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L’ENEL e L’AMIATA.

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Presentazione sul tema: "L’ENEL e L’AMIATA."— Transcript della presentazione:

1 L’ENEL e L’AMIATA

2 L’ENEL & L’ENERGIA GEOTERMICA
L’Italia è stato il Paese dove l'energia geotermica è stata sfruttata per la prima volta a fini industriali ed è tuttora uno dei principali produttori di energia geotermoelettrica al mondo.

3 CENNI STORICI 1777: a Francesco Hoefer, dirigente delle Farmacie del Granducato di Toscana nasce l’idea di sfruttare i ricchi depositi idrotermali per la produzione di composti borici (utilizzato in farmacia); 1812: prima società borica; 1818: la ditta di Livorno, fondata da Francesco de Larderel (da cui prese Larderello) intraprende lo sfruttamento industriale delle acque boriche su larga scala (legna->crisi); 1865: vengono create le prime pompe a vapore; 1894: Il dottor Ferdinando Raynant , direttore generale delle fabbriche " de Larderel", progettò e fece costruire dalle officine Pineschi di Pomarance la prima caldaia tubolare per l’azionamento di macchine operatrici; 4 luglio 1904: Il Principe Piero Ginori-Conti  riuscì per mezzo di un esperimento a trasformare l’energia termodinamica del vapore in energia elettrica, accendendo 5 lampadine Il 10 Marzo 1914: entrò in esercizio la Centrale 1 per la produzione di energia elettrica.

4 L’utilizzo dell’energia geotermica si diffuse rapidamente tra il 1910 e il 1940 in diversi settori.
I vapori provenienti dal sottosuolo costituivano una valida alternativa alle innovative macchine a vapore industriali dell’epoca e avevano il pregio di non utilizzare il costoso carbone per alimentare le caldaie. Dall’ Italia, che è rimasta fino al 1952 l’unica produttrice al mondo di energia geotermoelettrica, l’idea si è diffusa in molti altri Paesi; il nostro Paese rimane uno dei maggiori produttori al mondo e di gran lunga il principale europeo. Da quando venne costruito il primo impianto al mondo, datato ben prima della metà dell’Ottocento, “la storia della geotermia è diventata un vanto dell’industria energetica italiana ed un fiore all’occhiello per Enel”, come afferma la Società stessa nel suo sito ufficiale.

5 LA QUESTIONE DEL MONTE AMIATA
Oltre a Larderello, uno dei più importanti siti di produzione di energia geotermica si trova presso il Monte Amiata, dove l’Enel ha recentemente costruito un nuovo centro industriale. Ciò è stato argomento di dibattito nelle ultime settimane a causa di alcuni aspetti negativi di impatto ambientale che sono emersi, tra cui il depauperamento delle riserve idropotabili del vulcano e le emissioni gassose tossiche che renderebbero la fonte di energia sfruttata tutt’altro che ‘pulita’ e sostenibile.

6 EMISSIONI GASSOSE TOSSICHE
Le emissioni gassose sono circa 5 volte più tossiche rispetto alla media delle centrali che operano nel mondo: i fluidi del campo geotermico amiatino sono composti da acqua, vapore e una parte gassosa incondensabile contenente il 96% di anidride carbonica e concentrazioni di elementi inquinanti quali mercurio, arsenico, acido solfidrico (spesso presente in quantità superiore ai limiti di legge, produce danni a livello polmonare e neurologico con effetto cumulativo su vari organi), acido borico, ammoniaca, piombo, metano, etc. A protezione dell’ emissione di acido solfidrico e mercurio vi sarebbero i filtri AMIS (= abbattitori di Mercurio ed Idrogeno Solforato); non sono però mai stati sottoposti alle procedure per la Valutazione di Impatto Ambientale e, per espressa ammissione dell’Enel, non agiscono sulle altre sostanze inquinanti. Inoltre quando la soglia limite viene superata, l’Enel agisce semplicemente pompando grandi quantità di aria dentro le torri e diluisce la concentrazione, ma il livello di sostanze tossiche che ricadono è lo stesso; intanto le cause risarcitorie per danni alla salute promosse da singoli cittadini nei confronti dell’Enel sono state tutte vinte.

