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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini 1.

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Presentazione sul tema: "Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini 1."— Transcript della presentazione:

1 Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2013/2014 Giovanni Bernardini giovanni.bernardini2@unibo.it 1

2 De Vincenti – Lucchi Cohrs11/03 Mezzetti – Pezzano Campus11/03 Fiacchi - De Francesco Nocentini15/4 Mazzoni – Romani Alacevich15/4 Rossolini – Rovesta Trentin29/4 Muscolino – Bongiorno Gerlini29/4 Amabile – CaushajBernardini6/5 Marrocu – D’ambrosio Romano6/5 Giorgi – TambelliniBasosi13/5 Vecchio – Ghidorzi Petrini13/5 2

3 -Prova di metà corso: 1 o 2 aprile -Martedì 4 Marzo 2014, ore 17--‐19 Aula Jemolo, Strada Maggiore, 45: Presentazione del libro “Crisi, sviluppo, integrazione”. 3

4 Gli anni ‘20 tra speranze e delusioni Esperimenti di sicurezza collettiva Successo dei regimi autoritari Ricostruzione e crollo del capitalismo postbellico Primi segnali di crisi del colonialismo europeo; ascesa del Giappone Stati Uniti e Unione Sovietica: decennio di disimpegno dall’Europa? 4

5 Esperimenti di sicurezza collettiva 5

6 6 L’Europa centro orientale è un “laboratorio su un cimitero”. Tempo di esperimenti anche generosi, ma con scarsi mezzi e contro grandi resistenze Complessificazione delle relazioni internazionali: le tensioni che i grandi imperi avevano vissuto come problemi interni, si trasformavano in crisi internazionali, moltiplicando le occasioni di conflitto, di fronte alle quali era più probabile un coinvolgimento della comunità internazionale

7 Esperimenti di sicurezza collettiva 7 Uso strumentale del nuovo ordine da parte dei vincitori: “cordone sanitario” L’Italia in questa fase è paradigmatica dei problemi del dopoguerra – Mito della “Vittoria mutilata” – Problemi nazionali relativi all’Alto Adige – Vicinanza con il nuovo, precario stato austriaco: il crollo del nemico tradizionale diventava una ragione di debolezza e insicurezza – Vicinanza con la situazione potenzialmente esplosiva dei Balcani

8 Esperimenti di sicurezza collettiva 8 – Vicinanza con il nuovo stato Jugoslavo: tra il 1920 e il 1924 (trattato di Rapallo e patto di Roma) resiste un compromesso precario – Espansione coloniale: “riconquista” della Libia – Aspirazioni a una crescita di ruolo nel Mediterraneo frustrate dagli altri vincitori

9 Esperimenti di sicurezza collettiva 9 Francia: il paradosso del dopoguerra – Obiettivi di guerra formalmente raggiunti – MA: l’esperienza della guerra aveva trasformato anche il senso stesso della sicurezza. E questa mancava alla Francia – Ritiro di Stati Uniti e Gran Bretagna dall’accordo di garanzia – Potenziale economico ben inferiore alla Germania (nel 1926 il prodotto manifatturiero tedesco è doppio rispetto a quello francese); problema demografico

10 Esperimenti di sicurezza collettiva 10 – Dal momento che il Trattato di Versailles aveva raggiunto il massimo delle condizioni esigibili dalla Germania, e che da quel momento la situazione era soltanto peggiorata, l’ “esecuzionismo” francese è percepito come mezzo di difesa – Forte frammentazione e radicalizzazione della vita politica interna (come in molta parte d’Europa). Progresso dei comunisti ma anche degli ultranazionailisti: difficoltà a dare un senso largamente condiviso al massacro della prima guerra mondiale

11 Esperimenti di sicurezza collettiva 11 Germania: – sconfitta e dilaniata da uno stato insurrezionale permanente e dal dibattito sulle responsabilità di guerra – MA: potenziale economico intatto – Appoggio fuori dall’Europa per la rinascita militare (Russia bolscevica) ed economica (Stati Uniti)

