autori: W. James C.H. Cooley G.H. Mead E.Erikson Al termine dell’attività, ciascun gruppo esporrà alla classe il lavoro svolto.

22 W. JAMES psicologo sociale statunitense di origine irlandese(1842-1910)
“ Il sé deriva da una costruzione personale (attiva) dell’individuo su di sé” (1890) Sé= Me + Io Io=Sé cosciente Me=Il sé conosciuto attraverso un “Me materiale”(comprendente tutto ciò cui si può fare riferimento come parte di sé) e un ”Me sociale”(la reputazione e i riconoscimenti che si possono ricevere dagli altri) un “ Me spirituale”( l’intero apparato degli stati di coscienza e delle facoltà psichiche). X capitolo dei  Principles of Psychology (1890) : concetto di Sé empirico, articolato in un Sé materiale (il proprio corpo, i genitori, la casa), un Sé sociale ( come gli altri mi vedono), un Sé spirituale (il proprio essere interiore, le proprie capacità personali, ecc...). Autostima= rapporto tra il Sé percepito di una persona e il suo Sé ideale il Sé percepito equivale al concetto di sé, alla conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità che sono presenti o assenti; mentre il Sé ideale è l’immagine della persona che ci piacerebbe essere. Una persona sperimenterà una  bassa autostima se il Sé percepito non riesce a raggiungere il livello del Sé ideale.

23 C.H.COOLEY psicologo sociale statunitense (1864-1929)

24 “looking – glass self”: l’Io riflesso
Costituito da tre elementi Quello che pensiamo che gli altri vedano di noi stessi Come pensiamo che gli altri vi reagiscano Come a nostra volta reagiamo alla reazione che percepiamo negli altri Sé = prodotto sociale “ Sé come prodotto (passivo) delle relazioni con gli altri” (C.H. COOLEY,1902) Il sé come prodotto del rispecchiamento che ogni individuo effettua negli altri: attraverso processi di tipo cognitivo, simbolico e sociale, l’individuo interiorizza gli atteggiamenti, i ruoli sociali, le rappresentazioni e le aspettative del gruppo sociale di appartenenza e costruisce il proprio sé.

25 GEORGE HERBERT MEAD sociologo e psicologo statunitense(1863-1931)
Sé = prodotto sociale ; 3 fasi distinte del processo di genesi del sé: 1.Imitazione (riproduzione di comportamenti degli adulti senza capire ciò che stanno facendo) 2.Gioco libero (assunzione dei ruoli degli altri=capacità di vedersi dal punto di vista degli altri capacità di attribuire ai propri atti e pensieri dei significati che darebbero gli altri graduale costituzione del sé ) Sé=Io+Me Io=risposta agli atteggiamenti degli altri Me=concetto di se stessi che risulta dai giudizi degli altri Quando pensiamo a noi stessi, l’Io pensa al Me Assumendo il ruolo degli altri, i bambini costruiscono il Me, ogni volta che si vedono con gli occhi degli altri si fanno l’idea del loro Sé Una volta che il bambino è in grado di pensare a sé nel medesimo modo in cui può pensare ad altri, comincia ad acquisire un’idea di sé. 3.Gioco organizzato (assunzione di ruoli diversi contemporaneamente conoscenza dell’ ‘altro generalizzato’ cioè un punto di vista composito che assomma tutti gli atteggiamenti e le aspettative degli altri ----completo sviluppo della costruzione del sé)

26 Erik Erikson psicoanalista statunitense (1902-1994)
Per tutta la vita ci chiediamo «Chi sono io?» e in ogni stadio dello sviluppo psicosociale diamo una risposta diversa a questa domanda. L’identità subisce una trasformazione da uno stadio all’altro e le precedenti forme di identità influenzano le forme successive. Lo sviluppo dell’identità ha inizio quando il bambino «per la prima volta riconosce la madre e si sente a sua volta da lei riconosciuto; quando la sua voce gli dice che è qualcuno con un nome e che è bravo». Ogni stadio dello sviluppo psicosociale ruota attorno ad un problema o conflitto

27 Teoria dello sviluppo psico-sociale di Erikson
Stadi Crisi psicosociali Raggio delle relazioni significative Modalità psicosociali Risultato favorevole 1. Primo anno Fiducia e sfiducia Madre Ricevere; restituire Energia e speranza 2. Secondo anno Autonomia, dubbio e vergogna Genitori Trattenere, lasciare Autocontrollo e forza di volontà 3.tre-cinque anni Spirito di iniziativa e senso di colpa Nucleo familiare Fare e fare come se Orientamento e fermezza negli scopi 4. Sei anni-inizio pubertà Industriosità e senso d’inferiorità Vicinato, scuola Fare qualcosa Metodo e competenza

28 FIDUCIA, AUTONOMIA, INIZIATIVA E INDUSTRIOSITÀ CONTRIBUISCONO A FORMARE L’IDENTITA’ DEL BAMBINO.
1° STADIO - Fiducia opposta a sfiducia  Il bambino supera il conflitto attraverso una buona relazione con la figura della madre. La fiducia verso la madre rappresenta per il bambino fiducia verso tutta la realtà che lo circonda e quindi anche in sé. Ciò non avviene se la relazione con la figura materna è disturbata. 2° STADIO - Autonomia opposta a vergogna o dubbio  Il bambino inizia a fare le sue prime conquiste nelle abilità motorie e a sperimentare una autonomia. Se i genitori non ostacoleranno questo processo il bambino si avvierà ad una sempre maggiore indipendenza. 3° STADIO - Iniziativa opposta a senso di colpa  Il bambino diventa esplorativo, curioso e osa esperienze precedentemente impensabili. Se i genitori accetteranno questa nuova situazione ci sarà una soluzione positiva alla crisi. Altrimenti svilupperà un senso di colpa. 4° STADIO - Industriosità opposta a senso di inferiorità   Il grande evento è l’entrata a scuola, dove viene a contatto con la tecnologia della sua società. Il tema ricorrente è «Io sono quello che imparo ». Esperienze positive danno al bambino un senso di industriosità, un sentimento di competenza; al contrario, il fallimento porta con sé un senso di inadeguatezza e di inferiorità, il sentimento di non servire a niente.

29 ADOLESCENZA: crisi di identità
5° STADIO - Identità opposta a dispersione e confusione di ruoli  Erikson cita un detto che gira per i bar di cowboy,nell’Ovest: «Non sono quello che dovevo essere, non sono quello che sto per essere, ma non sono neppure quello che ero» Il compito fondamentale è conquistare la propria identità. Il ruolo dei genitori è quello di osservare l'evoluzione rapida dei figli, adottare comportamenti non ambigui e assecondare con equilibrio e amore le micro-fasi di questo periodo.


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