7 RISORSE IDROPOTABILI Per quanto riguarda le risorse idriche, secondo alcuni il prelievo dei fluidi geotermici sarebbe responsabile sia della diminuzione della falda, sia del suo conseguente inquinamento. L’Enel ovviamente smentisce, negando la presenza di qualsiasi collegamento tra i fluidi geotermici e la falda, anche se il livello di quest’ultima è sceso in maniera preoccupante, questo pure giustificato dalla società con la semplice riduzione delle precipitazioni, al contrario statisticamente aumentate; la crescita di arsenico e boro nei fluidi geotermici viene attribuito dall’Enel al suolo vulcanico, ma gli equilibri che regolano i collegamenti tra i vari livelli non sono totalmente noti oltre ad essere particolarmente delicati e, se alterati, irreparabili.

8 MICROSISMICITÀ Molti pensano che lo sfruttamento geotermico ci possa proteggere dai terremoti, in quanto diminuirebbe le pressioni sotterranee. Al contrario negli ultimi tempi sembrerebbe che i microsismi siano aumentati. Lo sfruttamento geotermico infatti prevede che il terreno venga trivellato in profondità, mirando alla ricerca di fluidi geotermici e la loro conseguente conversione in energia, avendo da una parte la presenza o meno di sostanze inquinanti, le quali possono raggiungere la superficie con il vapore, contaminando l’ambiente; oppure si può avere un’alta possibilità di terremoti. In Italia al momento, essendo sprovvisti di mappature del territorio, non esistono indicazioni sulle zone in cui si possono costruire centrali geotermiche e quindi si va incontro ai rischi sopra riportati.

9 EMILIA ROMAGNA TERREMOTO 2012↵
Nel 2014 sono state presentate le conclusioni del rapporto redatto dalla Commissione Ichese (International Commission on hydrocarbon exploration and seismicity in the Emilia Region) istituita a dicembre 2012 con decreto di Franco Gabrielli, capo del dipartimento della Protezione civile, per indagare sulle cause del terremoto che nel maggio di quell’anno ha colpito l’Emilia Romagna, con il compito di stabilire se il terremoto potesse essere stato innescato dalle ricerche nel sito di Rivara, nel caso fossero state effettuate delle indagini conoscitive invasive, quali perforazioni profonde e immissioni di fluidi, e da attività di sfruttamento. L’attenzione è stata spostata invece sul campo di Cavone, ma con la proposta di ulteriori indagini; la Regione Emilia-Romagna ha inoltre esteso la sospensione di nuove attività di ricerca in tutta la regione.

10 MOVIMENTI & INTERVENTI
Negli ultimi anni si è già discusso del problema dello sfruttamento geotermico amiatino con varie manifestazioni e dibattiti sempre però a livello territoriale. Per di più, a causa della ‘caccia al geotermico’ indetta dalle società che operano nel settore, sono stati creati comitati SOS geotermia per allentare la morsa degli interessi economici e dell’eccessivo sfruttamento ambientale. Quest’anno la questione ha raggiunto il Parlamento con l’intento risolutivo di cambiare la normativa nazionale in materia, indispensabile per la tutela del territorio e della salute pubblica. Si è chiesto infatti di introdurre linee guida, al momento inesistenti, e precauzioni, nella fase di rilascio delle autorizzazioni a costruire impianti, in modo da scongiurare l’insorgere di terremoti legati all’attività estrattiva, il potenziale inquinamento delle falde d’acqua potabile e dell’aria e l’inquinamento acustico. MOVIMENTI & INTERVENTI