12 Le riparazioni di guerra 12 La questione delle riparazioni tedesche si connette – sia ai problemi della sicurezza – che dell’assetto dell’economia postbellica Debiti contratti dagli alleati con gli Stati Uniti = 1.890 milioni di sterline Proposta di J.M Keynes (economista britannico) di cancellazione del debito, a parte che anche gli altri creditori internazionali facessero altrettanto

13 Le riparazioni di guerra 13 Il rifiuto è netto da ogni parte, per due ordini di ragioni politiche: – Dal punto di vista statunitense, la cancellazione del debito sarebbe la rinuncia volontaria al primato e soprattutto sarebbe un atto eminentemente politico, in controtendenza con l’isolazionismo post-wilsoniano – dal punto di vista francese, come di molti altri, non si tratta di una mera questione economica: i debiti sono conseguenza della gestione bellica e sono legati inestricabilmente alle riparazioni (un legame che gli Stati Uniti non accettano)

14 Le riparazioni di guerra 14 – In sostanza: sarebbe stato necessario un approccio lungimirante e di lungo termine, ma soprattutto improntato al problema della sicurezza collettiva e (nell’interpretazione di Di Nolfo) del “declino” dell’Europa Riparazioni: i tedeschi accettano di pagarle contestualmente al riconoscimento delle responsabilità per lo scoppio della guerra Nel 1920 si decide la percentuale delle ripartizioni – 52% alla Francia – 22% alla Gran Bretagna – 10% all’Italia – 8% al Belgio

15 Le riparazioni di guerra 15 4/21: decisa la somma complessiva in denaro e merci di 132 milioni di Marchi oro Calendario perentorio per i pagamenti Soprattutto dal gennaio 1922, i tedeschi animano una diatriba infinita per chiedere la riduzione delle riparazioni, facendo spesso appello ai principi di Wilson Da parte statunitense, nel febbraio 1922 viene dato ordine ai funzionari statunitensi che negoziano la restituzione del debito di negare categoricamente qualsiasi legame tra pagamento delle riparazioni e restituzione dei debiti … confermandone così lo stretto legame logico e politico

16 Le riparazioni di guerra 16 Tentativi di trovare una soluzione: 4/22 conferenza di Genova – Risultato controproducente: di dimostra che il campo dei vincitori non è concorde – …mentre i tedeschi, a due passi da quella sede, firmano il Trattato di Rapallo per la normalizzazione delle relazioni politiche ed economiche, e gettano le basi di una collaborazione internazionale. Nasce il “complesso di Rapallo” Violenta reazione francese: con un “pretesto”, nel gennaio 1923 truppe franco-belghe occupano la Ruhr e si impossessano dei prodotti materiali e dei proventi economici

17 Le riparazioni di guerra 17 La risposta è l’intransigenza tedesca: rifiuto di collaborazione e resistenza passiva Magri risultati francesi e crisi monetari devastante in Germania: – 1 $ = 4.000 marchi nel 1922 – 1$ = 99.000.000 marchi nel luglio 1923 – 1$ = 4.200.000.000.000 marchi nel novembre 1923 Le parti sono persuase ad affrontare insieme il problema, e persino gli Stati Uniti vengono risucchiati nei progetti di soluzione (in ragione dei loro interessi economici), fino a diventarne la pietra angolare

18 Le riparazioni di guerra 18 9/23: il nuovo Cancelliere Stresemann decreta la fine della resistenza passiva 12/23: vincitori e vinti iniziano a discutere sulle possibili soluzioni tecniche all’impasse 4/23: elaborato e approvato il Piano quinquennale Dawes. La portata del piano e le sue conseguenze sono epocali: per la prima volta la finanza americana interviene in Europa con intenti “politici”, per risanare una situazione di crisi. Di fatto, si gettano radici destinate a crescere a dismisura nel sistema economico europeo, condizionandolo all’andamento di quello USA

19 Le riparazioni di guerra 19 Due pilastri: – Ripresa dei pagamenti tedeschi secondo rate crescenti, ma senza che fosse definito un ammontare complessivo (causa inflazione); riorganizzazione della Banca nazionale tedesca e cambio della moneta – Creazione delle risorse con cui i tedeschi avrebbero potuto pagare: emissione di un prestito obbligazionario da collocare sul mercato mondiale per una somma di 800 milioni di marchi oro, garantiti dalle azioni delle ferrovie germaniche e da un’ipoteca sulle entrate fiscali

20 Le riparazioni di guerra 20 Successo dalle proporzioni persino impreviste: la risposta del mercato azionario statunitense è pari a 10 volte i titoli offerti (che erano inizialmente il 10% del totale). Il prestito cade in un momento di euforia borsistica ed economica in generale negli Stati Uniti, che Dawes e altri avevano compreso soltanto in parte Il prestito funge da traino per investimenti massicci in Europa, non solo in Germania. Per quanto riguarda quest’ultima, si acquisiscono quote rilevanti di partecipazioni nelle principali industrie (Thyssen, Krupp)

21 Le riparazioni di guerra 21 Piano Dawes: Capitali internazionali (soprattutto statunitensi) in obbligazioni tedesche  Ripresa dell’economia tedesca  Pagamento delle riparazioni ai vincitori  Pagamento dei debiti agli Stati Uniti da parte dei vincitori europei (Francia, Gran Bretagna, Italia)  Investimenti statunitensi in Germania  Ripresa dell’economia tedesca  Pagamento riparazioni…

22 Le riparazioni di guerra 22 È la “(ri)scoperta dell’Europa” da parte degli Stati Uniti come terra di grandi guadagni. Più in generale: – Nel 1914 gli Stati Uniti esportano capitali per un totale di 3.380 milioni di dollari – Nel 1929 gli investimenti all’estero sono 14.600 milioni – Cifra ancora leggermente inferiore a quella della Gran Bretagna, ma Londra è ancora il centro finanziario di riferimento di un sistema coloniale intatto, quindi gli investimenti britannici sono gravati di “spese” politiche che gli Stati Uniti non hanno (vecchi e nuovi imperi)

23 Le riparazioni di guerra 23 All’avvicinarsi della scadenza del piano Dawes, che ha dato frutti insperati, iniziano e discussioni sul futuro Il Piano Young viene discusso nella seconda metà del 1929 e adottato nel gennaio 1930: – La Germania deve pagare per altri 59 anni – Per la prima volta il pagamento delle rate viene delle riparazioni viene esplicitamente legato al pagamento dei debiti interalleati – Creazione della Banca dei regolamenti internazionali, con sede a Basilea, per monitorare gli avvenimenti – Nuovo prestito di 300 milioni di dollari sul mercato mondiale

24 Le riparazioni di guerra 24 Quando il piano Young entra in vigore, la crisi finanziaria statunitense sta per investire l’Europa (in parte, anche in ragione del piano precedente, come vedremo più avanti) – Il legame economico tra i due “mondi” è forte abbastanza da fungere da cinghia di trasmissione per la crisi – Quello politico non lo è abbastanza da evitare la crisi e le sue conseguenze

25 Le riparazioni di guerra 25 Richiesta tedesca di intervento agli Stati Uniti Accordata sospensione dei pagamenti sia delle riparazioni che dei debiti Nuova conferenza a Losanna nell’estate del 1932: fine delle riparazioni, i tedeschi devono pagare 3 miliardi di Marchi entro il 1935. La cifra, per ragioni ovvie, non sarà mai pagata D’altra parte, nessun presidente degli Stati Uniti accetterà di cancellare il debito interalleato, un problema che persisterà fino al secondo dopoguerra

26 Le riparazioni di guerra 26 “Lezioni” da trarre: Gli interventi statunitensi mostrano quanto finanza e politica fossero forzatamente costrette ad agire in coordinamento, vista la rilevanza della posta in gioco e i rischi connessi ai fallimenti Tuttavia, il modo in cui i singoli governi adottarono politiche di “risanamento” individuali rispetto a una stabilizzazione postbellica che era interesse di tutti, mostra una sorta di “percezione dissociata”:

27 Le riparazioni di guerra 27 – Problemi globali e complessi di portata mai vista – Fase di globalizzazione finanziaria, ma senza un corrispondente e adeguato progresso tecnologico – Aspirazioni “globali” e tutela degli interessi nazionali: mentre il sistema finanziario vive sempre più di vita autonoma, e la SdN convoca nel 1927 una conferenza sui problemi del commercio internazionali (tregua tariffaria, come inscritto nello statuto), le risposte alle avvisaglie di crisi saranno protezionistiche. A cominciare dagli Stati Uniti, per proseguire con tutti gi altri. Nel 1931 persino la Gran Bretagna: anche simbolicamente è la fine di un’epoca.