11 IN PARLAMENTO Così il 12 novembre 2014, 14 parlamentari hanno presentato in commissioni Ambiente e Attività produttive una risoluzione che impegna il governo ad “avviare le procedure di zonazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili” e a “emanare linee guida, a cura dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare, che individuino anche i criteri attraverso i quali definire a livello nazionale, quali dei siti potenzialmente sfruttabili risultino effettivamente suscettibili di sfruttamento, tenendo conto delle implicazioni che l’attività geotermica comporta relativamente al possibile inquinamento delle falde, qualità dell’aria, induzione di sismicità e altro ancora”. Inoltre, la risoluzione presentata fa esplicito riferimento al cosiddetto progetto Montenero che prevedrebbe due impianti pilota, gli unici due in Italia, uno a Castel Giorgio in Umbria e l’altro al confine tra la Val d’Orcia e il Monte Amiata.

12 LA CONFERENZA Il 20 novembre 2014 è stata tenuta a Grosseto una conferenza stampa dei comitati contro la geotermia dell’Amiata, durante la quale sono state poste richieste ben precise, facendo riferimento alle leggi a livello statale e regionale mai formulate, bensì determinanti, circa il bilancio idrico comprensivo dei consumi delle centrali geotermiche, l’identificazione e i vincoli sulle aree di ricarica delle falde acquifere e la mappatura delle zone sismiche e relativi vincoli alle variazioni di pressioni indotte in profondità. Non vi sono state però delle risposte che molto probabilmente avrebbero testimoniato il disinteressamento e l’incompetenza di quanti, da anni, concedono il permesso di costruire impianti geotermici, nonostante non si sia certi che non si vada ad impattare pesantemente sulle risorse idriche, sulle criticità sismiche e quindi sulla tutela della salute, dell’economia locale e del paesaggio delle nostre terre, che non sono evidentemente conosciute a fondo. Da sinistra, Franco Vite (Comitato Monticello Amiata), Roberto Barocci (Comitato Sos geotermia) e Pino Merisio (Comitato Montenero) durante la conferenza stampa del 20 novembre.

13 SOLO INTERESSE? Insomma, secondo alcuni la costruzione della più grande centrale geotermica in Italia è stata mossa principalmente dai numerosi interessi economici della società energetica. Le numerose accuse contro l’Enel mettono in rilievo l’interesse che questa ha nello sfruttamento del geotermico, più conveniente rispetto ai combustibili fossili, che può dare diritto ai certificati verdi1 e a convertire centrali a metano in centrali a carbone. Per questa ragione quando una vigorosa opposizione dei comitati contrastava i progettati ampliamenti delle centrali geotermiche sull’Amiata, l’Enel si decideva, nel siglare un protocollo con la Regione Toscana, a centuplicare quasi i corrispettivi economici alla Regione titolare dei diritti di concessione mineraria. 1 Si tratta di certificati che corrispondono ad una certa quantità di emissioni di CO2: se un impianto produce energia emettendo meno CO2 di quanto avrebbe fatto un impianto alimentato con fonti fossili (petrolio, gas naturale, carbone ecc.) perché "da fonti rinnovabili", il gestore ottiene dei certificati verdi che può rivendere (a prezzi di mercato) a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili, ma non lo fanno o non possono farlo autonomamente.

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16 Sitografia sito dell’Istituto d’Istruzione Superiore Guglielmo Marconi presso Nocera Inferiore, in provincia di Salerno; sito della società del Gruppo Enel dedicata allo sviluppo e alla gestione delle attività di generazione di energia da fonti rinnovabili a livello internazionale, presente in Europa e nel continente americano; sito dell’Associazione indipendente, apartitica, apolitica e senza fini di lucro, che ha lo scopo di promuovere l'utilizzazione dell'energia geotermica in Italia; sito del progetto a impronta ecologica per la salvaguardia ambientale; quotidiano online IL TIRRENO, edizione Grosseto; quotidiano online della Maremma; blog dell’associazione senese CasoleNostra; sito ufficiale della regione Emilia-Romagna. sito della rivista dell’Associazione italiana di epidemologia.


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