28 Le riparazioni di guerra 28 La crisi finanziaria blocca la circolazione di capitali, il protezionismo quella dei beni La crisi vince sulla crescente interdipendenza: troppa o troppo poca? Di fatto è l’inizio di un dibattito che arriva ai giorni nostri

29 Le riparazioni di guerra 29 Se in URSS si brinda e si lavora alle prospettive rivoluzionarie e allo stato di evidente difficoltà del capitalismo, da parte statunitense inizia un ritiro che avrà fine soltanto dieci anni dopo Nel frattempo, l’Europa rimane in balia di “minuscole gabbie di esoso nazionalismo” Negli Stati Uniti il New Deal, in Europa risposte dittatoriali. Anche questo è un dibattito che arriva all’attualità

30 Il problema della sicurezza 30 Sicurezza europea e mondiale affidate alla SdN Limitazioni congenite che ne limitano l’efficacia: – Gli Stati Uniti non partecipano: è l’assenza del paese ispiratore e potenzialmente super partes – Assenza degli stati sconfitti e dell’URSS; partecipazione intermittente dell’Italia, visto lo scetticismo di Mussolini; partecipazione “egoistica” del Giappone

31 Il problema della sicurezza 31 Da parte francese: costringere la Germania in un cerchio di restrizioni Rete di alleanze in chiave antirevisionista: – Alleanze bilaterali con Cecoslovacchia, Romania, Jugoslavia, Polonia – “Piccola Intesa” tra le prime tre Coalizione largamente sovrastimata: paesi stretti tra due fuochi (persino tre con l’Italia mussoliniana), fragili e instabili proprio in ragione della loro vittoria e/o (ri)nascita, bisognosi di aiuto più di quanto potessero darne

32 Il problema della sicurezza 32 Fino al 1922: politica fracese discontinua 1923: intervento nella Ruhr anche per forzare la mano agli altri paesi europei (solidarietà limitata dall’Italia, forte reazione britannica) Dal 1924 un nuovo governo francese (forte discontinuità) percorre due strade: 1)Rafforzamento della SdN 2)Compromesso mediato dalla Gran Bretagna

33 1) Rafforzamento della SdN 33 Incremento degli strumenti giuridici della SdN per fronteggiare ogni rischio. Piano franco-britannico: – Arbitrato obbligatorio – In caso di rifiuto, entrata in vigore automatica delle sanzioni – Avvio di una politica di disarmo generalizzato Era il cosiddetto “Protocollo di Ginevra”. Sottoscritto con grande entusiasmo, ma l’avvicendamento al governo in Gran Bretagna e il sostanziale disinteresse di Mussolini il protocollo finì a far polvere.

34 2) Ricerca del compromesso diretto 34 Stresemann cancelliere tedesco realista: conquistare fiducia nella “affidabilità tedesca”. Volontà di cooperazione alla formazione di un sistema di sicurezza europeo. Mediazione britannica; clima positivo per il Piano Dawes e per lo “spirito di Ginevra” Trattati di Locarno: garanzia del confine renano. La Germania si sarebbe impegnata a riconoscerlo per come era emerso dai trattati di pace e a non cercare di modificarlo con la forza Antitesi di Versailles: dall’imposizione all’accettazione con garanzia internazionale

35 2) Ricerca del compromesso diretto 35 Per alcuni anni sembrò possibile una vera riconciliazione e una collaborazione tra i due nemici Ma: dopo la prima guerra mondiale e la situazione di interrelazione continentale che si era creata, la sicurezza non era più un bene divisibile per aree geografiche In realtà: revisionismo di Stresemann all’est, che non era garantito dai trattati di Locarno Ben altri erano i rischi per l’immediato futuro, altrove

36 Revisionismo e sicurezza 36 Italia: da una linea contraddittoria al “revisionismo controllato” mussoliniano e al tentativo di accordo con la Gran Bretagna Nel 1924 annessione di Fiume e protettorato sull’Albania (tensioni crescenti con la Jugoslavia) Mussolini “protettore” di revisionismi all’est: Ungheria, Bulgaria, Austria La principale preoccupazione è proprio l’instabilità austriaca e il crescente nazionalismo pangermanista

37 Revisionismo e sicurezza 37 Unione Sovietica: quale rapporto col tema della sicurezza europea? Già all’inizio degli anni ‘20 le prospettive di un’estensione della rivoluzione sono drasticamente ridotte (la Repubblica dei Consigli ungherese sopravvive per 3 mesi Due tipi di risposte alla sfida rivoluzionaria: la soluzione riformistica e/o parlamentare e quella nazionalista/autoritaria D’altra parte, il potere sovietico era del tutto concentrato nell’obiettivo di vincere la guerra civile, e poi realizzare il socialismo. Una costruzione che, soprattutto dal 1921, ha bisogno di merci e capitali da occidente

38 Revisionismo e sicurezza 38 Il trattato di Rapallo (e prima ancora quello con la Turchia) segnano il desiderio di uscire dall’isolamento diplomatico “Corsa a Mosca”: inaugurano relazioni diplomatiche la Gran Bretagna, poi l’Italia, poi tutti gli altri. Ultima in Europa la Francia, nel mondo gli Stati Uniti Sono accordi innanzitutto di cooperazione economica, tecnologica e finanziaria. Per il momento l’Unione Sovietica rimane ufficialmente isolata dalle vicende internazionali

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40 Revisionismo e sicurezza 40 Polonia: simbolo vivente e fondato nella storia dela rinascita di un ordine europeo Confini eternamente incerti, ingranditi a dismisura dalla sconfitta tedesca e dal crollo dell’impero zarista Dipendenza dai rapporti con i vicini ed ex occupanti Nel 1920, dopo la fine dell’Ucraina indipendente, scoppia la guerra con l’Armata Rossa Vittoria polacca e ulteriore avanzamento dei confini in Bielorussia

41 Revisionismo e sicurezza 41 In definitiva, la sicurezza europea non fa progressi sostanziali: – motivi materiali di contrasto – Instabilità dell’ordine internazionale postbellico (politico ed economico) – Instabilità dei nuovi stati e diffuso revisionismo, per quanto ancora controllato – Progetti franco-tedeschi legati alle personalità che li promuovevano: innanzitutto Briand e Stresemann – Persino intese carbo-siderurgiche e accordo commerciale franco-tedesco del 1927: nasce l’idea che il commercio prevenga le guerre

42 Revisionismo e sicurezza 42 Progetti di Briand per una Unione Europea Progetto Briand-Kellog (con interessamento statunitense, per mettere fuori legge la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti Tuttavia – Troppi paesi esclusi dai progetti, o scettici nei loro confronti – Troppo fragili gli equilibri nazionali e internazionali ereditati dalla guerra – Troppo fragile l’ordine politico e sociale postbellico – Troppo conflittuali gli interessi politici ed economici, suscettibili di cambiare con nuovi attori al governo

43 Il fallimento del disarmo 43 Artiolo 8 della Carta SdN: “Ridurre gli armamenti a livello più basso, compatibilmente con la sicurezza nazionale” e con gli obblighi della carta stessa Disarmo navale (ne parliamo domani in merito al Giappone) Disarmo generale: commissione di studio che lavora dal 1926 al 1930 Convocata conferenza a Ginevra nel 1932

44 Il fallimento del disarmo 44 Nel frattempo: nuova conferenza per il disarmo navale a Londra per il 1930: – Mussolini chiede la non inferiorità con nessuno in Europa – Alla fine un accordo viene elaborato nel 1931, e consente a tutti di dichiararsi “soddisfatti” – … ma il disarmo è una cosa ben diversa – Mussolini inizia a predire una guerra generale in Europa entro 10 anni

45 Il fallimento del disarmo 45 La Conferenza per il Disarmo inizia il 2 febbraio a Ginevra La Francia presenta un progetto he subordina la riduzione degli armamenti alla messa in funzione di un sistema di garanzie collettive affidate alla SdN e non dissimili da quelle proposte col Protocollo di Ginevra del 1924 Da parte Italiana: accettazione del principio, ma soltanto a patto che sia riconosciuto il diritto al revisionismo limitato della Pace di Versailles. La cosa più grave è che da parte italiana questo viene definito “ristabilire la cooperazione e la giustizia internazionali”

46 Il fallimento del disarmo 46 Il Cancelliere tedesco Bruening chiede che la Germania venga liberata dai vincoli del trattato di Versailles, visto che nessun’altra parte firmataria aveva tenuto fede all’impegno al disarmo assunto con la firma del Patto della SdN – Germania disposta a fare la propria parte se le viene riconosciuto il principio della Gleichberechtigung = parità di diritti Nessuna posizione comune da parte occidentale. Ma le concessioni che non furono fatte a governi eletti, furono strappate da governi sempre più dittatoriali Soltanto a dicembre venne concesso il riconoscimento

47 Il fallimento del disarmo 47 … ma a quel punto Hitler era alle soglie del potere Non ritira la delegazione tedesca. A maggio chiede che il principio sia tradotto in pratica immediatamente. Il 14 ottobre la delegazione tedesca lascia la conferenza sul disarmo, il giorno dopo la Germania si ritira dalla SdN

48 La “Grande Depressione” economica Ascesa del Giappone fino al ’29 – crisi del colonialismo europeo 48

49 La Grande Depressione Soltanto UNA proposta di lettura, che tiene conto dei dati che qui interessano e (soprattutto) di come essa fu interpretata all’epoca dagli attori internazionali Nell’ottobre del 1929, dopo una crescita ininterrotta di anni, il mercato azionistico statunitense crolla: - 25% in una settimana. Da lì inizierà una serie di crolli destinata a concludersi soltanto nel 1932, quando il valore dei titoli sarà sceso a 1/4. Ci vorranno più di 4 anni per tornare al livello pre-crisi Crisi del mercato azionario, dovuta a speculazioni e iniziative “disinvolte” delle società di investimenti 49

50 La Grande Depressione Risposta della politica su linee “classiche”: restrizione creditizia per evitare l’inflazione Questo sposta la crisi sul terreno produttivo: crisi di sovraproduzione di beni rispetto agli acquirenti; crollo dei prezzi agricoli. Dal punto di vista della produzione, si torna a livelli prebellici: 10 anni di crescita economica bruciati dalla crisi; nel 1932 la disoccupazione raggiunge la cifra di 12.000.000 50

51 La Grande Depressione Come avviene l’importazione in Europa? Dal coinvolgimento finanziario e dal mancato controllo di quest’ultimo da parte della politica Arresto dei flussi di capitali statunitensi verso la Germania: spirale inflazionistica e crollo della produzione; disoccupazione alle stelle. La politica di austerità del governo Bruening spinge i socialdemocratici fuori dal governo; l’asse politico si sposta a destra Banche americane ritirano i fondi investiti in Germania e in Austria 51

52 La Grande Depressione Anche per fronteggiare la crisi, i due paesi tentano di raggiungere un’unione doganale. Bocciata dagli occidentali Le industrie austriache già da tempo viaggiavano a regime ridotto, a causa del venire meno del mercato preferenziale dell’Impero; disoccupazione al 15% Le industrie costrette a cedere titoli alle banche, che aumentano i portafogli con azioni “a perdere” La principale banca austriaca, la Creditansalt, chiede un prestito internazionale 52

53 La Grande Depressione Certificazione preliminare delle sue finanze: le passività superano gli attivi, questo comporta il fallimento Interviene persino la SdN, che si fa garante di un prestito a patto che si rinunci all’unione doganale con la Germania; l’economia austriaca messa sotto controllo internazionale Ma i risparmiatori ritirano i soldi dalla Creditansalt. Si diffonde un panico diffuso ovunque e tutti fanno la stessa cosa Si inceppa il meccanismo delle riparazioni (visto ieri) 53

54 La Grande Depressione Soltanto nel giugno 1933 si riunisce a Londra una conferenza generale per discutere della crisi. Ma l’accordo sembra impossibile e tutti si rinchiudono nelle “gabbie nazionali” In questo contesto matura la decisione epocale britannica di abbandonare il Gold Standard. Tutte le monete legate alla Sterlina subiscono una svalutazione. Compreso il dollaro: molti vogliono cambiare il dollaro in oro e per questo le autorità monetarie statunitensi decidono di rendere la cosa più difficile. 54

55 La Grande Depressione Come conseguenza, i prezzi tornano a salire vorticosamente; la capacità concorrenziale statunitense su mercato mondiale si riduce Di fatto tutti si rifugiano nella politica economica nazionalistica: pensare più a sé che alle conseguenze internazionali. Lo fanno gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, di seguito gli altri. Di certo, manca un punto di riferimento del mercato finanziario: “non più Londra, non ancora Washington” 55

56 L’ascesa del Giappone Come Stati Uniti e Germania, anche il Giappone è protagonista della seconda rivoluzione industriale (ultimo quarto dell’800); forte desiderio di emulazione dell’Occidente, non soltanto in economia (stato unificato e centralizzato, “impero”) Peso dei militari nella vita politica del Giappone; capacità di imporre la dottrina della “linea di vantaggio” prima ancora che il principio della necessità di espansione si affermi per ragioni economiche Le linee di espansione sono chiare: Corea, Taiwan, Cina continentale (Manciuria) 56

57 L’ascesa del Giappone Guerra con la Cina (1894): il Giappone è la principale potenza dell’Asia e controlla la Corea (annessa nel 1910), Taiwan e buona parte della Manciuria Guerra con la Russia (1905): il Giappone può competere e vincere militarmente anche con un paese “occidentale”. Ampliamento dell’impero. 57

58 L’ascesa del Giappone Rafforzamento della convinzione che il Giappone debba competere militarmente ed economicamente con le potenze occidentali, e quindi entrare anche nel gioco delle alleanze europee e mondiali 1902: trattato di alleanza con la Gran Bretagna, il primo tra un paese asiatico e uno occidentale su base paritaria. In chiave evidentemente antirussa e antitedesca 58

59 L’ascesa del Giappone Ingresso nella prima mondiale con obiettivi precisi: – Rilevare i possedimenti tedeschi nel Pacifico – Ampliare la propria sfera d’influenza sul continente – Ottenere il riconoscimento dello status di parità con le altre potenze 59

60 L’ascesa del Giappone Il primo obiettivo raggiunto con facilità disarmante; azione pressoché indipendente della marina Il secondo porta all’occupazione dello Shandong Il terzo è sancito dalla partecipazione alla Conferenza di Parigi, dall’ingresso alla SdN con un posto permanente nel consiglio, e dai negoziati sul disarmo navale del dopoguerra 60

61 L’ascesa del Giappone MA: vicenda delle 21 richieste al governo Cinese. Se accettate in toto, avrebbero di fatto messo la Cina sotto sovranità giapponese. Alla fine, le richieste più “gravi” vengono ritirate per intervento internazionale e soprattutto statunitense. Considerata un’altra umiliazione. Questo episodio non sarebbe rimasto senza conseguenze nella condotta della seconda guerra mondiale 61

62 L’ascesa del Giappone Per quanto riguarda la Conferenza di Parigi: tentativo giapponese di far approvare la clausola sull’ “uguaglianza delle razze” nel Covenant. The equality of nations being a basic principle of the League of Nations, the High Contracting Parties agree to accord as soon as possible to all alien nationals of states, members of the League, equal and just treatment in every respect making no distinction, either in law or in fact, on account of their race or nationality. 62

63 L’ascesa del Giappone Cresce l’antagonismo con gli Stati Uniti, nonostante la guerra dalla stessa parte. Ogni tentativo di accordo si rivela effimero o privo di contenuti Dopoguerra: imponente crescita economica, miglioramento della struttura produttiva e attrazione di capitali – disordini sociali, per quanto contenuti. Nel 1925 concessione del suffragio universale maschile, ma rimane la tensione tra militari e partiti Conferenza navale di Washington del 1922: Stati Uniti e Gran Bretagna sanciscono il diritto del Giappone a una flotta navale superiore a quelle francese e italiana 63

64 L’ascesa del Giappone In cambio, il Giappone si ritira dallo Shandong. Ma il crescente bisogno di materie prime porterà soltanto a rimandare la penetrazione imperiale in Cina 1927-1930: la nuova conferenza su disarmo navale sancisce il diritto a un ulteriore incremento della flotta giapponese. Una strategia di costanti cedimenti che sarà interpretata da parte giapponese come un sostanziale disinteresse o addirittura la concessione di una totale mano libera. 64

65 Il Giappone e il suo impero 65

66 Il Giappone e il suo impero Dal 1925 governo civile e sostanziale bipartitismo Liberali favorevoli al commercio e all’apertura Conservatori legati alla grande proprietà e favorevoli a una politica imperialistica tradizionale Questo non significa democrazia: ruolo dell’imperatore e autonomia delle forze armate 66

67 Il Giappone e il suo impero Crescita forzata della produzione e soprattutto della produttività (progresso tecnologico): nel 1930 la produzione industriale è cresciuta del 300% rispetto al 1914 Impatto pesante della crisi economica: contrazione delle esportazioni Sopravvento degli interessi nazionalisti e imperialisti Conflitto di interessi in Manciuria 1931: intervento “a protezione” di 1.000 km di ferrovia transmanciuriana 67

68 Il Giappone e il suo impero Ricorso della Cina alla Società delle Nazioni Reazione lenta della SdN: appello al buonsenso dei contendenti e commissione d’inchiesta Lytton Quando il rapporto arriva alla SdN, il Giappone ha già creato lo stato fantoccio del Manzhou Guo sotto protettorato Nel febbraio del 1933 l’Assemblea della SdN fa proprie le conclusioni estremamente critiche della commissione, il Giappone si ritira dalla SdN 68

69 Il Giappone e il suo impero Il disinteresse e la crisi economica impedirono qualunque reazione significativa degli europei; gli Stati Uniti sono in preda a una combattutissima campagna presidenziale Le autorità giapponesi scambiarono l’impunità per tacito consenso europeo e per ridotta capacità d’intervento statunitense 69

70 Il Giappone e il suo impero Ben presto, il Giappone avrebbe identificato nel crescente revisionismo hitleriano un interlocutore europeo, più per ragioni pragmatiche che per affinità ideologiche Nel frattempo, la SdN perdeva di credibilità di fronte al primo conflitto tra due paesi membri. Un altro sarebbe seguito a breve 70

71 Il Giappone e il suo impero Nel 1935 viene creato un governo autonomo della Mongolia interna Truppe giapponesi verso Pechino e Tien Tsin senza particolari reazioni del governo di Chang Kaishek. La Cina dal 1927 è in preda alla guerra civile Patto in chiave anticomunista e antisovietica con la Germania (11/1936) 1937: incidenti militari presso Pechino fanno da pretesto a un’intensificazione dell’invasione giapponese (senza dichiarazione di guerra) 71

72 Il Giappone e il suo impero 1938: proposte giapponesi di subordinazione della Cina alla “comune politica anticomunista”. Rifiuto di Chang Kaishek Nasce e si insedia a Nanchino il governo collaborazionista di Wang Jingwei, presto riconosciuto da Germania, Italia, Spagna, Romania e tutti i paesi progressivamente caduti nell’area di influenza tedesca 72

73 Il Giappone e il suo impero Da quel momento, l’ulteriore espansione del Giappone si legherà a filo doppio alle vicende europee (crollo della Francia); per il momento, non sembra esserci conflitto con i sovietici, nonostante un passato di rivalità e interessi contrastanti Ma il nodo fondamentale rimane: quale rapporto con gli Stati Uniti? Questo dipende dall’assetto che il Giappone vuole dare al proprio predominio nel Pacifico e nell’Asia orientale 73


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